"Benevolo disordine della vita" (Buiatti)

LA DIVERSITA' FRA SCIENZA E SOCIETA'

Marcello Buiatti – 30 marzo 2007

(intervento non revisionato dall'autore)

 

La presentazione ppt della relazione (clicca su "Full" per vedere a tutto schermo):

 

 

Io vi parlerò dell’evoluzione di alcuni concetti della biologia, che sono importanti per la vita di tutti i giorni e in particolare per la nostra vita con gli altri, per il nostro comportamento.

Mi sono dato il titolo biologia, società e ambiente, perché la biologia come tutte le scienze è fatta da persone che non sono isolate in una cupola di vetro ma stanno con gli altri e influenzano e sono influenzati, stanno in un contesto. Noi biologi studiamo la vita e gli esseri umani sono vivi.

Comincio con le origini, l’umanità come la conosciamo ora viene da sessanta settanta mila anni fa, siamo tutti partiti dall’Africa, e abbiamo cominciato verso i 40 mila anni fa a diventare artisti, nel senso che vedo degli oggetti intorno a me, elaboro questa immagine e la cambio e poi proietto l’immagine mia, non l’oggetto su materia esterna, che è l’inizio della progettazione.

Il progetto è vivo, ma poi se produco ad esempio un computer, questo poi è morto, cioè non può più cambiare dopo che è stato nel mio cervello. Questo è simile al dipingere o allo scolpire e solo noi essere umani siamo capaci di fare questo in modo non stereotipo, cioè che non si tramanda di generazione in generazione.

Noi abbiamo avuto diverse capacità adattive, la capacità di astrazione, abbiamo modificato l’ambiente secondo il progetto inventandoci nuove strategie di adattamento. Poi abbiamo inventato lo scambio di oggetti e poi abbiamo inventato ahimè! la moneta e lo scambio virtuale, e questo rischia di diventare molto pericoloso perché non usiamo più la moneta per lo scambio, ma lo scambio in quanto tale.

La mia scienza, la genetica comincia nella seconda metà dell’800 in piena rivoluzione industriale, in piena crescita dell’utopia meccanica, sotto sta il concetto che il mondo sia costruito e smontabile a pezzi. Questo concetto ha influenzato molto la mia disciplina fino a poco tempo fa. La biologia influenza l’ambiente con le tecnologie, ma di più con i concetti sulla vita. I vantaggi e i pericoli che vengono dalla biologia sono anche dovuti agli oggetti che inventiamo e ai cambiamenti che possiamo fare, ma moltissimo derivano dall’effetto che queste cose hanno su quello che voi pensate di voi stessi. Lo spirito del tempo, il contesto sociale influenza l’effetto di ricerca, voi ci chiedete di cercare certe cose anche inconsciamente e ogni esperimento può essere interpretato in tanti modi.

Questo è caratteristico della biologia, perché gli esseri viventi sono multiversi e cioè hanno diverse facce che sembrano contraddittorie e non lo sono, in quanto sono complementari.

I concetti che vi diamo sono in parte determinati da quello che ci chiedete, a me genetista mi chiedete in particolare il gene dell’immortalità, che non c’è, o il gene per l’intelligenza o per il cancro o per l’infedeltà coniugale e noi … ve lo diamo per essere da voi amati.

Lo spirito del tempo, di questo tempo, comincia ufficialmente nel 1847 quando è pubblicato questo Manifesto dei medici materialisti in cui si dichiara l’equivalenza dei sistemi viventi a quelli non viventi, questo è una affermazione strumentale per poter usare anche con gli esseri viventi dei metodi di indagine che avevano già funzionato molto bene per la fisica e per la chimica, il cosiddetto metodo riduzionista, da non confondersi con l’ideologia riduzionista che è altra cosa. È un metodo potente, semplice e utile perché si basa sulla semplificazione, davanti a un oggetto complesso ad esempio uno di voi, mi riesce difficile studiarlo allora lo scompongo a pezzettini e poi lo assemblo e penso che ora ho capito tutti voi. Quindi si parte dall’ipotesi che voi siate una somma di pezzettini indipendenti, e infatti Mendel che è il nostro socio fondatario primario, che è un fisico, lui adottò questo metodo per studiare l’ereditarietà per primo, lui voleva tirar fuori delle leggi matematiche, scelse una pianta appositamente, il pisello e scelse dei caratteri con varianti ben distinti: giallo o verde ma mai intermedio, perché se le varianti sono ben netti poso contare quante ce ne sono in ogni generazione e tirare fuori leggi matematiche probabilistiche. Lui le ha studiate, ma i mendeliani trassero dei concetti universali da esperimenti che Mendel stesso considerava portassero a verità locali. Perché la scienza in genere ha verità locali, poi ne discuteremo. I geni sono indipendenti uno dall’altro, i varianti e i geni si assortiscono casualmente, ogni carattere corrisponde esattamente agli ordini che gli danno i geni che purtroppo ancora è la concezione prevalente che noi abbiamo di noi stessi, cioè noi pensiamo di essere determinati dai geni che abbiamo e che siano indipendenti uno dall’altro, cioè additivi come si dice.

Il dogma centrale è una cosa scritta nel 1958 da Francis Crick scopritore di una delle forme del DNA cristallizzato, e affermava che l’informazione è scritta nel Dna, viene trascritta in modo del tutto fedele in un’altra molecola simile e poi viene tradotta in modo fedele in un’altra molecola ancora che sono le proteine che ci autocostruiscono, uso apposta questo termine. Questo è anche per il dogma centrale, i nostri geni sono indipendenti uno dall’altro noi siamo il risultato totalmente deterministico dell’effetto dei geni che però si assortiscono casualmente di generazione in generazione, per cui c’è un’antinomia tra determinismo e caso e infatti si chiama determinismo stocastico in gergo nostro. Perché saremmo fatti come una macchina, fatti di pezzi indipendenti assemblati secondo un certo progetto, facilmente conoscibile, il famoso disegno intelligente, ma su questo non entriamo, comunque è un disegno meccanico e deterministico senza nessun grado di libertà. Le conseguenze di questo tipo di ragionamento sono tante e importanti, gli esseri viventi quindi sono come le macchine, possono essere oggetti non soggetti, non reagiscono e non cambiano il loro progetto, come la macchina si può sfare ma non diventare altro, progettati, modificati, venduti, cambiati senza influire sugli altri, prendere un gene da una pianta e metterlo in un animale e non succede niente, l’animale sta bene, almeno lo crediamo, se tutto avviene così io posso predire come sarà l’organismo e cambiarlo di conseguenza.

Ovvio che le conseguenze ideologiche sono molto importanti, pesanti, perché gli esseri umani sono diversi nel fisico e nelle menti solo per il diverso DNA, non sono influenzati dall’ambiente, perché dati i geni io sono così, nessuno ha colpa o merito dei suoi atti perchè se ti capitano i geni d’assassino non ci sono colpe, e quindi la collettività umana non ha ruolo, perché io sono io e non determinato dai miei simili e allora l’unico modo per migliorare la vita è ovvio, è cambiare i programmi, i geni, una volta buttavamo via quelli con i geni cattivi, anzi lo facciamo ancora, vedi le guerre etniche, molte persone sono uccise sulla base delle loro caratteristiche cosiddette razziali.

Bisogna eliminare ovviamente gli altri, perché io no, io sono il migliore, io decido, e se vedete, le razze sono state definite con caratteri fisici astutamente mescolati con caratteri comportamentali che non c’entrano niente tra di loro, così l’asiatico parrebbe avaro, gli africani sono flemmatici. Mentre l’europeo, il bianco è sanguigno, muscolare, capelli lunghi e fluenti, occhi azzurri, gentile, acuto, con capacità intellettive, si copre con vestiti ed è governato da leggi. Nasce l’eugenetica che voi sapete che è appunto quello che si faceva prima di inventare l’ingegneria genetica, cioè l’uomo può scegliere il modello ottimale di uomo per cui nella vita, questa è una convinzione che purtroppo molti hanno ancora, che l’evoluzione sia un “progresso” lineare che punta ad avere un unico tipo di animale o un unico tipo di uomo o di pianta ottimale, come succede per l’industria che fa macchine, quella sì che tende ad avere il miglior modello sul mercato per avere un omogeneo modello di macchina. Quindi il concetto di ottimo come il meglio è un concetto che viene dalla produzione e che indicherebbe come anche gli esseri viventi devono cercare di esprimersi tutti uguali e tutti ottimi.

Tutto questo ragionamento è nei nostri giornali, nelle informazione e nelle nostre menti, cioè bisogna andare verso il progresso, è là in fondo dobbiamo solo andarci, per costoro siamo un computer, tutto è scritto nel DNA e deve essere ottimale affinché si stia bene. Questo è stato prevalente fino alla fine del secolo scorso, dal 1995 è stato prevalente nelle discipline biologiche che le cose non andavano così come recitava il metodo riduzionista, la semplificazione.

Nel terzo millennio è stato scoperto, nella fase procariotica, cioè organismi senza nucleo, che piante animali uomini sono profondamente diversi e hanno diverse strategie di adattamento. Nei genomi il nostro famoso DNA, ci sono informazioni per fare strumenti e gli organismi hanno sviluppato una serie di organismi diversi che permettono una forte ambiguità nella loro espressione. Cioè, noi abbiamo nella testa, che se ho il gene degli occhi neri, mi vengono per forza gli occhi neri e per quel gene lì è anche vero, ma noi sappiamo oggi che i nostri geni sono ambigui, cioè un gene può dare origine all’informazione per dare 38 mila proteine diverse e non le dà insieme ma su segnale esterno, quindi lì ho tanti strumenti, ma la scelta di quale usare non dipende dal Dna, ma dai segnali e altra cosa, i sistemi viventi sono organizzati a rete di elementi che comunicano tra di loro, non sono indipendenti, perché in questo momento, ad esempio, ci stiamo tutti cambiano l’un l’altro, fisicamente, il nostro cervello sta cambiando le sinapsi, ascoltatele muovere nel vostro cervello, io ve le faccio muovere e voi state reagendo.

DNAInfatti il nostro genoma, il DNA che abbiamo in ogni cellula ha dentro soltanto 23 mila geni, il paramecio, genere di protozoi infusori, ce ne ha 40 mila. Quindi se sono 23 mila e danno centinaia di migliaia di proteine finite è evidente che sono ambigui, cioè ogni gene ne dà più d’una. I geni veri e propri sono solo 1,5% del nostro DNA, tutto il resto non è fatto di geni, perché c’è altra roba che regola i geni, e questo è dato dai segnali che vengono dall’esterno e che cambiano il mio programma, non era possibile che fosse scritto nel mio DNA cosa avvenisse mentre smanacciavo così, perché non c’ero mai stato. Allora è sui batteri che noi basiamo l’adattamento su sistemi che ci permettono di cambiare per restare vivi. Il nostro scopo è quello di continuare la vita, per farlo dobbiamo continuamente cambiare il programma e ognuno di noi possiede strumenti per riconoscere quale parte di variabilità usare in ogni momento. I batteri si adattano cambiando il loro DNA e lo fanno con estrema rapidità perché hanno un solo cromosoma e tempi di generazione intorno ai dieci/ venti minuti. Per cui se c’è una buona mutazione che gli capita quella si esprime immediatamente, mentre noi non siamo così, abbiamo due copie per ogni gene per cui se uno di questi muta in modo positivo non si vede perché è coperto dall’altro e abbiamo vite molto lunghe, quindi noi non possiamo cambiare solo geneticamente, ma abbiamo altri potenti strumenti che ci permettono di cambiare continuamente durante la vita.

Noi tutti esseri umani abbiamo gli stessi geni identici, in varianti diverse, siete rimasti colpiti da questa affermazione? Perché confondete geni con varianti dei geni, io ho gli occhi neri, fra di voi c’è chi li ha azzurri, ma sia io sia voi abbiamo il gene del pigmento del colore degli occhi in varianti diverse. Il 40% dei nostri geni stanno anche nelle piante, fanno funzioni diverse, ma sono gli stessi geni.

Come funziona questa modulazione, se ho caldo, sono troppo vestiti devo attivare un migliaia di geni per sudare nelle cellule dove sudo, ogni mia cellula ha una serie di sensori che attraversa la membrana e che sta anche fuori, sente il caldo manda un segnale ad un’altra proteina e così via in una sorta di staffetta, fino a che il segnale non arriva a monte dei geni per sudare e lo attivano. I geni sono ambigui perché si spezzano in tanti pezzetti prima di fare le proteine, ora i nostri neuroni fanno delle punte di energie questo comporta che i geni colpiti da queste scosse facciano proteine diverse da quelle che facevano se io non vi stessi parlando, cambia l’organizzazione delle sinapsi, noi non sappiamo cos’è i pensiero, sappiamo comunque che più che altro è basato su cambiamenti.

Ogni conformazione, cioè forma, in biologia significa funzione, conformazioni diverse vogliono dire funzioni diverse. Per esempio queste qui sono due formulazioni diverse in una dà la sindrome della mucca pazza, in un’altra non la dà. È la stessa proteina identica, solo che cambia forma. Siamo tutti organizzati a rete, significa che se io modifico uno degli elementi che costituiscono la rete, questo si ripercuote sugli altri, quando faccio così con la mano mi modifico tutto e non soltanto la mano. Le interazioni tra individui da noi sono molto importanti, è una scoperta recente, il comportamento che noi abbiamo verso i nostri simili, non modifica i geni, ma l’espressione dei nostri geni. È stato dimostrato con le topoline mamme che sono molto coccolone e altre che non lo sono, allora le figlie delle coccolone lo sono anche loro e così via, la coccolosità non è ereditaria, ma implica il fatto che viene attivato dal coccolo e sono più vispi e contenti e coccoleranno in futuro, si trasmette per via culturale il livello di “funzionamento della macchina”. È un campo aperto questo molto interessante, come quello dei neuroni specchio che ci danno la comunicazione, molto importante per capire come siamo fatti. Ecco la nostra strategia di adattamento non è fondata più sui geni, perché noi abbiamo solo 23 mila geni, ma cento miliardi di neuroni nella corteccia cerebrale che possono dare un milione di miliardi di connessioni diverse, il che significa che il contenuto di informazioni potenziale nel nostro cervello è infinitamente più grande di quello del DNA. Il cervello può cambiare molto rapidamente e ci cambia rapidamente, perché quando sudo dal terminale al cervello c’è uno scambio rapidissimo. Il nostro cervello alla nascita ha le sinapsi quasi random, casuali e si organizza dopo su segnale esterno, se non sono stati avviati segnali un topolino può restare cieco fin dalla nascita, dopo è sotto il dominio di particolari geni.

La variabilità genetica della nostra specie, che ha sei miliardi e mezzo di individui, è nettamente inferiore alla variabilità genetica degli scimpanzé, siamo molto meno diversi tra di noi. Perché? ci sono due ragioni, che siamo espansi soltanto cinquanta mila anni fa e non abbiamo potuto avere tante mutazioni in pochi anni, ma soprattutto è un altro, noi dall’Africa ci siamo espansi e in genere gli animali si adattano alle nuove situazioni, noi non facciamo questo perché usiamo il cervello come generatore di variabilità, per cui noi cambiamo l’ambiente, non abbiamo bisogno di selezionare gli individui che sono più adatti a quello specifico ambiente, infatti si gira senza nessun problema da un ambiente a un altro. Noi abbiamo selezionato culture adatte ai diversi posti, infatti abbiamo più di settemila lingue nonostante stiano andando in estinzione rapida come la nostra intelligenza del resto. Questo ci cambia la concezione delle famose razze, lo voglio dire con chiarezza, noi abbiamo pochissima variabilità e è impossibile distinguere guardando i nostri genomi se io sono un asiatico, africano, paupasiano. Ho certo dei caratteri distintivi, ma sono molto pochi. Il termine razza non ha significato biologico, perché non posso distinguere sono diverso da un africano per il colore della pelle, ma non per i gruppi sanguigni, forse sono più vicino a un africano che a uno svedese, io ho sangue asiatico antico, sono mescolato ed è impossibile attribuirmi a una razza. Se vedete un etiope e fate conto che non è scuro, ha i nostri stessi lineamenti, e il colore di pelle è così perché protegge dal sole, è selezionato il nero come protettivo.

Nella vita non vince il migliore, ma il più plastico, quello che se la cava, perché per vivere bisogna cambiare programma. Dolly è la riprova di questo, è morta giovane, del suo agnellino si è persa traccia e tutti gli animali clonati esistenti nel mondo, circa centottanta, nessuno di loro stava bene, perché hanno potuto utilizzare pochi geni adulti, gli altri sono bloccati e non si possono sbloccare perché si rompono.

Dal 1964 da esperienze serie fatte sulle rane da un certo Gordon, completamente dimenticato, lo sappiamo che questo non si poteva fare e ci stiamo battendo per qualcosa che non esiste. Al di là dei nostri principi religiosi, sono anni che lo dico, noi continuiamo a batterci pro o contro la clonazione, qualcosa che non va fatto perché gli uomini così nati starebbero male.

Quindi abbiamo quelli che la vorrebbero fare perché ricercano il modello ottimo e quelli che non la vogliono per motivi religiosi, si scannano per una cosa che non esiste. La stessa cosa vale per l’ingegneria genetica, perché noi tutti siamo convinti che ci siano OGM da tutte le parti, ma se io chiedo i pomodoroni del mercato sono OGM o no? Un buon 90 % mi dice di sì. E invece no, non ci sono OGM, piante geneticamente modificate, in Italia non ci sono, tutti sono convinti che sia una tecnologia avanzatissima che sta dando molti prodotti e invece è una tecnologia che ha funzionato con i batteri, ma non ha funzionato né con le piante, né con gli animali, infatti si veda l’insulina in commercio da molto tempo e questo batterio è tenuto in contenitori ed è una macchina molto più semplice della nostra, ha molto poca ambiguità. Ma nelle piante e negli animali non funziona soprattutto perché poi dopo piante e animali non stanno bene, non producono e infatti non c’è nessun prodotto animale per uso alimentare che sia stato geneticamente modificato perché gli animali muoiono se li modifichiamo in modo drastico. Nelle piante dal 1986 ci sono due prodotti solo e sono resistenza diserbanti e resistenza insetti con due tipi di geni soltanto, una tecnologia fallimentare dal punto di vista scientifico, certo non dal punto di vista dei brevetti e dei guadagni, ma che è tutta un’altra cosa, non è scienza avanzata questa, questa è precedente a tutto quello di cui vi ho parlato oggi. Questi esperimenti si è smessi di farli perché questa è la mamma, questo è il figlio è più grande, quindi il figlio di una mucca è un muccone, ma sta male, muore presto ed è sterile. Questo esperimento è stato fatto invece da noi sulle piante, si vede che inserito un gene di ratto in una pianta cosa le succede, interagisce e fa qualcosa di imprevedibile e che non funziona sul piano produttivo, almeno in questo caso. L’ingegneria genetica attuale è rimasta a prima che scoprissimo queste cose, ma tutti pensano che si possa fare di tutto, perché purtroppo stiamo andando incontro a un preoccupantissimo effetto di virtualizzazione, cioè noi non stiamo discutendo sulla realtà, ma sulle parole, se OGM sì o no, clonazione sì o no, mentre dovremmo discutere sul perché non funzionano e perché alcune piante sono coltivate anche se non funzionano? Perché sono mezzo di penetrazione commerciale nel terzo mondo, così nei paesi in via di sviluppo stanno distruggendo l’agricoltura e aggravando pesantemente la fame, perché la soia coltivata in Brasile non la vedono i brasiliani, ma è esportata per darla da mangiare alle nostre mucche, è un’operazione commerciale e industriale, per produrre roba che mai tornerà in brasile, dunque noi continuiamo a discutere di cose virtuali, è un periodo brutto che mi angoscia perché domina ancora quell’idea del progresso ottimale. Noi usiamo un solo livello, esempio massimo di virtualizzazione, il PIL, che è essenzialmente massa di circolazione monetaria, che aumenta quando c’è un terremoto, una guerra, quando il servizio sanitario non funziona, non necessariamente ha a che fare con il benessere e pure ogni comune toscano vuole che li si faccia il PIL, può servire per le elezioni, questo vuole la gente e questo è molto preoccupante, perché così ci suicidiamo proprio nel modo in cui ci trattiamo gli uni con gli altri.

Marcello Buiatti