La scuola e le altre istituzioni del territorio
Patto educativo e capacitazione delle comunità locali
Gaetano Giunta, docente di fisica e responsabile parco Horcynus Orca
Dopo una riflessione sull’impatto sociale e culturale della rivoluzione delle scienze fisiche e matematiche, il relatore si concentra sul problema dell’educazione, particolarmente importante in un momento in cui la scuola rischia di diventare “un grande supermercato”. In tale compito il Parco Horcynus Orca è coinvolto insieme alle altre agenzie educative aderenti al Patto educativo dello Stretto. Quest’ultimo -chiarisce prima ancora di illustrarne obiettivi e finalità- nasce dall’idea di integrare l’educazione preriflessiva, ovvero capace di riconoscere, con quella, non meno importante, irriflessiva legata al gesto, al segno di accoglienza.
Illustra quindi ai convegnisti, ospiti dell’Horcynus, le ragioni per cui lo Stretto può essere assunto come paradigma della complessità che costituisce, peraltro, il tema privilegiato del convegno.
L’area dello Stretto è infatti luogo di incontro tra culture diverse che si innestano in una natura ricca di biodiversità e geodinamicità in cui saperi scientifici e i saperi umanistici rivelano la loro assoluta interdipendenza. Lo Stretto richiede pertanto una pluralità di approcci conoscitivi e può diventare un laboratorio per studiare le interconnessioni. Esso si propone come un ipertesto reale e non virtuale in cui è possibile realizzare percorsi di ricerca personalizzati.
Lo Stretto, continua il relatore, è uno spazio in cui sono presenti testimonianze risalenti alla cultura neolitica e baricentro dell’immaginario classico che evoca, anche attraverso i miti, fenomeni naturali di grande potenza, come i vortici prodotti dall’incontro tra il Tirreno e lo Ionio. Esso è un paradigma del Mediterraneo in quanto ospita il 95% delle specie vegetali e animali; è inoltre luogo di transito di uccelli migratori e dei delfini.
E’pertanto un’area da proteggere per tutelare gli equilibri ecologici del Mediterraneo, è uno spazio da esplorare in quanto, ribadisce Gaetano Giunta, “palestra straordinaria per studiare le interdipendenze”.
La fondazione interuniversitaria Horcynus Orca ha promosso in questo spazio millenario la creazione di un omonimo Parco culturale, che si articola su tre sedi (Messina, Scilla e la piattaforma off shore Kobold) e che coinvolge un complesso sistema di saperi, esperienze ed espressioni che vanno dalla biologia marina alla fisica, dalle scienze naturali all’arte, nella varietà delle sue espressioni, dall’antropologia all’archeologia.
Le attività promosse all’interno del Parco gravitano intorno ad alcune di impegno fondamentali che mirano a coinvolgere il territorio e contemporaneamente avviare processi di internazionalizzazione. Esse possono essere individuate: nella creazione di un Centro Internazionale sulle Scienze e sulle Tecnologie marine orientato verso azioni di ricerca sulla possibilità di produrre energia dalle correnti marine; nell’attenzione riservata alle culture del Mediterraneo, attraverso la Scuola Internazionale del cinema, l’Horcynus festival, la Biennale dell’Arte Contemporanea del Mediterraneo; nel polo di divulgazione scientifica e di turismo culturale ed educativo.
Le attività del Parco si fondano sull’integrazione di più linguaggi in vista dell’educazione alla complessità. Si pensa alla costituzione di un parlamentino civile della cultura, dell’arte, delle estetiche e dell’economia. Le estetiche, afferma infatti il relatore, hanno il potere di anticipare visioni e bisogni.
Il Patto educativo dello Stretto, che coinvolge università, scuole e agenzie formative del territorio, nasce dall’intento di costruire una ricaduta educativa dei processi di ricerca.
Esso mira -attraverso la condivisione e la circolazione di esperienze pedagogiche e socio-culturali incentrate sul paradigma della complessità- a favorire l’approccio ecologico, a valorizzare la cultura di processo, a sollecitare la partecipazione alla cittadinanza attiva anche attraverso la personalizzazione degli interventi educativi.
In conclusione il relatore mostra attraverso delle diapositive i suggestivi scenari dello Stretto e gli spazi del Parco, frutto di un lavoro di recupero sostenuto da una grande tensione etica- di aree fino a qualche tempo fa estremamente degradate; presenta, altresì, un videoclip del Festival Horcynus 2007 a cura del Prof. Franco Iannuzzi, docente del Liceo “Ainis” di Messina.
Contesti ambientali di insegnamento-apprendimento nelle esperienze di stage
Antonio Ronco, docente liceo N. Machiavelli (LU)
Il relatore, tentando di ricostruire attraverso la memoria il proprio iter di insegnamento nel Liceo delle Scienze Sociali, inizia con il sottolineare la centralità dello stage come scelta del Consiglio di classe e degli alunni che insieme costruiscono un percorso.
Viene evidenziata l’importanza del lavoro svolto al biennio, ovvero quando si creano i presupposti metodologici e relazionali su cui poi nel triennio si imposterà l’avviamento e la realizzazione dello stage. Soprattutto durante il terzo e il quarto anno lo stage diventa un momento unico per tutta la classe, in cui non si definiscono solo spazi e tempi, ma si attiva una ricerca attraverso amicizie e relazioni, non sempre facilmente pianificabili.
Il relatore a questo punto presenta delle esperienze di stage da lui personalmente seguite.
Il primo percorso, avviato in una terza classe, nasce da una riflessione sul rapporto mercato-territorio e si serve come punto di partenza del mercatino dell’antiquariato di Lucca. L’anno successivo la ricerca è stata estesa sul quartiere, mediante interviste e contatti anche con il centro di extracomunitari, un modo, questo, di vedere la quotidianità con altri occhi. Nel quinto anno si ha il momento della “restituzione” in cui i ragazzi autonomamente devono misurarsi con la capacità di scegliere e fare ricerche su un argomento che poi viene approfondito in vista degli esami di stato. In questo caso i ragazzi si sono distribuiti sul territorio con indagini e attività collaborative.
La seconda esperienza che viene presentata riguarda il tema dei diritti e l’informazione. Nel primo anno del biennio l’attenzione è stata incentrata sul giornale e i ragazzi sono stati anche stimolati a scrivere articoli. L’anno successivo, invece, oggetto di studio è stata la televisione: i ragazzi sono stati chiamati ad affiancare cronisti televisivi per poi costruire un telegiornale, esperienza, questa, che li ha molto coinvolti. Nel triennio è cominciata la ricerca volta a mettere insieme storie di vita. In tale fase è stata importante la corrispondenza che alcuni studenti hanno intrecciato con ragazzi palestinesi e israeliani e il contatto con missionari per la raccolta di informazioni e testimonianze sulle condizioni di vita dei bambini nei paesi di guerra.
Il terzo percorso, avviato nel biennio con letture di romanzi al femminile di scrittrici maghrebine, ha portato i ragazzi a fare un salto nel lontano, nel mondo classico (ripercorrendo le tappe del viaggio di Ulisse e analizzando la figura di Penelope), per meglio conoscere poi il mondo vicino a noi. La ricerca di storie di vita, ad esempio, è stata per i ragazzi un’occasione per cercare gli arabi lontani nel vicino. Esperienza significativa è stata anche la partecipazione ad un Convegno provinciale sulla condizione degli immigrati.
Il relatore ribadisce, in conclusione, che lo stage, in quanto parte integrante del curricolo del Liceo delle Scienze Sociali, rende unico l’indirizzo offrendo ai docenti grandi opportunità di crescita professionale e ai ragazzi le competenze per leggere la realtà.
La voce delle scuole
Il prof. Camuri schematizza l’esperienza di due stage, da lui personalmente condotti.
Il primo è stato fatto con una classe con curvatura “comunicazione”. Partendo dalla dialettica visibile-invisibile, l’obiettivo era mostrare come la fotografia fosse una rivoluzione nata a seguito dell’invenzione della filosofia (dalla prospettiva alla macchina fotografica). Attraverso il Saggio sulla fotografia di S. Sontag è stato affrontato in terza il tema dell’identità e in quarta si è riflettuto sulla possibilità di usare la macchina fotografica per intercettare le dimensioni invisibili. Quindi si è deciso di fare un’inchiesta sul “chi sono io?” attraverso l’elaborazione di un questionario di quindici domande, le cui risposte hanno fornito i dati per la realizzazione di un fascicolo, “Fotogrammi di identità”, e l’organizzazione di una mostra pubblica. In quarta i ragazzi con gli insegnanti di diritto hanno trasferito l’esperienza del laboratorio dell’identità dentro la realtà del carcere, sottoponendo i detenuti al questionario e trascrivendone le risposte.
Un altro stage è stato avviato in una classe con curvatura “ambiente”, partendo in terza dalla lettura di G. Perec, Specie di spazi, e trasformando l’esperienza della lettura in un’esperienza di teatro. In quarta si è fatto coincidere il lavoro con quello di due classi di prima elementare, con una maggioranza di stranieri. Ci si è concentrati su spazi minimi e impossibili attraverso la lettura delle poesie di Terezin, su spazi negati mediante la rappresentazione dello spettacolo “La stella gialla” in occasione della giornata della memoria. In quinta continua il laboratorio teatrale sul tema dell’empatia.