Il Consorzio costruttore del Terzo Valico dei Giovi (Cociv) ha deciso di entrare pesantemente nel campo educativo, proponendo a 710 scuole primarie di Liguria e Piemonte (province di Alessandria, Asti, Genova, Imperia, La Spezia e Savona) un progetto didattico e di formazione insegnanti che nell’anno scolastico 2014-2015 intende coinvolgere attivamente 200 istituti. . Il progetto dichiara di fondarsi sui valori di cittadinanza, integrazione, sostenibilità, ma l’intento esplicitamente enunciato fin dalle prime righe è quello di “costruire consenso e conversazioni positive attorno alle Grandi Opere come strumenti utili per la crescita e lo sviluppo del sistema paese”.
Anche il Terzo Valico dei Giovi, come molte altre, è in realtà una Grande Opera quanto meno controversa per il consumo di suolo agricolo che comporta, per il carico strutturale che impone su un territorio già fragilissimo e per la poca trasparenza dell'indotto economico che vi gravita intorno.
Che un'impresa privata entri nella scuola dei più piccoli e indifesi per promuovere senza contraddittorio un suo prodotto, usando i metodi e i materiali ricchi e accattivanti dell’ Edutainment, è già scandaloso di per sé. Lo è ancora di più quando la scuola è pubblica e la posta in gioco è la formazione di atteggiamenti profondi e precoci, l’imprinting nei confronti delle esigenze di salvaguardia del territorio e del paesaggio.
La scuola pubblica si merita strumenti e risorse per promuovere tra i giovanissimi cittadini, con tutto l’affetto e il rispetto che si deve loro, una coscienza concretamente attenta all' equilibrio tra attività economiche, gestione dei beni comuni, rispetto del patrimonio storico e salute degli ecosistemi. Invece qui, e rivolgendosi a scuole presumibilmente in affanno come tutte le scuole italiane, viene contrabbandata come occasione di cultura del progresso e cittadinanza globale l’opportunità di aderire alle logiche imprenditoriali del consumo disinvolto di suolo. Quelle stesse logiche che hanno aggravato quasi irreversibilmente negli anni la fragilità dei nostri territori, con le conseguenze che vediamo anche in questi giorni.
Siamo del tutto solidali con i cittadini e i genitori che chiedono alle Direzioni Didattiche e agli Uffici Scolastici Regionali di non farsi tramite acritico di questa proposta. Questo caso, per così tanti versi esemplare, ci avverte che non c’è educazione alla cittadinanza senza un impegno serio, pubblico e disinteressato nell’educazione al paesaggio e al patrimonio culturale.
Società Italiana di Scienze Umane e Sociali - SISUS