Scorrendo le pagine dei giornali, osservando le immagini in televisione, ascoltando le storie monche perché mal interpretate di tanti giovani che rimangono al palo, alcuni offesi, altri depredati della vita, traditi dall’alcol, dalla roba che leggera non è mai, dalla violenza elargita a piene mani, ho come l’impressione che stiamo confrontandoci disarmati e spaventati con una microsocietà quale l’adolescenza oramai conclamata a bullistica.
Uno spazio e un tempo miseramente a parte di una macrosocietà che non intende prendere posizione né mettersi a mezzo, di traverso, sul riconoscimento inalienabile dei diritti e dei doveri di ognuno, sul valore del rispetto delle regole che tutelano ciascuno, risultando vere e proprie salvavita dei più sfigati ma anche dei più gradassi e baldanzosi palestrati mentali.
Eppure ogni qual volta si presenta il prevaricatore di turno ( che non è mai mio figlio ma il tuo), con i pugni, le offese, le umiliazioni in bella mostra, il montepremi del capro espiatorio che ingiustamente patisce le pene dell’inferno, calcio dopo calcio, silenzio dopo silenzio, alza irresponsabilmente la sua posta, come fa una stramaledetta slot machine, così facendo il gruppo si rafforza dentro quel territorio ben delimitato.
Non è storia da videogames, dei violenti scambiati per eroi, bensì è immagine della vergogna. Bulli crescono intorno a una equipe senza tanto tempo a disposizione, attraverso un giudizio espresso senza titolo, con l’impossibilità a leggere più in là di un voto elargito a piene mani. Prepotenti e sprinter dell’immediato bruciano le tappe nell’indifferenza, di una collettività certamente non complice, ma corresponsabile, quindi colpevole.
Cosa ben grave, è assente il timore del dazio da pagare, perché nessuno parlerà, nella sfida scagliata senza troppi inciampi, tatuaggi invisibili di medaglie guadagnate sul campo, un potere riconosciuto, che assomiglia a una condanna senza appello. I bulli crescono e gli insegnanti sopravvivono, i genitori indisturbati sono in gara per poter vincere il traguardo del benessere, ognuno gioca la propria partita evitando la fatica di un confronto, un comportamento incomprensibile soprattutto da parte di chi è persona pratica della lettura, dell’osservare e ascoltare, di chi annota, verifica, elabora strategie per tentare di sfiorare quelle note nascoste, importanti al punto da rimanerne emozionati.
Adolescenti contaminati travalicando il mito della trasgressione, impattano nella devianza, nel lancio senza paracadute, mentre la società si dibatte nelle norme poco condivise, nel rigore e nella severità da usare chiaramente per qualcun altro.
Vittime e carnefici diventano carne da macello, c’è chi muore e c’è chi rimane oltraggiato per l’intera esistenza. Sono microcosmi di vita che dovrebbero fare preoccupare, perché con le malefatte perpetrate, prima o poi occorrerà farci i conti, nessuno è infallibile, e nessuno può pensare di continuare a fare il furbo impunito a spese del compagno più fragile.
E’ davvero necessario che poli convergenti si incontrino e si confrontino: studenti, insegnanti, genitori, testimoni, esperti, per far nascere delle idee e aiutare a diventare adulti insieme, ben sapendo, che se uno solo di questi poli sarà messo in “fuorigioco”, l’intero progetto è destinato a fallire.
Commenti
Alberto Facchini
Mar, 20/10/2015 - 08:19
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Il nostro mondo è basato su un sistema di potere che potrebbe essere considerato nel macrosistema quello che il bullismo rappresenta nel microsistema dell'adolescenza. I giovani crescono adeguandosi al modello imperante educativo e sociale. La nostra epoca è dominata dall'arroganza del mondo del mercato e del Dio Denaro. L'avidità di banche e multinazionali ha ridotto il pianeta a una cloaca sociale dove chi sfrutta di più, chi approfitta di altri umani per lucro e arricchimento personale, chi utilizza più strategie perfide per primeggiare sui propri antagonisti è vincente e premiato, ottiene potere e "gloria". Come potrebbero non influenzare un adolescente dei modelli sociali simili?
Credo fermamente che la svalutazione progressiva data alla Scuola negli ultimi anni (o decenni?) vada in questa direzione. La scuola dovrebbe essere l'istituzione per eccellenza deputata a diffondere visioni critiche sulla società, riflessioni sulla propria identità civile e sul proprio spazio relazionale. L'affossamento del progetto fondante del defunto Liceo delle Scienze Sociali (indirizzo nato proprio sulle prospettive di cui sopra) è un esempio lampante di come la classe di potere agisce sulla scuola. L'istituzione scolastica non deve fungere da strumento di interpretazione della realtà ma da mero contenitore/distributore di nozioni, e possibilmente contribuire allo spegnimento di qualsiasi coscienza personale in collaborazione con l'arma di distrazione di massa: l'apparato dei mass media.
La famiglia e la scuola sono oggi più che mai le uniche istituzioni che possono intervenire per invertire questa direzione perversa e micidiale. Fortunatamente c'è ancora spazio da parte di singoli educatori, insegnanti e genitori per lavorare in questo senso. Al di là degli slogan propagantistici su presunte Buone Scuole o pseudo riforme cattura-consensi.
Bullismo e distorsioni caratteriali insomma si possono combattere soprattutto attraverso la cultura, la formazione umana, la diffusione del senso civico. E tu Vincenzo, come operatore sociale, ne saprai senz'altro qualcosa...