"Conoscere, prima di decidere" è lo slogan che ha ispirato la VII edizione di "Una Vita Senza Guerre, L'Europa Unita Per La Pace", lo stage di formazione giovanile condotto dalle sezioni liguri dell'AICCRE e del Movimento Federalista Europeo, che dal 2012 si tiene dal 13 al 15 giugno in uno dei comuni della regione.
La sede di quest'anno è stata Varese Ligure, il borgo-castello della Val di Vara, che oltre alla bella disponibilità logistica offre le suggestioni antiche della sua architettura urbana, e una storia recente che lo portò a meritare nel 2004 il riconoscimento di migliore Comunità Rurale dell' UE per aver attuato il progetto più completo ed originale di sviluppo sostenibile. Le cose da allora si sono fatte un po' più difficili, ma la tradizione è ancora piuttosto forte, e anche l'accoglienza calorosa che ha ricevuto lo stage ne è un segno.
Chi ci legge sa già quali siano le caratteristiche di questi incontri, che coinvolgono in un percorso di apprendimento cooperativo, alla fine della IV superiore, 24 studenti provenienti, in gruppetti di quattro/sei, da istituti e indirizzi diversi delle diverse province liguri (quest'anno le province partecipanti erano Genova, La Spezia e Savona), e che si concludono con l'estrazione di alcuni (stavolta, 4) viaggi al Parlamento di Strasburgo. Il calendario dei lavori è molto intenso : quattro sessioni di quattro ore circa, più una breve introduzione all'arrivo e due incontri serali, uno dedicato alle presentazioni delle scuole e uno per condividere uno spettacolo pertinente al tema.
Lo spettacolo di quest'anno era il cortometraggio "Diario europeo", realizzato in un progetto di Alternanza scuola lavoro dagli studenti del liceo Leonardo da Vinci di Genova, dall'Aiccre Liguria e dall'Auser di Genova. Un video forte e non consolatorio, che parla della negazione e della possibile difficile riscoperta della memoria da parte di un gruppetto di studenti, in un'Europa del prossimo futuro immaginata come nuovamente divisa, preda di ottusi nazionalismi e di pulsioni autoritarie nel culto della "Patria Sovrana".
L'oggetto dello stage è la conoscenza della storia e del funzionamento delle istituzioni della UE. E, già che si studia una "Unione", in cui storie e identità diverse dovrebbero collaborare per scopi comuni, anche le nostre attività, fino dai primi momenti, non daranno per scontate appartenenze e provenienze. Fin dall'arrivo si stabilirà infatti che i compagni di scuola non saranno i compagni di stanza, di mensa o di lavoro; e che tutte le attività, individuali o di gruppetti specifici di compito, faranno capo a un gruppo-base di quattro persone, di provenienza scolastica diversa, che si ritroverà a intervalli regolari per mettere insieme le informazioni acquisite, discuterle e condividerle. Un po' di sconcerto iniziale, ma poi curiosità e allegria. E a facilitare la conoscenza reciproca c'è il gioco della mano disegnata, che porta sulle dita la costellazione delle cose che ci piacciono e di cui siamo convinti : il piatto preferito, il libro appena letto, ma anche "che cosa significa per te essere cittadini europei".
Il gruppo-base è il luogo in cui si riorganizzano le informazioni e i materiali ricevuti, si risolvono problemi, e si progettano nuovi materiali di comunicazione. E' l'unità stabile di lavoro, che inventa un proprio nome slogan, una sua immagine distintiva, e costruisce un prodotto di comunicazione da portare all'esterno.
Nelle edizioni scorse questo prodotto era un cartellone riassuntivo degli eventi e dei temi giudicati più importanti nella storia europea, e la semplicità del mezzo aiutava la sintesi e la selezione di quello che conta davvero. Quest'anno, anche per l'avvicinarsi di elezioni europee che si preannunciano cariche di tensioni, la scelta è stata invece più ambiziosa : un micro video di tre/quattro minuti che invita i giovani a partecipare in modo consapevole alle prossime elezioni del Parlamento Europeo. Il video servirà da introduzione alle assemblee che i partecipanti si impegnano a organizzare, all'inizio del prossimo anno, nella propria scuola, seguendo linee guida concordate nello stage, per spiegare la storia e le funzioni della UE e per invitare i loro compagni a votare con cognizione di causa. E' un progetto di cittadinanza attiva che i gruppi dai nomi un po' bizzarri ( "Unione Empatica", "Viaggiatori integrati"...) hanno affrontato con serietà e entusiasmo nei tempi strettissimi, e miracolosamente rispettati, dello stage. I video prodotti saranno presto disponibili sul sito dell'AICCRE e su quello del MFE. Sono assai diversi tra loro, ma tutti molto efficaci.
Le modalità di lavoro sono importanti almeno quanto gli argomenti trattati. Il gioco delle mani disegnate, da collezionare in un lungo festone colorato, serve a conoscersi nel gruppo e tra i gruppi, a stemperare le differenze, e a volte le rivalità e i pregiudizi, che segnano anche l'appartenenza alle diverse province e spesso anche il confronto tra indirizzi scolastici, tra scuole celebri e istituti di nuova formazione, tra "tecnici", "scientifici" e "umanistici". All'interno dei gruppi base, i diversi ruoli di responsabilità e di mantenimento della coesione ruotano a ogni sessione. Da chi si partirà all'inizio? Da quella o quello che ha gli occhi più chiari, suggerisce il copione, il che obbligherà tutti a guardarsi negli occhi, e poi si continuerà in senso orario, con il n. 2 che alla prossima sessione diventerà il numero 1, e così via. E non si corre il rischio che spesso amareggia i lavori di gruppo dove c'è chi traina e chi si fa un po' trainare.
Vale la pena di richiamare queste modalità di lavoro tipiche dell'apprendimento cooperativo, che sanno quasi di gioco, perché, nella loro apparente leggerezza, permettono ai ragazzi di affrontare senza tetraggini un compito difficile: capire quello che è successo in un secolo di storia europea, con le tragedie, le speranze, e i rischi ancora aperti oggi. Nelle edizioni precedenti si era scelto di dare uno spazio maggiore alle attività di socializzazione iniziali, che comprendevano anche esercizi di manualità. Quest'anno la scelta è stata diversa. Dopo il gioco delle mani disegnate ci si è messi subito al lavoro. Già sistemati nei gruppi base, gli studenti hanno seguito la lezione di storia, che ripercorreva , attraverso il commento di carte storico-geografiche e di dati sociali e economici, le vicende dell'Europa dal 1914, il crollo degli imperi, l'affermazione dei nazionalismi e dei regimi dittatoriali, la guerra nazista, la Resistenza , il Manifesto di Ventotene, e poi il faticoso processo di integrazione europea fino alla Carta dei Diritti e al TUE, e i problemi ancora da risolvere. Ad alimentare la coesione dei gruppi sono state le discussioni sui materiali ricevuti, e il compito di realtà : costruire il video che sarebbe stato presentato e valutato, in una sorta di torneo tra gruppi, la mattina dell'ultimo giorno. La produzione dei video, con le uscite in paese, la scelta degli sfondi e delle azioni, le interviste agli abitanti, ha occupato il pomeriggio del 14 ed è poi proseguita fino a tardi, nell'eccitazione di un lavoro notturno di riorganizzazione dei materiali raccolti che somigliava un po' a una caccia al tesoro.
Allo stage le scuole erano arrivate con una breve presentazione ppt. che sviluppava un tema assegnato nelle settimane precedenti. Quest'anno il compito consisteva nel presentare una tra le figure storiche degli artefici del Trattato di Roma , figure celebri come Konrad Adenauer, o meno celebri come Joseph Bech (uno dei principali promotore della CECA).Va detto subito che, pur essendo tutte di buon livello, le presentazioni delle scuole mostravano una partecipazione emotiva e una padronanza dei mezzi molto inferiore a quella che si sarebbe poi rivelata nella costruzione dei video diretti ai coetanei. La sera del primo giorno questi lavori sono stati, come in tutte le edizioni, presentati in pubblico e valutati da una giuria composta da tutti gli studenti partecipanti delle altre scuole, dagli adulti dell'equipe di formazione,e dai rappresentanti delle autorità locali.
E' questo l'unico momento dello stage che preveda una qualche competizione tra gli istituti. Già da subito, infatti, dopo la valutazione dei lavori (su criteri di contenuti significativi, efficacia comunicativa e originalità) e l'acclamazione dei vincitori, l'appartenenza di istituto non conterà più. Ci saranno solo, alla fine dello stage, i regalini e i piccoli oggetti che le scuole si scambieranno, le promesse e i saluti della partenza. E tante nuove amicizie, scoperta di affinità, e perfino di passioni comuni (il cinema, la musica, la grafica, i viaggi...).
Nelle edizioni precedenti, gli studenti erano stati invitati a riflettere su "frasi celebri" espressione di valori universali, o sulle figure spesso eroiche degli uomini e donne di cultura che avevano anticipato l'ideale europeo, o sulle domande sociali e ambientali che si pongono all' Europa di oggi. Stavolta, invece, i personaggi di cui si doveva dar conto non erano stati tutti, e forse nemmeno soprattutto, esponenti di una visione di rinnovamento sociale e morale. Erano stati, più semplicemente, rappresentanti autorevoli e responsabili delle rinate democrazie europee che, dopo le devastazioni dell'età delle catastrofi, avevano deciso di dare forma a istituzioni nuove, e si erano posti in concreto il problema di come evitare che quelle catastrofi si ripetessero. Per capire quello che avevano fatto, bisognava impegnarsi a collegare le visioni, le vicende personali, e a volte anche l'aneddotica minima, di questi padri dell'Europa ai problemi e alle svolte della grande storia in cui si erano trovati a operare . E gli studenti sono stati in genere capaci di scoprire questi collegamenti.
Con questo lavoro alle spalle, i ragazzi sono arrivati già con qualche nozione e forse anche con qualche interpretazione su argomenti che non avevano fino a quel momento fatto parte della loro conoscenza storica, almeno di quella scolastica, e le hanno potute confrontare con le informazioni fornite durante lo stage. Nel nostro pedagogese tutto questo si può chiamare anche "flipped class", classe rovesciata. Più semplicemente, è l'utilissimo esercizio di lasciare agli studenti la gestione iniziale di argomenti e informazioni da cui nasceranno le domande a cui dovremo rispondere insieme. E che saranno, per usare l' espressione classica di uno studioso della complessità, domande legittime, cioè domande vere, non simulate, che non hanno già al loro interno una risposta predefinita.
Se pensiamo a quanto spesso l'apprendimento scolastico passi, anche per necessità, per domande che prevedono invece una e una sola risposta esatta, possiamo capire quanto questa pratica di rovesciamento sia utile. E ce ne siamo accorti anche nello stage, discutendo i risultati di una serie di domande classiche, a risposta chiusa, chiamata in modo autoironico "termometro dell'ignoranza", che indagava, all'arrivo, su che cosa gli studenti sapessero della storia e delle motivazioni che avevano spinto a costruire l'Unione Europea . E che, all'inizio del secondo giorno, rilevava che cosa sapessero delle competenze e dei compiti attuali dei diversi organismi della UE.
Soprattutto nella prima parte, i risultati del "termometro" erano molto superiori a quelli, pure in genere buoni, delle edizioni precedenti. Ma anche dalla discussione di alcune risposte tecnicamente "sbagliate", date inizialmente al "termometro",sono potute partire nuove domande. Su quale concetto fondamentale si basa, per esempio, l'ideologia nazionalista? La risposta "giusta" faceva riferimento alla volontà di salvaguardare le popolazioni di un territorio che abbiano la stessa lingua, etnia e cultura, ma una consistente minoranza aveva identificato come elemento portante "il controllo delle popolazioni di un territorio attraverso la limitazione delle libertà individuali".E il dibattito che ne è seguito ha permesso di capire come l'ideologia nazionalista porti con sé anche forti componenti illiberali e autoritarie proprio perché presume che tutti gli abitanti di uno stato abbiano le stesse caratteristiche culturali, siano fatti e la pensino nello stesso modo, e identifica quindi ogni elemento di diversità interna come straniero e nemico, mentre nei rapporti tra le nazioni amplifica le possibili situazioni di conflitto, e non permette nemmeno di superare antiche ostilità e rancori.
Nella seconda giornata di lavoro, i diversi materiali informativi sul funzionamento delle istituzioni europee sono stati affrontati in gruppi dedicati, e riportati in seguito all'interno dei gruppi base per selezionarne i punti più importanti, e formulare un messaggio comunicativo efficace nei video e nelle assemblee. Le competenze degli organismi dell'Unione, il dettato della Carta dei Diritti Fondamentali e del Trattato di Lisbona istitutivo della UE vengono letti alla luce dei problemi e dei dilemmi ben presenti nella vita reale. Che cosa significa in concreto mettere al centro i diritti degli "individui"(e non solo dei "cittadini"), come prescrive la Carta dei Diritti Fondamentali dell'Unione Europea? O indicare come principio base la "dignità" e non solo la "libertà" delle persone? Significa che uno stato europeo non può autorizzare la pena di morte o la tortura (art. 1-2-3- della Carta). Che un paese europeo non può negare la possibilità di presentare richiesta di asilo a chi ne abbia bisogno (art. 18 e 19). Che in tutti i paesi europei i bambini e i minori hanno diritto di essere ascoltati (art.24). Che i lavoratori non possono essere licenziati senza motivo e senza tutele, hanno diritto a orari ragionevoli e a periodi di riposo (art.30 e 31).E che insomma sono molte le garanzie di civiltà che gli ordinamenti europei intendono tutelare e richiedono, e che gli stati nazionali non sempre raccolgono. Conoscere le responsabilità e i vincoli reciproci sul tema dei diritti e della dignità permette di capire quali sarebbero le perdite, se dovessimo tornare all'antico sistema delle sovranità nazionali illimitate.
In uno dei video prodotti dai ragazzi alcuni abitanti del borgo, intervistati, che avevano espresso tutti i luoghi comuni dell'insofferenza euroscettica, venivano invitati in risposta a leggere gli articoli della Carta dei Diritti Fondamentali, come messaggio di speranza...
Conoscere le funzioni e le responsabilità delle diverse istituzioni europee ci fa anche capire che cosa ci manca. E perfino alcune risposte "sbagliate" del "termometro" ci hanno aiutato in questo: indicare tra le competenze oggi esclusive dell'Unione la difesa o l'ambiente è certo una inesattezza, ma è anche forse il segnale di un bisogno. Dichiarare che è il Parlamento Europeo a formulare e proporre le leggi non corrisponde al dato di fatto, ma segnala una contraddizione reale e qualche problema in più nei meccanismi della democrazia. Con stupore i nostri studenti hanno scoperto che al vertice delle istituzioni europee c'è una Commissione, che dovrebbe essere il vero governo dell'Europa, garante dell'interesse comune. E che c'è un Parlamento eletto a suffragio universale, in cui lavorano gruppi parlamentari organizzati per ispirazione politica e non per nazione. Un Parlamento che, anche se non sempre, è talvolta capace di assumersi la responsabilità di scelte coerenti con la Carta dei Diritti (come la proposta di riforma del trattato di Dublino a favore dell'accoglienza europea ai migranti, votata a stragrande maggioranza). Ma che le decisioni fondamentali sono in realtà prese dal Consiglio europeo dei capi di stato e di governo, un organo che secondo i trattati avrebbe solo un potere di indirizzo, ma che di fatto si arroga le decisioni più importanti. E questo organismo così prepotente non è nemmeno, in realtà, così capace di decidere, paralizzato com'è dai veti reciproci e da strane alleanze tra governi spesso uniti solo nelle intenzioni di sabotare progetti di intesa comune. E' quanto sta accadendo, per esempio, sul problema vitale delle migrazioni, e dei diritti delle persone migranti.
Negli stage dell'AICCRE si sceglie di non discutere delle scelte contingenti dei governi nazionali, ma si cerca di dare le informazioni necessarie per capire in base a quali valori e con quali strumenti si sia formata e possa oggi orientarsi la società europea. Ma oggi l'incompletezza degli strumenti e la corta veduta di molto ceto politico stanno mettendo a rischio i valori stessi elaborati dall'esperienza europea e la capacità di farli rispettare e realizzare. Il clima sereno e i bei risultati del lavoro dei nostri studenti, così allegri e consapevoli mentre nel circle time finale si scambiavano riflessioni e impegni, contrastavano in modo drammatico con gli opportunismi, le ipocrisie, i proclami di crudeltà sbandierati in modo compiaciuto e bieco, di cui danno spettacolo in questi giorni tanti cosiddetti adulti.
Può darsi che alla fine davvero il mondo verrà salvato dai ragazzini. Però, per favore, non lasciamoli soli a farlo.
Claudia Petrucci, formatrice SISUS