L’Area dello Stretto di Messina è un'area cuspidale dove culture, antropologie nei secoli si sono incontrate e confuse con una natura assai varia e ricca di biodiversità e geodinamicità. La forza simbolica ed evocativa di quest’area è evidente. Pochi chilometri sono un laboratorio naturale di tutto il Mediterraneo e insieme uno dei più importanti nodi delle culture mitologiche classiche. Non a caso l’area dello Stretto di Messina è il baricentro di un importantissimo sistema di aree protette, riserve naturali e Parchi naturalistici: i Nebrodi, l’Aspromonte, l’Etna, le Eolie, l’Isola Bella, la laguna di Ganzirri e di Marinello, ecc.
Saperi scientifici e umanistici sono qui fortemente interdipendenti ed il loro confine nella storia non può essere rigidamente delineato. Per alcuni aspetti lo Stretto di Messina è da sempre uno spazio complesso, fortemente caratterizzato dalla pluralità degli approcci conoscitivi. La varietà e la ricchezza dei microclimi, dei sistemi ambientali e dei mondi vitali che qui vivono si intrecciano in modo interdipendente con la vita delle comunità, che da millenni abitano questi spazi, e con la loro capacità di costruire modelli di rappresentazione, poetiche, segni.
In questi luoghi paradigmatici del Mediterraneo la Fondazione interuniversitaria Horcynus Orca ha promosso un omonimo parco culturale a carattere interdisciplinare. Il complesso monumentale di Capo Peloro, il Castello dei Ruffo e la ex stazione ferroviaria a Scilla, la piattaforma off shore Kobold (primo prototipo al mondo per la produzione di energia dalle correnti marine) sono le sedi principali. Sin dalla premessa iniziale del progetto è stata proposta l’idea di nessi culturali e di labirinto quali metafore del Parco e quali possibili chiavi di lettura del romanzo laboratorio cui il Parco si ispira. Il progetto, infatti così come il romanzo, coinvolge un sistema complesso di saperi (dalla Biologia marina, alla Fisica del Caos, dalle scienze naturali all’Archeologia, dall’Arte alle Scienze della terra, dalla letteratura all’antropologia, dalla sapienza dei pescatori alla ecologia marina) che costituiscono la grammatica e la sintassi di questo spazio millenario: lo scill’e cariddi.
Il Parco Horcynus Orca è pensato come un organismo vivente sempre nuovo, un sistema di relazioni in continua osmosi fra saperi ed esperienza. Esso costituisce un ponte innovativo fra ricerca scientifica, innovazione tecnologica, linguaggi creativi, incontri fra culture, sperimentazione di economie solidali e divulgazione partecipata. Il Parco, fedelmente all’impostazione epistemologica data e ai contenuti sviluppati, si propone come una sorta di ipertesto reale dove il viaggiatore può disegnare un proprio percorso di ricerca e di fruizione personalizzato.
Oggi tre sono le aree di impegno fra esse correlate per avviare processi di internazionalizzazione:
Per costruire una ricaduta educativa dei processi di ricerca e di internazionalizzazione del Parco, la Fondazione ha promosso percorsi di democrazia locale secondo la metodologia dei Territori Socialmente Responsabili (TSR®) ed un Patto educativo, capace di coinvolgere le università, le scuole e le agenzie formative istituzionali, formali ed informali del territorio.
IL PATTO EDUCATIVO: OBIETTIVI E METODOLOGIA
Il Patto educativo è finalizzato alla promozione di un sistema di agenzie educative e culturali formali ed informali dei territori di Messina e di Reggio Calabria con l’obiettivo di:
L’idea che sta alla base della proposta di Patto Educativo è quella di promuovere la condivisione e la circolazione delle esperienze in campo educativo, pedagogico, socio-culturale ed ambientale per costruire “spazi educativi diffusi” in cui ciascun adulto può (deve… ) farsi ausilio dell’evento del crescere, e divenire, nell’incontro con il crescente, educatore nel senso più largo. La Scuola, se si apre al territorio ed a ciò che esprime, quando incontra gli altri attori sociali può divenire volano di sviluppo di spazi educativi diffusi.
Tra la responsabilità educativa e l’agire educativo contestualizzato occorre mettere in cantiere meccanismi, mediatori, dispositivi… capaci di sintetizzare i processi e di trasformare in pratiche le intenzioni. Dispositivi, capaci di esplicitare anche soltanto gli orientamenti generali dell’educare o di produrre prime coerenze nel plurivoco agire educativo.
A tal fine, durante la fase sperimentale del Patto educativo (anno scolastico 2006/2007), i docenti delle scuole aderenti al Patto hanno elaborato – con l’aiuto di esperti – quello che è stato definito il Compositivo (Dispositivo) Educativo (CE).
Si tratta di un modello che può aiutare la Scuola a sviluppare un diffuso e coerente agire educativo per costruire ambienti e favorevoli condizioni di crescita.
Ecco così che il Compositivo, sulla scorta di un condiviso ripensamento dei “principi dell’educare”, si definisce nel riuscire a pre-ordinare coerenze di comportamenti, stili, atteggiamenti, attenzioni, pratiche, routine, ri-orientamenti ora costantemente “in azione”, ora “pronti ad agire” a certe condizioni, in certe occasioni.
Così, mentre il “progetto” mette in ordine azioni e strategie in vista di obiettivi da
raggiungere, il “dispositivo” lavora nel quotidiano interagire educativo, quasi senza obiettivi, e regolando processi, esperienze… in vista di fini.
Nel primo anno di sperimentazione si è provato a sviluppare il Compositivo Educativo intorno ad alcuni (S)nodi, rispetto ai quali, durante l’anno scolastico corrente si stanno sviluppando laboratori di approfondimento sia per docenti che per studenti e altre azioni complementari. Tra questi:
leggi anche il saggio “Dispositivo educativo - Strutture ed altro, nel con-venire e nell’inter-venire della responsabilità educativa” a cura di Mario Schermi (metodologo del Patto educativo dello Stretto)
Gaetano Giunta
Studioso di fenomeni e sistemi complessi – esperto internazionale di politiche ed economia sociale, presiede oggi Ecos-Med e la fondazione inter-universitaria Horcynus Orca (centro internazionale sui saperi e sulle tecnologie marine sotto l’egida dell’UNIDO/ONU) ed è delegato responsabile della rete europea REVES per lo sviluppo in Europa dei Territori Socialmente Responsabili. Sono più di 100 i progetti sociali complessi da lui progettati e coordinati e oltre 30 le pubblicazioni a carattere internazionale, con un impact factor medio di 1.9.
Le immagini di questa pagina sono di Alessandro Grussu