Superare l'etnocentrismo


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Gruppi di lavoro > Amiche per la pelle

In tutti questi ultimi anni, uno dei principali problemi dello stato italiano è stato quelle delle nuove migrazioni provenienti da diversi luoghi del globo.

La questione del diverso non è mai stata affrontata in modo diretto, ma con presunte soluzioni si è cercato di isolare il problema aumentando la paura nella popolazione, grazie anche ai messaggi di razzismo istituzionale trasmessi dai media.

Vi siete mai chiesti che cosa ne pensa la gente di questa questione? I mass-media, i giornali e altri mezzi d'informazione si sono soffermati molto sul pensiero dei "padroni di casa".

Noi abbiamo deciso di ascoltare l'idea che si sono fatte le persone "straniere" o, come di solito si dice "extracomunitari" ovvero al di fuori della nostra comunità. Ma come facciamo a determinare chi sta dentro o fuori dalla nostra comunità? Come ci si può integrare? Questo libro racconta la storia di quattro donne che al contrario dei loro mariti vogliono capire come si vive in un luogo (In questo caso Trieste) e capirne usi e costumi per potersi sentire parte della comunità.

Laila Wadia porta i nomi delle varie religioni: Lelyn la cattolica, Amba l'indù, e Laila che è un nome musulmano.

È arrivata in Italia all'età di vent'anni, , arrivando in aereo, non come le protagoniste del suo libro che sono giunte in Italia nei modi più svariati, dopo aver girato il mondo:questo però non cambiava l'idea della gente nei suoi confronti che restava quella di un emigrata. Appena arrivata in Italia Laila è andata a vivere a Venezia e non aveva modo di interagire con le persone del luogo a causa della lingua e, il suo unico passatempo era leggere un sacco di libri della nostra lingua. Questo l'ha aiutata a superare il problema linguistico che la isolava dai suoi coetanei.

Già da subito, all'università di Trieste è stata vittima di intimidazioni da una docente che le impediva di sottoporsi ad un esame dicendoli che questo non è il suo posto, ma lei con decisione, ha deciso di farlo comunque indifferentemente dall'opinione dell' insegnante. Ha cominciato a scrivere libri in varie lingue per fotografare la società e trasmettere alle persone quello che secondo lei non va bene, e avvicinare le persone a certe tematiche, quelle veramente importanti e che in realtà vengono messe al secondo posto di questioni futili.

Secondo Laila Wadia, Trieste è una città multiculturale in cui l'integrazione è molto buona rispetto ad altre città italiane,dove è molto forte il pensiero razzista. Infatti, L'ambiente in cui si svolge il libro, via Ungaretti, con le sue famiglie ne è la dimostrazione: il libro è una foto della società di adesso, anche se i personaggi sono in parte inventati e per certi caratteri si ispirano a persone reali che lei in prima persona conosce.

Nel libro troviamo inquilini italiani, indiani, cinesi, bosniaci, albanesi, che si ritrovano con gli stessi problemi: servizi in comune, pericoli di sfratto, difficoltà di convivenza. Per gli inquilini di origine straniera c'è poi il problema della lingua, con gli inevitabili malintesi che accadono quando lo strumento di comunicazione è poco conosciuto.

Le trame di vita che scorre in questo condominio risultano importanti perché mettono a fuoco le modificazioni che avvengono in questo gruppo di stranieri.

Ogni personaggio, che appartiene ad un gruppo etnico diverso manifesta caratteristiche diverse e tipiche, così la coppia albanese che conserva l'aria da raffinati signori del loro paese, ma anche la coppia cinese con l'uso che fa delle cantine come luogo di rifugio e passaggio per i connazionali clandestini.

In questo caso appare significativa la figura dell'insegnante di italiano per le donne di questa piccola comunità, perché è il punto di riferimento e il loro "strumento" di inserimento in società . Così andare a teatro, oppure fare una escursione culturale è sempre qualcosa di strano e costringe i componenti di questo condominio a continue verifiche con la propria cultura, con le proprie abitudini, le proprie convinzioni.

I protagonisti di questo fluido e accattivante romanzo sono donne, forse anche a sottolineare che le modificazioni dei migranti avvengono più profondamente nelle donne che non negli uomini.
Specie nella parte finale, qualche elemento da sogno, cioè di fatti difficilmente riscontrabili - perché purtroppo la vita umana è fatta spesso più di crudeltà che di generosità - alleggerisce il testo, ma lo pone anche fuori da una dimensione di totale aderenza alla realtà.



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