Produrre per la LIM
Il fatto di avere a disposizione uno strumento duttile come la LIM comporta però anche maggiori responsabilità nella costruzione del materiale da utilizzare nel corso delle attività didattiche.
L’utilizzo dei diversi linguaggi deve essere dosato e distribuito in modo da potenziare le possibilità di comprensione, di interazione e di memorizzazione degli studenti.
L’obiettivo non è quello di stupire con effetti speciali ma quello di favorire operazioni cognitive.
Secondo le ultime ricerche psicopedagogiche, la multimedialità facilita la comprensione e la memorizzazione a lungo termine, dal momento che attiva più canali percettivi, ma le risorse devono essere impiegate in modo coerente evitando ridondanze inutili (es. due immagini con lo stesso significato), sovraccarico informativo (es. troppe informazioni nello stesso spazio) e elementi di disturbo (es. immagini, colori, suoni o musiche in funzione puramente esornativa).
Gli insegnanti, quindi devono porsi problemi nuovi che riguardano la selezione, la densità e l’efficacia comunicativa e cognitiva delle risorse che impiegano.
La metodologia
La responsabilità maggiore del docente è comunque quella di utilizzare la LIM con una metodologia adeguata a sfruttarne le potenzialità.
Il rischio fondamentale infatti, assimilando il nuovo strumento alla vecchia lavagna d’ardesia e alle metodologie trasmissive che ne connotano l’uso, è quello di rafforzare il protagonismo e a volte anche il narcisismo del docente che, già abituato alla lezione frontale, vede nella lavagna soltanto una modalità per illustrare quello che già verbalmente racconta e magari renderlo più accattivante con l’utilizzo di vari orpelli multimediali.
Un tale atteggiamento minaccia di bloccare l’interesse dei insegnanti verso il ricorso a strategie didattiche più innovative, stimolandoli invece a produrre lezioni ad alta densità di orpelli multimediali senza modificare le metodologie; tanto più rafforzati in queste convinzioni dal fatto che l’effetto-novità provocato dall’introduzione della LIM nella classe in genere fa sembrare gli studenti più motivati all’ascolto e all’apprendimento sebbene non sia affatto dimostrato che questo risultato possa essere di lunga durata col permanere di un approccio didattico trasmissivo.
Insomma, una lezione multimediale è probabilmente più efficace e completa di una tradizionale, ma resta pur sempre nell’ambito del discorso asimmetrico uno/molti che relega gli studenti in un ruolo passivo.
La situazione è già diversa se sulla lavagna si predispongono materiali sui quali sia possibile costruire la spiegazione interagendo, contemporaneamente, con gli studenti nella cosiddetta lezione dialogata. Ma, anche in questo caso, come nell’eventualità che gli studenti, singolarmente o un gruppo alla volta, siano chiamati ad operare sulla lavagna, il livello di partecipazione attiva rimane molto limitato.
Dunque i problemi didattici fondamentali posti dalla lavagna sono sia quello di sfruttare pienamente le potenzialità comunicative dello strumento sia quello di progettarne l’uso nell’ambito di una didattica realmente innovativa e centrata sulle esperienze conoscitive degli studenti piuttosto che sulle dotte lezioni dei docenti.
Esemplifichiamo questi aspetti centrali attraverso tre immagini tratte dalle slide che hanno accompagnato l’intervento di Giovanni Buonaiuti nell’ambito del Convegno Lavagne Interattive Multimediali per la Didattica, tenutosi a Bologna il 16-17 maggio 2007.
L’invito proposto dalle immagini è in primo luogo volto a stimolare la riflessione sugli usi significativi della lavagna interattiva che, come sempre, sono fondati sul criterio dell’economicità: bisogna evitare di utilizzare una modalità complicata se ci si può avvalere di una più semplice. La LIM, come le altre nuove tecnologie, va quindi utilizzata quando consente di fare cose che sarebbero più difficili o impossibili altrimenti.
In secondo luogo le riflessioni di Buonaiuti richiamano all’esigenza di progettare interventi didattici che consentano agli studenti, anche grazie alle potenzialità interattive della lavagna, di diventare protagonisti del loro apprendimento. Le attività didattiche che prevedono l’utilizzo della LIM dovrebbero quindi essere pensate in modo da prevedere lavori da svolgere con e sulla lavagna piuttosto che schermate statiche simili a slide dei programmi di presentazione.
Il setting
Perché sia possibile il livello di interazione appena sollecitato è però necessario riflettere anche sul setting tecnologico dell’aula.
Una lavagna, da sola, non basta: se si vuole lavorare organizzando attività che coinvolgano tutta la classe e che superino la relazione uno/molti tipica della lezione frontale, sia che a parlare sia l’insegnante sia che si tratti di uno studente, è necessario fornire la classe anche di computer per elaborare i prodotti che poi mostreranno agli altri sulla lavagna. D’altra parte sarebbe una inutile ridondanza quella di inserire la lavagna in un laboratorio informatico.
Bisogna quindi prevedere che la classe, nella logica del privilegiare lavori di gruppo, magari organizzati secondo criteri collaborativi, abbia a disposizione anche 4-5 computer che possano interfacciarsi con la LIM.
Certo, sarebbe auspicabile che ogni aula potesse avvalersi di questa dotazione, ma probabilmente questa è una spesa tuttora insostenibile dalla maggior parte delle scuole.
Si può quindi pensare ad una serie di aule attrezzate nelle quali i docenti, a rotazione, possano lavorare con le classi. Questo vincolo, probabilmente favorirebbe anche una maggiore attenzione, da parte dei docenti, alla qualità e alla significatività didattica del lavoro da proporre attraverso la LIM.