“Noi bambini presentiamo alla cittadinanza e alle istituzioni i nostri lavori, le nostre proposte, i nostri desideri per una città migliore”.
Così scrivono gli alunni di una 5° elementare della Scuola Primaria Passamonte di Messina, nella loro prima conferenza dedicata al quartiere Tirone.
Questo è solo uno dei tanti esempi di incontro attivo con la città presenti nel denso volume “Leggere la città a scuola”, curato da Amelia Stancanelli e Claudia Petrucci per la Loescher. Fa piacere che questa ricca documentazione di una ricerca innovativa, praticata da tempo, venga da una città che ha ancora tracce di un terremoto avvenuto 109 anni fa. Una città scempiata da anni di cattiva amministrazione del territorio, che ha portato ad un’urbanizzazione incontrollata.
Le molteplici attività, che coinvolgono da tempo numerose scuole, sono proposte dalla SISUS e da Italia Nostra, associazione che ha tra i suoi fondatori Antonio Cederna, uno degli intellettuali che vale la pena continuare a frequentare per la sensibilità e l’intelligenza con cui si è speso per la salvaguardia e la cura delle nostre città.
Nel libro si narra di una specie di caccia al tesoro, in cui vediamo impegnate numerose classi alla ricerca di frammenti e spezzoni delle mura di Carlo V, i cui resti sono aggrediti non tanto dall’usura del tempo, quanto dalla voracità delle colate incontrollate di cemento.
Tra i diversi percorsi documentati ce n’è uno particolarmente suggestivo, curato da una scuola dell’infanzia e intitolato “La città e il mare”. Ricco di disegni, collage e composizioni materiche con elementi naturali, mostra quanto fin da piccolissimi i bambini possano godere dell’esplorazione degli spazi esterni, urbani e naturali.
Che le competenze di cittadinanza si acquisiscano in un corpo a corpo con la città potrebbe apparire pleonastico, ma non lo è affatto, perché sono ancora troppo poche - e forse persino diminuite negli ultimi decenni - le scuole capaci di utilizzare il territorio come luogo in cui ricercare e sperimentare.
Norme sempre più restrittive, unite alle crescenti ansie di genitori che influenzano le scelte di numerosi dirigenti scolastici, si uniscono spesso, purtroppo, anche a pigrizie fisiche e mentali di noi insegnanti, che finiscono per rinchiudere la didattica nelle classi e costringere i corpi dei bambini a una innaturale clausura, con grande danno della loro capacità di ragionare e fantasticare.
E invece la città è la presenza del passato che più ci è prossima. Una presenza a cui ci accostiamo e spesso percorriamo distratti, senza accorgerci di quanto l’organizzazione dello spazio pubblico e i modi in cui viene abitato influiscano profondamente nella nostra formazione.
In queste settimane, in cui si parla molto delle scarse abilità nel leggere e nello scrivere dei nostri studenti, mi piace portare l’esempio di questo ricco repertorio di pratiche educative, in cui bambini e ragazzi imparano a leggere la città, ampliando il loro vocabolario e imparando a costruire quelle connessioni logiche che una lettura attenta della realtà stimola con grande efficacia.
Franco Lorenzoni, Leggere la città, "Il Sole 24Ore", Domenica 19 febbraio 2017