I referenti delle 43 scuole aderenti alla Rete Passaggi che hanno partecipato al VII Convegno Nazionale, tenutosi a Trieste dal 29 al 31 Marzo 2010, a chiusura dei lavori ritengono necessario esprimere con chiarezza le loro considerazioni in merito al riordino dei cicli e al destino delle sperimentazioni confluite nei nuovi licei.
Il rinvio della riforma di un anno e il dialogo avviato con le scuole avevano indotto a credere che le esperienze significative sarebbero state portate ad ordinamento transitando nei nuovi Licei.
Tutte le fasi del processo di organizzazione curricolare ed oraria, prodotte fino alla approvazione in prima lettura dell’opzione economico-sociale del liceo delle Scienze Umane, avevano fornito un quadro generale progressivamente in sintonia con le istanze delle scuole.
In occasione del seminario nazionale di Bologna a novembre 2009, era emersa una chiara corrispondenza tra la proposta ministeriale e le aspettative delle scuole. Pertanto sono comprensibili il disappunto e il disorientamento suscitati dal regolamento, votato in seconda lettura, che altera profondamente il profilo del Liceo delle Scienze Umane.
È legittimo chiedere perché questo processo di ascolto e di condivisione sia stato bruscamente interrotto.
Dall’analisi puntuale dei documenti svolta nei collegi dei docenti, nei dipartimenti disciplinari e non ultimo in questo Convegno, emerge:
- un’evidente criticità del profilo in uscita, non corrispondente ad alcuna finalità formativa specifica;
- l’assenza di un asse culturale attorno al quale sia possibile la costruzione di un curriculum coeso e convincente;
- un’offerta di saperi concepiti come blocchi giustapposti che ostacolano l’elaborazione di percorsi integrati fondamentali per acquisire competenze indispensabili e apprendimenti significativi;
- un evidente impianto settoriale e contenutistico, sia nei quadri orari che nelle bozze delle indicazioni nazionali.
La Rete “Passaggi” si impegna a fornire ulteriori e dettagliate osservazioni in merito alle valutazioni più sopra evidenziate, elaborate nel corso delle giornate di lavoro del Convegno di Trieste.
A noi scuole spetta il compito di riaprire spazi e tempi da dedicare ad una riflessione critica, che permetta di recuperare il senso delle esperienze fatte e di individuare dispositivi in grado di ridefinire l’identità del Liceo.
Negli spazi offerti dall’autonomia scolastica si cercherà di tradurre in pratiche formative anche le indicazioni delle famiglie, del territorio e degli accademici che sin dall’inizio hanno compreso, condiviso e sostenuto un modello alto di scuola quale luogo di relazioni ed esperienze formative efficaci. Sarà necessario individuare percorsi integrati tra le materie specifiche e le altre presenti nel piano di studi allo scopo di dare consistenza alle conoscenze sul piano epistemologico.
L’esperienza del Liceo delle Scienze Sociali non è affatto conclusa: c’è ancora un tratto di strada da completare nelle classi che proseguiranno la sperimentazione nei prossimi quattro anni. Intendiamo utilizzare questo tempo per continuare a produrre, assieme ai nostri studenti, pratiche metodologiche e formative, che possano tenere alta la tensione al cambiamento.
Il lavoro dell’insegnante si svolge un una posizione di confine, non solo tra sé e le generazioni di studenti, ma tra colleghi e contesti territoriali e istituzionali diversi: la mediazione tra questi confini non è mai scontata.
La soglia stessa è il luogo dove la mediazione si rende possibile, se tutti i soggetti hanno la volontà di riconoscersi.