Alcune indicazioni per i chairmen e per i conduttori di gruppo
1 Per i chairmen
I chairmen effettueranno
2 Per i conduttori dei 6 gruppi
Una ricostruzione narrativa dei convegni di formazione da Ferrara a Terlizzi: Marchetti (FE), Stefanini (PG), Mantuano (Sezze R.), Ronco(LU), Clemenza (ME), Binetti (BA), Cinque, Sgherri
La scelta del tema generale e della articolazione degli approfondimenti nei gruppi risponde a più esigenze:
Abbiamo pensato di affidare i gruppi a due colleghi delle scuole della Rete, uno che guida e l’altro che fa da sostegno, tiene gli appunti, stende il report, e via dicendo.
Il conduttore prepara una scheda sintetica sul tema del gruppo ( ad esempio: le acquisizioni, le buone pratiche, i problemi, le teorie, cosa ha sedimentato il nostro indirizzo…), da inviare a Maria Teresa Santacroce tetaomega@tiscalinet.it e al sito Passaggi info@scienzesocialiweb.it prima dell’avvio del convegno.
Da quanto emergerà dalla riflessione e dalla discussione durante i quattro giorni di convegno, potrà essere riassunto nella pubblicazione degli Atti, da distribuire a tutte le scuole interessate quale occasione di sintesi dell’esperienza decennale del Liceo delle Scienze Sociali.
Un cordiale saluto e un arrivederci a presto.
Autonomia, Modello organizzativo e condivisione di scopi
La relazione tra professionisti e tra istituzioni
Anna Maria Di Falco e Gabriella Chisari
Scheda sintetica
Apprendimento e relazione educativa
Psicologia e didattica
Alcune note di Enza Colatutto
Sono partita dall’osservazione del gruppo realizzata in una dimensione più ampia di quella delle attività di classe cosiddette frontali, ma sempre realmente praticata. Cercherò di tenere sempre presenti alcuni punti di snodo: spazio, tempo, corpo, responsabilità, il principio di avventura insito nella scoperta, la valorizzazione dell’esperienza, la valorizzazione dell’intuito.
1. L’insegnante antropologo e i suoi luoghi
Dato l’alto tasso di dispersione scolastica e dato il nostro sistema di insegnamento che fa perno essenzialmente sulla lezione frontale, si propone il seguente percorso:
1.1 La comunità digitale
1.2 Una riflessione antropologica sul ruolo docente
1.3 La linea dello scambio culturale
2. Progettare percorsi didattici relativi alla propria disciplina
Noi docenti abbiamo bisogno di produrre strumenti e pratiche utili. Questo deve essere lo sforzo: mettere a punto procedimenti utili senza diventare utilitaristici. Sappiamo che:
2.1 Un’ipotesi di modello di laboratorio
2.2 Strategie didattiche
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[1] Neil Postman, La scomparsa dell’infanzia, Roma, Armando, 2005
[2] Mike Smith, Il vecchio e il nuovo, una rivoluzione sui modi apprendere, www.adiscuola.it, dal Seminario “da Socrate a Google” 11/03/2009
[3] Giuseppe Mantovani, L’elefante invisibile, Firenze, Giunti,
[4] Marco Aime, Il primo libro di antropologia, Einaudi, Torino, 2008
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La sussidiarietà tra scuola e territorio
Un esempio di interazione feconda nel Liceo delle scienze sociali
Note preliminari a cura di Giacomo Camuri
Se il concetto di categoria «in senso lato indica un punto di vista, secondo cui si pensano o si giudicano le cose, così come un concetto generale al quale una mente singola (o un gruppo sociale) ha l’abitudine di rapportare i propri pensieri e giudizi», (G. Bontadini, D. Sacchi, in Enciclopedia Filosofica, Milano 2006), risulterebbe assai difficile affrontare un discorso sensatamente rigoroso sulla scuola, nella realtà dell’oggi e negli scenari di un prossimo cambiamento, senza tener presente le categorie, che nella pratica educativa ispirata al principio epistemologico della ricerca-azione si sono affermate in un arco più che trentennale di sperimentazioni.
L’idea stessa di «scuola dell’autonomia» postula un modello d’apprendimento dinamico e un sistema formativo fluido e modulare, che trovano appropriati cardini nelle categorie ormai portanti di rete e di orientamento, essenziali non solo per la trasversalità dei loro campi a una pluralità di esperienze e di saperi ma per l’efficacia educativa che le loro intersezioni hanno dimostrato proprio sul terreno privilegiato delle relazioni intessute nelle esperienze di stages tra scuola e territorio.
Tra i contributi più originali offerti alla scuola italiana dal Liceo delle scienze sociali occorre annoverare la sperimentazione dello stage formativo, pratica di ricerca-azione in un contesto inter-istituzionale, sostenuta dall’apporto qualificato di competenze professionali plurime e finalizzata allo sviluppo/verifica di capacità e competenze progettuali personali.
Il concetto di rete domina la scena della cultura contemporanea in forza dei risultati acquisiti dalle tecnologie dei media, dallo studio degli ecosistemi e dallo straordinario sviluppo delle neuroscienze: la comprensione del mondo, la conoscenza della natura, l’esperienza del corpo e della mente si riscrivono e si reinterpretano nel linguaggio delle reti informatiche, nei sistemi delle reti ecologiche, nei codici costituiti dalle reti neuronali. E’ indubbia la portata innovativa e talvolta rivoluzionaria del concetto di rete, che definisce sistemi di connessioni che si autoregolano grazie a una capacità di apertura e di incremento, i cui effetti non sono sempre e del tutto prevedibili. Nel passaggio epocale, che ha visto la nozione di rete transitare da specifici ambiti tecnico-scientifici all’orizzonte categoriale di un «universale culturale», le sue connotazioni si sono fortemente tinte di un senso di progresso e di autonomia, tale da far presagire in tempi di globali incertezze le potenzialità quasi messianiche e soteriologiche delle sue pratiche, come dimostra il fiducioso approccio di Barack Obama allo sviluppo delle virtualità della rete in risposta alla crisi sociale, che la disfatta economico-finanziaria ha bruscamente innescato in America.
Fare rete è la strategia contemporanea della storia, che in altre forme ripercorre le strategie oggi meglio conosciute della vita e della mente: fare anima direbbe altrimenti James Hillman riprendendo la lezione eraclitea dell’infinità dei nessi, che l’anima costruisce modulando la sua esistenza sul modello del Logos, discorso incessante, che si dipana nel discorrere, nel creare legami che si dispongono a evolvere in ulteriori intrecci (Fuochi Blu, Milano 1996; Il codice dell’anima, Milano 1997).
Da Rousseau a oggi la riflessione pedagogica ha insistito sull’autonomia, un’autonomia che, anche laddove sembrava muoversi in percorsi privilegiati e aristocratici, si è sempre configurata aperta, situazionale, contestualizzata in insiemi forti di relazioni significative, che hanno imposto a più riprese l’abbattimento dell’autoreferenzialità delle istituzioni scolastiche vetuste e la reinvenzione di percorsi di studio e di pratiche didattiche, che potremmo definire in senso lato tendenzialmente laboratoriali e cooperativi (Franco Frabboni, Franca Pinto Minerva, Introduzione alla pedagogia generale, Bari-Roma 2004).
La nascita del Liceo delle scienze sociali, concepito attorno a un asse storico-antropologico intenzionalmente orientato alla comprensione della tessitura relazionale dei fenomeni culturali e interculturali, non poteva non far proprio − in chiave epistemologica e nella prospettiva dirompente della categoria di rete − la questione cruciale posta dalla storia della pedagogia post-rousseauiana: la costruzione di un progetto educativo finalizzato alla conquista e all’esercizio di un’autonomia critica e responsabile, condizione prima del sapersi fare in seguito professionalmente interpreti delle problematiche di un vivere sociale posto sotto l’egida della complessità. Da qui l’idea di trasformare lo spazio/tempo previsto dagli ordinamenti per le esercitazioni didattiche o gli stages professionali in esperienza d’osservazione partecipante, secondo lo stile e le modalità della ricerca antropologica, in prove d’immersione e carotaggio entro situazioni socialmente significative o problematiche.
Colto nell’interezza del paesaggio urbano e naturale, nella geografia delle sue diverse istituzioni politiche, giuridiche, economiche, educative, culturali, sanitarie e assistenziali, il territorio presenta una ricchezza di opportunità, che mappate con attenzione aprono l’accesso a una possente rete di mondi discorsivi, in cui ciascuno può incontrare parole, pensieri, sentimenti, emozioni, immagini, suoni che motivano, orientano e fanno crescere.
Orientare e ri-orientare appartengono da tempo al lessico familiare della scuola impegnata sul duplice fronte del contenimento dell’insuccesso e della dispersione e della prevenzione delle devianze e dei disturbi della personalità. Il tema dell’orientamento, che talvolta appare più pregnante del problema stesso dell’apprendimento, percorre il mondo della scuola, lo travalica per ripresentarsi nelle molte forme in cui si esprimono il bisogno di formazione permanente e le necessità di riconversioni professionali, dettate da società complesse divenute nel frattempo volubilmente fragili o organizzativamente vulnerabili.
Allargando lo sguardo agli scenari della «surmodernità» caratterizzata, nell’ottica degli studi di Marc Augé, dall’espansione dell’anonimia dei luoghi e dalla cancellazione delle memorie sociali (Nonluoghi. Introduzione a una antropologia della surmodernità, Milano 1993), ben si comprende la portata critica del concetto d’orientamento, del cui deficit e della cui urgenza sono testimoni i cinquant’anni e oltre di mutazioni geopolitiche − cancellazioni di imperi, rovesciamenti di equilibri economici, inarrestabili correnti migratorie, nuovi olocausti, colonialismi striscianti, impietosa crescita di mercati di morte − che hanno rimodellato i confini del mondo, modificato i paesaggi, creato anomale direttrici nei flussi di genti e di commerci. Come mai prima era accaduto, in brevi frammenti temporali la storia ha preso a cambiare l’uno dopo l’altro i propri punti di riferimento gettando senza mappe milioni di individui in una sorta di non-territorialità (Zygmunt Bauman, Vite di scarto, Bari-Roma 2008).
Percorsi alla ricerca di possibili radici tra luoghi reali e spazi virtuali e esperienze di sradicamento dovute a migrazione o alla distruzione di luoghi trasformati in terre desolate tra cementificazioni e cumuli di rifiuti, come la Leonia delle Città invisibili di Calvino, s’agitano sullo sfondo della richiesta quotidiana d’orientamento che interpella la scuola e nel loro insieme le società dell’ancora chiamato benessere.
In questa prospettiva le reti, che i Licei delle scienze sociali hanno saputo costruire con le istituzioni e le agenzie locali, ampliano e affinano la scala delle mappe delle pratiche d’orientamento offerte dalle scuole e dalle università (open days, incontri, fiere) e nel contempo promuovono e facilitano una conoscenza a maggior ingrandimento del «locale», che può sortire significative esperienze di radicamento, come spesso avviene nello spazio/tempo degli stages formativi vissuti, ora, in prossimità di situazioni di disagio (una comunità per minori, una comunità di recupero, un carcere, un centro anziani, una casa di riposo) o di contesti educativi e di istituzioni culturali (le scuole dell’infanzia, le scuole primarie, i teatri, i musei, le pinacoteche), ora monitorando periferie, centri storici, aree commerciali, zone di interesse paesaggistico come oasi e parchi naturali.
Non è poca cosa per i numerosi studenti stranieri vivere una pratica di stage, che li accompagna con metodo alla conoscenza «interna» dello spazio in cui si trovano a vivere, talvolta da qualche settimana; così è ricco di sorprese e di emozioni lo spazio da sempre abitato, quando, cambiando i punti di vista, mostra dimensioni, particolarità, ritmi, atmosfere, di cui non si sospetta l’esistenza.
D’altro canto è ancora la storia della tecnologia − con lo straordinario incremento degli strumenti di rilevamento cartografico, dalla fotografia aerea alle riprese satellitari, con l’invenzione della radiofonia e delle forme successive di telecomunicazioni, con l’avventura spaziale postbellica, dall’allunaggio alle più recenti messe in orbita di nuove tipologie di telescopi − a mostrare l’importanza strategica dell’acquisizione di sempre nuovi punti di riferimento e a porre al centro della riflessione scientifica e socio-antropologica il problema strutturale dell’orientamento, quale condizione inalienabile della vita sulla terra e della vita della terra nell’universo.
Docenti partecipanti
Maria
Valentina
Laura
Francesca
Ettorina
Maria Pina
Maria
Gabriella
Anna Teresa
Claudia
Luisa
Ernesto
Nicola
|
Cascone
Riga
Redavid
Nencha
Gatti
Siciliano
Cicero
Seracchi
Di Fonzo
Portioli
Mascoli
Androni
Della Casa
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“G.B. Vico”
“G. Bruno”
“E. Majorana”
“E. Majorana”
“A. Manzoni”
“G. Mazzini”
“G.B. Vico”
“Duca D’Aosta”
“Bianchi Dottula”
“L. Ariosto”
“L.C. Oriani”
“Rossi”
"d'Este"
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Ragusa
Roma
Mola
Mola
Suzzara
Vittoria
Ragusa
Padova
Bari
Ferrara
Corato
Massa
Mantova
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IL PRINCIPIO EPISTEMOLOGICO DELLA RICERCA-AZIONE
LO STAGE FORMATIVO
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RISORSE
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CRITICITA’
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PROBLEMATICITA’
Necessità di non confondere le finalità dell’alternanza scuola/lavoro con le specificità dello stage formativo
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Integrazione dei saperi. Il testo e la multidisciplinarietà
Ovvero : I TESTI, il metodo.
La grande rivoluzione introdotta nella società contemporanea dalla teoria della relatività e della fisica quantistica sta nell’aver messo a fuoco che il mondo si trova sempre in relazione ad un osservatore.
Non c’è un punto di vista assoluto sull’universo: ci sono sempre e soltanto punti di vista di osservatori situati. E’ il dialogo, la contaminazione, lo scontro, il corteggiamento, la rivolta , insomma la relazione tra questi osservatori che ci serve per conoscere e per vivere.
Marco Polo descrive un ponte, pietra per pietra.
"Ma qual è la pietra che sostiene il ponte?" – chiede Kublai Kan.
"Il ponte non è sostenuto da questa o quella pietra"
– risponde Marco – "ma dalla linea dell'arco che esse formano".
Kublai Kan rimane silenzioso, riflettendo. Poi soggiunge:
– "Perchè mi parli delle pietre? E' solo dell'arco che mi importa".
– Polo risponde: – "Senza pietre non c'è arco".
(Italo Calvino, Le città invisibili)
Nei punti di vista delle discipline, delle pratiche, delle metodologie, delle relazioni e dei paesaggi costruiti e abitati dalle esperienze del liceo delle scienze sociali, propongo di selezionare alcuni elementi per ragionare insieme e restituirne vincoli e possibilità nelle nostra quotidianità e negoziarli (!) con le nuove proposte .
L’ aspetto di cui ci occupiamo riguarda l’integrazione dei saperi e l’uso del testo , che ho parafrasato con i testi (molteplici, ovviamente) e il metodo, nel senso della riconoscibilità dello sguardo ( dell’originalità dello sguardo ) e delle pratiche delle nostre sperimentazioni. La visione della realtà e la conoscenza sottesa “al metodo” è quella della complessità di E. Morin (che, come è noto, riconosce una rilettura del reale in chiave strutturale e sistemica)
Ma, non esiste una seria interdisciplinarietà che prescinda dall’acquisizione dei fondamenti basilari di ciascuna disciplina , nei limiti e ai livelli che che ciascuna fase della vita e dell’apprendimento scolastico comporta.
Questa specificità su cosa si fonda?
(Per esemplificare: introdurre e condividere un’esperienza di compresenza o interdisciplinarietà attuata, portata dai presenti). Luci ed ombre nelle realizzazioni.
Traccia per la discussione
Veloce costituzione del gruppo (come prodotto relazionale: conoscersi, capirsi , apprezzarsi , distinguersi e nominare)
Confrontiamoci (direi riposizioniamoci) per
La conoscenza sociale non è forse mai stata così necessaria come nella contemporaneità. La conoscenza sociale sta nel lavoro di conoscenze plurale, rivela i rapporti sociali dentro i fatti, il senso dentro ai comportamenti, il potere e le disuguaglianze dentro le strutture e le tecniche . Ciò si affronta con robusti apporti delle scienze matematiche\economico-giuridiche\ linguistico\letterarie \storico\antropologiche.
Autori (trasversali) di riferimento: E. Morin \ G. Bateson \ J. Bruner
+ Epistemologia \ ricerca \ analisi e TESTI specifici disciplinari
Testi stimolo per l’incontro
Scrittura finale di sintesi dell’incontro, sua trasmissibilità evidenziando teoria-prassi.
A cura di:
Antonella Fatai – Istituto Giovanni da San Giovanni – San Giovanni Valdarno (Ar)
Guido Boschini – Istituto L. Cobianchi – Verbania (VB)
MATERIALI
Ferrara 2004
La rete di scuole e di persone che progettano e fanno buone pratiche e che una volta all’anno si incontrano per confrontarsi e discutere, per mettere a confronto i risultati, secondo una modalità che tenga insieme il pensare e il fare per procedere, quindi, verso livelli più consolidati di costruzione dell’indirizzo.
Un altro aspetto è la necessità di far entrare in modo più pervasivo l’uso dei nuovi linguaggi nella pratica quotidiana di insegnamento; Tortello ce ne ha mostrate la imprescindibilità e le diverse possibilità, così come la prospettiva di un lavoro in rete.
Perugia 2005
Lo sforzo è stato quello di aprire l’Associazione al confronto con le scuole, con l’università e con la politica, uno sforzo quanto mai necessario per il momento difficile in cui ci troviamo come Licei delle Scienze sociali, incerti e preoccupati per il nostro destino, ma anche delusi e indignati per lo svilimento del livello culturale che presenta il nuovo profilo del Liceo delle Scienze umane.
Il Liceo delle Scienze umane viene a collocarsi in uno scenario di riferimento che pone al centro dell’attenzione la società complessa e le sue caratteristiche di globalizzazione e comunicazione.
Sezze 2006
Indipendentemente dalla denominazione ufficiale specifica del Liceo e dal carattere fluido dei confini tra scienze umane e scienze sociali, non si può ignorare che gli OSA relativi al Liceo delle Scienze umane mortificano, o addirittura annullano, l’ impianto curriculare che ruota attorno all’asse storico-antropologico.
Tale mortificazione è comprovata dall’oggettiva, pesante penuria di ore settimanali caratterizzanti il Liceo delle Scienze Umane rispetto agli altri Licei. All’interno di questo spazio, già così impoverito, scompaiono saperi sociali fondamentali come l ’Antropologia culturale, la Sociologia, l’Economia, il Diritto, con uno spostamento sulla Pedagogia, peraltro programmata a partire già dal primo anno del quinquennio;
Lucca 2007
Il Liceo delle Scienze sociali come modello di innovazione: è in questo scenario ancora così incerto che il Liceo delle Scienze sociali si presenta come modello forte di scuola, se la sua identità formativa si costruisce attraverso: una riflessione epistemologica sull’asse fondante dell’indirizzo; la costruzione di un curriculum coerente che non deriva dall’esecuzione di un programma prescrittivo; l’integrazione di ricerca e prassi nella progettazione educativa. Da questa integrazione fra riflessione e prassi deriva il profilo culturale dell’indirizzo, a cui ogni scuola aderente alla rete deve imprescindibilmente ricondursi: all’asse storico antropologico; alla dimensione scientifica nella sua ricca articolazione metodologica; alla rivisitazione dei saperi nell’ ottica di una didattica integrata. Le istanze emerse saranno presentate presso tutte le sedi decisionali: Ministro, Commissioni parlamentari, Uffici tecnici del Ministero, Enti locali.
Da A Scuola di notte di Nicoletta Lanciano
[…] In tutte le discipline c’è questa responsabilità dello scegliere cosa insegnare, come fare questa scelta? Tutti i programmi hanno comunque qualcosa in cui ci sono delle scelte. Ci sono alcuni parametri che possono guidare la scelta: una scelta è legata a ciò che si sa e si conosce, non si insegna quello di cui non si sa l’esistenza, anche se non occorre una conoscenza totale e esaustiva; poi c’è quello che noi pensiamo sia educativamente importante, cioè abbia senso in un certo contesto e questo va rivisto continuamente ed è legato al contesto, però la scelta del senso, esplicitare il senso di ciò che si farà, cioè che abbia senso almeno per chi insegna; poi penso fortemente, che sia opportuno insegnare ciò che appassiona chi insegna. Voglio rivendicare la passione di chi insegna come elemento fondamentale, se noi pensiamo a chi riconosciamo come maestro, quando dico Lucio Lombardo Radice è stato un mio maestro è perché era assolutamente appassionato di quello che faceva, che era intanto aiutare noi studenti a capire le nostre passioni, lui ne aveva una, era l’algebra astratta e ci provava a trascinarti lì, lo fece anche con me, ma capì subito che doveva aiutarmi ad andare verso il cielo. Quello è il maestro: lui era un algebrista, lui conosceva con passione, non vale la pena essere maestri non appassionati e penso che sia importante per i giovani incontrare delle persone con delle passioni forti, in un’epoca di “passioni tristi” , [...] proponiamo passioni forti. Le aule quindi non bastano, sono un accidente della nostra cultura, della nostra scuola, altre culture fanno scuola stando sotto un albero o nel cortile peripatetico di Atene. C’è la natura, la città, tanti altri spazi. Per allargare lo spazio al macrospazio, è importante pensare il mondo da tanti punti di vista diversi e anche dal punto di vista degli altri, degli stranieri, di chi arriva qui da lontano o vive in altri paesi. La corrispondenza scolastica è una delle tecniche di Freinet che ci porta a far venire nelle nostre aule il mondo da fuori.
Da Il mito dell’errore di Rosetta Zan
[...] Sono alla fine, ricordo l’importanza di un repertorio di interpretazioni possibili ed è cruciale la collaborazione dei nostri studenti, perché sono loro che ci possono dire su quello che sta succedendo, importante quindi sviluppare attività metacognitive e è cruciale stabilire una buona comunicazione e per noi insegnanti è importante imparare a far domande di cui non conosciamo la risposta. Ma domande del tipo come hai ragionato? cosa stai pensando? di queste non conosciamo la risposta.
Da Trent’anni dopo: le scienze sociali nella scuola secondaria di Clotilde Pontecorvo
[...] innovazioni radicali. Passiamo ai contributi sostanziosi del curricolo. Il saggio di Marchetti e Stefanini racconta la storia dalla parte dei docenti per la costruzione della loro professionalità e questo è stato il senso credo anche di questo vostro incontro e della vostra organizzazione. Questo è un aspetto molto rilevante è l’idea costruttivistica della conoscenza, cioè che si fa con i propri pari e l’elaborazione di un asse culturale consapevole che dia all’indirizzo un’impostazione culturale forte che risponda alle molteplici istanze del mondo attuale.
Fatai sulla percezione della matematica, molto attuale perché la nostra scuola allontana dalla matematica, mentre questa disciplina potrebbe essere molto divertente e trovo giusto che ne trattino i licei delle scienze sociali.
Messina 2008
Dieci anni di sperimentazione comportano necessariamente una riflessione critica, sui contenuti e sulla loro integrazione nel curriculum, orientato sulla comprensione della società complessa contemporanea; sulla consapevolezza che i paradigmi che guidano la ricerca scientifica dei processi storico-sociali sono in continuo mutamento e che questa consapevolezza va veicolata agli studenti come aspetto fondante della loro forma mentis; sulla cultura dei docenti cui spetta questo compito formativo.
Un’ulteriore riflessione su ciò che è stato elaborato da alcuni di noi dopo la relazione dell’Onorevole Berlinguer sui tempi della Politica ed i tempi della scuola.
A Messina è stato ribadito come, a dieci anni dal lancio della sperimentazione del Liceo delle ScienzesSociali, sia opportuno e necessario procedere ad una verifica della “tenuta” del curricolo, allo scopo di introdurre alcune modifiche migliorative sui rapporti tra le aree disciplinari nella convinzione che la forza di un curricolo e la sua efficacia formativa siano riconducibili sia alla sua fondazione epistemologica, sia all’equilibrio interno fra le aree di saperi.
Partendo da ciò, Berlinguer e Sgherri ci invitarono nella:
In particolare l’Ispettrice Anna sgherri Costantini ci consegna un’ipotesi di lavoro:
Analisi del piano di studi: come è organizzato e come si realizza attraverso le discipline presentate (va sottolineato) in modo fortemente integrato. Nello specifico:
Struttura organizzativa:
Risultati attesi a breve termine
Presentazione degli esiti al Ministro, al quale si potrà chiedere:
Stimolati da ciò abbiamo fatto una ricognizione delle esperienze maturate su alcuni nodi specifici e abbiamo consultato documenti ed esperti su cosa e come insegnare matematica anche comparando i percorsi delle scuole europee.
L'Unione matematica italiana (UMI) ha elaborato un curricolo di Matematica definendo le conoscenze fondamentali secondo una scansione organica articolata nei successivi livelli scolastici. Ne è emersa l’idea della “Matematica per il cittadino”, cioè di un corpus di conoscenze e di abilità indispensabili per tutti coloro che fanno il loro ingresso nella società attuale. Ma se l’educazione matematica deve contribuire, insieme con tutte le altre discipline, alla formazione culturale del cittadino, in modo da consentirgli di partecipare alla vita sociale con consapevolezza e capacità critica, essa tuttavia non deve costituire unicamente un bagaglio astratto di nozioni.
Sulla base di tali indicazioni abbiamo costruito un curricolo di matematica espressamente concepito per il Liceo delle Scienze sociali, e secondo noi praticabile anche nel futuro Liceo delle Scienze umane.
Siamo partiti dalla consapevolezza nel Liceo delle Scienze sociali non abbiamo un programma prescrittivo in termini di contenuti e che ciò ha portato molti insegnanti di Matematica a svolgere programmi molto tradizionali, in pratica a replicare la Matematica del Liceo scientifico, ma senza avere gli allievi di quel tipo di scuola (in cui peraltro negli ultimi anni si registrano difficoltà analoghe a quelle che rileviamo nel Liceo delle Scienze sociali), ci siamo proposti di sperimentare un nuovo curricolo e di tenere un diario di bordo per descrivere natura e modalità dei nostri interventi, delle pratiche che speriamo originali e dei risultati ottenuti.
I pilastri su cui abbiamo costruito la programmazione sono essenzialmente:
Abbiamo posto particolare attenzione alla valutazione: per la misurazione delle competenze acquisite abbiamo deciso di coinvolgere il dipartimento di matematica “Roberto Magari” dell’Università di Siena, e anche il Prof. Vinicio Villani dell’Università di Pisa che ha avuto modo di vedere ed apprezzare alcuni lavori prodotti dai e con i nostri alunni.
Noi vorremmo che gli universitari alla fine del biennio e del triennio producessero una prova in uscita per ciascuna classe sperimentatrice e quindi verificassero la preparazione dei nostri alunni. Facciamo tutto questo affinché si apra un dialogo costruttivo sulle metodologie didattiche per trovare strategie, in comune accordo, per condurre i nostri studenti al successo universitario e più in generale al successo lavorativo. A settembre abbiamo aperto un forum di discussione all’interno del sito http://www.scienzesocialiweb.it e presentato la nostra proposta a colleghi degli istituti della Rete. A fine settembre alcuni colleghi hanno manifestato interesse per la nostra proposta organizzando gruppi di studio e/o convegni all’interno dei loro istituti arrivando, in alcuni casi, a proposte di altri curricoli.
In questo primo anno scolastico noi due siamo partiti con la sperimentazione nelle classi prima e terza.
Cosa intendiamo con “sperimentare”:
Siamo convinti che questa progettazione sia unica nel suo genere in quanto è partita dall’esigenza di un indirizzo, il Liceo delle Scienze sociali, che a 10 anni dalla sua nascita – avendo individuato i punti critici del suo percorso – si interroga ed in virtù della legge sull’autonomia sperimenta un nuovo curricolo specifico per le Scienze sociali estendibile al futuro liceo delle Scienze umane nonché agli altri percorsi liceali, e ciò è riferito in particolare al biennio ed alla metodologia adottata. Inoltre risultano proposte importanti:
Ultima nota: in seguito alla seduta del 18 dicembre 2008 il Consiglio dei Ministri ha reso note le bozze di Regolamento che contengono le ipotesi per i nuovi curricoli dei Licei e degli Istituti Tecnici che verranno attuati a partire dall’anno scolastico 2010-2011. Un dato evidente che emerge dalla lettura del curricolo del nuovo Liceo delle Scienze umane è la totale sparizione del diritto e dell’economia e un forte ridimensionamento dell’area scientifica. Tutto questo disattende la Raccomandazione del Parlamento Europeo e del Consiglio Europeo del 18 dicembre 2006. In tale documento infatti, nell’indicare le competenze chiave per l’apprendimento permanente, delinea quali competenze chiave:
MATERIALI:
DOCUMENTO FINALE GRUPPO E
Gruppo di lavoro E – Il rafforzamento dell’ambito scientifico
La sperimentazione di un curricolo di matematica
A cura di:
Antonella Fatai – Istituto Giovanni da San Giovanni – San Giovanni Valdarno (Ar)
Guido Boschini – Istituto L. Cobianchi – Verbania (VB)
Partecipanti:
Michela Capanna, Istituto Ainis, Messina (Me).
Giuseppa Schembari, Istituto Mazzini di Vittoria (Rg)
Marika De Petro, Istituto Turrisi Colonna di Catania (Ct)
Luigina Guglielmi, Istituto Gambara di Brescia (Bs)
Argenterio Milena, Istituto Pascal di Manerbio (Bs)
Pasqua Farinola, Liceo Tommaso Fiore di Terlizzi (Ba)
Pasqua Del Rosso, Liceo Fiore di Terlizzi (Ba)
Palmieri Lucia, Isituto Pacifici De Magistris di Sezze (Lt)
Spatola Pasqualina, Istituto Alvaro di Palmi (Rc)
Dalla discussione è emersa una sempre maggior difficoltà da parte degli studenti nell’apprendimento delle materie scientifiche, e in particolar modo della matematica. Le esperienza riportate dai colleghi sottolineano come lo sviluppo dei contenuti sia fortemente legata al quadro orario sia all’interno dei singoli anni del corso, sia nello sviluppo verticale.
Senza la presunzione di indicare facili ricette, crediamo vi siano delle pratiche e degli accorgimenti che potrebbero migliorare il rapporto tra gli studenti e la disciplina:
Durante l’incontro sono stati presentati e condivisi diversi materiali, tra i quali:
la proposta di curricolo stesa da A. Fatai e G. Boschini;
Il gruppo sente la necessità che tutti i materiali prodotti dagli istituti della rete vengano condivisi e messi a disposizione utilizzando il sito della rete Passaggi.
Durante la discussione abbiamo posto l’attenzione anche sulle diverse indagini nazionali e internazionali che negli ultimi anni vengono somministrate ai nostri studenti. In particolare, per quanto riguarda l’indagine OCSE-PISA, ci sembra importante riportare l’opinione espressa da Norberto Bottani secondo cui l’indagine PISA misura le competenza matematiche derivanti da apprendimento incidentale e non finalizzato, e quindi non è adatto a misurare competenze acquisite in ambito scolastico. Chiediamo quindi che il ministero si attrezzi con prove finalizzate a misurare l’apprendimento scolastico.
Il rafforzamento dell’ambito scientifico
La sperimentazione di un curricolo di matematica
A cura di:
Antonella Fatai – Istituto Giovanni da San Giovanni – San Giovanni Valdarno (Ar)
Guido Boschini – Istituto L. Cobianchi – Verbania (VB)
Desideriamo che il gruppo di lavoro che siamo chiamati a moderare fosse da subito indirizzato alla discussione e alla cooperazione, partendo dall’analisi dei presupposti teorici e condividendo pratiche didattiche, per giungere a una proposta di curricolo da attuare nei prossimi anni scolastici, proposta che potrebbe essere estesa anche al futuro Liceo delle Scienze umane.
La nostra riflessione parte dal presupposto che l’insegnamento della matematica è materia di area comune nel biennio dell’obbligo e materia di indirizzo nel triennio. Nel Liceo delle Scienze sociali è da sempre stata forte l’esigenza di formare il futuro cittadino, un adulto in grado di interpretare la complessità e la realtà sociale in cui vive e di parteciparvi in modo consapevole; per questo e per altri motivi nel triennio viene proposto di approfondire in modo particolare la statistica, fino ad arrivare alla statistica inferenziale, seguendo la raccomandazione del Parlamento Europeo e del Consiglio Europeo del 18 dicembre 2006.
Partendo dall’analisi dei documenti sotto citati e dalla forte consapevolezza che spesso la disciplina acquista importanza superando certe barriere disciplinari, verranno mostrate e discusse alcune attività condotte in questo senso in questo anno scolastico. Si invitano i colleghi a portare o a inviare materiali che intendono condividere e su cui intendono discutere.
I punti di partenza proposti sono: