Auggie per me sta a scorza dura e cuore tenero, e certamente non vuol dire fragile, debole, sfigato, neppure risultare una vittima predestinata, tutt’altro. Ieri sono andato al cinema con la mia compagna a vedere Wonder, all’apparenza la solita americanata strappalacrime, sotto sotto un gran bel film, di quelli che quando stai seduto ti sembra di lievitare, di sentire prurito dappertutto, infine quel fastidio che si insinua sottopelle, fino a farti sobbalzare, urticante al punto da farti arrabbiare. In pratica una sequenza di immagini assorbenti che hanno saputo emozionarmi nel vero senso della parola. Il senso, il luogo, la rappresentazione, l’analisi sociologica dell’adolescenza e del fenomeno del bullismo, tutto ben amalgamato nella storia quasi banale e ripetitiva del solito sfigato preso di mira. Invece Auggie ti stende con quella faccia dirompente nella sua diversità, irrispettosa verso ogni forma di maleducazione, creativa e intuitiva senza aggiungere piedistalli teatrali, così forte da mettere sotto il proprio tallone ogni altra forma di prevaricazione, di sopruso, di violenza verbale e fisica.
Ci sono storie che finiscono male, altre che generano il bene più profondo, storie di giovanissimi solitudinarizzati, altri strappati dal buco nero profondo dell’indifferenza, storie anonime e blindate, che rimangono silenziate, altre che invece non stanno al giogo della costrizione, fuoriescono, straripano, inondano l’intorno, riempiono di sostanza le parole solitamente usate male. Ci sono persone travestite, impregnate di miseria umana, di altezzosa irresponsabilità, persone disposte a difendere l’indifendibile pur di incrementare uno pseudo benessere sociale, mentre null’altro è che benessere economico e di immagine da detenere ad ogni costo. Il mondo adulto, in questo film è costretto a stare in fila, ben allineato, per apprendere a propria volta la necessarietà rieducativa sul fronte dell’educazione imputata maldestramente assente.
Scorza dura e cuore tenero, mai vittima per un solo momento, mai appiedato, né arreso, a volte deluso, investito dalle crudeltà adolescenziali, sballottato qua e là dalle offese, ma mai umiliato, mai sconfitto. Da una parte la scuola, la classe, le tante teorie che si sono succedute nel tempo sul significato di ingiustizia e di castigo, sulla necessità di punire. Dall’altra la famiglia, i valori e gli affetti quelli veri, quelli che sanno esser presenti, che danno aiuto sempre, anche quando scorza dura e cuore tenero, con le spalle incurvate al muro, non parla, non chiede, non cerca nessuno, non intende proprio parlare con alcuno. Ebbene, è proprio in quel preciso istante, che quel mondo adulto-genitoriale stringe forte la sua mano, non molla la presa, lo accoglie e lo accompagna, a distanza, da vicino, da lontano, affinchè l’attenzione non abbassi mai lo sguardo per essersi dimostrata cieca e sorda di fronte al disagio relazionale, alle sofferenze, diventando una consuetudine impietosa, per le vite di tanti ragazzi lasciati al palo, oppure scordati in qualche area di parcheggio.
Questo film ha evidenziato come disturbatore non significa disturbato, come chi incassa il colpo non sempre rimane supino-prostrato perchè abbandonato, accade pure che chi è con le ginocchia sbucciate, trovi energie interiori sufficienti a rimanere in piedi con lo sguardo in alto, con il cuore tenero degli uomini gentili ma forti dentro. La gentilezza questa sconosciuta, quanto bella e importante può risultare nel legame di amicizia tra giovanissimi. Nella bellezza inequivocabile di quel piccolo guerriero nato strano, l’amore sconfinato della propria famiglia, nell’autorevolezza di chi insegna cultura del bello, educando ad apprendere la realtà che ci circonda, le contraddizioni e le sofferenze, le sconfitte e gli errori, le facili soluzioni che non risolvono un bel niente ma nascondono tanto. Ho visto un bel film, non tanto e non solo come messaggio contro il fenomeno del bullismo, un gran bel film che aiuta a provare, a tentare tra mille dubbi, sempre nuove strade da percorrere “insieme”, rinunciando a quelle già battute e polverose. quelle vie antiche e obsolete come le credenze, perché in fondo queste ragazzate sono cose da sempre accadute.
Questo film ci ha detto con estrema franchezza che occorre mettersi a mezzo contro chi vuole lasciare le cose come stanno, perché “insieme” è possibile percorrere anche quelle utopie che si continua a definire come non realizzabili.