Relazione educativa e nuove forme di stage
Antonio Ronco (docente Liceo Machiavelli di Lucca)
Che cosa rimane di più indelebile nella nostra memoria dei primi anni di scuola se non che le esperienze concrete e le relazioni vissute?
Ricordo che mi sentivo del tutto impreparato ma le indicazioni dei gruppi di lavoro della scuola Polo e gli esempi di Ferrara mi permisero nel 2001 di svolgere un’ attività di osservazione. Avviammo uno studio sulla città di Lucca e sulla sua storica tradizione mercantile. Così decidemmo di svolgere una ricerca sul mercatino dell’ antiquariato di Lucca. Vi furono incontri in Comune, con i vigili, con gli ambulanti, con i turisti italiani e stranieri a cui furono rivolte interviste e per la prima volta i risultati del lavoro furono esposti dai singoli alunni al consiglio di classe e ai genitori tutti.
Di aiuto ci fu il documento del gruppo di lavoro nazionale del 2000 con le sue indicazioni sulla lettura della società, il rapporto con gli altri e gli assi culturali nel comune orizzonte storico- antropologico.
Con alcuni colleghi del Consiglio di classe l’anno successivo 2002 organizzammo uno stage guidato per tutta la classe insieme al Ceis scuola sulla vita del quartiere nel quale è situata la scuola. Queste le voci commento di alcune alunne:
“ Progetto Francesco mi ha permesso di conoscere più nello specifico un quartiere che io frequento da quattro anni e che fino ad oggi non ero mai venuta a conoscere nelle sue caratteristiche e problemi. Il CEIS ha lasciato in mano nostra lo spoglio di tutte le interviste ed il commento su di esse. Penso che sia stato un lavoro impegnativo, ma anche di notevole importanza. Mi sono sentita responsabile sempre con la paura di sbagliare. Stare a contatto con le persone, relazionarmi con loro, capire i loro disagi e instaurare un dialogo mi fa stare bene e mi ha permesso di sconfiggere la mia timidezza ancora un pochino.
Siamo nel 2003 ed alla classe, ormai guidata per 2 anni, per due esperienze, chiedemmo, come nella più classica delle tradizioni formative così come ancora oggi è uso fare al termine di un percorso scolastico superiore nelle scuole staineriane, chiedemmo di organizzare autonomamente, con un docente tutor da supporto e voce di riferimento, una ricerca in “luoghi” a loro più vicini per interessi. Così gli alunni lavorarono con il CNV - la Confcommercio – ASL – ANFFAS – Esselunga – Centro Musica Moderna – Centro accoglienza alla vita – Sale cinematografiche – Unicef – APT
Altra classe altro percorso fu quello tracciato sul tema dell’informazione: in terza fu la stampa e l’attività di scrittura da parte degli alunni presso la redazione di un quotidiano locale. Non ci appassionò molto quel lavoro forse per gli incontri e le relazioni o perché l’attività sembrava troppo simile al quotidiano scolastico. Nel 2004 riuscimmo a farci accogliere da una televisione locale NOI TV. L’idea fu quella di seguire un cronista televisivo per una intera giornata da parte di ciascun alunno il quale avrebbe dovuto scrivere un testo a commento delle immagini e poi leggerle nel telegiornale serale. L’idea di apparire in televisione, di farsi belle o di negarsi alla ripresa mise in moto meccanismi impensati di lettura del sé, dell’altro oltre che di aspetti tecnici sull’informazione.
Ultimo anno l’attività doveva essere individuale e quindi il percorso sull’informazione ha visto varie iniziative più o meno interessanti in particolare ne ricordo due significative: la prima “guerra e intercultura” ha dato voce a giovani palestinesi e giovani israeliani diciassettenni che con un incontro a Lucca e una corrispondenza successiva ha messo insieme vari spaccati di vite giovanili vicine/lontane
La seconda ha dato voce ai bambini sul tema delle armi e della guerra “guerra e intercultura con gli occhi dei bambini” tramite alcuni disegni di bambini dai 6 ai 10 anni richiesti ad una missione comboniana. Disegni che poi sono stati letti da una classe di 3° elementare di Lucca. Questi alunni hanno commentato i disegni dopo averne eseguiti anche loro sul tema “le armi e la guerra”.
Penultimo percorso – Noi e il mondo arabo – la lettura araba al femminile” L’amore, la guerra - Donne d’Algeri – Ombre sultane” di Assia Djebar. “ L’Arem e l’Occidente – La terrazza proibita – Chahrazad non è Marocchina - Islam e democrazia e Karavan” di Fatema Mernissi.
Il tema fu scelto facendo riferimento ad una precisazione di L. Muraro quando dice: “la mediazione femminile si afferma con forza, energia e visibilità riconoscibile ad altre e ad altri, non nell’identità o nell’identificazione di sé ma nella relazione”
L’adesione alla Caravan Civique è stata quindi una scelta di campo, di genere, di aspetti antropologici e culturali dell’altro dell’altra parte del “mare nostrum”.
La storia, il web non possibile, i tappeti, gli immigrati sul nostro territorio o la scoperta in una nostra villa lucchese, con un tipico giardino del’600 all’italiana un angolo dove agli inizi del ‘900 fu fatto costruire un giardino arabo sono stati i motivi è le scoperte di questa classe.
Bene da quel giardino dopo un incontro finale a Torino con altre scuole locali che avevano con noi partecipato al progetto e i docenti di un liceo del Marocco, in 4° lo scorso anno ci siamo dedicati alla conoscenza dell’altro che vive e lavora sul nostro territorio; e se in 3° erano state svolte, raccolte ed elaborate una serie di interviste, in 4° dopo l’incontro e con il signor Salah Chfonka e la sua storia ci siamo dedicati alla raccolta di storie di vita, registrate e trascritte per giungere alla partecipazione pubblica ad un convegno provinciale di due giorni dove “la scuola”si è fatta portavoce di queste vite alla presenza di avvocati, politici, religiosi, rappresentanti sindacali ed esponenti di associazioni pro e di immigrati.
E qui mi fermo poiché in 5° oggi stanno svolgendo individualmente lo stage sempre tenendo presente la condizione degli immigrati.
Una riflessione tecnica ci pare opportuno fermare. Con le nostre alunne bene abbiamo evidenziato, nel fare esperienza, il valore qualitativo di una ricerca basata sulle “storie di vita” senza nulla togliere al taglio dell’intervista e del valore quantitativo di una ricerca.
Ultimo percorso è quello in costruzione oggi nella classe 4° (quella che alcuni di voi hanno conosciuto perché impegnata nell’accoglienza al nostro convegno dello scorso anno) ma di questo percorso in fieri è prematuro parlarne per evidenziare con chiarezza ciò che stiamo ancora oggi vivendo in forma troppo complessa.
E qui finisco sperando di non avervi tediato e riproponendomi alcune domande sul clima generale della società e quello scolastico che stiamo vivendo. Questo oggi mi appare sempre più grigio in particolare se pensiamo alle notizie relative al mondo della scuola che appaiono occasionalmente sui mezzi di informazione.
E così mi chiedo:
Sì io penso che lo sia e lo sia nell’unicità di questo liceo come momento di formazione dove il “dentro/fuori – io/tu – noi/loro – so/non so – sapete/non sapete risultano essere una esperienza scolastica che con forza ci invita a riflettere sulla relazione educativa (l’insegnante non è una macchina di trasmissione di informazioni) è sulle diverse modalità di questa relazione. Ricordo le lotte nella mia vita di studente contro l’autoritarismo ma anche la grande stima emotiva ed il fascino verso l’autorevolezza di alcuni nostri maestri.
Per questo allora mi chiedo cosa abbiamo fatto con questi ragazzi in quei momenti di stage poiché a molti occhi estranei alla “lettura” e a molte orecchie ignare “dell’ascolto” appaiono quei momenti solo pause di “irregolarità nella normale attività didattica” e aggiungerei cattedratica.
Bene, provo a fare un elenco di ciò con cui i nostri alunni si sono misurati nel fare esperienza anche se sono consapevole che qualsiasi elenco sarà sempre non esaustivo di tutte le possibilità consce e non che queste esperienze possono offrire:
Ma quanto mi viene da elencare vedo che appartiene a tutte quelle “competenze chiave di cittadinanza” a cui siamo stati richiamati dal Ministero della Pubblica Istruzione nello svolgere il nostro compito di docenti.
I nostri alunni sono stati esercitati nel fare questi stage che caratterizzano il liceo delle Scienze Sociali dove queste competenze non rimangono più belle parole di una qualsiasi progettazione ma momenti vissuti da giovani entusiasmi dove lo sforzo, quando è motivato, diviene un vissuto intrinseco alla relazione emotiva che a quella età si vive con il mondo.
Voglio finire con un desiderio quello di pensare ad un nuovo lavoro per questo mio ultimo anno prima della pensione ovvero quello di avviare una ricerca storica – antropologica nell’archivio dell’istituto dove lavoro formatosi come scuola superiore femminile sin dalla metà del 1800.
Finora mi sono trattenuto, poiché non ho mai incontrato disponibilità, per timore di invadere il campo e le sensibilità di altri colleghi (invasioni di campo, imposizioni di scelte etc…). Oggi ho imparato, grazie alle Scienze Sociali, a lavorare sui saperi che non sono di “proprietà” di nessuno ma il frutto del continuo incontro delle pertinenze di tutti e di ciascuno.
Grazie Antonio
Riferimenti bibliografici diretti e indiretti:
M. Augé “Il mestiere dell’antropologo” Bollati Boringhieri
Bocchi – Ceruti “La sfida della complessità” B. Mondadori
E. Morin “Cultura – scuola – persona" - indicazioni nazionali 2007
I. Illich “Elogio della bicicletta” Bollati Boringhieri
F. La Porta “Maestri irregolari” Bollati Boringhieri
Z. Bauman “Le vespe di Panama” Laterza
Cooperazione Educativa n. 3 - 2007
“Rimettere in moto la testa” di P. Perticari
Cooperazione Educativa n. 1 – 1999
“Il concavo e il convesso nella formazione” di Donata Fabbri
Linea d’ombra n. 59 – 1991
“Da chi imparare” di Goffredo Fofi
Noi donne n. 7/8 – 1993
“Sulla relazione” di Luisa Muraro