Lo scorso 21 aprile è venuto a mancare Giancarlo Cerini, ispettore scolastico dal 1987, che sino alla fine si è speso incessantemente per la scuola, in particolare come esperto di scuola dell’infanzia. La leucemia lo ha ucciso a 70 anni. Nato a Forlì, ha iniziato il suo percorso nei panni di maestro per poi diventare direttore didattico nel 1981. Sei anni dopo è nominato ispettore in Emilia-Romagna e dirigente ministeriale. Una figura rispettata per la sua umanità e per la sua pacatezza. Cerini ha dedicato parte della sua vita proprio alla scuola dell’infanzia ed è stato uno degli estensori dei “Nuovi Orientamenti del 1991”. Si può dire che abbia rappresentato la storia dell’istruzione, e ha dedicato proprio agli insegnanti molti dei suoi libri e alcuni giornali che ha diretto: Rivista dell’Istruzione e il settimanale on line Scuola7. Ha partecipato a conferenze e dibattiti in ogni parte d’Italia.
Pur sapendo della sua malattia, non si è arreso ma l’ha combattuta senza pietismo e con l’umiltà che lo contraddistingueva.
La scomparsa di Cerini ha lasciato più soli insegnanti, presidi, ma anche tante persone che l’hanno conosciuto in momenti diversi della vita.
Così lo ricorda il ministro dell’Istruzione Patrizio Bianchi che l’ha definito “servitore dello Stato”: "Tutta la scuola italiana ha conosciuto Giancarlo Cerini, la sua dedizione intelligente e instancabile all'educazione. Il modo migliore per ricordarlo sarà continuare insieme il suo lavoro".
Nel "nostro" gruppo non vi è chi non lo conoscesse e non lo rimpianga adesso con affetto e ammirazione infiniti. Per tutti, ecco il saluto di Franco Lorenzoni, del quale pubblichiamo anche un più ampio ricordo (L’arte del tessere e del mettere in ricerca) :
"Giancarlo è stato un compagno di viaggio fuori dal comune. Non c'era argomento di cui non amava discutere, sempre con intelligenza, pacatezza e determinazione nel cercare le soluzioni migliori. Instancabile promotore di ricerca e innovazione ha percorso in lungo e in largo l'Italia per spronare noi insegnanti ad accettare le sfide dell'educare puntando sempre in alto. Amava dire che una buona riforma deve somigliare a una ballata popolare perché credeva davvero nella partecipazione attiva di tutte e tutti come condizione per trasformare davvero la didattica, non solo a parole.
Grazie Giancarlo per tutto ciò che ci hai dato. Abbiamo ancora tanto da imparare da te".