Le parole di padre Paolo Dall'Oglio ben dicono del senso dell'evento teatrale che da trent'anni puntualmente viene messo in scena nei giorni che precedono l'avvento del tradizionale mercato per la festa di Santa Lucia.
C'era dunque una volta Santa Lucia: la grande mediatrice tra cielo e terra, come Dante la cantava nella Divina Commedia. Per secoli i suoi racconti hanno fatto da ponte tra le generazioni. Con trepidazione agli inizi degli inverni la si aspettava di ritorno dal suo viaggio annuale tra le stelle. L'aspettavano i grandi che predisponevano la casa per il suo passaggio ma ancor più i piccoli ai quali dispensava doni. Dipinta da grandi maestri e da anonimi pittori, la sua effigie ha elargito il dono della vista, la luce dei suoi occhi ha illuminato le menti e le coscienze di una moltitudine indefinita di donne e di uomini tra le terre bagnate dal Mediterraneo e i ghiacci che lambiscono i paesi nordici.
C'era una volta Santa Lucia. Il suo nome, la memoria del suo culto si sono appannati nell'oblio che è calato sul mondo delle tradizioni, qui nel nostro territorio come altrove. Un eterno presente, una quotidianità senza prima e senza dopo, fatta di stimoli che si accendono e si consumano velocemente come cerini, pare aver spodestato la storia con la trama poliedrica dei suoi più noti o sconosciuti racconti.
Nell'oscurità dell'oblio rimbalzano le voci di increduli spiritelli che diffondono il sospetto che le tradizioni siano pura fantasia da sfatare. Ma vi è ancora un certo numero di viaggiatori, di esploratori dell'immaginario, che non desistono dal cercare e dall'attingere nei memoriali della storia – queste non sono altro che le tradizioni! – i fili di senso che rendono vivi e comprensibili l'oggi e il domani, che restituiscono attraverso i linguaggi codificati dal tempo l'attualità di temi fondamentali per la crescita personale e sociale, per la condivisione di percorsi di vita, per la comprensione della ricchezza di intrecci di cui è intessuta anche l'identità di un territorio locale.
L'ideazione della XXX Veglia di Santa Lucia si ispira a una leggenda anglosassone, La luna annegata, in cui si narra la storia della discesa in terra della luce lunare e del suo nascondimento nelle acque paludose della dimenticanza per mano di creature maligne, e del suo successivo ritrovamento dopo molteplici traversie da parte di un viaggiatore, forse bambino, forse adolescente, che grazie al fortuito incontro con il baluginare di quella luce sepolta può indicare agli abitanti di un villaggio piombato nell'oscurità la via per far nuovamente risplendere la luna in cielo. Molti sono gli elementi simbolici fissati nella tradizione e nella ricca iconografia luciana ad attestare i nessi che congiungono diversamente la Santa al ciclo lunare, all'universo stellato, alle acque, alla dialettica (anche stagionale) di sepoltura e rinascita, di oscurità e luce, ai passaggi di stato. Ma altrettanto molteplici sono gli spunti di riflessione evocati dalla leggenda anglosassone, dalle sue metafore, che rinviano alla drammaticità epocale del tempo oscuro e paludoso in cui viviamo.
Giunta al suo trentesimo appuntamento, la Veglia ripropone in chiave creativa, nel gioco degli oggetti di scena e nell'azione dei suoi protagonisti, bambini, giovani, disabili e rifugiati, il racconto di una luce prodigiosa che ha permeato nel tempo lungo delle bonifiche la formazione cultuale di una terra, il Lodigiano, sottratta alle acque di grandi distese paludose.
Occasione di una forte esperienza di inclusione, la Veglia offre l'opportunità anche per chi viene da lontano, costretto dalle condizioni precarie del paese d'origine, di sentirsi parte di una comunità temporanea, che non è solo soluzione di un'emergenza, ma accoglienza dentro una trama di storia e di cultura.
Ideata da Giacomo Camuri e Giannetta Musitelli con la collaborazione di Andrea Butera per la coreografia e Sabrina Inzaghi con Marina Capra e Luca Maccagni per le figurazioni e gli oggetti di scena, la Veglia vede in azione con le bambine e i bambini della classe 3A e l'insegnante Rachele Vianelli della Scuola Primaria S. F. Cabrini: Hybis Cueva, Rosalia Dispenza, Naira Eldemiri, Emanuele Forzani, Jaskaran Kaur, Elena Sorrentino, Giulia Tammaccaro (Liceo Maffeo Vegio), Marco Contrafatto, Paolo Danova, Eugenio Ripari, Adrian Solomon, G. Piero Vaccarini, M. Luisa Vaccarini con gli educatori Giorgio Bagatta e Laura Peviani (SFA/CSE Il Girasole), Matteo Cipolla, Cristina Di Stefano, Aurora Pedrazzini, Massimiliano Tedoldi con l'educatrice Francesca Mulè (SFA Le Pleiadi Servizi), Mohabullah Babakarkhil, N'Guessan Clementine N'Goran, Balbine Honorine Ntolo, Mercy Okoye, Gladys Ojo, Sandra Osariemen, Aliou Sarr con l'operatrice Tatiana Negri (S.P.R.A.R. Comune di Lodi – Progetto Insieme), Ines Ambrosini, Laura Belloni Sonzogni, Emanuela Benso, Alice Bettua, Federico Bonifati, Veronica Cervi, Williams Daccò, Laura Ferrandino, Ylenia Laino, Nelson Onyenezide, Kobenan Ndua, Silvia Prodan, Bogdan Rapeanu, Veronica Vignati, Monica Vitali (Fili Sospesi). La trascrizione della leggenda anglosassone è di Giacomo Camuri con il contributo di Federico Bonifati e Monica Vitali. Narrano Federica Bridda e Claudio Raimondo. Musiche originali di Carlo Cialdo Capelli. Con il patrocinio del Comune di Lodi e dell'Ufficio Scolastico Territoriale la veglia realizzata grazie al contributo della Fondazione Banca Popolare di Lodi è parte delle iniziative promosse da Lodisolidale.