P. Calegari
Una scelta di fondo
La prima riguarda l’emergenza ambientale nei confronti della quale ci sentiamo spesso scoperti e impreparati, poiché le società occidentali sembrano in una profonda crisi rispetto a ciò che vogliono per il futuro.
Assistiamo a una forte privatizzazione dell’individuo e ad una separazione crescente tra sfera pubblica e sfera privata; in questo processo la questione ambientale appare un’emergenza sempre più forte nei confronti della quale la politica non sembra cogliere la portata né ricercare con determinazione soluzioni efficaci. Appare quindi sempre più necessario ritrovare la comunità e ricostituire un legame tra individuo e società. In questa prospettiva l’educazione ha il ruolo di porre il problema, di sollecitare la sensibilità recuperando anche gli stupori propri dell’infanzia, di aprire la mente e di avviare la costruzione di comportamenti consapevoli circa le conseguenze del nostro agire sull’ambiente, nella prospettiva di sviluppare risposte autonome e responsabili.
La seconda questione è relativa alla forte integrazione che noi individuiamo tra le scienze naturali e le scienze sociali nella comprensione di una caratteristica distintiva della contemporaneità: la società complessa. In particolare si vuole porre l’attenzione sulle conseguenze dell’impatto sociale sull’equilibrio biologico, umano e planetario, sulle contraddizioni di un modello produttivo che pensava la natura non un organismo vivente, ma un serbatoio inesauribile di risorse. Ma l’analisi deve anche spostarsi sul piano del che fare, su un piano etico che chiama in campo decisioni fondate su scelte consapevoli e pensate che richiedono necessariamente un atteggiamento problematico, di ricerca e di prudenza. Qualità, queste, più volte richiamate dal profilo che l’indirizzo vorrebbe formare alla fine del corso di studi.
In questa prospettiva il ruolo della scienza può essere quello di identificare il problema, di cercare gli elementi e i dati che lo caratterizzano, di offrire vie comprensibili e soluzioni praticabili, ma anche di “ascoltare la gente” per combattere la povertà di idee che caratterizza la politica tradizionale e contribuire ad aprire spazi di incontro tra le persone per costruire risposte condivise, per liberare nuove modalità di partecipazione e per ritrovare il significato del vivere insieme. In altre parole il ruolo della scienza può concorrere al rafforzamento della democrazia.
L’articolazione a livello quinquennale di un curricolo integrato tra scienze sociali e naturali è il risultato di circa dieci anni di esperienza didattica, che ha mostrato la necessità di questa intersezione non solo sul piano epistemologico e culturale, ma anche su quello didattico. Solo a questo punto ci pare di poter individuare una scansione progressiva e insieme ricorsiva, di temi ed attività da distribuire nel quinquennio.
Al biennio si riservano principalmente attività e percorsi finalizzati ad aprire la mente, a sviluppare sensibilità, a porre dubbi, a rivedere pregiudizi, ad avviare la comprensione delle connessioni tra umano e naturale introducendo alcuni temi specifici.
Il triennio può ritornare su alcuni temi già affrontati nel biennio per meglio approfondirli, per allargare la gamma delle questioni con strumenti specifici sul piano scientifico e contribuire con le altre discipline alla ricostruzione di diversi contesti culturali.
Per quanto riguarda lo stage anche qui è bene mantenere un criterio di progressività: al biennio si possono riservare prime esperienze di visite guidate e incursioni nel territorio vicino e lontano, mentre al triennio si introducono forme più articolate di stage vero e proprio in settori specifici e con precise assunzioni di responsabilità da parte di ogni studente.
Sul piano formativo l’indirizzo di scienze sociali assegna al biennio “il compito di avviare la costruzione di abiti mentali adeguati” attraverso un approccio integrato fra le discipline che si dovrebbe concretizzare in percorsi che correlino la dimensione personale a quella sociale, il micro al macro, la linea diacronica a quella sincronica. La nozione di fondo da cui partire è di carattere storico-antropologico, lo sforzo si concentra nell’abituare gli allievi- ma anche noi stessi/e- a ragionare sui bisogni fondamentali, sulla loro genealogia, a mantenere la curiosità di scoprire quali risposte hanno trovato diverse aggregazioni umane al rapporto Natura-Cultura.
Nel primo anno lo sguardo è rivolto prevalentemente al passato lontano e lontanissimo, mentre nel secondo anno al presente, un presente che tuttavia mantiene un forte interesse per le “radici”, per la genealogia dei fenomeni e per una loro interpretazione in chiave problematica.
Per poter integrare l’insegnamento delle scienze naturali in una programmazione a maglie così larghe, occorre che l’insegnante non abbia paura di rimescolare la scansione canonica degli argomenti, predisponendosi con flessibilità al confronto con gli altri colleghi del Consiglio di classe, in una prospettiva biennale, pur rispettando le conoscenze e le competenze che il dipartimento ritiene indispensabili.
Nella nostra esperienza infatti è avvenuto che in una prima fase è stata stesa una progettazione piuttosto precisa ed articolata da parte del Consiglio di Classe che indicava la chiave storico-antropologica da cui partire e tre grandi mappe di argomenti articolati intorno al tema unificante Società/ modelli culturali, all’interno delle quali si individuavano anche possibili intrecci disciplinari. E’ stato così che sulla base di questa progettazione e del confronto coi colleghi, le scienze naturali hanno scoperto la loro caratteristica di trasversalità.
Il tema comune è stato articolato nelle seguenti mappe: 1. Per una lettura della società, 2. Cultura-individuo-interazione sociale, 3. Culture e visioni del mondo.
1. Per una lettura della società: qui le scienze naturali hanno sviluppato argomenti di carattere propedeutico per rispondere a due domande: “Cosa c’era prima della comparsa dell’uomo sulla terra e come si è originato l’uomo”.
La scelta di argomenti da cui trarre possibili risposte si può muovere tra: l’origine dell’universo, del sistema solare, origine ed evoluzione del pianeta terra, ere geologiche, processo di ominazione.
Si tratta, come ben sappiamo, di temi ampi e complessi che in questo segmento formativo si affrontano nelle linee essenziali, recuperando le conoscenze pregresse degli studenti, su cui si fa spesso scarso affidamento e che invece, come ci insegna la psicologia, possono facilitare o impedire l’apprendimento di nuove conoscenze.
Nel primo anno il tema generale è stato articolato in due sottotemi:
1.1 le comunità primitive
1.2. le antiche civiltà potamiche.
Qui le scienze naturali hanno affrontato la diffusione dei gruppi razziali (secondo le recenti ipotesi di Cavalli Sforza), le società dei cacciatori-raccoglitori, l’importanza del fiume nello sviluppo delle città del passato e l’importanza economica dell’acqua.
L’importanza delle pratiche didattiche.
Per gli studenti è risultato utile e gratificante il momento della messa in comune dei risultati di analisi condotte nelle diverse discipline. Infatti al termine del percorso la classe deve disporre di un momento di pausa per riorganizzare i dati e predisporsi a una comunicazione che sia chiara, completa ed efficace, utilizzando tutti gli strumenti multimediali che spesso i giovani sanno maneggiare meglio di noi adulti. Indirettamente, questo lavoro di riesame dei dati e di costruzione di mappe integrate, finalizzate alla comprensione da parte di un uditorio, rafforza l’apprendimento e l’autostima.
Si è arrivati così ad una plenaria alla presenza di molti docenti del Consiglio di classe (scienze sociali, diritto-economia, storia, italiano, religione, linguaggi non verbali, scienze naturali) nella quale gli studenti incrociavano le diverse prospettive di analisi del tema comune, evidenziando sia il punto di vista specifico di un sapere, sia il contatto di questo sapere con gli altri. Questa è stata una operazione tutta loro, e la gratificazione derivava dal fatto di esser riusciti a far procedere l’iniziale impianto teorico e metodologico verso forme di approfondimento più avanzato. Gratificazione naturalmente condivisa da tutti gli insegnanti.
Un ulteriore rinforzo al tema della società dei cacciatori-raccoglitori, è stato il viaggio di istruzione al museo di storia naturale di Trento, dove precedentemente erano state fissate attività di laboratorio con personale esperto. Questa esperienza si è rivelata molto interessante perché i ragazzi potevano vedere e toccare con mano ciò che avevano studiato in teoria sull’uomo del paleolitico, cimentandosi in piccoli lavori come raschiare le pelli, cucirle, usare l’ocra per dipingere, improvvisarsi archeologi in uno scavo simulato.
Il secondo argomento affrontato, quello delle civiltà potamiche, ha messo al centro dell’attenzione l’importanza del fiume nello sviluppo delle città non solo del passato, ma anche del medio evo e della città di Ferrara. In seguito il tema dell’acqua è stato anche assunto come argomento comune dei laboratori orientativi con gli studenti della scuola media. La classe ha proposto alcuni percorsi legati all’acqua: a) l’acqua che esce dal rubinetto: da dove viene e dove va; b) la città di Ferrara e l’acqua: la paura del Po; c) la città di Ferrara e le vie legate all’acqua; d) luna, terra, acqua: scienza e luoghi magici.
Il tema dell’acqua ha permesso di introdurre alcuni argomenti dello specifico disciplinare: la molecola dell’acqua, i passaggi di stato, soluzioni acquose, distribuzione delle acque sulla terra; oceani mari , moto ondoso, le maree, fasi lunari ed eclissi; fiumi ed attività fluviale, falde acquifere; piogge acide e cenni ai problemi dell’inquinamento atmosferico; ghiacciai ed attività glaciale.
Nel secondo anno la progettazione del Consiglio di classe opera una rotazione dello sguardo sul presente, un presente che tuttavia mantiene, come si diceva, un forte interesse per le radici e ripropone le tre mappe organizzative dei contenuti per favorire la messa in atto di utili cortocircuiti tra presente e passato, ma anche tra discipline.
Il percorso pluridisciplinare Per una lettura della società, pone al centro dell’analisi le società contemporanee e prende come chiave di lettura le nuove forme di schiavitù in un’economia globalizzata.
Il contributo delle scienze naturali ha riguardato lo studio delle condizioni geografiche, climatiche ed idrografiche dell’Asia centroorientale, introducendo così argomenti che tradizionalmente appartengono al programma del primo anno: cartografia, coordinate geografiche, moti di rotazione e rivoluzione della terra e relativa conseguenze. Atmosfera: composizione e struttura. Precipitazioni.
Fasce climatiche, cause della formazione delle aree desertiche e problema della desertificazione del pianeta.
2. Il secondo percorso pluridisciplinare, Cultura-individuo-interazione sociale si concentra su aspetti di relazione tra il singolo e l’altro, l’altro inteso come straniero, l’altro da sé, l’altro come genere, l’altro come adulto, un incontro che si conclude quasi sempre con una crescita.
Le scienze naturali hanno inteso l’altro da sé come Natura nelle sue molteplici manifestazioni, come mondo animale e vegetale, ma anche come acqua, aria, terra; un mondo di cui tutti conosciamo l’esistenza perché ci circonda da sempre, ma che generalmente non sappiamo né percepire né apprezzare. Incontrare la natura significa porsi nella disponibilità di imparare ad osservarla, saper stare in silenzio per ascoltarla; cercare a lungo con lo sguardo, per scoprirvi una vita; imparare poco a poco a conoscerla per poterla amare.
Si tratta di obiettivi difficili da raggiungere, per i quali, forse non basteranno tutti gli anni di scuola, ma è indispensabile cominciare: i giovani vanno abituati a fare silenzio intorno a sé e dentro di sé, quando sono immersi nella Natura, per concentrarsi sull’altro.
Per cercare di realizzare concretamente tale incontro abbiamo utilizzato il viaggio di istruzione come occasione di isolamento in un parco naturale. Le scienze sociali e le scienze naturali hanno chiesto ai ragazzi di riflettere e scrivere prima del viaggio sul seguente tema:” Il mio contatto personale con la natura dall’infanzia ad oggi, emozioni, sensazioni, pensieri. La natura nella poesia e nell’arte” .
Questa proposta ha prodotto risultati sorprendenti, non è stata percepita come un dovere, ma è stata, per molti, l’occasione di ripercorrere la propria storia alla luce del contatto con la natura. E’ emerso il piacere di scrivere, quasi una gratitudine per le insegnanti che avevano offerto questa possibilità di ritornare su questa parte di vissuto. Le riflessioni sono state accompagnate da fotografie, disegni, poesie, canzoni che, in alcuni casi, hanno rivelato veri talenti.
I risultati raccolti in dossier sono stati apprezzati da tutto il Consiglio e ciò ha predisposto tutti al viaggio con accresciuto entusiasmo.
In riferimento a questo percorso le scienze hanno introdotto temi di ecologia:
Biosfera, ecosistema, produttività e trasferimento di energia, catene e reti alimentari, piramide dell’energia, fattori abiotici di un ecosistema, habitat e nicchia ecologica di una specie. Concetto di biodiversità e successione ecologica.
Triennio
La verifica circa la tenuta di questo progetto quinquennale si ferma al biennio. Nel triennio abbiamo realizzato progetti annuali che ci sembrano interessanti, tuttavia non sono ancora stati sottoposti a validazione completa. Il triennio, si diceva sopra, può ritornare su alcuni temi già affrontati nel biennio, ma le scienze naturali possono articolare la loro progettazione su tre piani tra i quali l’insegnante troverà per ogni anno opportuni collegamenti interni:
Lo stage formativo è il risultato di esperienze che nel tempo sono state modificate e oggi si realizza con le seguenti modalità:
L’esperienza di questi anni ci permette di attribuire allo stage un profondo valore formativo poiché esso offre ai ragazzi per la prima volta l’opportunità di entrare concretamente nelle molteplici realtà del mondo esterno. La scuola infatti, attraverso lo stage, diventa un punto di contatto tra la sfera privata e quella pubblica, l’individuo e le istituzioni, il giovane ed il mondo del lavoro, l’uomo e l’ambiente naturale, superando in tal modo il suo tradizionale ruolo di custode di un sapere statico e concluso.
Inoltre i ragazzi, cominciando a vivere l’esperienza in modo partecipato, sviluppano una maggiore conoscenza di sé e delle proprie attitudini; ciò innesca processi di autonomia che possono facilitare le scelte future. Essi scoprono infatti di essere cittadini capaci di azioni incisive e determinanti nelle politiche del cambiamento, in grado quindi di assumere su di sé l’impegno di essere protagonisti in una società come la nostra, spesso povera o priva di progettualità per il futuro.
Osservazioni conclusive
Le scienze naturali, come si evince dalle nostre considerazioni, entrano in parecchi ambiti dell’indirizzo di scienze sociali. Per questo motivo la scuola ha ritenuto opportuno innalzare la quota oraria delle scienze naturali da 2 a 3 ore nel biennio a scapito della matematica che passa da 4 a 3 e di aumentare da 1 ora a 2 ore nel triennio. Questa quota oraria appare ancora troppo ridotta, per il ruolo di disciplina trasversale che l’indirizzo riconosce alle scienze naturali; in ogni caso ci pare che l’operazione di non ritorno sia quella di una progettazione integrata. Qualsiasi riforma che verrà, dovrà avere un modello organizzativo che consenta queste integrazioni, pena la perdita di efficacia formativa della scuola.
Solo con un modello di formazione di tipo integrato, con una didattica viva e attiva, con un forte coinvolgimento di docenti e studenti nei confronti dei problemi del mondo, è possibile ritrovare il significato dell’andare a scuola, scoprire un legame tra scuola e vita, fare della scuola un luogo di incontro tra generazioni, riappropriarsi dei valori della propria tradizione culturale.
Questi anni di esperienze diverse ci hanno confermato che la scuola può costituire un’occasione per tutti, studenti, docenti, ma anche famiglie e istituzioni, di cercare e ridare senso all’agire e quindi allo studio. Lo studio non regge a lungo, soprattutto per le generazioni d’oggi, se i giovani non trovano una connessione tra questo, la loro vita e le loro idee di futuro. L’esperienza ci ha mostrato come la voglia di studiare nasca quando se ne capisce il senso, un senso che si realizza progressivamente, nella relazione con gli altri, giovani e adulti.