La storia della cartografia può essere un modo semplice ed efficace per iniziare un percorso transdisciplinare intorno ai nodi/snodi concettuali di modello, rappresentazione simbolica e narrazione.
In quell’impero, l’Arte della Cartografia raggiunse tale perfezione che la mappa d’una sola provincia occupava tutta una città, e la mappa dell’Impero, tutta una provincia.
Col tempo, codeste mappe smisurate non soddisfecero e i Collegi dei Cartografi eressero una mappa dell’Impero, che uguagliava in grandezza l’Impero e coincideva puntualmente con esso.
Meno dedite allo studio della cartografia, le generazioni successive compresero che quella vasta mappa era inutile e non senza empietà la abbandonarono alle inclemenze del sole e degl’inverni.
Nei deserti dell’Ovest rimangono lacere rovine della mappa, abitate da animali e mendichi; in tutto il paese non è altra reliquia delle discipline geografiche.
Jorge Luis Borges, L'artefice
Il paradosso di Borges fa capire che non è possibile rappresentare la vastità e totalità del reale e che la complessità di un fenomeno può essere trattata solo attraverso l’elaborazione di un modello che necessariamente non sarà mai uguale alla realtà stessa
La cartografica è simbolizzazione e reinvenzione della realtà, è una visione del mondo, cioè una traduzione attraverso i segni della realtà percepita dall’uomo.
Attraverso la storia della cartografia gli studenti toccano con mano che la rappresentazione del mondo da parte dell’uomo è cambiata nel corso della storia a causa di fattori storici, culturali, religiosi e di perfezionamento tecnico . Come scrive Humboldt: “le carte geografiche esprimono le opinioni e le conoscenze più o meno limitate di chi le ha costruite”, sono un prodotto collettivo della società.
Le slides qui sotto sono un collage di un lavoro di gruppo della classe IIIB del Liceo Scienze Sociali- A. Pieralli di Perugia.
Stefania Stefanini
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