Anna Rosa Cicala

Chi ha condiviso con Anna, anche solo per breve tempo, progetti, obiettivi, passioni, sente forte dentro di sé la responsabilità di dare loro vita ulteriore attraverso azioni concrete. Questo sentimento della continuità accompagna i grandi maestri e Anna merita di essere ricordata come maestra di vita e di saggezza per le tante cose che ha saputo insegnare nel corso della sua intensa vita professionale.

Mi ricordo ancora quando l’ho conosciuta in una fredda mattina invernale in una riunione all’IRRSAE Toscana sulla dispersione scolastica. All’inizio fu diffidente, sembrava scrutarti per capire chi fossi, quale fosse il tuo metodo di lavoro, il tuo impegno, le tue competenze. Non concedeva la Sua amicizia al primo incontro. Sembrava dura, rigida. In realtà aveva solo carattere.

A distanza di anni ci ritrovammo a condividere progetti sperimentali e di formazione sempre e comunque al servizio delle scuole. I suoi insegnamenti erano preziosi e unici per la loro matrice culturale e professionale; nulla era lasciato al caso e trascurato, ma ogni parola, ogni indicazione era dettata dal rispetto dell’istituzione che rappresentava e dell’uditorio al quale si rivolgeva.

Si è rivolta con entusiasmo e grande determinazione alla formazione dei docenti, ritenendo la vita d’aula il cuore pulsante di ogni rinnovamento intenzionalmente volto a conferire dignità alla professione docente. Non temeva di affermare, in ogni circostanza, che il processo riformatore non è solo quello di cui si discute nelle sedi politiche, ma soprattutto quello che investe la vita quotidiana delle realtà scolastiche e accademiche.

Di qui le numerose ardite avventure intellettuali da lei promosse, coordinate e condotte nell’ambito della formazione dei docenti in servizio che ripeteva essere non solo destinatari di aggiornamento contenutistico, ma veri e propri ricercatori e sperimentatori. Credeva negli insegnanti, li sapeva motivare, dare loro fiducia e, con severità e rigore estremo ma anche con amorevole accoglienza, sapeva trarre da ciascuno il meglio.

La formazione per lei era investimento, era crescita, era sviluppo professionale, era impegno costante. Non si tirava mai indietro quando bisognava esplorare una zona di confine, ne era affascinata, ma nello stesso tempo, non si faceva travolgere dai facili entusiasmi, ma tutto veniva ricondotto al rigore epistemologico delle discipline.

 

Quanto ci manca Anna e quanto manca all’Italia, alla Scuola, alla Società. Tuttavia il Suo rigore e il Suo amore per la scuola ci debbono sostenere e allora tre espressioni di Anna mi piace ricordare: la frase di un Preside che ogni mattina, sedendosi alla sua scrivania, diceva “ogni giorno ha la sua pena”, ma non per questo smetteva di sedersi alla sua scrivania; la seconda: l’impegno è mettere i gomiti sul tavolo e la terza: non servono solo quelli che dipingono la Cappella Sistina, ma anche coloro che raccolgono i calcinacci. Anna era tutto questo e così la vogliamo ricordare e consegnare alle future generazioni.