Perché questo libro
Lo spunto che ha innescato questa proposta culturale è nato dalla giornata di studio in memoria di Anna Sgherri, valida ispettrice centrale del MIUR la quale, a partire dalla fine degli anni Settanta fino alla conclusione del secolo scorso, ha attivamente sostenuto la formazione continua degli insegnanti di filosofia e scienze sociali, proponendo con grande impegno costanti azioni formative per i nuovi Licei delle Scienze Sociali allora appena istituiti.
Quell’incontro, che si è tenuto il 2 dicembre 2015 presso la Facoltà di Psicologia dell’Università di Roma “Sapienza”, ci ha fatto rivivere la temperie di innovamento educativo e di discussione pubblica sui temi della scuola a cui molti di noi hanno partecipato negli ultimi trent’anni del ‘900; quando anche il MIUR (allora Ministero della Pubblica Istruzione) si è molto impegnato nel seguire ed assistere i processi di costruzione dei curricoli delle scuole, supportando il lavoro didattico con piani di formazione nazionale per presidi e docenti ed inaugurando modelli formativi di grande validità, ciò che ha consentito scambi di idee, proposte, riflessioni, tra le scuole dell’intero Paese.
Pertanto il volume si propone di sollecitare la ripresa del dibattito sulla scuola secondaria, soprattutto intorno ai contenuti e ai metodi dell’istruzione in questo ordine di scuola, e la motivazione si fa ancora più pressante se constatiamo la pressochè assoluta assenza di queste tematiche nell’attuale dibattito culturale pubblico.
Articolazione del volume
Il volume è articolato in tre parti.
La prima parte – “Motivazioni e contesto” – mira ad approfondire le ragioni della pubblicazione e di come essa si possa opportunamente inserire nel momento e nella temperie culturale attuali. L’incipit viene offerto da Luigi Berlinguer, che senza mezzi termini ci invita subito al cambiamento, illustrando le urgenze della scuola secondaria, con una attenta ed appassionata disamina delle sue emergenze, in uno spirito assolutamente positivo e propositivo.
Il contesto del mondo scolastico e giovanile viene tracciato dal successivo capitolo in più paragrafi, in cui si inizia con il delineare i bisogni psicosociali dei giovani, le loro dinamiche interpersonali e comunicative (a cura dell’antropologa Marianella Sclavi) e si prosegue con il saggio di Vittoria Gallina relativo ai numeri della scuola italiana, con particolare attenzione alla mancata uguaglianza di opportunità educative. Aspetto che è trattato anche e più specificamente da Marco Rossi-Doria, il quale, mettendo a tema la dispersione scolastica e i modi di contrastarla, indica le opzioni molteplici necessarie per passare dal fallimento al successo formativo. A questi contributi fanno da contrappunto il paragrafo di Lucia Marchetti dedicato alla relazione educativa come ricerca di significato, e in fine quello di Clotilde Pontecorvo su auspicabili strategie educative e didattiche, fondate su nuove visioni dell’insegnamento-apprendimento.
Vengono in tal modo poste le basi teorico-operative per gli sviluppi successivi del volume.
Nella seconda parte - “Il terreno della trasversalità” - si comincia ad entrare nel merito delle dimensioni trasversali dell’insegnamento, che dovrebbero essere proprie della scuola secondaria superiore, per realizzare gli obiettivi di una lettura consapevole e approfondita della complessità della realtà contemporanea.
Un primo capitolo è dedicato alle lingue, la cui natura trasversale è di palese evidenza. Si prende l’avvio dall’insegnamento della lingua italiana con il contributo di Francesco Sabatini e Amelia Stancanelli che – lamentando la mancanza di una revisione complessiva dei curricoli della L1 malgrado gli enormi progressi delle scienze linguistiche negli ultimi cinquant'anni anni - tracciano un filo conduttore, attraverso tutti i gradi e gli ordini di scuola, delle competenze linguistiche indispensabili per accedere ai contenuti culturali nel prosieguo degli studi: sappiamo, infatti come la comprensione del testo sia fondamentale e predittiva di ogni altro progresso, scolastico e non solo. A corollario, riportano alcuni dati tratti dalle indagini INVALSI e OCSEPISA, e da esse prendono spunto per invitare a riflettere su come le indagini nazionali e internazionali possano costituire una risorsa per la scuola. Il problema sempre più pressante della presenza di immigrati, anche extracomunitari, nella nostra scuola ci ha indotto a guardare alla significativa esperienza delle “scuole Penny Wirton per l’insegnamento della lingua italiana” - che da anni Eraldo Affinati conduce con Anna Luce Lenzi e con la collaborazione volontaria di studenti italiani di scuola superiore - in cui si utilizza una metodologia personalizzata e fortemente centrata sui bisogni dei singoli allievi. Un forte impulso alla didattica delle lingue straniere viene in questi anni dalla metodologia CLIL, che promuove la pratica dell’insegnamento di una disciplina non linguistica in L2: il saggio di Alba Graziano ci introduce in questa problematica fornendo efficaci ancorché sintetici suggerimenti informativi e metodologici.
I tre interventi sono solo apparentemente distinti, poiché in realtà costituiscono sfaccettature di un unico problema, che meriterebbe appunto di essere affrontato in un’ottica complessiva. L’insegnamento dell’italiano L1 e dell’italiano L2 non sono mondi separati, al contrario, la didattica dell’uno e dell’altro possono essere arricchite e migliorate reciprocamente, e ancora, gli strumenti sempre più ricchi che ci offre la didattica delle lingue straniere nel contesto europeo potrebbero essere proficuamente impiegati su qualsiasi versante dell’insegnamento linguistico. Il secondo capitolo si inoltra in un altro terreno in cui l’approccio trasversale è d’obbligo, focalizzando la necessaria interazione tra scuola e territorio e l’altrettanto necessaria integrazione delle discipline per affrontare il mondo reale e i suoi problemi.
Un elemento di forte novità in questo ambito è stato introdotto di recente con l’obbligatorietà della pratica dell'alternanza scuola lavoro in tutti gli indirizzi scolastici, licei compresi, portando “a regime” – sia pure con specificità proprie - esperienze di stage formativo già ampiamente sperimentate fin dagli anni Ottanta in alcuni tipi di scuole innovative, in particolare nei Licei delle Scienze Sociali grazie anche al fattivo contributo di Anna Sgherri . Le strategie di attuazione di questo “ponte tra scuola e società” vengono delineate nei contributi di Paolo Corbucci, Maria Teresa Santacroce e Laura Binetti, Guido Marinuzzi, Josette Clemenza. Potremmo considerarli tutti insieme una “sonata a più mani”: si incomincia con il tracciare lo scenario attuale, italiano ed europeo, nel quale si inserisce l’alternanza, se ne analizzano modalità di attuazione e aspetti didattico-metodologici, nonché le prospettive di farne una preziosa risorsa per un rinnovamento pedagogico, senza tralasciare qualche esempio concreto e una discussione aperta su luci e ombre dell’innovazione, in particolare nel contesto liceale.
A margine, ma opportunamente e coerentemente inserito nella problematica, Mario Pirolli approfondisce la dimensione del “pensiero artigiano” V/s il “pensiero industriale”, e ci fa partecipi di una interessante esperienza di formazione-lavoro realizzata nel 2014-15 tra Italia e Uruguay, con un utile spaccato sul ruolo che le tecnologie della comunicazione assumono oggi nei contesti formativi
Il terzo capitolo, “Nuovi strumenti e mezzi di comunicazione sociale”, si avvia con il contributo della pedagogista Donatella Cesareni dedicato alle tecnologie digitali nel loro rapporto non semplice con la scuola, che resta l’unica sede in cui i ragazzi - pur nella loro abilità di nativi digitali - possono imparare a gestirle in modo intelligente e critico. Il capitolo si sviluppa con due interventi su nuovi linguaggi che sempre più trovano spazio nella scuola, sicché ci è parso utile invitare a discutere di come se ne possa fruire in modo non routinario né banale, bensì facendone strumenti di una educazione globalmente intesa.
In quest’ottica, Luigi Mantuano riflette su “cinema, immagine e costruzione di senso”, e Giacomo Camuri ci mette di fronte all’esperienza del teatro a scuola come evento educativo di alto valore. La dimensione trasversale culmina nel capitoletto finale, del sociologo Franco Vaccari, “Educazione alla pace e alla solidarietà”, che ci introduce nell' esperienza dello studentato interculturale di Rondine (Arezzo) dove convivono e studiano insieme nemici storici quali russi e ceceni, israeliani e palestinesi, e dove, più di recente, studenti provenienti da tutta Italia realizzano, nel penultimo anno di scuola, una formazione di eccellenza, intrecciando al contempo i loro percorsi formativi a quelli dei convittori universitari.
La terza parte – “Saperi per la scuola” - entra nel merito delle specificità disciplinari proprie della secondaria superiore italiana.
Senza avere la pretesa di considerare tutte le discipline insegnate nelle varie articolazioni di questo ordine di scuola, facciamo riferimento ad alcuni capisaldi culturali, caratteristici della nostra tradizione scolastica, partendo dalle questioni di metodo poste da Silvano Tagliagambe che ci conduce per mano tra le “architetture” per la modellizzazione dei processi cognitivi esortandoci a una progettazione didattica che si connoti come operazione aperta, disponibile all’attivazione di percorsi multipli tra loro interagenti.
A questa si affianca la proposta di Stefania Stefanini, che affronta l’ormai consueto tema dell’insegnamento per competenze in una sintesi personale ed efficace.
Questi due primi capitoli fanno da cornice e premessa al terzo, che - pur con i distinguo di cui si è detto sopra - aggredisce i problemi delle discipline, tra statuti epistemologici e mediazioni didattiche, badando per lo più a inquadrarle nella prospettiva “moriniana”, assumendo come filo conduttore una riorganizzazione del sapere che superi gli steccati tra le discipline e miri alla formazione di una "testa ben fatta". Infatti, nell’ordine del rendere applicabile l’insegnare per competenze, alla solida struttura epistemica indispensabile alle discipline non può essere estranea la negoziazione di concetti guida e nodi metodologici/processuali . E questa convinzione attraversa come un fil rouge i vari contributi che costituiscono appunto il terzo capitolo della terza parte.
L’apertura è data dalla presentazione dell’antichista Maurizio Bettini che problematizza l’attuale insegnamento delle Lingue Classiche nei Licei italiani optando per una visione antropologica che è anche fortemente innovativa, nel proporre una nuova impostazione nello studio delle lingue classiche e di conseguenza un nuovo esame finale, non per “mortificare” lo studio della lingua (come potrebbe indurre a pensare una frettolosa lettura della proposta), bensì per esaltarlo in una nuova e più approfondita visione culturale. Segue l’intervento di Maria Concetta Sclafani che analizza “quattro sfide per insegnare letteratura”, dalla complessità alla contemporaneità, dalle nuove tecnologie alle competenze, in una prospettiva più che europea, globale. Un nuovo modo di guardare al “piacere della matematica”, è proposto da Antonella Fatai con suggerimenti educativi e strategie didattiche molto accattivanti. Un approccio simile è condiviso da Nicoletta Lanciano e Anna Lepre nel guidare gli allievi alla scoperta del mondo della natura, tenendo conto che l’insegnamento delle scienze naturali è attualmente mortificato in quasi tutti i quadri orari dei nuovi Licei. Luigi Mantuano propone la filosofia come un sapere “extracomunitario” che dovrebbe trovare cittadinanza in tutte le tipologie di scuola superiore (come proposto nel 2000 dal ministro Luigi Berlinguer). Giacomo Camuri e Antonio Ronco discutono delle Scienze Umane e Sociali auspicandone l’insegnamento con una modalità esperienziale attraverso un “laboratorio dei saperi” in cui cimentarsi insieme, docenti e discenti.
Il discorso storico è aperto dal contributo di Paola di Cori e Roberta Mocerino che sottolineano l’attuale mutata concezione del tempo storico e le difficoltà della generazione attuale nel concepire le relazioni tra passato, presente e futuro e nel collocare gli eventi nella loro corretta organizzazione diacronica. D’altra parte va tenuto conto dell’irruzione sul teatro della storia di nuovi soggetti una volta del tutto assenti, quali la storia delle donne, il razzismo, il colonialismo, le emergenze ecologiche e quelle religiose. Ancora nell’ambito storico, Claudia Petrucci ci invita a guardare all’intreccio tra storia e geografia (apparso a scuola nelle contestate vesti della “materia geostoria”) come a uno spazio di utile intersezione e ci guida alla ricerca di suggerimenti ragionevoli, e di pratiche che salvino le competenze fondamentali attivate dalle due discipline coinvolte, facendole “giocare” insieme con reciproco vantaggio.
La parte si conclude con uno sguardo a due aree trascurate nella nostra scuola, anche se molto importanti per la formazione culturale e umana di tutti: l’Arte e la Musica. Michela Becchis discute delle “arti dimenticate” dalle recenti riforme, mentre la musicista Eugenia Tamburri affronta il tema dell’insegnamento della musica e della necessità di agevolarne la fruizione per tutti, facendola uscire dagli ambiti specialistici in cui è attualmente confinata. Il discorso è completato dagli “appunti profani” di Paola Di Cori che prova a dare una risposta all’interrogativo su quali risultati ci piacerebbe raggiungere circa l’insegnamento di musica, con l’esiguo numero di ore che potrebbero essere eventualmente disponibili.
È parso utile, a chiusura del libro, dire qualcosa in merito a due aspetti essenziali nel panorama scolastico attuale: la valutazione degli studenti e l’autovalutazione delle scuole da un lato, e la formazione degli insegnanti dall’altro. Ad essi dedichiamo due brevi Appendici: di Annamaria Ajello la prima e di Pontecorvo, Fatai, Stancanelli la seconda. Una terza appendice ci richiama la figura e l’instancabile lavoro di Anna Sgherri (grazie a un prezioso ricordo di Giancarlo Mori), facendo da introduzione e guida a chi voglia ripercorrere materiali e immagini del seminario in Suo onore, con gli opportuni rimandi al sito web di SISUS.
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