Da L'AZIONE, settimanale di informazione della Diocesi di Vittorio Veneto, riprendiamo questo articolo di una docente che mette in luce con sintetica chiarezza le motivazioni culturali a favore del mantenimento del Liceo Economico Sociale
Contro la contemporaneità
Con un colpo di spugna, inatteso quanto incomprensibile: è così che il Ddl Made in Italy mira a cancellare dall’ordinamento scolastico italiano il Liceo economico sociale (Les), nato nel 2010 come opzione del Liceo delle scienze umane, ma che negli anni ha guadagnato una propria identità e un’autonomia de facto. Un indirizzo in costante crescita, scelto nel 2023 dal 4% dei nuovi iscritti, contro il 2,7% del 2020. Il grande appeal del Les è dovuto al suo focus sulle dinamiche socio-culturali e giuridiche, che gli è valso anche l’appellativo di “Liceo della contemporaneità”.
Le categorie interpretative delle scienze umane (psicologia, antropologia, sociologia), del diritto e dell’economia politica, permettono di comprendere a fondo la realtà intorno a sé e dentro di sé e di affrontare questioni di grande attualità attraverso il dialogo tra le discipline caratterizzanti. Con l’effetto collaterale di sviluppare un pensiero critico, complesso, flessibile.
Abbiamo visto in questi anni ragazze e ragazzi diplomati al Les affrontare brillantemente la loro carriera universitaria nei più disparati ambiti, forti di una preparazione eclettica che, al di là dei contenuti disciplinari, gli ha permesso di sviluppare le soft skills (capacità relazionali, ndr) necessarie per agire in modo consapevole nella società: pensiero laterale, approccio multiprospettico ai problemi, comunicazione efficace. Indubbiamente una marcia in più. Inoltre, anche la presenza di una seconda lingua straniera rende l’indirizzo peculiare, poiché – con l’ovvia eccezione del Liceo linguistico – tutti gli altri percorsi liceali ne prevedono una sola.
Perché, dunque, abolire un indirizzo così apprezzato e florido?
L’obiettivo del Ddl è la sostituzione con un nuovo percorso, quello del Liceo del Made in Italy, che poco ha a che fare con il Les per profilo in uscita e obiettivi didattici: il diritto è presente solo al biennio e l’economia politica al triennio è sostituita da quella aziendale. Le scienze umane, poi, sono del tutto cancellate. Al loro posto, discipline tecniche.
Molte le incongruenze che hanno lasciato perplessi i docenti, tanto da costituire un comitato che ha raggiunto oltre 200 membri in pochi giorni e a lungo si è discusso delle contraddittorietà alla base di questa scelta del Governo. A cominciare dal nome inglese. Ancor più incredibile ci è parsa la decisione di introdurre il Made in Italy come opzione del Liceo delle scienze umane, dal momento che proprio le scienze umane sono le grandi assenti in questo percorso, di fatto più affine a un istituto tecnico per la natura degli insegnamenti caratterizzanti.
Del resto, esiste già dal 2018 un istituto professionale a indirizzo “Industria e artigianato per il Made in Italy”, non dissimile dal nuovo progetto.
Come comitato “Salviamo il Les” abbiamo messo in campo molteplici iniziative al riguardo: dall’organizzazione di flash mob e webinar al coinvolgimento di intellettuali che, a vario titolo, stanno sostenendo la nostra causa.
Grande supporto anche dai comitati genitori, che si sono mobilitati al nostro fianco. Insieme sosteniamo la necessità di salvare un percorso che risponde ai bisogni della realtà contemporanea e presente da anni in molti Paesi europei.
È nostra convinzione che le scienze economiche, senza lo spessore che possono apportare le scienze umane e giuridiche alla lettura dei fenomeni, perderebbero di profondità.
Ridurre l’istruzione umanistica a vantaggio di quella tecnica equivale a depauperare le nuove generazioni degli strumenti necessari per decodificare una società sempre più complessa, e, come afferma Martha Nussbaum, ad avere «generazioni di docili macchine anziché cittadini a pieno titolo». L’innovazione è importante, ma, argomenta la filosofa, «richiede intelligenze flessibili, aperte e creative; […] anche se il nostro unico obiettivo fosse la pura crescita economica nazionale, dovremmo difendere l’istruzione progressista basata sulle materie umanistiche e sulle arti».
Lucia Tortora Docente del liceo Marconi di Conegliano