Presentazione

 

A Sezze nel marzo scorso ci siamo lasciati con l’idea di questo liceo come un possibile modello di scuola.

 

Ed è con questa consegna che a Lucca stiamo lavorando intensamente non soltanto per organizzare il Convegno di marzo “Vedere attraverso con le scienze nel cuore” ma anche per poter restituire una base di partenza condivisa e coerente con le nostre scelte di buone pratiche del Liceo delle Scienze Sociali.

 

Infatti l’identità storico antropologica di questo particolare tipo di Liceo, da noi considerata irrinunciabile, è in doverosa e continua evoluzione nella progettazione del curriculum, ma anche soggetta a forti spinte contrastanti, soprattutto da parte di quei docenti che non ne comprendono l’asse culturale.

 

Lavoriamo accompagnati dall’idea che per una cittadinanza attiva e responsabile occorra coltivare il pensiero critico e la volontà di “spendersi”… poiché la democrazia non è una realtà compiuta ma un processo in continuo divenire.

 

E’ con questa voce che chiediamo a tutte le scuole di intervenire curvando le proprie riflessioni sul tema dato al convegno per potere ascoltare e ascoltarci nel confronto che si andrà a sviluppare in un giorno e mezzo di lavori.

 

Proponiamo una sintesi dei punti che riteniamo importanti per la discussione:

 

  • la scienza vuole curiosità, entusiasmo, passione, ironia, determinazione, impegno
  • le scienze non devono restare comprese da pochi
  • la ricerca nel curriculum del liceo delle scienze sociali
  • lavorare su modelli epistemologici e il liceo delle Scienze Sociali come modello
  • il processo di osservazione come strumento didattico educativo
  • la costruzione del senso nel rapporto educativo
  • percorsi modulari costruiti intorno a degli snodi formativi fondamentali
  • apprendere l’autonomia e essere autonomo nell’apprendere.

Nell’ambito della ricerca spesso ci avviciniamo alle leggi della scienza e della logica non soltanto per trovare appoggio rigoroso, quanto piuttosto per definire i limiti della ricerca stessa, infatti non tutto può essere spiegato, c’è il rischio di far diventare banale quello che non lo è, ci sono certe idee, certe folgorazioni alle quali si può solo facilitare l’accesso, percorsi complessi che poi vanno affrontati di persona, con individuale disponibilità alla scoperta.

 

La scoperta è il cuore dell’impresa scientifica, la scoperta genera cultura, la cultura è alla base della ricerca e della sua metodologia, cioè la possibilità di essere capaci di confrontarsi, di mettere in discussione i confini rigidi tra le discipline, di sapersi orientare tra il mito della scienza come certezza assoluta e la ricerca della ragione.

 

Le scienze dure (la fisica, la chimica, la biologia) dimostrano di continuo e con discreto successo che molte cose sono l’opposto di quello in cui crediamo, con molta più resistenza si accettano invece le scomode lezioni della psicologia o dell’antropologia culturale e sociale. Alla scienza ci rivolgiamo nella nostra affannosa ricerca di spiegazioni, ma la ricerca del senso spesso ci vede disorientati, ecco perché ci aspettiamo dalla comunità scientifica un messaggio argomentativo che abbia le sue basi di civiltà nella discussione illuminista.

 

La scienza non cerca similitudini ma identità, la scienza detesta i paragoni anche quando questi sono indovinati, ma riconosce i modelli e le rappresentazioni che sono l’essenza della nostra vita mentale, infatti niente di ciò che esiste potrebbe diventare cosa per noi, se prima non riuscissimo a rappresentarcela mentalmente. È un processo di induzione naturale nel quale il sapere mitico è importante, forse primo inevitabile passo verso quello scientifico, l’analisi delle fiabe e dei miti risponde allo sviluppo di dati cognitivi primari. Il mito nasce all’interno di una sapiente tradizione orale ed è poi utilizzato per fissare la prima grande cultura scritta.

 

Un’altra tematica per noi fondamentale è quella della diversità e siamo certi che questo lo sia anche per la scienza, o almeno per quella parte di essa che è cosciente che soltanto le macchine non cambiano mai in quanto fatte di componenti che restano identici e hanno un solo progetto che è stato pensato dall’uomo ed è quindi esterno e non modificabile, mentre il progetto di un essere vivente cambia continuamente.

 

Messi di fronte a scelte didattico-educative, ci rifiutiamo di far nostra l’idea che una lezione sia un trasferimento di informazioni dalle note di un insegnante a quelle di uno studente senza che niente passi attraverso la mente né dell’uno, né dell’altro.

 

 

Per orientarci in questi nostri comuni pensieri offriamo brevi letture di riferimento:

 

Massimo Piattelli Palmarini – I linguaggi della scienza

Marcello Buiatti – Il benevolo disordine della vita

Donata Fabbri – La memoria della regina

Gargani, Iacono – Mondi intermedi e complessità

Intervista a Giulio Giorello – Non sparate sul mito –La Repubblica 5 gennaio 2005

Enrico Bellone – Gli scienziati che parlano di pace – Riflessioni dal festival della scienza a Genova, la Repubblica – novembre 2006

Dal Pianeta Galileo – Atti 2005 – dagli interventi di Alberto Peruzzi, Rosanna Nencini, Alessandro Pagnini.