DOCUMENTO CONCLUSIVO DEL SEMINARIO DI SEZZE “LA CATEGORIA DELLA COMPLESSITÁ.
Questioni di confine tra Scienze sociali e riforma della scuola
27-28-29 marzo 2006
Al termine dei lavori del Convegno nazionale tenuto a Sezze, cui hanno partecipato – come accade ormai da diversi anni – docenti e dirigenti dei Licei delle Scienze Sociali appartenenti a 40 Istituti, in considerazione del particolare momento storico-politico su cui si delinea lo scenario futuro della scuola italiana, con particolare riferimento alla Secondaria, i partecipanti ai lavori manifestano ai responsabili nazionali e locali delle politiche scolastiche l’urgenza di affrontare, con vigile attenzione, i seguenti punti cruciali per la valorizzazione e il consolidamento di un aspetto essenziale della formazione scolastica superiore:
- Il Liceo delle Scienze Sociali è portatore di un’esperienza che presenta tutte le caratteristiche di una vera e propria operazione culturale; essa ha radici ormai quasi trentennali ed è orientata alla formazione di una coscienza critica della società complessa, mediante gli strumenti tipici dell’analisi dei processi storico-antropologici;
- Questa operazione culturale, accolta e diffusa nella scuola italiana a livello di sperimentazione allargata, trova la sua correlazione nel tempo storico attuale e nei processi globali che lo caratterizzano; essa è pertanto una risposta ad un vuoto e ad un bisogno reali;
- A livello europeo, scolastico e non, a tale bisogno rispondono pienamente i saperi e le pratiche che afferiscono alle scienze sociali;
- Questa opera di correlazione tra contesto storico e sistema formativo è sempre stata una responsabilità non eludibile da parte del legislatore, del politico, degli insegnanti; a fronte di quel bisogno culturale e storico e al progetto di affrontarlo con un modello formativo innovativo, è comprensibilmente diffusa l’attesa e la domanda che il legislatore proceda ad una riforma coerente con la ricchezza di saperi e pratiche transitate da tutte le sperimentazioni autonome, compresa l’ultima in ordine di tempo: quella del Liceo delle Scienze Sociali; è alla luce di quell’attesa e di quella domanda che la Riforma viene letta, così come allo stesso modo saranno letti tutti gli interventi che potranno ancora essere decisi a sua modifica;
- Questa esperienza si è orientata sulla base di documenti programmatici di gruppi di lavoro ufficiali (per esempio il Gruppo Nazionale di Lavoro del Febbraio 2000) e di reti di scuole, mantenendosi vigorosa e produttiva in più di trecento Licei diffusi in tutto il territorio nazionale;
A fronte sia delle questioni generali sinteticamente sollevate nei punti precedenti, sia di un orizzonte scolastico di dimensione europea, i partecipanti al Convegno ritengono decisivi i seguenti punti:
- Indipendentemente dalla denominazione ufficiale specifica del Liceo e dal carattere fluido dei confini tra scienze umane e scienze sociali, non si può ignorare che gli attuali O.S.A. relativi al Liceo delle scienze umane mortificano, o addirittura annullano, l’impianto curriculare che ruota attorno all’asse storico-antropologico.
- Tale mortificazione è comprovata dall’oggettiva, pesante penuria di ore settimanali caratterizzanti il Liceo delle Scienze Umane rispetto agli altri Licei.
- L’organizzazione didattica viene compromessa anche dalla mancanza di compresenze funzionali ad un approccio plurale ai saperi, senza il quale è impossibile garantire l’acquisizione di un habitus mentale complesso, adatto alla comprensione della contemporaneità;
Alla luce di questi rilievi i partecipanti al Convegno chiedono che nell’inevitabile ripensamento degli aspetti critici della riforma, i responsabili delle politiche scolastiche si facciano carico del patrimonio formativo – condiviso e rafforzato anche dalle scelte degli studenti e delle loro famiglie – perché un Liceo delle Scienze Umane e Sociali sia adeguatamente articolato al suo interno, attraverso lo strumento dei decreti attuativi della riforma, e divenga, così, lo spazio significativo di un’offerta formativa e culturale che corrisponde ad una domanda sociale storicamente individuata.
- In questo scenario anche l’indicazione generica relativa alla realizzazione degli stages perde la sua caratterizzazione di “buona pratica”: infatti essi sono stati finora realizzati dalle scuole all’interno di un sistema formativo integrato, cioè come aspetto essenziale di un curricolo che è visto nel suo momento di apertura e confronto con il territorio;
- Questa effettiva integrazione tra scuole e territorio, che ha bisogno di un ampio spazio per la progettazione e la ricerca, viene a mancare a causa di una interpretazione riduttiva delle possibilità offerte dal regime di Autonomia scolastica.