Le "nuove" Linee Guida di Educazione Civica: tra luci (poche) ed ombre (molte)

Educazione Civica 2024-2025: un testo con poche luci e molte ombre

Qualche considerazione preliminare

Le Nuove Linee Guida per l’insegnamento dell’Educazione Civica, adottate con Decreto ministeriale 183 del 7 Settembre 2024, e di cui il Ministero dell’Istruzione e del Merito ha annunciato l’entrata in vigore a partire dall’a.s. 2024-25, presentano alcuni elementi di novità, in parte positivi, altri decisamente critici; entrambi, tuttavia, meritano di essere analizzati in modo equilibrato.

Il D.M. 7.09.2024, n. 181 che – integrato dalle nuove Linee Guida - sostituisce le Linee guida precedenti, allegate al D.M. 22 giugno 2020, n. 35, a corollario della Legge 92 del 2012, con l’aggiunta di ulteriori contenuti, ridefinisce altresì traguardi e obiettivi di apprendimento. In pari data il MIM ha inviato il testo delle nuove Linee Guida al Consiglio Superiore della Pubblica Istruzione per il prescritto parere (non vincolante).
Nel testo del  CSPI pubblicato celermente il 28 agosto, ritroviamo il seguente giudizio: “In relazione alle numerose e rilevanti criticità evidenziate e alle osservazioni formulate, il CSPI non può esprimere un parere favorevole sullo schema di decreto in oggetto - sicchè l’Amministrazione è invitata "a rivederlo alla luce delle argomentazioni fin qui illustrate.”
 
Le Linee Guida del 2020 (D.M. n. 35)
 
L' Educazione Civica come materia scolastica fu voluta da Aldo Moro, il grande statista pugliese, Ministro della Pubblica istruzione tra 1957 e 1958.
Fu – in quella temperie storica (quattro anni più tardi sarebbe nata la “scuola media unica” di cui alla L. n. 1859/1962) – una felice intuizione, tornata quanto mai attuale oggi, per l’aspetto etico che richiama i principi della Costituzione, da salvaguardare e, più ancora, da applicare, essendo la democrazia un ideale morale e politico. Il problema dell’educazione è oggi infatti fornire modelli di flessibilità mentale e metodi di apprendimento continuo che provino a contrastare la manipolazione delle informazioni, una chiave decisiva per ricostruire la democrazia e comprendere la società contemporanea. Ecco, allora, la validità di un insegnamento trasversale quale l’Educazione Civica, nel I e nel II ciclo di istruzione, che sviluppa la conoscenza e la comprensione delle strutture e dei profili sociali, economici, giuridici, civici e ambientali della società.
A fondamento dell'insegnamento dell'Educazione Civica, non può che essere posta la conoscenza della nostra Costituzione. Nell'ambito dell'insegnamento trasversale dell'Educazione Civica sono promosse anche l'educazione stradale, l'educazione alla salute e al benessere, l'educazione al volontariato e alla cittadinanza attiva. Con particolare riferimento agli articoli 1 e 4 della Costituzione – che restano veri e propri fari della nostra Repubblica - possono essere promosse attività per sostenere l'avvicinamento responsabile e consapevole degli studenti al mondo del lavoro.
Se c’è un appunto che può essere fatto alle Linee guida del 2020 – e a maggior ragione a quelle del 2024 – è proprio la mole di temi e problemi che sono demandati ad un monte ore ridotto mediamente a 1 ora settimanale. La legge 92, caratterizzata da un testo agile e coeso (12 articoli), prevede infatti nel I e nel II ciclo di istruzione almeno 33 ore annue e voto in pagella.
L'insegnamento trasversale dell'Educazione civica deve essere integrato con esperienze extra-scolastiche, a partire dalla costituzione di reti con altri soggetti istituzionali, con il volontariato e del Terzo settore, in particolare a quelli impegnati nella promozione della cittadinanza attiva.
 
Da una lunga riflessione pedagogica di questi decenni è emersa con forza l’esigenza di strutturare l’Educazione Civica come una vera “materia”, facendo anche riferimento ad una concezione dell'apprendimento e della cittadinanza attiva per cui bisogna “imparare” attraverso situazioni concrete.
È il senso delle Linee guida di cui al D. M. n. 35/2020, quando definiscono l’Educazione Civica più che una disciplina una sorta di “area valoriale” in cui i saperi sono desunti dalle discipline di riferimento (praticamente tutte) e diventano anche serventi per il raggiungimento (o l’affinamento) delle competenze attese, in primis di quelle di cittadinanza.
Fare Educazione Civica non significa, dunque, mandare a memoria un insieme di regole astratte, ma essere consapevole ed acquisire i comportamenti corretti propri della vita di tutti i giorni, e necessari a vivere in una comunità nella quale sono garantiti certi diritti e in cui si devono rispettare certi doveri. Per raggiungere tali finalità non è possibile limitare l’insegnamento della Educazione Civica ad una disciplina scolastica, ma cogliere ogni occasione nell’ambito della vita domestica, nella relazione con i compagni, nelle esperienze quotidiane a scuola e fuori per far comprendere ai ragazzi l’essenza dell’educazione alla cittadinanza.
 
Lo stesso CSPI, nel citato parere sulle Nuove Linee Guida 2024, evidenzia che “l’Educazione Civica non può essere considerata solo come una disciplina, in quanto, "attraverso apprendimenti formali, non formali e informali, permette lo sviluppo della cittadinanza, della responsabilità e dell’etica pubblica fondate sui valori condivisi della Costituzione”. L’Educazione Civica è quindi una disciplina trasversale, che si intreccia e si adatta alle nuove sfide poste dalla società contemporanea, il che rappresenta un passo significativo verso la costruzione di una società più equa, sostenibile e inclusiva.
 
L’Educazione civica delle Nuove Linee guida 2024-25
 
La legge del 2019 prometteva – all’art. 4 - nel primo quadriennio della sua attuazione specifiche azioni formative e misure di accompagnamento e supporto, che però non pare siano state effettuate, o, se effettuate, non sono state rese note, al pari del previsto monitoraggio.
Inoltre prevedeva che le Linee fossero integrate per definire i traguardi di sviluppo delle competenze, gli obiettivi specifici di apprendimento e i risultati attesi sulla base delle attività delle istituzioni scolastiche e degli esiti del monitoraggio di cui al comma 2.
Le nuove indicazioni sembrano riprendere il percorso proposto dalla Legge 92 che, beninteso, resta il testo di legge di riferimento. Esse si configurano come strumento di supporto e sostegno ai docenti anche di fronte alle emergenze educative e sociali del nostro tempo quali l’aumento di atti di bullismo, di cyberbullismo e di violenza contro le donne, la dipendenza dal digitale, l’incremento degli incidenti stradali - che impone azioni sinergiche, sistematiche e preventive in tema di educazione e sicurezza stradale – nonché di altre tematiche, quali il contrasto all’uso delle sostanze stupefacenti, l’educazione alimentare, alla salute, al benessere della persona e allo sport.
 
Le nuove Linee Guida – già previste, dunque ad integrazione delle precedenti, vanno però oltre la semplice definizione di traguardi e obiettivi, introducendo concetti e osservazioni talvolta ambigui se non proprio discutibili. Ne sottolineiamo alcuni, anche con riferimento al parere negativo espresso dal CSPI.
 
La Costituzione rimane l’ovvio punto di riferimento anche nelle nuove Linee Guida le quali “promuovono l’educazione al rispetto della persona umana e dei suoi diritti fondamentali, valorizzando principi quali la responsabilità individuale e la solidarietà, la consapevolezza di appartenere ad una comunità nazionale...”, e ne costituisce il primo nucleo concettuale proposto all’attenzione dei docenti.
Nel testo pubblicato ad agosto, però, il riferimento alla Costituzione appare alquanto strumentale, dal momento che alcuni suoi aspetti caratterizzanti (quali accoglienza, tolleranza, solidarietà e pace) sono quasi del tutto ignorati, e manca del tutto un riferimento alla relazione sociale individuo / collettività, mentre altri - come il nesso senso civico / sentimento di appartenenza alla comunità nazionale, hanno maggiore e reiterato risalto. A tal proposito il CSPI afferma che “risulta più funzionale mantenere anche la definizione del primo nucleo concettuale fornita dalle Linee guida ex D.M. n. 35/2020 (Costituzione, diritto, legalità e solidarietà), con il riferimento esplicito […] ai concetti di legalità e soprattutto di solidarietà, inscindibilmente collegati e da collegare alla carta costituzionale”.
 
Il secondo nucleo concettuale si intitola Sviluppo economico e sostenibilità, ma in esso si enfatizza soprattutto il valore del lavoro e dell’iniziativa privata, come strumento-cardine della crescita economica, si parla altresì di tutelare la salute e il benessere collettivo e individuale, di protezione civile, vi si mette in guardia dalle dipendenze (alcool, droghe, giochi d'azzardo...), ma nulla vi si dice della sostenibilità, pur citata nel titolo! Una “dimenticanza”?
La centralità riconosciuta allo spirito di iniziativa e di imprenditorialità, parallelamente alla valorizzazione della iniziativa economica privata evidenzia l’importanza della proprietà privata (art. 42 Cost.) che, come definisce la Carta dei diritti fondamentali della Unione Europea, è un elemento essenziale della libertà individuale che va dunque rispettata e incoraggiata.
Ma anche su questo tema, il CSPI non risparmia qualche critica al nuovo testo, perché le indicazioni relative allo sviluppo economico, alla valorizzazione del lavoro e dell’iniziativa economica privata, la diffusione della cultura di impresa, la valorizzazione e la tutela del patrimonio privato non rientrano nelle tematiche contemplate dalla L. n. 92/2019.
Allo stesso modo, non si può ridurre l’educazione finanziaria a mero strumento di “valorizzazione e tutela del patrimonio privato”, come invece ribadito nelle nuove Linee Guida.
 
A proposito del terzo nucleo, “Cittadinanza digitale”, è palese la contraddizione tra l'ovvia importanza data alle nuove tecnologie e l'atteggiamento a dir poco "attendista" che si coglie nella sezione. 
Il CSPI evidenzia il ruolo delle famiglie nell’utilizzo consapevole degli strumenti informatici, e consiglia agli estensori del testo di eliminare il divieto di utilizzare smartphone e i tablet, “in quanto non attinente al tema della cittadinanza digitale e non pertinente alle finalità delle Linee guida”.
Il MIM ha ignorato questa raccomandazione, vietando invece l’uso di alcuni di questi apparati nei primi gradi scolari.
 
Altri rilievi – di carattere più eminentemente pedagogico e didattico il CSPI rivolge alla “confusione” su concetti ormai consolidati nella pratica pedagogica.
Peraltro, una eccessiva specificità si coglie nel lungo elenco (ben dodici) di competenze e relativi obiettivi di apprendimento, che accompagna il testo delle Linee Guida 2024 già di per sé alquanto prescrittivo.
Se, dunque, un limite delle Linee guida del DM n. 35/20 era stato una certa genericità che, però, lasciava spazio alla progettualità dei collegi e dei consigli di classe, le ultime appaiono un testo limitante e ancora legato ad una idea alquanto prescrittiva dell'azione didattica.
 
Le nuove Linee Guida, pur introducendo elementi innovativi, non presentano indicazioni relative all’educazione all’affettività, alla comunicazione e alle relazioni interpersonali. Si tratta di una omissione di rilievo, poiché l’Educazione Civica dovrebbe includere quali temi portanti della formazione dei giovani gli aspetti legati alle emozioni e alle relazioni sociali: la scuola, che si snoda lungo un percorso formativo che va da 3 a 18 anni (se si considera anche il nuovo segmento 0-6 anni), è infatti il luogo dove promuovere lo sviluppo della capacità affettiva e relazionale e dove, mediante una pedagogia della comunicazione, del confronto e della convivenza democratica, è possibile impiantare nella società attuale una ben radicata cultura della pace e della nonviolenza.
 
Va riconosciuto che le riforme implementate negli ultimi venti anni, pur rafforzando l’acquisizione di competenze relazionali, hanno ancora privilegiato un’educazione rivolta principalmente all’intelligenza cognitiva. Le ultime Linee Guida continuano lungo questa strada in cui l’educazione all’affettività è trascurata: al contrario, le relazioni umane sono fondamentali della vita di tutti noi, veri e propri “beni relazionali” (P. Donati), indicatori “umani” del ben-essere di una comunità, attraverso l’amicizia, la cooperazione, la coesione sociale, la solidarietà e la pace ma, come rappresentano una fonte di benessere, possono – viceversa – causare conflitti.
Per noi che ci occupiamo di educare e formare i giovani alle professioni rivolte alla “persona”, l’educazione all’affettività è un percorso formativo che deve fornire alle persone – non agli individui - le competenze necessarie per sviluppare relazioni positive e costruttive. Questo percorso per la cittadinanza attiva può essere svolto in diversi contesti, tra cui la scuola, la famiglia e la comunità,
 
Infine, l’eccessiva enfasi posta sull’identità nazionale richiama un forte senso di appartenenza alla “Patria”, insistendo non poco sulla storia europea e occidentale. Si tratta di un approccio non privo di rischi, e che lascia poco spazio alla valorizzazione delle diversità culturali e ad una visione più globale e inclusiva.
Questo ultimo passaggio sembra confermare un approccio tradizionalista (si guardi al consolidamento della cultura dei doveri e della responsabilità individuale) e, di riflesso, una interpretazione rigida del rispetto delle regole, che tralascia l’importanza di un approccio dialogico e critico nella formazione alla cittadinanza.
 
Meno convincente ancora è il passaggio contenuto nel capitolo intitolato Principi a fondamento della Educazione Civica, in cui, a fianco di generiche affermazioni sull’inclusione, si entra in palese contraddizione quando si parla di quel sentimento di appartenenza che deriva dall’esperienza umana e sociale del nascere, crescere e convivere in un Paese chiamato Italia e prosegue con precisi riferimenti al Made in Italy: tutte cose in sé ovviamente positive e sacrosante, ma che andrebbero inquadrate nella prospettiva multiculturale e globale ormai imprescindibile.
 
Passando rapidamente alle indicazioni metodologiche, condivisibile, e sostanzialmente in linea con i contenuti della L. 92/2019, è il riferimento alla trasversalità e alla contitolarità, che rappresentano, a parer nostro, gli elementi qualificanti e innovativi della L. 92 e che, tuttavia, sono stati tra quelli che hanno avuto un percorso arduo e irto di difficoltà. È su questi punti che andrebbe incrementata quindi la formazione dei docenti.
Superfluo infatti sottolineare l’importanza del coinvolgimento dei Collegi dei Docenti nelle loro articolazioni, ivi compresi i dipartimenti disciplinari.
La flessibilità offerta alle scuole – che è comunque salvaguardata anche nel nuovo testo, sia pure accompagnata da una pletorica elencazione di obiettivi, competenze e contenuti - consente agli insegnanti di adattare i percorsi educativi alle esigenze degli studenti, favorendo un apprendimento più personalizzato.
 
In particolare, l’integrazione di tematiche quali la sostenibilità e la responsabilità sociale delle imprese rappresenta un passo verso la sensibilizzazione degli studenti a questioni cruciali del nostro tempo.
L’attenzione all’educazione digitale prepara meglio gli studenti a navigare nel mondo online in modo sicuro e responsabile, una competenza sempre più necessaria.
Tuttavia, emergono anche qui alcune criticità: la separazione tra sviluppo economico e sostenibilità, nel nuovo titolo delle Linee Guida, lascia trasparire una sorta di mancata relazione tra i due concetti, con il risultato di indebolire l’importanza della responsabilità nella promozione di un progresso rispettoso dell’ambiente e delle relazioni sociali.
Inoltre, come già accennato, il rischio di un approccio “nazionalista” potrebbe ostacolare la formazione di una cittadinanza globale, necessaria ad affrontare sfide globali, quali il cambiamento climatico e le crisi sociali.
 
La nuova formulazione potrebbe essere percepita come una semplificazione delle tematiche educative, poiché la complessità delle relazioni sociali e ambientali rischia di essere ridotta a slogan privi di profondità e, sostanzialmente, a trite petizioni di principio.
Infine, la mancanza di riferimenti al valore dell’unità nella diversità, che caratterizza il progetto europeo, solleva interrogativi su come i giovani possano sviluppare una coscienza civica che trascenda i confini nazionali.
 
Resta, in ultimo, l’esigenza da parte dei docenti, di ulteriori chiarimenti in merito alla attribuzione della titolarità dell’insegnamento che, lasciata immutata nei curricoli in cui sia presente un insegnamento di scienze giuridiche ed economica - la qual cosa risulta molto discutibile dato che l' educazione civica è trasversale a tutte le discipline - nulla dice a proposito delle altre, rimarcando che, in ogni caso “gli obiettivi di apprendimento vanno perseguiti attraverso la più ampia collaborazione tra tutti i docenti, valorizzando la trasversalità del curricolo”.
In tal senso si rende necessaria un’attività di formazione e di aggiornamento dei docenti, finalizzata a razionalizzare obiettivi e competenze e, soprattutto, a fornire chiare indicazioni sulla progettazione educativa e sulla programmazione didattica, con la necessità di mantenere un certo equilibrio tra le liste di obiettivi e competenze emanate dal Ministero con il ridottissimo monte ore a disposizione, senza del quale equilibrio le finalità indicate nelle Linee guida rischiano di essere pletoriche e velleitarie.