Le presenze numerosissime e attive dei partecipanti all'incontro di lunedì 10 luglio scorso sono una viva dimostrazione dell'interesse sempre crescente intorno alla vexata quaestio della istituzione del Liceo del Made in Italy così come previsto dal disegno di legge del Governo presentato nel mese di maggio 2023, e cioè previa la soppressione del Liceo Economico Sociale dal panorama della scuola italiana.
SISUS, che da subito ha preso una posizione chiara e netta a favore del LES, unico a contemplare nel suo curricolo le Scienze Sociali, ormai indispensabili all'educazione del cittadino per la lettura della società contemporanea globalizzata, si è tra l'altro fatta promotrice di questo incontro che ha accomunato docenti della scuola e dell'università, politici e sindacalisti, in tanti mossi da un comune interesse.
Malgrado infatti le naturali e comprensibili sfumature nelle posizioni di chi è intervenuto - sia tra i relatori che tra i partecipanti, a voce e in chat - la difesa del LES e le istanze per il suo mantenimento sono state unanimi, come si può constatare sia rivedendo l'incontro nelle sua registrazione che leggendo la chat e il sintetico report qui di seguito.
In apertura tanto la presidente Maria Teresa Santacroce che il vicepresidente Luigi Mantuano hanno ribadito quanto espresso già dalla prima ora nel nostro documento, e cioè la necessità di salvaguardare il Liceo Economico-sociale scongiurando l’eliminazione delle Scienze Sociali, senza le quali è difficile anche solo “pensare” un’autentica crescita e uno sviluppo economico e civile del patrimonio italiano. Non una presa di posizione di parte, ma una vera e propria istanza culturale, per non vanificare i 40 anni e più di ricerca e sperimentazione di cui questo liceo è l'ultimo erede e portavoce. Da qui un invito alla riflessione, soprattutto ai decisori politici.
Va detto che erano stati invitati a dare il proprio contributo componenti della Camera dei Deputati e della VII Commissione Parlamentare - Cultura, Scienze e Istruzione - della stessa, e che hanno accolto l'invito le onorevoli Aprea, Manzi e Piccolotti, mentre l'on. Perissa, pur avendo dato inizialmente la propria adesione, è poi stato impossibilitato ad intervenire.
La giornalista e scrittrice Angela Iantosca ha presentato e moderato l'incontro, che prevedeva una prima tornata di esperti della scuola e dell'università, seguita dagli interventi politici.
Il professor Leonardo Becchetti, ordinario di Economia Politica nell'Università di Roma Tor Vergata, ha subito messo in luce come l'Economia sia essa stessa una scienza sociale, mentre si va verso un modello diverso di questa disciplina, intesa sempre più come Economia Civile, come luogo in cui si vendono significati, in interazione con le altre scienze umane. Puntando brillantemente i riflettori sul mondo del lavoro sempre più condizionato dalle nuove tecnologie e dall'Intelligenza Artificiale, ha evidenziato che i settori in cui i posti di lavoro sono più importanti richiedono una formazione di base interdisciplinare, per la quale appunto le Scienze Umane e Sociali sono naturalmente deputate.
Perciò vanno tenuti assieme - in quanto rispondenti ad istanze diverse - il Liceo Economico Sociale, come indirizzo a sé stante, e quello che sarà il liceo del Made in Italy, a prescindere dalla fisionomia che gli si vorrà dare.
La professoressa Caterina Di Pasquale, del Direttivo SIAC, ricercatrice di Antropologia Culturale nel Dipartimento di Civiltà e Forme del Sapere dell'Università di Pisa, ha ricordato l'importanza di questa disciplina tra i Crediti Formativi degli insegnanti, e in genere come Scienza Umana nella sua dimensione culturale e comunicativa.
Ha posto l'accento, in particolare, sulla necessità di dialogare con i soggetti interessati, di ascoltare le istanze dal basso, valutarne le necessità e le aspettative: tutte premesse importanti in particolare nell'avvio di nuovi processi educativi e formativi.
L'onorevole Valentina Aprea, esperta di politiche scolastiche e del lavoro, sgombra innanzi tutto il campo da eventuali dubbi: il Liceo del Made in Italy ha una collocazione particolare rispetto ad altre riforme fatte nella scuola, perché è figlio del PNRR, tanto che la proposta è partita dal Ministero dello Sviluppo Economico (MIMIT) che ha poi siglato un accordo con il MIM, in discontinuità quindi con tutte le esperienze precedenti.