In questo momento estremamente difficile per il Paese la chiusura delle scuole è stata una scelta tanto dolorosa quanto indispensabile, ancorchè gravosa per i nostri studenti e le loro famiglie.
Ovunque i docenti e i loro dirigenti si sono attivati per non perdere il loro legame con gli studenti, dando spazio alla tecnologia e alla creatività, a dimostrazione - se ce ne fosse ancora bisogno - di quanto le professioni della scuola siano segnate da un coinvolgimento che va ben oltre i confini del semplice dovere professionale.
Consapevole di quanto possa contare, in momenti come questi, anche il più piccolo contributo di solidarietà, il Comitato Tecnico Scientifico di SISUS apre su questo sito uno spazio per supportare i docenti, raccogliere contributi e suggerimenti, scambiare esperienze, insomma per offrire la propria 'piazza virtuale' a quegli scambi culturali ed esperienziali che in altra forma ci sono per adesso negati.
In pratica, concretizziamo questa nostra offerta, che fa appello, per essere realmente utile, alla collaborazione di tutti:
Con l'obiettivo di essere di supporto alle scuole in questa situazione di emergenza e di favorire la più ampia condivisione e il confronto fra i colleghi, il CTS di SISUS propone ai Dirigenti Scolastici, ai coordinatori di Dipartimento e ai docenti di Scienze Umane dei LSU e del LES una ricognizione sull'andamento della programmazione di Scienze Umane (disciplina oggetto della seconda prova agli Esami di Stato) nelle classi quinte.
La raccolta dati servirà a conoscere le tematiche comuni trattate e mappare gli argomenti svolti durante questo anno scolastico “anomalo” e trarre così dal confronto qualche spunto e suggerimento che possa essere utile per tutti.
Si richiede ai docenti di indicare:
Per rispondere alla richiesta è necessario compilare il form online accedendo al seguente link: https://forms.gle/nENr7jH6zmT1nZuLA .
La scadenza per la raccolta dei dati è fissata al 20 marzo 2020.
Auspichiamo una risposta pronta e numerosa, e ringraziamo tutti per la preziosa collaborazione
L'UNESCO HA AVUTO LA GRANDE IDEA DI DARE ACCESSO LIBERO ALLA BIBLIOTECA DIGITALE MONDIALE SU INTERNET.
INCOLLO QUI IL LINK IN MODO CHE GENITORI E FIGLI POSSANO APPROFITTARE DEL TEMPO CULTURALMENTE!
GODETEVELO E RICORDATE : #IORESTOACASA
CHE REGALO DA PARTE DELL'UNESCO A TUTTA L'UMANITÀ!
Soprattutto per i GIOVANI.
E' già disponibile su Internet, attraverso il sito https://www.wdl.org. Raccoglie mappe, testi, foto, registrazioni e filmati di tutti i tempi e spiega in sette lingue i gioielli e i cimeli culturali di tutte le biblioteche del pianeta.
NON SOLO VALE LA PENA CONDIVIDERLO, MA È UN DOVERE ETICO FARLO!
Queste sono le cose che vale la pena di diffondere.
SE NULLA SARA' PIU' COME PRIMA FACCIAMO CHE CON LA CULTURA I TEMPI CHE VERRANNO CI TROVINO PIU' PREPARATI UNITI E SOLIDALI IN UN MONDO SENZA INGIUSTIZIE E CON UN SISTEMA SANITARIO PER TUTTI, NON SOLO PER I PIU' RICCHI
BUONA NAVIGAZIONE
Inviato da Josette
In questa sezione vogliamo scambiare contributi utili per attuare la didattica a distanza.
Spunti didattici per un percorso di Storia - da integrare con Scienze Umane, Geografia, Arte... - che permette una riflessione sulla pestilenza del Trecento e dunque su una situazione di 'pandemia' che provocò la grave crisi di quel secolo. Situazione nella quale oggi purtroppo ci rispecchiamo...
Ringraziamo il professor Raffaele Pellegrino, docente di storia e filosofia nonchè ricercatore presso l'Istituto Pugliese per la storia dell'Antifascismo e dell'Italia Contemporanea (IPSAIC).
Mettiamo a disposizione dei colleghi un prezioso contributo di Paolo Cinque, un percorso interdisciplinare sulle epidemie, pestilenze e altro, purtroppo per adesso di grande attualità.
Si tratta di un lavoro non esaustivo....ma solo una pista di riflessione ad uso degli insegnanti, un work in progress che può ancora avvalersi del contributo dei lettori
pagina tratta dal sito di Social Academy
Oggi esistono tantissime piattaforme e corsi per imparare online che ci permettono di studiare e apprendere qualcosa di nuovo semplicemente con una connessione internet, seduti comodamente a casa o nelle pause dal lavoro.
Fra questi un posto di merito spetta ai MOOC, sigla che sta per Massive Online Open Courses (Corsi online aperti su larga scala).
Quando sono nati (nel 2008 fu utilizzato il termine per la prima volta) MOOC era una parola poco conosciuta. Oggi è diventata di uso comune per descrivere tutte quelle piattaforme gratuite per imparare online dedicate all'insegnamento dei più svariati argomenti: matematica, storia, scienze, coding, big data, marketing, lingue straniere, letteratura, business e IT.
Oggi è possibile approfondire una qualsiasi materia o specializzarsi in un settore senza bisogno di frequentare costosi corsi che magari ci porterebbero lontano da casa; oppure semplicemente imparare cose nuove per avere qualche entrata in più o coltivare quella particolare passione o materia che ci è sempre piaciuta ma che non abbiamo potuto studiare all'università.
Grazie ai MOOC puoi studiare da casa o da qualsiasi luogo che abbia una connessione a internet. Sono sempre gratuiti e facilmente accessibili (di solito basta iscriversi con email e password o tramite Facebook).
Ci sono tante tipologie di piattaforme MOOC: quelle che permettono di ottenere attestati di partecipazione a fine corso, conseguire crediti universitari o addirittura titoli di studio come Master; altre invece ti danno competenze molto specifiche e settoriali mentre altre ancora ti aiutano nella crescita personale.
Ricapitolando i Mooc sono:
La maggior parte delle piattaforme MOOC sono in inglese, ma ne esistono molte anche in italiano, scopriamo quali!
La piattaforma European Multiple Mooc Aggregator (Emma) è un bel progetto supportato dall'Unione Europea che mira ad aggregare diversi corsi gratuiti online offrendoli in una pluralità di lingue tra cui l'italiano. "Fornisce un sistema per erogare corsi aperti e gratuiti - in modalità multilingue - prodotti da università Europee e istituzioni della cultura per aiutare a preservare e a promuove la ricchezza culturale, educativa e linguistica dell'Europa".
I corsi hanno una data d'inizio e fine e una classe interattiva.
È appena nato ma ne parlano già in tanti: Eduopen è un progetto finanziato dal MIUR che oggi conta ben 14 università italiane che intendono fornire una formazione aperta, collaborativa e gratuita a chiunque lo desideri. Ogni corso ha una data d'inizio e fine e prevede il rilascio di un certificato di partecipazione, crediti formativi universitari o di un titolo formativo come un Master o corso professionale.
Un progetto realizzato con la collaborazione dell'Unione Europea che raccoglie moltissimi corsi, tra cui diversi in italiano in partnership con diverse università d'Europa.
Video, testi ed esercizi per studenti delle superiori e università. L'unica domanda da porsi, come suggerisce il sito è "Che cosa vuoi imparare oggi?". Si può scegliere per argomenti di diverse materie o cercare direttamente una parola chiave, se poi dopo aver completato il corso qualcosa non è chiaro puoi fare delle domande alla community di studenti ed esperti e dare una mano rispondendo alle domande degli altri.
Una piattaforma con tanti corsi online, molti dei quali gratuiti Ce ne sono alcuni anche in italiano, scopri i prossimi in partenza! Per alcuni dei corsi sono inoltre previsti degli attestati di partecipazione.
È la piattaforma di elearning della Regione Toscana dove puoi trovare una serie di corsi suddivisi per aree tematiche, percorsi di preparazione alle certificazioni ma anche podcast, ebook e AVR (Aule Virtuali Registrate).
Diverse università italiane hanno deciso di creare la loro piattaforma per erogare MOOC o si appoggiano, come La Sapienza con Coursera, a piattaforme più importanti e internazionali. I corsi sono accessibili tramite iscrizione e hanno tutti una data di inizio e fine entro cui frequentare il corso online.
Trovi dei MOOC tenuti dalle Università Italiane ai seguenti indirizzi:
Come hai visto ci sono tanti MOOC e molti offrono corsi in lingua italiana.
Sono sicura che ti sarai già fatto/a un'idea di quale corso vorresti seguire ma se sei ancora poco convinto/a dei suoi vantaggi, ecco cosa puoi fare seguendo un MOOC:
Ricordo ancora (e ho 24 anni!) le difficoltà che incontravo qualche anno fa quando volevo approfondire un particolare argomento per un'interrogazione alle superiorI. In Internet era difficile trovare contenuti validi e veramente specifici come invece li troviamo oggi su queste piattaforme per lo studio online. C'era Wikipedia, qualche video su YouTube e i libri.
Perchè vi racconto questo? Perchè penso che le piattaforme per imparare online come i MOOC dimostrino l'utilità e lo spirito di condivisione con cui è nato internet e rappresentino una delle sue parti più belle.
Grazie ad essi oggi possiamo accedere a moltissime informazioni di livello specialistico che anni fa potevamo solo immaginare. Possiamo approfondire le nostre conoscenze, scoprire nuove materie di studio o nuove passioni e specializzarci, in un'epoca, come la nostra, dove il continous learning è una realtà e una necessità per la ricerca del lavoro o l'avanzamento di carriera.
Se ti è piaciuto l'articolo, condividilo sui social e non dimenticare di seguirci su Facebook e Twitter dove condividiamo quotidianamente aggiornamenti sui migliori corsi ed eventi gratuiti e in offerta, materiali scaricabili e strumenti innovativi per lo studio o il lavoro.
A presto,
Giulia
In questa sezione accogliamo le vostre segnalazioni per letture/ascolti utili alla riflessione e non solo per la didattica:
Aboubakar Soumahoro, Umanità in rivolta, con i suggerimenti di lettura di Claudia Petrucci. Si può leggere insieme al bel libro-inchiesta di Bianca Stancanelli, La pacchia.Vita di Soumaila Sacko, nato in Mali, ucciso in Italia
Forum disuguaglianze diversità, L’impegno per contrastare le disuguaglianze in educazione nel tempo del Covid-19
FLC-CGIL, Fascicolo sulla didattica a distanza (scaricabile)
Luigino Bruni, Il gran peso delle parole. Opinioni - Debito e colpa, Europa e nostro domani
David Quammen, Spillover : passato e futuro delle pandemie
Forum Italiano dei Movimenti per la Terra e il Paesaggio,Lettera al Presidente del Consiglio dei Ministri sul "dopo emergenza"
Vittorio Pelligra, Coronavirus, la corretta interpretazione di dati e statistiche
Antonio Bonaldi, Perché virologi e infettivologi, da soli, non ce la possono fare
Dario Missaglia, La scuola al tempo del Coronavirus
Era il 2014 quando usciva "Spillover", di David Quammen, un corposo volume che possiamo realmente definire 'profetico' e di tragica attualità oggi, al tempo del coronavirus.
La sua lettura, benchè sicuramente impegnativa, può almeno confortare i nostri dubbi e le nostre domande, anche se non darci risposte.
Si può anche cominciare con il seguire l'autore intervistato da Radio Radicale e da Wired.
Nel 2012, Spillover è valso al suo autore David Quammen il premio Stephen Jay Gould, indetto dalla Society for the Study of Evolution che dal 1946 promuove, negli USA e nel mondo, l'integrazione dei vari campi della scienza connessi con lo studio dell'evoluzione.
David Quammen non è uno studioso di biologia evolutiva, è un bravissimo narratore di letteratura non fiction. Il suo lavoro, come ci dice nei suoi scritti e nelle sue lezioni, consiste nel raccontare, nel modo più coinvolgente possibile, storie vere, non inventate o abbellite o esagerate. Le sue storie raccontano come si costruisce la conoscenza scientifica dei processi e degli ambienti vitali. Le sue storie servono a far crescere la conoscenza sociale, a debellare le mitologie e a difendersi meglio, non solo da virus e batteri ma anche dall'irrazionalità, dai complottismi e dalle fake. E questo è già un buon motivo per leggerle.
Spillover, alla lettera Fuoriuscita dal Serbatoio, cioè salto di un agente patogeno da una specie ospite all'altra, è un imponente reportage di divulgazione scientifica, indagine e avventura. È nato da una serie di articoli scritti da Quammen per National Geografic al tempo dei primi allarmi per il virus Ebola. Ha come argomento le zoonosi, cioè le moltissime malattie che passano dagli animali alla popolazione umana, e spiega come si diffondono, come si identificano e come si combattono. I suoi protagonisti sono biologi in laboratorio e in campo aperto, medici e veterinari, ricercatori, portatori e guide ambientali, fotografi e documentaristi, cacciatori, pescatori e agricoltori, cuochi e turisti. Spesso inconsapevoli agenti e/o vittime di contagio.
Di questi tempi ovviamente di Spillover si parla da per tutto. Soprattutto perché già nel 2012 il reportage lanciava un avvertimento che non è stato raccolto.
Di che cosa ci avvertiva Spillover? Di alcuni fatti importanti.
di Claudia Petrucci
La struttura discorsiva del libro, che permette più livelli di lettura e di approfondimento, passa attraverso la narrazione autobiografica, le vicende spesso tragiche di amici e compagni, la rievocazione delle grandi epopee di lotta per la libertà di donne e uomini e per la loro dignità di lavoratori.I nomi che ricorrono sono quelli di Nelson Mandela, Martin Luther King, Giuseppe Di Vittorio, Peppino Impastato. E si cita in tono commosso l'esperienza (poi, come si sa, demolita a forza) di Riace.
Attraverso molte storie esemplari, commentate da citazioni importanti ( Albert Camus, Pierre Bourdieu, Luciano Gallino, la Costituzione Italiana e la Dichiarazione di Indipendenza Americana, e anche Antonio Machado, Muhammad Alì, Angela Davis), Soumahoro ci mostra come vengano costruite le distorsioni percettive che ci portano a credere che "il migrante" sia una categoria a parte.Un alieno con caratteristiche, richieste e problemi incomparabili ai nostri, che non si può pensare e riconoscere come uno di noi, ma solo "contenere" in termini di ordine pubblico e, quando possibile, usare a nostro vantaggio. In questo, le responsabilità di tutte le istituzioni politiche sono immense e hanno una lunga storia. I migranti vengono fatti oggetto di norme e di regole stratificate e spesso contraddittorie, prodotte per sottolineare la differenza tra loro e gli altri anche quando accedono ai medesimi servizi e la distinzione non presenta vantaggi pratici per nessuno.Quando poi i migranti vengono dal Sud del mondo è più facile, per le piccole e grandi centrali dello sfruttamento economico e dello sciacallaggio ideologico, usare gli argomenti del razzismo per alzare muri e chiudere ghetti: la pretesa superiorità della cultura "bianca" , la paura di contaminarsi con possibili nemici e l'impossibilità di coabitare tra persone di cultura e provenienza diversa.
La categorizzazione diventa "razzializzazione" esplicita. Si teorizza che le differenze culturali originarie siano tali da rendere impossibile ogni contesto sociale comune. Si inventano percorsi discriminatori, si moltiplicano gli ostacoli, si nega la cittadinanza ai "migranti" di seconda generazione, cioè a ragazzi nati, cresciuti, educati nel nostro paese. E i risultati si vedono. Nel 1989 a Villa Literno l'assassinio del sindacalista sudafricano Jerry Essan Masslo suscitò, almeno all'apparenza, scandalo e indignazione generale. Nel 2018 a Gioia Tauro l'assassinio del sindacalista maliano Soumaila Sacko fu coperto da versioni di comodo e da uno strascico vergognoso di calunnie alla vittima.
Nel libro di Soumahoro leggiamo i dati impressionanti della filiera agricola e delle catene di sfruttamento su cui si regge. E si denunciano situazioni analoghe nei servizi logistici, le consegne commerciali, l'assistenza alle persone. Proprio tutti i settori che oggi un'emergenza planetaria ci fa riscoprire come indispensabili alla vita nostra e di tutti.
E della scuola hanno bisogno tutti coloro che desiderano essere salvati. E' per questo che gli studenti più motivati, direi affamati, sono i miei studenti minori stranieri non accompagnati. Vengono dal Gambia, dalla Somalia, dal Benin, dall'Egitto. Quando arrivano non sanno nemmeno una parola di italiano. Dopo tre mesi comprendono tutto e sanno parlare benissimo.
E' allora che io mi comincio a pormi domande inquietanti: MA PERCHE' I NOSTRI RAGAZZI DOPO DIECI ANNI DI INGLESE SANNO A MALAPENA DIRE I AM LUIGI, MY PEN IS ON THE TABLE? E se li porti in un aeroporto straniero si esprimono a gesti? Quando glielo chiedo loro mi rispondono che in classe fanno solo la letteratura straniera. Cioè imparano a memoria in inglese la vita di Shakespeare. E quel pò di inglese vero che sanno lo apprendono solo dalle canzoni e dal web.
Una mia collega di storia una anno voleva rimandare un nostro alunno straniero perchè in tre mesi di frequenza ancora non conosceva le guerre di indipendenza italiane. Io ho proposto al consiglio di classe e alla prof. di mettersi su un barcone, arrivare in Somalia ed in tre mesi imparare il somalo e tutta la storia di quel paese, poi l'avremmo interrogata per vedere i risultati.
Per una anno ho insegnato in una classe "difficile". L'insegnamento delle competenze potevo farlo solo per strade non canoniche, spesso per strade reali in quanto me li dovevo portare al cinema o al bar per comunicare con loro. Un notte mi chiamò la polizia perchè uno di loro si era messo nei guai e aveva fatto il mio nome come suo punto di riferimento. Gli sono stato vicino per mesi in terapia e per uscire da quel mondo. Poi il problema è stato travare lavoro, per non ritornare lì.
Io ho ancora l'idea che la scuola debba salvare le persone. Vengo da una famiglia del basso proletariato. Quando ho fatto il dottorato in filosofia a Lovanio, in Belgio, mia madre pensava che io fossi a Lavinio, vicino Roma. Quando ho regalato a mio padre una copia del mio primo libro mi ha chiesto perchè perdessi tempo in queste cose futili e non mi preoccupassi di stare vicino ai miei figli. E' la scuola che mi ha aperto dei mondi lì dove non ce n'erano davanti a me, se non un treno alle cinque di mattina per andare in cantiere a Roma come faceva mio padre. E ho sempre pensato: ma se la scuola non serve a dare la felicità o almeno a mettermi in condizione di ricercarla a cosa serve? A nulla. Insegno ai miei studenti a rivendicare il diritto alla felicità. Perchè non posso dimenticare le mie notti ai tempi del liceo passate a leggere Spinoza, o Foscolo, magari ascoltando Battiato. E poi la mattina essere accecato dallo stesso furore letto in quelle pagine e impiegarlo nella ricerca di qualcosa di grande e di unico nella mia vita quotidiana. Questo mi ha dato la scuola e questo cerco di dare ai miei studenti.
Il dibattito attuale sull'istruzione in Italia è attraversato da contraddizioni assurde e deliranti. I grandi intellettuali si appassionano ancora alla lotta tra competenze e conoscenze quando è chiaro e ovvio che l'una è legata all'altra e che comunque è più importante saper comprendere e interpretare un testo che ripetere a memoria le terzine di Dante. I più rispettosi dell'ordine pubblico si sono poi impegnati nel ridare alla scuola dignità con la severità e l'introduzione del voto di condotta che fa media come le altre discipline. Perchè questi ragazzi sono diventati troppo maleducati, dicono. Senza considerare invece che quel voto dovrebbe valutare le competenze di cittadinanza attiva acquisite dallo studente. E qui c'è il vero problema, perchè dalla vecchia educazione civica all'attuale insegnamento di "Cittadinanza e Costituzione" la scuola italiana trascura la formazione della coscienza civile dei giovani. Direi anche la formazione della coscienza morale. Quando uno studente sta zitto, non parla e non discute non merita 10 in condotta perchè è educato ma va aiutato perchè lo abbiamo lobotizzato. La scuola non può non fare politica perchè educare politicamente significa educare al bene comune. L'alternativa è creare persone incapaci di pensare criticamente la complessità della realtà e che da adulti saranno illusoriamente rinchiusi in mondi gretti ed angusti. Facili prede di ciarlatani e demagoghi.
Edgar Morin ha ricordato che insegnare non è solo una professione ma è una missione. E un'arte. Questo può scandalizzare ma non c'è alternativa per ridare al docente dignità e professionalità. Insegnare non è un lavoro per tristi. Per farlo occorre motivazione alla ricerca, al sogno, ad aprire mondi e possibilità. Occorre avere speranza per darla agli studenti. E loro sono gli unici veri protagonisti di un sistema di valutazione dei docenti che sia davvero tale. Perchè hanno il fiuto e le antenne della giovinezza e della sincerità per capire chi è alla ricerca come loro.
La missione non è un colonizzazione: il docente non ha la verità ma ha (o dovrebbe averla) una solida cultura aggiornata e capacità validate per insegnarla, conoscendo almeno l'abc delle leggi della comunicazione ( se continua a ripetere a chi non studia che "deve studiare di più", evidentemente non le conosce). L'insegnante che ricerca con i suoi studenti aspetti sempre nuovi dei temi che tratta non fa mai la stessa lezione ma la reinventa sempre anche dopo trent'anni. Perchè nuovi sono gli studenti che ha davanti, nuove sono le letture e i film che lui ha visto, nuove sono le condizioni sociali da richiamare anche se stai facendo la più astratta metafisica.
Questo lavoro richiede Eros. Non è adatto a gente che non si innamora. Il lacaniano Massimo Recalcati ce lo ha ricordato nel suo bel libro, L'ora di lezione.Per un'erotica dell'insegnamento.
E' la lezione di Platone, come di tutti i grandi maestri di spiritualità che quando li cito e li spego ai miei studenti si entusiasmano come se ascoltassero il loro cantante preferito. La scuola ha bisogno di docenti e Dirigenti che siano capaci di suscitare il desiderio. Senza il quale non c'è apprendimento e conoscenza.
Poi viene tutto il resto: la valutazione, l'organizzazione, le tecnologie. L'essenziale è la relazione e l'accoglienza dei nostri studenti a partire dalla loro "situazione di partenza", come dicono tutti gli schemi di programmazione. Il guaio è che non è una semplice formula ma la primaria realtà della scuola. Oggi chi rivendica tutto ciò passa per buonista – o lassista - e anche don Milani è stato messo sotto accusa per la sua idea di scuola. Ecco, dobbiamo rivendicare invece con forza che una scuola che non sa accogliere ed elevare tutti, gli ultimi sopratutto, è indegna di questo nome. Come Luigi Berlinger ci ha più volte ricordato la nostra è ancora una scuola classista, si ergono steccati tra i vari indirizzi di studio e l'istruzione professionale viene considerata di serie B. E' una visione senza prospettive, degna di un paese arretrato incapace innanzitutto di rispettare l'altro e poi sostanzialmente conservatrice e retrograda. Dovremmo tutti prendere atto che la scuola della lezioncina frontale è finita da un pezzo e che siamo chiamati ad una didattica viva, laboratoriale, capace di suscitare l'intelligenza critica e non la ripetizione passiva.
Di tutto ciò le facce silenzose dei nostri studenti hanno bisogno, ce lo chiedono sopratutto quando non sono interessati a quello che gli propiniamo. Siamo noi che dobbiamo cambiare, abbassare le nostre difese e provare a trovare altre strade per raggiungere il loro cuore. Certo, bisogna avere fiducia nell'uomo per farlo, dobbiamo credere che le persone possono migliorare. Non spetta alla scuola valutare nel senso di giudicare. Non sarebbe che un ratificare le differenze sociali esistenti. A noi spetta scardinarle queste differenze.
So che vuol dire tanto, forse troppo, che ci vuole una fede per farlo, o almeno la speranza.
Prof. Luigi Mantuano, Isiss Pacifici e de Magistris, Sezze (Latina)
Il Forum Salviamo il Paesaggio, Rete civica nazionale formata da oltre mille tra associazioni e comitati e da decine di migliaia di singoli aderenti, e alla quale aderisce da anni anche SISUS, si preoccupa delle scelte future del Paese in una prospettiva di economia etica, e per questo lancia un appello al Presidente del Consiglio.
Ecco un breve passaggio della lettera che può darci un'idea dell'importanza del documento:
Crediamo che la grande sfida della pandemia imponga il coraggio di mettere in discussione il nostro modello di sviluppo per attivare, sin d’ora, strumenti di rilancio economico basato sulle opere pubbliche realmente necessarie al nostro Paese (messa in sicurezza dell'esistente e rivitalizzazione delle aree abbandonate), un new deal che rispecchi i veri bisogni della collettività. Dopo questa crisi epocale, non potremo più continuare a seguire dinamiche economiche voraci, spietate, distruttive, ma piuttosto abbracciare una visione etica, l’unica che – suggeriscono grandi economisti come il Premio Nobel Amartya Sen – potrebbe davvero garantirci un futuro dignitoso e pacifico
L’impegno per contrastare le disuguaglianze in educazione nel tempo del Covid-19
Per la prima volta nella storia 1 miliardo e 600 milioni di bambini/e e ragazzi/e di 165 paesi del mondo hanno interrotto la scuola.
I più penalizzati, ovunque, sono i bambini poveri, per i quali la scuola è la principale leva di riscatto economico, sociale, culturale e l’officina della speranza. Inoltre, per milioni di bambine del mondo perdere la scuola costringe a ritornare in una situazione di sudditanza, spesso aggravata da violenza e sopruso, che con fatica vengono contrastate solo dalla scuola e che minacciano di ritornare a dominare la vita.
In Italia hanno interrotto la scuola 9.040.000 bambini/e e ragazzi/e e oltre 1 milione di bimbi/e dei nidi e dei servizi educativi della prima infanzia.
Leggi qui l'intero documento del Forum Disuguaglianze Diversità
E' sempre esistito , ed esiste ancora, un profondo intreccio tra economia e religione, tra mercato e spirito.
Incontri (audio) con Luigino Bruni, professore ordinario di Economia politica all'Università " Lumsa" di Roma ed editorialista del quotidiano "Avvenire", che ci guida alla scoperta delle relazioni che intercorrono tra il capitalismo e il sacro, a partire dall' homo oeconomicus dell'antichità.
Fonte: Raiplay Radio
1. Pinacoteca di Brera - Milano https://pinacotecabrera.org/
2. Galleria degli Uffizi - Firenze https://www.uffizi.it/mostre-virtuali
3. Musei Vaticani - Roma http://www.museivaticani.va/content/museivaticani/it/collezioni/catalogo...
4. Museo Archeologico - Atene https://www.namuseum.gr/en/collections/
5. Prado - Madrid https://www.museodelprado.es/en/the-collection/art-works
6. Louvre - Parigi https://www.louvre.fr/en/visites-en-ligne
7. British Museum - Londra https://www.britishmuseum.org/collection
8. Metropolitan Museum - New York https://artsandculture.google.com/explore
9. Hermitage - San Pietroburgo https://bit.ly/3cJHdnj
10. National Gallery of art - Washington https://www.nga.gov/index.html
A cura del prof. Marco Dallari, docente di Pedagogia generale dell'Università di Trento in collaborazione con la prof.ssa Stefania Ciocchetta dell'Istituto Professionale "G. B. Garbin" di Schio (VI).
Coronavirus: intervista dell'Ordine dei Biologi all'immunoallergologo Andrea Del Buono ("Un sistema immunitario più efficiente con la corretta alimentazione") e al biologo Daniele Tedeschi ("Predittività genetica della risposta antivirale e terapeutica").
L'esempio della "rana bollita" è una potente metafora che trae spunto da una ricerca condotta dal “John Hopkins University” nel lontano 1882. Durante un esperimento, alcuni ricercatori americani notarono che lanciando una rana in una pentola di acqua bollente, questa inevitabilmente saltava fuori per trarsi in salvo. Al contrario, mettendo la rana in una pentola di acqua fredda e riscaldando la pentola lentamente ma in modo costante, la rana finiva inevitabilmente bollita.
Questo principio è stato utilizzato da vari studiosi in contesti diversi: dalla riflessione dell'antropologo Gregory Bateson sul surriscaldamento del pianeta, alla lezione del filosofo Noam Chomsky che lo lega alla manipolazione mediatica e all'esercizio del potere.
In ogni caso, suggeriamo questo spunto, che si presta a molte e diverse applicazioni didattiche
In accordo con il Miur, Treccani Scuola mette a disposizione gratuitamente gli strumenti e i contenuti della propria piattaforma per tutte le scuole che vogliono attivare forme di didattica a distanza nel periodo di chiusura legato all’emergenza coronavirus.
Si può sfruttare il servizio come singolo docente, oppure gestire il portale come scuola caricando tutte le classi virtuali.
"Sarà il primo 25 aprile senza la piazza fisica. Ma la piazza virtuale è destinata a segnare un importante passaggio di testimone: quello a una nuova generazione di liberi, un nuovo popolo di ragazzi e ragazze chiamati a coltivare questa eredità. E allora non lo ricorderemo solo come il 25 aprile della pandemia, ma come una data di ricostruzione".
Prendiamo spunto da queste parole, e dall'invito a leggere l'intera intervista di Simonetta Fiori allo storico Marco Revelli, per offrire ai nostri colleghi e agli studenti qualche materiale da cui avviare la riflessione e impostare laboratori didattici.
Passeggiata partigiana in Valbisagno
Questa passeggiata partigiana in Valbisagno (Genova) fa parte del lavoro di costruzione di una mappa di comunità, progetto del municipio a cui anche SISUS collabora e che coinvolge, oltre alle associazioni del territorio, studenti e insegnanti della valle. Speriamo di poterci rimettere presto in cammino all'aperto, qui e in altri luoghi!!!
Presentiamo uno studio inerente le conseguenze delle due ondate di pandemia Covid-19 sulla popolazione Italiana, che ha riguardato più di 500 intervistati, tra cui docenti.
La ricerca è stata realizzata dai professori Renzo Carli e R.M. Paniccia, docenti di Psicologia Clinica all'Università di Roma La Sapienza.
Il primo report intitolato "La rappresentazione dell’esordio della pandemia Covid-19 e del conseguente lockdown in Italia" è stato pubblicato sul numero scorso della Rivista di Psicologia Clinica (in allegato), mentre la seconda parte della ricerca dal titolo "Convivere con il Coronavirus. Una ricerca psicologica" è in pubblicazione sul prossimo numero della medesima rivista.
Questo l'Abstract; in allegato l'intero report
A fine febbraio 2020, in SPS4 ci siamo chiesti quali fossero i vissuti evocati dalla pandemia Covid-19 in esordio, e quali fatti “derivassero” da tali vissuti. A tal fine abbiamo interpellato 419 persone, tra l’1 marzo e il 5 maggio 2020. Il corpus raccolto è stato analizzato con l’Analisi Emozionale del Testo (AET).
Si ipotizzava che la pandemia avesse destrutturato le modalità abituali di rapporto, e pensavamo stessero emergendo dimensioni relazionali inedite. I nostri dati dicono che l’individualismo abituale, di avida competitività, è in crisi. In risposta alla destrutturazione dello schema relazionale amico/nemico, alla base della socialità, è emerso un nuovo individualismo.
La rappresentazione del pericolo insito nel contagio pandemico ci ha reso, tutti, potenzialmente nemici gli uni degli altri. Tutti siamo vissuti come potenzialmente nemici di tutti, a meno di non essere dichiaratamente malati. I malati, di contro, non sono vissuti come nemici: sono un’alterità scissa, relegata in un altrove lontano da chi è “sano”.
Le cure, nel lockdown, erano confinate nell’ospedale, caratterizzate dall’isolamento, dall’emergenza, dalla morte esperita nel peggiore dei modi. L’altrove è stato reificato in un ospedale diventato sintomatico del fallimento del sistema sanitario. Si è costituito un “noi” qui insieme, sani e maniacalmente felici, e un “loro” contagiati, dannati, isolati e “altrove”.
Internet, consentendo vicinanza senza contatto, è diventata un nuovo contesto di socialità. Ha permesso di ridiventare umani, ovvero amici, a meno che non si dimostri il contrario. Ma la nuova amicalità è fondata sulla scissione dall’altro dannato: la coppia malato/curante, e tutti gli esclusi, per diverse motivazioni, dalla protezione del lockdown. Dalla nuova socialità è escluso anche il vissuto dello stare chiusi in casa con gli abituali conviventi, dove emerge la violenza delle relazioni familiari obbligate. Si evidenziano altri esclusi dal noi maniacalmente amicale: gli anziani che non usano internet e che più di tutti rischiano di morire.
C’è poi una cultura che, entro il fallimento delle relazioni sociali abituali, sottolinea l’impotenza delle istituzioni (politiche, sanitarie, mediatiche etc.) nella contingenza pandemica.
Infine, c’è una cultura pre-lockdown, fatta della paura che porterà a scegliere l’isolamento. Manca, nei dati, il mondo produttivo, che non ha ritrovato, per gli interpellati dalla ricerca – nel periodo di tempo da noi considerato – un codice emozionale condiviso che potesse raccogliersi in un cluster.
La ricerca aveva anche un obiettivo di intervento: quello di creare un contesto in cui l’evento pandemia potesse essere interpretato, entro un setting di partecipazione.
Oltre a effettuare una pubblicazione rapida dei dati, intendiamo promuovere gruppi di discussione su internet con i partecipanti. La creazione di un contesto di condivisione è anche un motivo dell’alto numero di Autori