LA LINGUA È TANTE COSE

Con il sottotitolo Lettera di un gruppo di persone che hanno passione per la lingua, la cultura e per il suo buon insegnamento nella scuola di tutti  ci perviene l' appello a firmare e far firmare una petizione, da parte di un "Gruppo di Genova" composto da I. Ottazzi, G. Mazzetti, E. Tramelli, G. Bottero, R. Damasio, R. Ferrarini, C. Micali, M. Nobili, P. Ragusa, A. Roncoroni, E. Sciutto.

E' uno scritto molto interessante, di cui riportiamo uno stralcio:

"La lingua ha cambiato faccia: va a braccetto con immagini, suoni, segni.

Le regole di funzionamento del sistema scolastico hanno cambiato faccia: fino al 1962 arrivavano alla scuola media solo alcuni (quelli che avevano fatto l’esame d’ammissione). Per gli altri c’era l’avviamento professionale: i destini sociali si decidevano a 10 anni.

Le classi hanno cambiato faccia e rappresentano uno spaccato delle complesse trasformazioni in corso. Lingue diverse convivono producendo strambe mescolanze volte ad ottenere uno scopo: comunicare, capirsi.

Il mondo ha cambiato faccia.

Il modo d’insegnare è spesso rimasto lo stesso e gli insegnanti sono stati lasciati soli ad affrontare il cambiamento.

L’insegnamento della lingua riveste un ruolo particolare perché è lo strumento principe della nostra identità, che ci permette di riconoscerci e conoscere il mondo in cui siamo immersi, entrare in un universo di segni che consente agli uomini la grande magia di saper evocare cose anche in loro assenza. Dire la prima parola, dopo mesi d’ascolto non orientato da conoscenza alcuna rappresenta il primo emozionante ingresso nel mondo dei simboli, dello stare per, che fa sì che, ad esempio, quel gruzzoletto di suoni della parola “gatto” stia al posto del felino anche in sua assenza.

Insegnanti e genitori sono testimoni e stampelle di questa lunga marcia dei bambini verso i significati e noi stessi continuiamo, da adulti, a trasformare il nostro universo di senso, sottoponendolo a critica più o meno esplicita, attraverso esperienze, anche dolorose, che ci rendono quello che siamo.

Quale perverso meccanismo riesce ad allontanare i bambini da questo mondo in cui, nel giro di pochi anni, attraverso la motivazione, l’implicito confronto di diversi modelli di parlato, sono passati dal pianto come espressione unica di tutti i bisogni alla capacità di esprimere sentimenti positivi e negativi, alla capacità di chiedere, raccontare, immaginare…? Cosa riesce a trasformare questo percorso d’attribuzione di senso, questa apertura al mondo in silenziosa resistenza, urlante opposizione o triste adattamento? È possibile pensare ad un insegnamento della lingua che, attraverso esperienze significative appositamente predisposte dai docenti o nate da motivanti situazioni educative possa far nascere, accompagnare e sviluppare una consapevolezza dei meccanismi di funzionamento della lingua?"

Come si può vedere, la lettera propone una riflessione davvero stimolante, e prosegue facendosi delle domande (Di cosa ha bisogno la scuola? E' importante che i bambini della scuola primaria imparino le regole di funzionamento della lingua?...) e fornendo anche delle interessanti risposte. 

Per concludersi con  "un grazie ai molti bravi maestri che vivono nell’anonimato di un lavoro che trova il suo senso nella passione che gli alunni tutti (in gamba e meno in gamba, italiani e stranieri, di buona e meno buona famiglia) manifestano per una scuola di base e una cultura che non ha detto loro “No, tu no”

Ci sembrano argomentazioni che ben fanno da contraltare alla "lettera dei 600" che - guarda caso! - ha avuto ben altra pubblicità sui media, forse perchè metteva scuole e insegnanti, tout court, sul banco degli imputati ...

Perciò ci piace proporla ai nostri amici lettori, e li invitiamo a leggerla per intero con l'attenzione che merita, e a firmare, come abbiamo fatto noi. Grazie!

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