“Ivana” racconta la sua Resistenza

Ivana.jpgVega “Ivana “ Gori  - Maria Cristina Mirabello
“Ivana” racconta la sua Resistenza:
una ragazza nel cuore della rete clandestina

Edizioni Giacché, La Spezia 2013
Pagg.101- € 8,00

Recensione di Claudia Petrucci

La Spezia, estate 1944. “ A che serve l’età?  Lo so, se mi pescano mi fucilano … Comunque ho diciotto anni. Cosa c’è da fare? “  Con queste parole Vega Gori, “ Ivana”, brava dattilografa, entra  nella rete clandestina della Resistenza. Da quel momento vivrà “in simbiosi, un po’ come i cavalieri medievali con i loro cavalli,” con la Remington su cui, in cascine nascoste,  copia  verbali, comunicazioni, numeri dell’Unità e di Noi Donne. E con la bicicletta da  uomo, scomoda e nera, a cui aggancia le sporte piene di  documenti da consegnare.

“Ivana” verrà congedata a fine guerra dalla  Brigata SAP con il grado di maresciallo e tornerà ad essere Vega. Oggi la signora Vega, dopo molte affettuose insistenze della figlia,  Maria Cristina Mirabello ,  docente e ricercatrice , ha  infine accettato di raccontare la sua storia.

Il risultato è un piccolo libro esemplare, in cui la voce di “Ivana” ci arriva direttamente,  nei ricordi di allora e  nelle riflessioni di oggi, e il lavoro  di Maria Cristina Mirabello incrocia le narrazioni personali e familiari con la documentazione storica.

Il libro ci aiuta a capire come la relazione  con il passato dia significato alle esperienze del presente. I temi su cui si sviluppa questo  rapporto  sono in realtà molti, oltre a quello cardine della dignità e della responsabilità  delle scelte personali e politiche rappresentate dalla Resistenza. C’è una storia di famiglia : la solidarietà tra le generazioni nella vita di tempi difficili. C’è una storia di genere :  “Ivana” si vede come “donna tra altre donne in un universo maschile”. E questo universo non è , come si potrebbe pensare, solo quello della guerra, ma soprattutto quello della lunga emarginazione delle donne sotto la dittatura fascista e dell’obbedienza e del silenzio loro imposto.  “Ivana” dedica il suo racconto anche a tutte le donne “che non hanno avuto modo di raccontare quello che hanno vissuto”.

C’è poi una storia di formazione, fatta di impegno e coraggio, ma anche di avventura e ironia, giovinezza e libertà, e perfino dei piccoli sberleffi che “Ivana” si permette nei confronti delle autorità nemiche.

E c’è anche una meravigliosa apertura al mondo di oggi, con i suoi intrecci di storie e di geografie, quando, tra le motivazioni che l’hanno alla fine convinta a farci conoscere la sua storia, Vega Gori cita anche  il bisogno di comunicare con chi non è della nostra lingua. L’occasione le è data dalla ragazza americana entrata nella sua famiglia, ma  chi legge il libro capisce quanto il tema della comunicazione le sia vitale. A cominciare dall’episodio in cui “Ivana” ricorda le difficoltà della bambina costretta dai molti spostamenti a fronteggiare le barriere dei microcosmi dialettali di allora.

A ridosso del 25 Aprile, Vega “Ivana” Gori e Maria Cristina Mirabello  hanno presentato il libro a La Spezia. La sala era piena di studenti, curiosi, affettuosi, allegri  e combattivi. Come è ancora oggi “Ivana”.

Claudia Petrucci