ODISSEE - Il Teatro, la Storia, la Scuola

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ODISSEE.    Il Teatro, la Storia, la Scuola

Giacomo Camuri responsabile cooordinamento scientifico Teatro Scuola

Quattrocento anni sono appena trascorsi dalla morte di William Shakespeare. In lui l'antico seme gettato nella terra dell'immaginazione dai primi tragediografi greci è diventato un robusto e frondoso albero, la cui ombra si è proiettata nel tempo a venire. Quella prima rivoluzione della parola poetica, che ad Atene, in occasione delle feste in onore di Dioniso, si era avviata a esplorare l'universo degli intreccci interpersonali, dei moti profondi e ambigui dell'anima, degli accadimenti che segnano i comportamenti dei singoli e dei gruppi, si rinnova e si amplifica nell'opera del drammaturgo inglese così radicalmente orientata alla trasposizione nei linguaggi della rappresentazione scenica di vicende storicamente accadute ma ugualmente operanti negli anfratti inconsci di un presente che prefigura scenari di possibilità future.

Se il Teatro dopo la tragedia greca e dopo l'invenzione del dramma shakespiriano non può essere avulso dalla storicità delle vite dei singoli e dei popoli, anche e soprattutto il Teatro praticato nella Scuola come laboratorio di esperienza formativa deve avere nella conoscenza e nella coscienza della Storia il suo focus privilegiato. Da questo imprescindibile nesso di Storia e Teatro deriva lo sguardo sull'oggi che ha orientato il lavoro delle scuole e dei gruppi che hanno aderito al progetto Odissee. Attraverso il destino di Ulisse l'Odissea, l'opera che con l'Iliade ha inaugurato la storia della letteratura greca e di conseguenza la storia delle letterature occidentali, mette in scena l'umana avventura con gli inevitabili scacchi, con le infinite aspirazioni, con le fragilità e le faticose risalite. Da qui la traslazione del titolo dell'opera omerica ad un campo più vasto di significati che si raccolgono attorno all'esistenza in quanto tale, così da qualificarne il senso contenuto in quel “ex-sistere” che esprime la tonalità di un vivere, che dalla nascita, e forse ancor prima della nascita, è chiamato a progettarsi in un continuo rapporto con limiti, ostacoli e opportunità.

E' difficile pensare all'esistenza di un uomo o di una donna nel corso delle sue diverse stagioni senza piccole o grandi avventure che talvolta si possono anche chiamare disavventure. Vi sono odissee interiori ed odissee dettate da avvenimenti esterni. Vi sono odissee che riguardano singole vite, ma vi sono anche odissee che travolgono o sconvolgono la vita di molti individui, di intere comunità. Vi sono odissee che hanno lasciato nella storia segni profondi, incancellabili, che hanno mutato o possono ancora mutare le vicende dei popoli. Apportando cambiamenti nelle abitudini, negli stili di vita, le odissee possono tuttavia divenire fonti di grandi novità sul piano delle conoscenze e della cultura.

Dalla Scuola dell'Infanzia alla Primaria, dalla Scuola media alla Scuola superiore, dai tre centri del Fatebenfratelli di San Colombano al Lambro alla Casa Circondariale di Lodi sino all'UniTre il racconto di Omero e la parola Odissea sono stati declinati in molti modi. Si sono cercate odissee tra i canti dell'Odissea, nei racconti della Bibbia, nelle leggende d'Oriente, nelle storie di mare, nella narrativa contemporanea, tra dipinti e tradizioni musicali, nella ricostruzione di mappe immaginarie, nelle storie vere, che raccontano delle difficoltà dell'andare a scuola (se le scuole sono lontane o se i sistemi totalitari impediscono l'istruzione), delle difficoltà di trovare lavoro, della necessità di migrare o di fuggire alla guerra. Si è data alla fine voce alle odissee di chi disabile o di chi uscito da malattie invalidanti o da comunità o da carceri cerca la via di inclusioni che paiono talvolta irraggiungibili.

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