Scelta del fenomeno sociale da osservare individuato tra i nuclei tematici fondanti il curricolo del Liceo di scienze sociali (Documento 2000)
Parlare dello stage non significa discutere solo di una pratica didattica come le altre, non è una strategia per rendere più piacevole l’insegnamento introducendo momenti extra-scolastici, e non si può intendere come un’attività finalizzata all’orientamento professionale: lo stage è - come ha felicemente detto Paolo Cinque nel suo intervento nel libro “Nuovi saperi per la scuola”- il curriculo visto da un’altra parte.
Pertanto la prima questione da affrontare è :
Qual è l’oggetto da osservare?
Quale contesto di apprendimento si sostituisce all’aula per attivare un insegnamento-apprendimento più efficace?
Quale fenomeno della realtà complessa è degno di essere oggetto di uno stage formativo?
La scelta deve cadere innanzitutto sul problema da affrontare, su cui si spenderanno i saperi, perché – come diceva Popper – nella realtà non esistono le discipline, esistono i problemi.
Per questo occorre affrancarsi da una visione riduzionista che vorrebbe confinare l’azione dello stage agli ambiti consueti del vecchio magistrale o degli istituti professionali: assistenza all’infanzia e/o servizi sociali.
I problemi che si incontrano nello stage sono gli stessi su cui si costruisce il curriculo, tra questi alcuni sono irrinunciabili, da affrontare ad ogni costo perché più atti a cogliere la multidimensionalità dell’azione educativa. Sono problemi che si prestano ad essere colti da più prospettive (es. città come immagine frattale della società) e che connettono teoria e pratica, ricerca e prassi, tempo passato e tempo presente, bisogni cognitivi e bisogni esistenziali.
E’ bene privilegiare stage che permettano di adottare una prospettiva storico-antropologica: studiando anche la normalità e non solo le emergenze (es. gli stage sulla migrazione si aprono a questioni non riconducibili esclusivamente alla dialettica incontro-scontro tra culture, ma investono l’organizzazione dei contesti politici, storici, istituzionali).
Bisogna osservare e saper vedere non categorie, ma i processi che formano certe condizioni.
Per orientarci nella scelta possiamo servici di ciò che il collega Luigi Mantuano ha definito “I sette indicatori di decodifica della contemporaneità” [8].
Ci sono dei contenuti disciplinari da acquisire e delle competenze da sviluppare: l’azione sinergica degli uni sulle altre favorisce non solo una comprensione più profonda del fenomeno osservato e incontrato in carne e ossa ma anche, si auspica, una consapevolezza che può far sviluppare una diversa sensibilità, spingendo l’alunno/a ad assumere la propria responsabilità riguardo ad aspetti critici della realtà contemporanea.
Alcuni esempi
(i progetti degli stage citati sono visionabili qui nella pagina dell’Istituto “Emilio Ainis” di Messina)
1. LA COMUNICAZIONE (stage DENTRO LA NOTIZIA)
- Il mondo dell’informazione come luogo di costruzione di mondi rappresentati (potere simbolico)
- I media come industria culturale
- Conoscenza del mezzo che ha modificato la nostra gestione del tempo e dello spazio
Non solo
Teorie della comunicazione, lettura del saggio “Apocalittici o integrati?”; Le ricerche della Scuola di Palo Alto; Gli effetti sociali dei media; Habermas
Ma soprattutto
conoscenza reale dei meccanismi di costruzione e diffusione delle notizie; inchieste sull’uso dei new media; registrazione e studio dei programmi televisivi; nuova alfabetizzazione mass mediale; uso più discriminato dei media.
2. Il GLOCALE (stage BOTTEGHE DEL MONDO)
- Pensare globalmente, agire localmente
- Modo di rapportarsi rispetto al territorio e al mondo
“Chi vede solo ciò che si situa a distanza è miope quanto chi vede solo ciò che sta dall’altra parte della strada o del confine” [9]
Contestualizzare gli argomenti trattati nel territorio ma studiati e comprendesi in una sua dimensione globale.
E’ necessario operare continuamente sul fronte interno ed esterno delle conoscenze, servendosi di una solida riflessione scientifica che sottragga al rischio di considerazioni viziate dalla territorialità o dal senso comune
3. LA RELAZIONE (stage RADICI PER CRESCERE)
- La relazione và interpretata in chiave strutturale.
Si determina e definisce mediante l’incontro con l’altro inteso come altro me stesso (processo di costruzione dell’identità); altro per genere; altro per cultura; altro per generazione.
Statern: "Non c’è altro modo di cogliere la costruzione del sé al di fuori delle relazioni sociali".[10]
4. L’ ARTICOLAZIONE DEL PENSARE E DEL FARE
- Studio delle connessioni tra tecnica e pensiero; l’uso di utensili; le trasformazioni del lavoro contemporaneo…
5. IL QUOTIDIANO
- Tempi, spazi luoghi dell’agire (ed essere quotidiano) [11]
6. RAPPRESENTAZIONE DEL MONDO (stage NON SOLO LOOK) (SONORA-MENTE)
- La rappresentazione del mondo: i prodotti simbolici, la produzione simbolica (letteratura, arte , musica)
7. RADICAMENTO E TRASFORMAZIONE (stage OCCHI SULLA CITTA’)
- Le pratiche della contemporaneità