Seminario Nazionale di approfondimento culturale sul Riordino dei Nuovi Licei
Liceo delle Scienze Umane
I.I.S. Aldini Valeriani/Sirani – Bologna – 19-20 Novembre 2009
Il Prof. Bruschi, ha illustrato la filosofia che sottende l’ipotesi (ormai praticamente certezza) di riordino (e non di riforma) dei nuovi Licei.
È stata subito postulata la necessità di una “asciugatura” dei quadri orario, rispetto a quelli ora vigenti in tutti i tipi di sperimentazione, in vista di una “maggiore sostenibilità del carico orario annuale obbligatorio”; è stato testualmente detto: “renderli più ‘umani’, potenziando le discipline principali”.
Sono stati poi illustrati gli altri elementi caratterizzanti il provvedimento, elementi che si riferiscono a tutti i Licei, quali la costituzione dei Dipartimenti e del Comitato Tecnico-Scientifico, la finalizzazione del primo biennio all’assolvimento dell’obbligo scolastico, la declinazione dei risultati di apprendimento in conoscenze, abilità e competenze, l’introduzione dell’insegnamento di una disciplina non linguistica in lingua straniera nell’ultimo anno (CLIL), ma soprattutto gli spazi di autonomia con le quote di flessibilità aumentate fino al 30% nel secondo biennio, col 20% nel primo biennio e nell’ultimo anno.
È stata ricordata anche la prospettiva di diffusione degli stages a tutti gli indirizzi, esperienza ben conosciuta e caratterizzante fino adesso il Liceo delle Scienze Sociali.
Presentati i quadri orari del liceo delle Scienze umane e dell’opzione economico-sociale, il Prof. Bruschi ha definito l’obiettivo del seminario nell’individuare eventuali nodi problematici e nel raccogliere suggerimenti e proposte in vista di modifiche al Regolamento che dovrà passare in seconda lettura ed essere emanato qualche giorno prima della pausa per le vacanze natalizie.
È iniziato quindi il dibattito che ha raccolto numerosi interventi, la maggior parte dei quali dedicati ad una rivisitazione dei quadri orari, in particolare di quello delle Scienze Umane, che appare al momento assolutamente poco caratterizzato in particolare al biennio. L’orientamento emerso, anche nei lavori di gruppo del giorno dopo, molti dei quali dedicati sempre ai quadri orario, è quello di eliminare la seconda lingua straniera (“meglio una sola lingua fatta bene, che due fatte male”) a favore del complesso delle discipline di indirizzo delle Scienze umane e del Diritto ed Economia.
Rilevante l’intervento del prof. Zamagni, docente di Economia Politica dell’Università di Bologna, che ha sostenuto la necessità di declinare l’Economia come ‘Economia Politica’, all’interno dell’insieme delle Scienze Sociali, e assolutamente non come ‘Economia Aziendale’.
In tal senso si deve dire però che il quadro orario dell’opzione economico-sociale, a differenza di quello delle Scienze Umane, è stato generalmente considerato un “gioiellino” da non toccare. Speriamo che si mantenga questo orientamento, anche se il prof. Bruschi in questa occasione, purtroppo, non è mai caduto nel lapsus di chiamarlo ‘socio – economico’, anzi qualche volta lo ha chiamato solo ‘economico’.
Altra modifica attuabile è apparsa quella relativa a lasciare l’opzione Musica/Arte in tutto il quinquennio, come già si fa adesso differenziando le sezioni
È seguito un ampio dibattito dal quale è emerso il comune sostegno al profilo dell’opzione e da nessuno è venuta una richiesta di modificare il quadro orario.
Della Rete Passaggi sono intervenuti Annamaria Di Falco (Turrisi Colonna Catania), Lucia Marchetti, Maria Luisa Quintabà (San Lazzaro di Savena-Bologna) e Franco Di Marco (Carducci di Trieste)
L’intervento di Anna Maria Di Falco, Dirigente del Liceo “G. Turrisi Colonna “ di Catania, scuola polo della rete Arethusa, con la funzione di coordinamento regionale dei Licei delle Scienze Sociali e Pedagogici della Sicilia, ha focalizzato l’attenzione sulla debolezza dell’identità del Liceo delle Scienze Umane in quanto il suo impianto risulta poco caratterizzato nelle materie di indirizzo e parcellizzato in discipline che, per l’esiguo numero di ore nel quinquennio, poco potrebbero incidere sulla formazione degli studenti. In particolare tre sono state le proposte:
- prevedere nel curricolo delle Scienze Umane, al biennio, la psicologia
- rendere quinquennale l’arte e la musica, lasciando alle famiglie l’opzione della scelta, come avviene attualmente nel curricolo del Liceo Socio psicopedagogico
- potenziare l’ambito scientifico.
Nell’intervento, inoltre, ma anche nel lavoro di gruppo coordinato dall’Ispettore Vella, si è puntualizzato con forza la necessità della formazione in servizio dei docenti sia per una formazione europea degli studenti, sia per valorizzare gli aspetti nodali della riforma, quali la valorizzazione della quota dell’autonomia e il ruolo dei dipartimenti. A tal proposito si è detto della necessità di valorizzare il lavoro svolto dalle scuole e dalle Associazioni, in particolare dalla Rete Passaggi, per quanto attiene al Liceo delle Scienze Sociali, e di far tesoro delle sperimentazioni che hanno dato negli anni buoni risultati.
Infine l’intervento si è chiuso con una richiesta di chiarimenti (che, purtroppo, non sono stati dati) circa l’assegnazione degli organici, alle singole scuole o a reti di scuole, in riferimento alla gestione della quota dell’autonomia, e con una domanda provocatoria (anch’essa rimasta senza risposta) con la quale si è chiesto al prof. Bruschi di fornire una sua opinione sul fatto, da lui esplicitamente e senza riserve affermato, che gli studenti arrivano all’università non ancora in grado di scrivere correttamente.
Lucia Marchetti ha sottolineato la particolare storia che sta dietro alle vicende di questo indirizzo e la latitanza di un governo dei cambiamenti che ha favorito il fiorire di curvature. Questa assenza è stata tuttavia colmata da un notevole lavoro dei docenti e delle scuole che si sono fatte carico di arricchire il curricolo e di operare cambiamenti in linea con le più avanzate indicazioni educative che provenivano anche dall’Europa. Da tempo nelle nostre scuole ci sono i dipartimenti, si realizzano esperienze di CLIL, si fanno stage formativi che offrono a tutti gli studenti strumenti di lettura del territorio e competenze relazionali e progettuali. Ma il problema serio è la formazione dei docenti, se non si affronta questo nodo tutto resterà inalterato e peggiorerà. Per questo motivo, ma anche per realizzare lo spirito dell’autonomia, alcuni licei delle scienze sociali si sono costituiti in Rete, la Rete Passaggi che dal 2004 si occupa di costruire proposte curricolari condivise e di formare i docenti con un lavoro di sostegno reciproco e continuo. In questo senso parrebbe opportuno dare al biennio un taglio antropologico alle scienze umane e sociali, proprio per la valenza fondante e transdisciplinare di questa area culturale. In questo senso – interdisciplinare – va inteso anche l’insegnamento del diritto-economia, come sottolineato dal prof.Zamagni che ha parlato di un’integrazione fra queste discipline e la storia e filosofia. Conclude suggerendo per il liceo delle scienze umane un profilo orientato alle scienze della formazione e della comunicazione e all’opzione un profilo orientato allo studio della condizione umana nella società contemporanea.
Maria Luisa Quintabà, Dirigente dell’I.I.S. “Mattei” di San Lazzaro di Savena (BO), riferisce della funzione innovativa svolta dalle Scienze sociali nella direzione della interdisciplinarità tra le diverse discipline afferenti alle Scienze sociali, che è riuscita spesso a contagiare anche le altre materie dell’indirizzo. Inoltre il contributo delle Scienze sociali a lavorare per competenze è un valido sostegno alla didattica per competenze, richiesta dall’Europa; all’interno di questo percorso, lo stage, realizzato in tutti i licei delle Scienze sociali della rete Demetra, che vede insieme i licei della provincia di Bologna, già collegati anche con la rete nazionale Passaggi, è stato sempre utilizzato come strumento per aiutare a rinforzare una didattica che fa lavorare gli studenti “ per problemi” e non solo intesa come trasmissione frontale di contenuti, con il contributo dato da ogni materia interna alle Scienze sociali come “ punto di vista” della realtà. Di qui l’importanza innovativa dello stage nei Licei delle Scienze sociali che si contrappone al modello tradizionale di stage degli istituti professionali e tecnici, dove l’attività esterna alla scuola viene vista come tirocinio in funzione spesso professionalizzante. Lo stage dei Licei delle Scienze sociali vede il consiglio di classe come soggetto in cui più docenti, coordinati dai docenti di Scienze sociali, partecipano al progetto, ma per fare questo è necessario sviluppare una cultura della condivisione didattica e della cultura interdisciplinare. Si teme che la riduzione delle ore di scienze sociali riduca il valore e la ricchezza dell’insieme delle discipline afferenti alle Scienze sociali.
Infine Franco Di Marco, Dirigente del “Carducci” di Trieste, nel suo intervento, facendo ulteriore esplicito riferimento al lavoro della Rete Passaggi, ha ricordato a tutti i presenti il prossimo evento del Convegno Nazionale della Rete, a Trieste alla fine di Marzo 2010.
Riportiamo infine la sintesi dei lavori di un gruppo, di quelli che si sono tenuti nella giornata del 20. Da premettere che, al di là delle intenzioni originarie degli organizzatori, quasi tutti i presenti e quindi quasi tutti i gruppi, hanno voluto lavorare sulle ipotesi di quadro orario.
Il gruppo di cui si riferisce è quello di cui è stata coordinatrice Stefania Stefanini.
Gruppo 6 bis
Coordina Stefania Stefanini
Vengono sottolineati i punti di criticità del documento in prima lettura:
- Assenza della disciplina di indirizzo nel Liceo delle Scienze Umane;
- Necessità di definire l’aggettivo “economico” nell’opzione economico-sociale, in modo che sia coerente con il profilo in uscita: occorre mettere a fuoco che tipo di economia e che tipo di diritto.
La discussione si impernia su quale è il pilastro culturale che deve caratterizzare il liceo delle scienze umane da cui deve discendere l’opzione:
Coordinate essenziali sono:
L’UOMO nella sua dimensione individuale e collettiva, nelle sue configurazione culturali, le trasformazioni geografiche, economiche e sociali in senso diacronico e sincronico ed in relazione ai diversi campi della scienza.
Il campo d’indagine dell’OPZIONE ECONOMICO-SOCIALE è la condizione UMANA NELLA CONTEMPORANEITA’, CARATTERIZZATA DALLE TRASFORMAZIONI CHE INFLUENZANO I MODELLI DI VITA PERSONALE E SOCIALE con attenzione ai modelli comunicativi. Di conseguenza l’obiettivo formativo è riflettere sulla complessità della società contemporanea.
Pertanto gli ambiti di studio sono:
- la persona in sé
- il suo relazionarsi agli altri
- il suo organizzarsi in gruppi e sistemi economico-sociali
quanto sopra per cogliere la relazione tra diritto, economia, mutamento sociale e culturale e dei comportamenti individuali e di gruppo.
La comprensione dell’ambiente sociale come prodotto umano solleva questioni meta-disciplinari che si possono affrontare solo attraverso una visione interdisciplinare. Anche l’economia misurandosi con i problemi della mondializzazione si è aperta ai temi del rapporto fra etica ed economia, tra economia e socialità, reddito/crescita e qualità della vita anche in termini di percezione del benessere individuale e sociale.
L’economia si confronta con la psicologia, la sociologia e l’antropologia, sulle teorie del comportamento, sul ruolo delle motivazioni intrinseche, sui conflitti di identità, mostrando un rinnovato interesse per i fenomeni sociali e riflettendo sugli aspetti controversi della teoria della scelta razionale.
Nell’ottica della dimensione umana si innesta lo studio del diritto inteso come relazione tra individuo e società ed individuo e stato.
Nel quadro orario proposto dalla prima lettura dell’OPZIONE ECONOMICO-SOCIALE si ritrova un adeguato equilibrio fra le discipline coerente con la matrice culturale sopra individuata.
Altro punto di confronto è stato la riflessione sull’ASSE DELLE DISCIPLINE CHE CONVERGONO NELLE SCIENZE SOCIALI:
- ANTROPOLOGIA
- SOCIOLOGIA
- PSICOLOGIA CULTURALE,
- PSICOLOGIA SOCIALE
Che si occupano dello studio dell’uomo e della società utilizzando metodiche di ricerca uguali nell’obiettivo, ma diverse nei metodi.
LA PROPOSTA APPARE COERENTE CON LA RICCHEZZA E COMPLESSITA’ DELLE DISCIPLINE.
Si passa a riflettere sugli spazi di autonomia da utilizzare da parte del Collegio dei Docenti in modo coerente con il quadro culturale delineato.
I nuovi strumenti dell’autonomia sono strumenti adeguati anche perché previsti nella definizione dell’organico (diritto).
La quota dell’autonomia (20% o 30%) esalta e valorizza la responsabilità professionale e progettuale degli operatori e coniuga la risposta ai bisogni educativi con le richieste del territorio. Permette, inoltre, la valorizzazione delle risorse professionali interne all’Istituzione Scolastica nel rispetto dei pilastri culturali tali da garantire gli esiti richiesti dall’esame di Stato.
A cura di Elio Parisi, Dirigente dell’I.M. “Ainis” di Messina