Ogni volta che ascolto le voci degli operatori dei servizi sociali di quel paesello ove tutto è in ordine, pulito e ben curato, oppure vedo le immagini di quegli uffici comunali, dove appare sempre piu’ evidente la responsabilità dell’irresponsabilità più inumana degli adulti più qualificati nei riguardi dei più innocenti, i bambini. E’ come ricevere delle sassate in pieno volto, senza possibilità di ripararsi, proprio come è accaduto a quei bimbi, ai loro genitori, privati del bene più grande attraverso l’inganno, l’infamia più studiata a tavolino.
Sassate scagliate nell’ostentazione di una prepotenza che non conosce la vergogna, una prevaricazione indegna del genere umano, una vera e propria violenza, protratta e reiterata, come a voler significare la propria intoccabilità in un ruolo tanto importante.
E’ vero siamo tutti innocenti fino a prova contraria, fino a dibattimento ultimato dei tre gradi di giudizio, ma di fronte a intercettazioni così chiare e leggibili, a registrazioni così palesi e spudorate nella loro estensione diseducativa, è il caso di continuare a fare i pazienti indifferenti, nei riguardi di pluridiplomati dispensatori di sofferenze e dolori, plurimedagliati devastatori di dimore ed esistenze ?
E’ ancora il caso di avere una qualche remora innocentista per persone di questo stampo, personaggi tenuti in così grande considerazione dal nostro sistema sociale? Quando accade il botto eclatante, allora e solo allora ne percepiamo il danno, come se non fossimo del tutto coscienti che è stato provocato dagli adulti, da noi educatori, da noi portatori di grandi parole e pochi comportamenti.
Siamo solo capaci di rimanere lì a bocca aperta, refrattari a comprendere che volenti o nolenti ne paghiamo tutti le indegne conseguenze.
Sassate che arrivano dritte al cuore, ci vogliono dire qualcosa, ce lo gridano pure, ma non c’è peggior sordo di chi non vuole sentire.
Qualcuno ha scritto tanto tempo addietro davanti a un potere che non teme alcun rinculo, “chi controlla il controllore“? E’ rimasta lettera morta, eppure sono convinto che adesso arriveranno tutte le risposte di questo mondo, verranno esibite le molteplicità dei controlli, le verifiche puntuali, le sintesi personali di una autorevolezza terrificante…
Ridurre le risposte che invece sono più che mai necessarie significa difendere l’indifendibile, per non negare l’evidenza di una incapacità e fragilità che abbisogna assolutamente di aiuto, di sostegno, l’aggiunta di altre capacità per venire fuori dalle sabbie mobili in cui si è cacciata la nostra società, che spesso non fa “servizio” bensì routine.