CHE IL 2021 SIA L’ANNO DEI BACI E DEGLI ABBRACCI RITROVATI E DI MAGNIFICI ASSEMBRAMENTI IN CUI INCONTRARCI DI NUOVO
Finalmente il 2020 ha finito i suoi giorni. Ho ascoltato un ragazzino di San Giorgio a Cremano dire che è questo è stato un anno che racconterà ai suoi nipoti tra settant’anni e tutti abbiamo consapevolezza di quanto questi lunghi mesi stiano pesando, in modo particolare, su bambine e bambini, ragazze e ragazzi, rischiando di appannare l’immaginario di ciascuno di noi.
Il 2020 è stato l’anno della clausura domestica, dei confinamenti obbligati, dei distanziamenti necessari.
In un nido di Roma, a settembre, è stato appeso un cartello con scritto: “Qui si pratica un distanziamento socievole”. In tante e tanti, in questi mesi, con i più diversi mezzi abbiamo provato a rompere distanze che approfondivano discriminazioni presenti da sempre, che stavano aumentando a dismisura emarginazioni e sofferenze.
Per noi che amiamo saltare i muri e crediamo in una scuola sconfinata, che ci sforziamo di immaginare un’umanità capace di attenuare e sciogliere i confini che escludono, l’impegno è quello di provare a rimuovere, ciascuno nel suo campo, qualche ostacolo che impedisca aperture vitali.
L’augurio a tutte e tutti è, allora, quello di riuscire e a tessere più che mai ora relazioni capaci di aprirci all’incontro con gli altri, sviluppando nuove curiosità e conoscenze, perché nessuno merita di vivere in un mondo in cui sia bandito il corpo e i baci e gli abbracci e il ritrovarci tutti insieme e costruire ogni sorta di comunità, sia pur provvisorie.
E poiché abbiamo bisogno di tutta la nostra immaginazione, ascoltiamo con cura e attenzione le voci di bambine e bambini, ragazze e ragazzi capaci di giocare a dondolare su un mondo appeso a un filo, come fanno con allegra e salutare anarchia questi ragazzi dipinti nel 1860 da André Henri Dargelas, in “Le tour du monde”.