Non vogliamo scavarci la terra sotto i piedi
people4soil : una ICE per salvare i suoli fertili d'Europa
Utilizzando lo strumento dell'Iniziativa Europea dei Cittadini previsto dal trattato di Lisbona, è partita nell'autunno 2016 la campagna people4soil.
La campagna , sostenuta da più di 300 associazioni, tra cui ONG, istituti di ricerca, associazioni di agricoltori e gruppi ambientalisti, chiede che il suolo venga riconosciuto come un patrimonio comune che necessita di protezione a livello europeo. Chiede quindi una Direttiva Europea che vincoli gli stati a frenare la distruzione impressionante del suolo fertile oggi in atto, per salvare le funzioni insostituibili che il suolo svolge nella produzione di cibo e nella salute degli ecosistemi. Servono almeno un milione di firme da raccogliere in Europa entro i primi di settembre 2017. In Italia ne servono circa 60.000. La raccolta si svolge sia in modalità on line, sia materialmente, alla vecchia maniera, con banchetti e moduli da firmare. Per firmare serve carta di identità o passaporto.
E' una questione così importante ? Sì. E sempre di più lo sarà per il futuro. Anche se nell'agenda europea i problemi gravissimi e urgenti sono molti, sarebbe sciagurato considerare la difesa del suolo fertile un tema marginale. Il suolo non è solo il supporto fisico delle attività umane, la piattaforma neutra e inerte su cui collocare di tutto.
Un suolo sano e vivo è un bene essenziale alla vita come l'acqua e come l'aria: permette la sicurezza alimentare, mantiene la biodiversità, la formazione delle riserve e la regolarità del ciclo dell’acqua, contribuisce a mitigare gli sbalzi climatici e le ondate di calore estivo nelle città: in altre parole, ci protegge dai disastri. Il suolo è però una risorsa fragile, non rinnovabile in tempi storici, esposta a contaminazione, erosione, perdita di materia organica e biodiversità.
L’intervento umano può accelerare in modo devastante il degrado o la scomparsa dei suoli fertili. La scarsità di suolo fertile ha gravi conseguenze sociali e perfino geopolitiche. In tutto il mondo gli stati più forti e le imprese multinazionali stanno già avviando da tempo un processo di concentrazione di proprietà e accaparramento dei suoli delle aree più fertili ma politicamente più fragili. Molta parte delle nuove migrazioni viene proprio da queste aree.
La devastazione del suolo fertile nei paesi industrializzati offre perfino un alibi ideologico a questa rapina. E proprio la rapina permette di chiudere gli occhi, dato che qui da noi i prodotti alimentari arrivano comunque in abbondanza, anche se in casa propria stiamo facendo il deserto.
L'Europa è uno dei continenti più urbanizzati. In tutta Europa la pressione di insediamenti, costruzioni, industrie, autostrade, infrastrutture , moltiplica le aree ricoperte, impermeabilizzate, trasformate in superfici artificiali, inquinate senza rimedio. I numerosi rapporti di ricerca prodotti nell'ambito della Commissione UE hanno permesso di conoscere i dati allarmanti di questo processo. Ogni anno la perdita è equivalente all'estensione dell’area urbana di Berlino, e ogni dieci anni si impermeabilizza una nuova superficie pari a quella dell’isola di Cipro. Paesaggi e habitat troppo frammentati perdono integrità e funzione, e la perdita stimata di derrate agricole ammonta a quattro milioni di tonnellate all’anno. Nel 2011, uno dei rapporti più interessanti della Commissione UE ( 'Overview of best practices for limiting soil sealing or mitigating its effects in EU-27' ) forniva anche un repertorio di pratiche e di interventi economici, politici, ma anche tecnici e strutturali per limitare il consumo di suolo e mitigarne gli effetti. Ma nonostante questo imponente lavoro le cose non sono certo migliorate, anzi.
Le cose non sono migliorate perché, nonostante gli studi, le ricerche e le proposte praticabili, a una Direttiva Europea contro il consumo di suolo non si è mai arrivati. La proposta, presentata dalla Commissione nel 2006, venne ritirata nel 2014 dopo OTTO anni di discussione: alla fine di lunghe e inconcludenti trattative tra i governi, l'opposizione di alcuni stati membri indusse il Consiglio dei Ministri dell'Ambiente a non accettare le proposte della Commissione. Restano linee guida per la salvaguardia dei suoli più o meno condivise, e il Settimo Programma di Azione Ambientale pieno di sfide da affrontare e di suggerimenti, ma una direttiva vincolante non c'è.
Le Direttive europee orientano le legislazioni nazionali, che le devono recepire . Sono utili soprattutto quando riguardano quei temi importanti su cui la sensibilità non è però omogenea nei diversi paesi , e la mancanza di attenzione potrebbe portare, nelle singole legislazioni nazionali, a scelte distruttive per tutti. Questo vale per l'ambiente, la salute, e i molti campi in cui l'Unione Europea, grazie proprio al sistema delle Direttive, è riuscita ad avere risultati positivi e concreti. Certo, una Direttiva non basta se poi gli stati scelgono di recepirla in modo tardivo o solo formale, ma almeno costituisce un elemento di diritto a cui appoggiarsi
Il consumo di suolo è proprio uno di questi temi: la mancanza di una Direttiva continua a consentire che il problema sia nascosto e sottovalutato. Gli interessi speculativi sono forti, gli investimenti necessari per contrastarlo sono impegnativi. Il trend insostenibile riguarda quasi tutti i paesi, e ciascuno prova a gestirlo per conto suo, a volte ignorando strategie e interventi sperimentati con successo altrove. Ci vuole una consapevolezza culturale e una volontà politica che difficilmente può emergere senza una sponda europea che affermi e sostenga le esperienze più avanzate. Un modello europeo di gestione sostenibile del suolo è possibile: c’è la cultura per realizzarlo e potrebbe diventare anche un riferimento a livello globale. In mancanza di questo, le leggi nazionali di contenimento, quando esistono, sono largamente insufficienti. Non fa eccezione il recentissimo disegno di Legge approvato in Italia, che pure riconosce l'importanza del suolo come bene comune e risorsa non rinnovabile, ma non si dota poi di strumenti efficaci per proteggerlo.
Tocca dunque ai cittadini fare quello che non sono riusciti a fare i governi, e che la Commissione, nonostante gli impegni dichiarati allora, sembra aver lasciato cadere. TOCCA AI CITTADINI EUROPEI DARE UN DIRITTO AL SUOLO, PORTANDO AL PARLAMENTO E ALLA COMMISSIONE, CON LO STRUMENTO DELL’ICE, UNA PROPOSTA DI DIRETTIVA DI INIZIATIVA POPOLARE
Questa campagna è importante per tutti i cittadini europei. Perché l'Europa che vogliamo è quella del rispetto sociale e ambientale, e del territorio come bene comune, dentro e oltre i confini degli stati. Ci serve, in questo come in altri campi, un diritto europeo che possa mettere in comune le esperienze più positive e efficaci realizzate nell'Unione. Ci serve una prospettiva federale rispettosa del meglio dei valori territoriali, ma anche capace di orientarli verso uno sviluppo sostenibile e condiviso.
Nel 2014, invece, alcuni stati membri hanno bloccato la Direttiva contro il consumo di suolo rivendicando la competenza esclusiva nazionale su tutte le questioni inerenti al territorio, come se il tema della salvaguardia del suolo riguardasse frontiere, estensioni e confini, e non la qualità delle funzioni vitali di un bene comune. Rifiutando regole comuni ciascuno di questi stati ha rivendicato in realtà il paradossale diritto di essere nemico del sacro suolo di casa propria. E' probabile che questa convinzione fosse, e sia, diffusa anche oltre il gruppetto dei governi che hanno esplicitamente sabotato il progetto. E rischia di rafforzarsi nel clima di nazionalismo distruttivo che sembra così di moda oggi. Anche per contrastare questa deriva è importante raccogliere e far raccogliere le firme.
Chi decide del territorio e dei suoi assetti? La sovranità che appartiene al popolo non si difende solo proteggendola dai nemici esterni, veri o presunti, e i nemici non sono sempre esterni. Il nazionalismo dei padroni in casa propria può non farsi scrupolo di asservirla, questa casa, a potentati vecchi e nuovi, alla speculazione e all’inquinamento, a tutti i veri nemici del suolo d'Europa.
Claudia Petrucci