Discontinuità aula-territorio
Lo stage deve introdurre discontinuità nel lavoro d’aula: ha senso chiedere l’intervento di esperti esterni e condurre i ragazzi fuori dall’aula se si offrono reali opportunità, non solo di approfondimento teorico, ma anche di contatto con contesti e figure professionali diverse dalla scuola.
Occorre individuare (o far individuare) nelle aziende delle figure di sfondo, che facciano da cerniera tra scuola e lavoro, con le quali sia possibile instaurare un rapporto basato sulla volontà di fare dell’esperienza di stage un’occasione per produrre cultura (nel senso più ampio del termine).
La scuola potrebbe svolgere nel tempo un ruolo di orientamento [13] anche per il sistema delle imprese che, se vogliono stare al passo con il nuovo che avanza e accogliere la sfida di una riflessione sul sapere contemporaneo, devono attrezzarsi per diventare partners delle nuove strategie educative, investendo nella formazione dei tutor aziendali o in altre figure che possano relazionarsi in modo efficace agli studenti in formazione.
Come sottolineava la prof.ssa Fiorella Farinelli al primo seminario di formazione di Ferrara: "E' una grande opportunità, un privilegio, per i giovani in formazione, conoscere un aspetto del mondo del lavoro senza essere in una situazione lavorativa"
Ma anche per il mondo del lavoro lo stage potrebbe diventare un privilegio riconoscendo per sé il ruolo di educatore implicito in un rapporto di co-educazione, secondo una necessità non solo pedagogica e civile, ma quasi etica, l’avvio di uno spazio di confronto e costruzione di significati per re-insediarci in una nostra società.
Alcuni esempi di individuazione dei luoghi
Dalla città di bisogni (Messina) alla città dei servizi (Ferrara).
La scelta non è stata determinata dalla volontà di confrontare due realtà così diverse tra loro ; il criterio che ci ha condotti ad accostare queste due città è frutto di una coincidenza: nell’indagine del Sole 24 ore sulla qualità dei servizi nelle città italiane Messina figurava all’ultimo posto e Ferrara tra le prime dieci città, prima in assoluto per i servizi all’infanzia.
Mi soffermo sulla casualità di questa fortunata coincidenza: se la nostra azione didattica, o meglio l’efficacia dello stage formativo, è di aprire alla comprensione della società contemporanea, i docenti hanno l’obbligo di essere antenne riceventi di ciò che accade intorno e di lavorare tenendone in giusto conto, altrimenti si rischia di “confezionare” uno stage a tavolino secondo i propri interessi, i propri contatti e …le proprie intenzioni.
Da Lampedusa a Riace
Lo stage “Radici per crescere, ali per volare”, sui processi di formazione delle identità, prevedeva la permanenza di una settimana nell’isola di Lampedusa per osservare il modo come i cittadini lampedusani vivono l’emergenza migranti e comprendere come si possono costruire degli atteggiamenti di esclusione dell’altro quando la politica gestisce solo l’emergenza senza programmare interventi per costruire un progetto di integrazione. Il commissariamento del comune di Lampedusa e alcune difficoltà finanziarie ci hanno costretto a rinunciare a questa meta ma, grazie a questa rinuncia abbiamo scoperto Riace, il paese dell’accoglienza, dove l’iniziativa di accogliere i rifugiati politici è partita dal basso, dalle Associazioni di volontariato e dalla gente del posto e ha stimolato le istituzioni locali a costruire un progetto per l’asilo politico che è attualmente riconosciuto e finanziato dalla Comunità Europea e dalla regione Calabria.
[13] “Il sistema formativo integrato indossa gli abiti di un vero e proprio "sistema copernicano":
Al centro vi è il sole-scuola (crocevia obbligato per i molteplici sentieri dell’educazione), alla periferia il triangolo dei macrosatelliti (famiglia, enti locali, associazionismo) e sullo sfondo – in un’orbita lontana – il sistema solare “informale” dei microsatelliti (il firmamento della cultura diffusa, di mercato: mass media, personal media e attività formative a paga,mento) del tutto slegato dal sistema integrato, non in-rete, spesso in posizione antagonistica e conflittuale nei confronti della scuola e delle altre agenzie formative extra scolastiche”.
Vedi saggio di F. Frabboni La formazione universitaria dell’operatore socioeducativo, in Il tirocinio nella formazione dell’operatore socioeducativo, La nuova Italia, Roma, 1995, p.15 e ss.