Lucia Marchetti
Nel cercare di ricostruire e delimitare il campo di lavoro di Anna nell’ambito delle scienze umane e sociali mi sono avvalsa prevalentemente di un suo scritto del 2007 dal titolo "Un processo verso l’autonomia": le tappe a livello ministeriale in cui si traccia il percorso, direi parallelo, che a partire dai primi Anni Settanta ha caratterizzato sia l’affermarsi delle scienze sociali come saperi necessari per la formazione generale di un cittadino sia l’autonomia come processo che doveva derivare dalla sperimentazione di nuovi curricoli e doveva innovare profondamente la scuola.
“Gli anni ’70 hanno prodotto nella società italiana in generale, e specificatamente nella scuola, non solo una potente spinta al cambiamento, ma anche una genuina esigenza di riallacciare i rapporti con il proprio passato e con esperienze culturali innovative che il lungo predominio dell’idealismo gentiliano aveva bruscamente interrotto. P.212
“A mio parere, l’aspetto più significativo e importante dell’indirizzo, infatti, è da ricercare nella costruzione paziente e meditata, passo per passo, dell’autonomia, intesa come ipotesi di cambiamento radicale del concetto stesso di scuola; comprendendo in questo termine sia i processi culturali che vi si attivano, sia le modalità di relazione interpersonale che si propongono, sia il rapporto con la società in genere, sia, infine, il modello organizzativo e didattico improntato alla consapevole partecipazione dei soggetti e alla flessibilità nell’uso degli strumenti adottati per realizzare gli obiettivi culturali e di formazione umana e civile degli studenti. Il Liceo delle Scienze Sociali, sotto questo punto di vista, è stato fin dall’inizio un vero e proprio Laboratorio di esperienze di autonomia." Pp.211-212 .
Il ruolo che Anna assegna alle Scienze Umane e Sociali e poi nel Liceo prima delle Scienze Umane e Sociali (la sperimentazione che nasce in alcune scuole nel 1974) e poi nel liceo delle scienze sociali del 2001 è proprio quello di essere un Laboratorio di esperienze di autonomia. In questo quadro individuo tre direzioni di analisi del suo lavoro che mi sembrano rappresentare la cifra della sua azione, sempre fortemente intrecciate:
Sul tema dei saperi parlerà Annamaria Ajello che ha partecipato alle fasi di discussione nei primi Anni Settanta quando il Consiglio Italiano per le scienze Sociali insediò una commissione che elaborò un progetto per l’introduzione delle scienze sociali nel quadro della riforma della secondaria e pubblicato da Einaudi nel 1977 con il titolo "Scienze sociali e riforma della secondaria"; gli autori erano personalità prestigiose della cultura del tempo e Pietro Rossi individuava “nell’assenza delle scienze sociali, una delle carenze fondamentali della formazione culturale fornita dalla secondaria e affermava che un’ipotesi di inserimento doveva collegarsi a una riforma complessiva tanto della struttura quanto dei contenuti”
Dice Anna nello stesso nel testo citato: “In sostanza,l’inserimento non doveva risolversi in un’operazione di carattere aggiuntivo, ma doveva avvenire nell’ambito di una riorganizzazione complessiva del patrimonio culturale che si intendeva trasmettere alle nuove generazioni. Nonostante il lungo tempo trascorso, il messaggio lanciato allora dal Consiglio italiano delle scienze sociali non appare per nulla appannato”. p.213
Una seconda via che ha visto Anna impegnata in prima persona riguarda la costruzione di un curricolo relativo alle scienze umane e sociali e del contestuale modello organizzativo. Questa via percorre sia i processi (altalenanti) della sperimentazione di struttura (Decreto.419) che fin dal 1974 introduce nella secondaria un indirizzo di Scienze Umane e sociali e affida alla comunità del collegio docenti la possibilità di elaborare un curricolo non coincidente con quello in ordinamento, sia l’avvento dei Programmi Brocca della fine degli Anni Ottanta che tentano di ricondurre le diverse sperimentazioni ad un quadro unitario, sia le trasformazioni della Scuola magistrale e dell’istituto magistrale, sia i processi dell’autonomia.
Anna ha percorso tutte queste strade con un ruolo di stimolo e di raccordo e rilancio di progetti e di idee, ma ciò che risalta dalle sue azioni e dal suo scritto è l’attenzione costante ai processi di rinnovamento degli statuti disciplinari e delle modalità della didattica ma, soprattutto, la rilevanza che attribuisce alla collaborazione tra scuole e Ministero, una collaborazione non sempre lineare, nella quale Anna spesso si batte per far valere le acquisizioni e le richieste delle scuole. Ma per circoscrivere il campo al lavoro fatto sul curricolo di Scienze Sociali dalla fine degli Anni ’90: non si parla più da tempo di studi sociali per tutti, ma di un indirizzo, anzi di un Liceo di Scienze Sociali che viene collocato tra gli altri licei secondo l’ipotesi organizzativa prevista dalla Legge di riordino dei cicli predisposta dal ministro Berlinguer e viene offerta agli ex istituti magistrali la possibilità di chiedere la sostituzione dei corsi in ordinamento con questo curricolo considerato come una sperimentazione autonoma assistita.
Al proposito dice Anna:
“Come si può osservare analizzando attentamente il curricolo e l’abbondante materiale prodotto in questi anni dagli insegnanti, il Liceo delle Scienze sociali non è frutto di coincidenze casuali,seppure felici ,ma l’esito di un lungo cammino di studio e di ricerca cooperativa in cui sono confluiti più elementi, di riflessione teorica,di esperienza sul campo, di attenzione ai mutamenti sociali e culturali,di comparazione con gli analoghi processi in atto nell’Unione Europea,infine di attrazione per una scuola diversa, dove si fa cultura e non solo la si studia passivamente”. P.224-225
Nel 1999 il Ministero, su richiesta del Consiglio Italiano per le Scienze Sociali, istituisce un Gruppo di lavoro nazionale per elaborare un profilo formativo e gli assi culturali del nuovo indirizzo di Scienze sociali, il cui oggetto è la società complessa la cui chiave interpretativa viene identificata nel taglio storico-antropologico. Il documento che ne risulta discusso e approfondito negli Anni 2000 in Conferenze di servizio e in seminari in tutto il paese organizzati attorno a scuole-polo. Era questo un modello organizzativo che preludeva alla costituzione delle Reti. Nel 2004 nasce la Rete Passaggi che avrà un ruolo fondamentale nella costruzione del curricolo e nella formazione dei docenti. Di questa esperienza bella e fruttuosa parleranno Giacomo Camuri e Antonio Ronco, Giacomo sul curricolo e il suo rapporto con l’autonomia, Antonio sul ruolo strategico dello stage.
Dal 2004 al 2013 la Rete organizza convegni i cui titoli danno la misura delle problematiche che vengono affrontate.
Di essi Anna (con Clotilde) è l’anima che sostiene con costanza e sollecitudine le fatiche dei docenti e ne sostiene le scelte in modo dialettico.
Dice Anna nella conclusione dello scritto sopra citato:
“Al centro dell’attenzione sono state poste le risorse umane rappresentate dai docenti, dalle loro capacità progettuali e dalle buone pratiche che hanno cominciato a circolare on line e in presenza ,in occasione di micro-Seminari organizzati da alcuni Istituti opportunamente dislocati sul territorio nazionale
La rete di scuole pertanto ha messo in atto un modello nuovo di cooperazione professionale e di crescita individuale che ha continuato ad esistere e a produrre effetti positivi, anche quando il Ministero ha interrotto il flusso dei finanziamenti .
Nonostante che le prospettive per il futuro istituzionale del Liceo delle Scienze sociali siano ancora incerte, esso rappresenta un modello di scuola a misura degli studenti e dei docenti, di coloro cioè che costituiscono la forza e la vitalità di una comunità educativa, prima di tutto autonoma e responsabile delle proprie scelte, in grado di interagire con la società, ma anche di usare la ragionevolezza nell’azione didattica. Ed esso ha rappresentato anche un momento di intesa e di collaborazione tra centro e periferia ,tra Ministero e scuole che vorremmo rivedere presto operante”. Pp.226-227
Le cose sono andate in modo un po’ diverso, ma non è qui il caso di approfondire.
Qui vogliamo onorare una dedizione alla scuola di una persona che ha interpretato la sostanza del senso civile, la responsabilità del proprio compito, la passione per i temi della formazione e della cultura e una grande curiosità per gli altri, per gli insegnanti e per il loro sapere.