Introduzione ai lavori
Gruppi di lavoro:
Ore 15.00 Gruppi di lavoro
Cena
ore 15.00
Si ringraziano per il loro contributo
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Sistemazione in camera singola – Hotel Riva del Sole in trattamento di mezza pensione 31 marzo 1, 2, 3 aprile 2009: € 270
Sistemazione in camera doppia – Hotel Riva del Sole o strutture connesse in trattamento di mezza pensione 31 marzo 1, 2, 3 aprile 2009: € 240
La quota comprende :
Per prenotarsi (anche se già si è data l’ adesione) è necessario:
PER GLI ADERENTI ALLA RETE :
SUGGERIMENTI :
E’ possibile al Dirigente, dato che l’ adesione alla Rete è stata deliberata nel POF, formalizzare con lettera di incarico la “missione” dei docenti che parteciperanno al Convegno, con l’ impegno per gli stessi di socializzare i risultati al rientro in sede tra i colleghi, nei modi che la scuola riterrà più opportuno.
Ciò renderà possibile :
Rispetto alle trasformazioni sociali e culturali che stiamo vivendo, la scuola è in difficoltà.
Lasciata per troppo tempo sola e arretrata rispetto alla società, è oggi alla ricerca di una nuova identità. Da qui la necessità, sempre più diffusamente avvertita, di avviare una profonda riflessione collettiva sul suo statuto.
La nascita dei licei delle scienze sociali ha rappresentato una rivoluzione culturale nel panorama della secondaria, perché ha favorito una rivisitazione degli statuti epistemologici dei diversi saperi. Gli altri punti di forza sono stati l’ integrazione con il territorio (attraverso l’esperienza dello stage), la costruzione autonoma del curricolo che ha dato una spinta al superamento del docente unico trasmettitore di saperi e autoreferenziale, per dare spazio e una nuova figura di docente-artigiano- ricercatore. Le migliori pratiche didattiche hanno trasformato la scuola in un laboratorio teorico e pratico di interazione attiva con gli studenti, nonché di pratica delle codocenze in cui gli alunni hanno potuto fruire non solo di due orientamenti professionali, ma anche di due prospettive interpretative dei fenomeni della realtà, tra loro in interazione e interlocuzione.
A caratterizzare questo nuovo modo di lavorare è il non raro utilizzo dei “classici”: agli studenti è chiesto di lavorare su testi e fonti originali o saggi e l’attività di ricerca diviene una modalità di apprendimento e di approfondimento, ma anche occasione per gli alunni di sperimentare forme di autoapprendimento e di apprendimento cooperativo.
Il primo nucleo della nascita dei Licei delle Scienze Sociali si ha negli Anni Settanta, quando si avverte la necessità di “realizzare uno spostamento dell’accento dal passato al presente, in tutti gli ambiti della conoscenza, senza esaurirsi nella ricerca dell’attualità ma guardando al mondo contemporaneo come il risultato di processi di lunga durata”. Questo rappresenta una grande novità, afferma l’ispettrice Anna Sgherri, in un momento in cui le scienze sociali erano emarginate dal dibattito culturale italiano e dal panorama delle discipline scolastiche.
Le Scienze Sociali rappresentano la via verso un rinnovamento del sapere scolastico e l’apertura della scuola alla contemporaneità, all’acquisizione di strumenti intellettuali per la comprensione della società e dei meccanismi che la regolano. Ma è nel 1997, con l’emanazione del Decreto Interministeriale che sancisce la chiusura degli Istituti Magistrali, che viene data a molti Istituti la possibilità di chiedere la sperimentazione di questo Liceo con il supporto del Ministero. Il Ministero individua scuole Polo e promuove la formazione dei dirigenti e dei docenti al fine di delineare il profilo formativo dell’indirizzo, gli assi culturali e il curricolo dell’area specifica di Scienze sociali.
Il modello di formazione volto alla cooperazione professionale e alla crescita individuale dei docenti è continuato anche quando il flusso dei finanziamenti ministeriali è terminato. Infatti le scuole si sono organizzate in rete per darsi sostegno sia nello scambio di buone pratiche sia nell’ aggiornamento sui saperi. Nasce l’Associazione “Passaggi” una rete di scuole che si riconosce nel documento nazionale del 2000 e annualmente si incontra per realizzare momenti significativi di confronto e approfondimento.
Il liceo delle scienze sociali ha prodotto un modello di scuola nuova, capace di accettare di confrontarsi con la realtà esterna dalla quale si lascia “contaminare”. In questo modo la scuola svolge una preziosa e delicata funzione di mediazione con la realtà esterna sempre più complessa da decodificare. Diventa, infatti, oggi necessario dare agli alunni gli strumenti per una lettura critica della realtà i cui messaggi e valori sono sempre più “trasparenti” nella “società liquida”.
In questo modo gli alunni possono vivere la scuola non in contrapposizione ma in modo ‘sensato’ e armonico rispetto alla propria esistenza.
In quest’ottica i saperi diventano produttivi e realizzano la loro piena dimensione formativa, in quanto diventando “pre /testi” per costruire rigorosi percorsi di confronto critico creando così le basi per la realizzazione della “democrazia”.
La sperimentazione del Liceo delle scienze sociali nasce, seguendo le indicazioni europee, come liceo della contemporaneità e di questa coglie le sfide fondamentali sintetizzate negli assi culturali.
Il liceo delle scienze sociali può diventare un modello di riferimento per la scuola in generale, perché capace di rispondere alle domande e ai bisogni posti dai cambiamenti epocali, offrendo nel contempo agli alunni quelle competenze sociali che oggi diventano essenziali in una società in cui le identità sono in crisi ed è sempre più difficile ri-conoscersi come “comunità”.
L’oggi è caratterizzato da un progetto di riforma che vede il liceo delle scienze sociali inglobato nel liceo delle scienze umane il cui impianto, da un lato appare mutilato di quelle scienze sociali che ne costituivano la modernità, dall’altro delle pratiche (ad es. lo stage formativo) a cui la stessa Comunità europea ci invita per rendere il percorso formativo adatto all’acquisizione delle competenze trasversali (cfr. le Raccomandazioni del Parlamento europeo e del Consiglio).
Appare indispensabile preservare l’esperienza formativa del liceo delle scienze sociali, perché a nostro avviso non c’è conflitto fra scienze umane e sociali, ma esse sono complementari e, soprattutto, è importante non vanificare questa feconda esperienza, fortemente innovativa della scuola italiana, perché in questo modo si impoverirebbe non un indirizzo liceale, bensì l’intera realtà scolastica e formativa.
Prot. N. 4 / Rete - R/10
Messina, 15 Marzo 2009
Ai sensi degli Articoli 10-14 dello Statuto è convocata l’ Assemblea ordinaria dei soci dell’ Associazione di Scuole in Rete denominata “Passaggi. Le Scienze Sociali in classe”, presso il Grand hotel Riva del sole di Giovinazzo (Bari), il giorno 31 Marzo 2009 alle ore 18.30 in prima convocazione e 19.00 in seconda convocazione, con il seguente Ordine del giorno :
ASSOCIATION OF EUROPEAN ECONOMICS EDUCATION
ASSOCIAZIONE EUROPEA PER L’EDUCAZIONE ECONOMICA
Milano, 8 marzo 2009
Agli organizzatori del Convegno Nazionale “La scuola davanti alle emergenze del sistema – Storia, esperienza e riflessioni nel Liceo delle Scienze Sociali” 31 Marzo – 3 Aprile 2009
L’Associazione Europea per l’Educazione Economica AEEE-Italia dà ben volentieri la propria adesione al Convegno “La scuola davanti alle emergenze del sistema “ritenendolo un momento di confronto assai utile sulle prospettive della presenza delle scienze sociali nei licei italiani.
Il Presidente dell’AEEE-Italia
Enrico Castrovilli
Nota dell’Associazione Europea per l’Educazione economica AEEE-Italia sulla presenza dell’economia e delle scienze sociali nella scuola italiana
1. In relazione all’avvio dei nuovi sei Licei e al riordino degli Istituti tecnici e professionali, previsti per l’anno scolastico 2010/2011, può e deve aprirsi una fase di riflessione nel merito dei principi e delle impostazioni disciplinari e curricolari richieste da questo processo. Il ridisegno in Italia del sistema scolastico secondario superiore potrà essere adatto ai tempi e durare nel tempo se sarà basato su di un’architettura ben meditata.
2. L’Associazione Europea per l’Educazione Economica AEEE-Italia, la principale associazione italiana di docenti di economia politica, economia aziendale e di diritto, intende con questa nota esprimere alcune proprie riflessioni sugli aspetti relativi alle discipline che formano oggetto delle propria attività associativa. Queste osservazioni prendono le mosse dal contesto economico, sociale e politico sia interno al nostro paese che internazionale. Se la situazione è densa di incognite, a maggior ragione essa impone una dotazione di competenze particolarmente solide, tali da garantire la capacità di ciascuna persona di effettuare le scelte fondamentali per costruire i propri percorsi di vita e di lavoro.
3. Le discipline su cui si esercita l’attività dell’AEEE-Italia costituiscono il grappolo delle scienze sociali moderne, si fondano sulla più forte di esse, l’economia, comprendono economia politica, economia aziendale, diritto, oltre ad altre scienze sia sociali (come sociologia, geografia economica ed altre) che quantitative (statistica, econometria, metodi quantitativi ed altre). Questo grappolo di discipline può dare un contributo significativo alla definizione delle competenze comuni di cittadinanza. Vale la pena ricordare a questo proposito che la Raccomandazione del Parlamento europeo del dicembre del 2006, comprende tra le competenze chiave per l’apprendimento permanente, quelle “sociali e civiche” e quelle dello “spirito di iniziativa e imprenditorialità”. Nella loro descrizione numerosi sono i riferimenti alla comprensione della dimensione socioeconomica, agli aspetti dello sviluppo socioeconomico e alla necessità di una conoscenza generale del funzionamento dell’economia.
A sua volta in Italia il Decreto Ministeriale del 22 agosto 2007, relativo agli adempimenti dell’obbligo di istruzione, ed i documenti ad esso allegati definiscono la presenza dell’asse storico-sociale e declinano tra le competenze quelle di “riconoscere le caratteristiche essenziali del sistema socio economico per orientarsi nel tessuto produttivo del proprio territorio”.
4. In numerosi paesi europei ed extra-europei queste considerazioni hanno da tempo determinato la presenza dell’economia e delle altre scienze sociali all’interno dei sistemi scolastici nazionali, non solo negli indirizzi tecnici-professionali ma anche in quelli generalisti-liceali. E’ proprio l’inserimento della cultura economica nei licei, come accade in quelli francesi ed inglesi, la loro maggiore diffusione in corso in quelli spagnoli e tedeschi, l’educazione alla cittadinanza che prende corpo in tutto il continente europeo, che fanno capire quanto questo grappolo di discipline stia a cuore alle popolazioni ed alle loro istituzioni, allo scopo di favorire concezioni e pratiche di cittadinanza attiva e responsabile. I licei e le scuole non terminali fondate sull’economia sono diffuse e popolari, al loro interno i giovani europei riescono a porre domande e a cercare risposte su questioni attuali che gli altri licei, fondati su differenti assi culturali, non sono in grado di offrire.
5. Questo grappolo di discipline ha avuto una vita piuttosto difficile nell’ultimo decennio nella scuola italiana. Il tentativo della riforma Moratti (decreto legislativo n. 226 del 2005) di un nuovo liceo economico aveva generato un ibrido mal riuscito in cui convivevano e si scontravano cultura generale e cultura tecnico - professionale. La sua successiva abrogazione durante il ministero Fioroni, avvenuta con l’art. 13 della legge 2 aprile 2007, non ha visto riaprirsi ma semmai chiudersi l’ipotesi di una cultura economica in grado di avere un ruolo significativo nei licei italiani.
Un velo di silenzio è sceso sul possibile ruolo dell’economia e delle altre scienze sociali nel quadro disciplinare dei licei italiani.
6. L’AEEE-Italia vuole contribuire a sollevare questo velo di silenzio.
Si segnala a questo proposito il contributo che l’Associazione ha dato al recente libro “Cultura economica nei licei” pubblicato da Franco Angeli nella collana dell’ex-IRRE Lombardia (ora Agenzia Nazionale per lo Sviluppo dell’Autonomia Scolastica della Lombardia).
Si sottolinea l’avvio di significative iniziative da parte delle più importanti istituzioni bancarie e finanziarie italiane, tra le quali la Banca d’Italia, l’Osservatorio Giovani-Editori, gruppi bancari quali Intesa Sanpaolo, gruppi assicurativi e alcuni tra i principali quotidiani italiani, tra i quali Il Corriere della Sera ed Il Sole 24 Ore, l’attenzione dedicata da un Focus del Corriere della Sera nello scorso luglio all’economia e alla finanza nei licei. Questi enti hanno messo nelle loro agende la creazione di spazi per la cultura finanziaria ed economica nei licei e in tutte le scuole italiane, per ricreare un clima di fiducia tra i cittadini e le istituzioni finanziarie e per iniziare a colmare l’asimmetria tra la carente cultura economica dei cittadini e dei giovani da una parte e quella degli operatori del settore dall’altra. Clima di fiducia che è una delle componenti indispensabili per fronteggiare l’attuale crisi economica. L’Associazione cercherà di contribuire alla diffusione e al successo di tutte le iniziative locali o nazionali che si muoveranno in questa direzione.
7. Tra gli operatori scolastici dei bienni liceali di indirizzi sperimentali dove l’economia e i diritto hanno trovato parziale accoglienza, sussistono diffuse preoccupazioni sulla minore presenza di questa area di discipline in base alle bozze di regolamenti in corso di discussione a livello ministeriale. Nella Relazione illustrativa allo “Schema di Regolamento recante norme concernenti il riordino dei licei” si afferma che gli elementi di diritto ed economia (discipline individuate come obbligatorie a scelta) sono discipline “pur importanti ai fini della personalizzazione, ma non sono state ritenute decisive e irrinunciabili”. Su questo punto l'AEEE-Italia esprime un suo diverso convincimento: l'economia, il diritto, le altre scienze sociali costituiscono competenze basilari per la moderna cultura di cittadinanza.
L’articolo 1 della legge n.169/2008 ha aperto nei licei anche la strada all’insegnamento di “Cittadinanza e costituzione”, al tempo stesso ponendo una serie di interrogativi non risolti. In particolare non viene sciolto il nodo di quale modello curricolare adottare, tra quelli presenti nelle scuole europee, così come recensiti da Eurydice. Vale a dire se essa sia una “materia separata obbligatoria od opzionale” quindi dotata di curricolo, orario e valutazione, oppure una “educazione integrata in una o più materie come la storia e la geografia” o ancora “una tematica educativa trasversale in modo che i principi di educazione alla cittadinanza responsabile siano presenti in tutte le materie del curriculum”. Ma anche quando questo nodo sarà sciolto perché limitare la presenza alle tematiche della Costituzione? Se la scienza delle regole (il diritto) può dare un senso profondo al contenuto dello studio, non è altrettanto vero che ancor meglio si potrebbe fare, qualora la scienza delle regole fosse affiancata in tutti i bienni dalla scienza delle scelte, l’economia? Del resto non è esattamente quanto afferma il Documento ministeriale d’indirizzo per la sperimentazione dell’insegnamento di “Cittadinanza e Costituzione” del 4 marzo scorso, quando esso prevede tra le situazioni di compito inerenti ad “Alterità e relazione” quella di “individuare come i nuclei portanti della cultura economica intervengono a qualificare le politiche economiche nazionali ed internazionali”?
8. I ragionamenti proposti non implicano una valutazione positiva o negativa complessiva sul riordino in corso. Essi si limitano a sottolineare una questione, del resto per l’AEEE-Italia decisiva. Tutti i ragionamenti e le migliori pratiche europee sopra citate portano alle medesime conclusioni. L’economia e le altre scienze sociali fanno parte per loro natura della dotazione irrinunciabile delle competenze di cittadinanza. Non a caso la terza indagine internazionale ICCS (International Civic and Citizenship Education Study) in fase di avvio nel marzo 2009, ad opera della IEA (International Association for the Evaluation of Educational Achievement), intende proprio “identificare ed esaminare, all’interno di una dimensione comparativa i modi in cui i giovani vengono preparati per svolgere in modo attivo il proprio ruolo di cittadini in società democratiche”.
Il convincimento dell’Associazione è il medesimo. L’insieme di queste scienze genera un forte spazio conoscitivo ed operativo. Fecondo può essere il dialogo che l’economia scienza duttile, aperta e flessibile, al tempo stesso logica, teorica, storica, quantitativa, valoriale ed operativa e quindi pienamente umana, può intessere con le discipline classiche, scientifiche e matematiche. Da ciò discende che l’economia e le altre scienze sociali possono e debbono finalmente trovare uno spazio significativo nella filiera liceale e che debbono essere collocate nelle competenze comuni di tutti gli studenti.
9. Sulla base di queste considerazioni, l’Associazione sottopone ai decisori delle politiche scolastiche ed al mondo della scuola una serie di proposte. Essa spera che tali proposte possano essere prese in attenta considerazione, mentre al tempo stesso si dichiara disponibile a realizzare momenti di discussione ai più diversi livelli con gli interlocutori che lo desidereranno.
In primo luogo l’AEEE-Italia chiede se nell’attuale piano orario del Liceo delle Scienze umane non sia possibile creare una curvatura che possa accogliere l’economia e le altre scienze sociali come discipline caratterizzanti di questo nuovo liceo, sulla falsariga dell’apprezzato modello francese del Liceo generalista ES (Economico e Sociale).
Essa propone in secondo luogo che il diritto e l’economia siano presenti nei bienni dei diversi licei non solo come materie opzionali, ma come materie dell’educazione di base di tutti i giovani italiani.
Ritiene infine che le quote di variabilità dei curricoli e la quota regionale dei piani di studio personalizzati definita dalle varie leggi regionali possono anch’essi costituire utili occasioni tramite le quali dare all’economia e alle altre scienze sociali lo spazio che meritano nei licei e nella scuola italiana.
Il Direttivo dell’Associazione Europea per l’Educazione Economica AEEE-Italia
Milano, marzo 2009
COGNOME E NOME
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ISTITUTO
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CITTA’
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E MAIL PERSONALE
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Andreoni Ernesto
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I.I.S.S. “P. ROSSI”
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MASSA
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Argenterio Milena
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I.I.S. PASCAL
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MANERBIO (BS)
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Beretta Marina
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ITIS “L. COBIANCHI”
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VERBANIA
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Bertuccini Gabriella
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LICEO STATALE “AINIS”
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MESSINA
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Binetti Laura
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LICEO STATALE “T. FIORE”
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TERLIZZI (BA)
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Boschini Guido
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ITIS “L. COBIANCHI”
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VERBANIA
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Brucoli Teresa
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I.M. “BIANCHI DOTTULA”
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BARI
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Bruschi Paola (Dirigente)
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I.I.S.S. “MANZONI “
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SUZZARA (MN)
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Buttazzi Mirka
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L. S. S. ” A. BRUCE SABIN”
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BOLOGNA
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Camuri Giacomo
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I.S.S. “MAFFEO VEGIO”
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LODI
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Caranna Michela
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LICEO STATALE “AINIS”
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MESSINA
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Caravella Caterina
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I.M. “DON MILANI”
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ACQUAVIVA DELLE FONTI (BA)
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Caminetti Anna
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L. C. “ORIANI”
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CORATO (BA)
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Cascone Maria
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I.S.S. “G.B. VICO”
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RAGUSA
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Castrovilli Enrico
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ITC SCHIAPARELLI-GRAMSCI
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MILANO
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Chiecca Cristian
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LICEO “V. CAPIROLA”
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GHEDI (BS)
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Chisari Gabriella (Dirigente)
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ISTITUTO MAGISTRALE
“LOMBARDO RADICE”
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CATANIA
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gabchisari@tiscali.it |
Cicero Maria |
I.S.S. “G.B. VICO”
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RAGUSA
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Cinque Paolo
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I.M.S. GIORDANO BRUNO
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ROMA
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Cipolletta Massimiliano
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I.S. “MATTEI”
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SAN LAZZARO DI SAVENA(BO)
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Clemente M. Nicoletta (dirigente)
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I.M.S. GIORDANO BRUNO
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ROMA
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Clemenza Josette
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LICEO STATALE “AINIS”
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MESSINA
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Colatutto Enza
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ISI MACHIAVELLI
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LUCCA
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De Petro Marika
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L.S. “TURRISI COLONNA”
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CATANIA
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Della Casa Nicola
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I.S. “D’ESTE -D’ARCO”
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MANTOVA
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Demattia Francesca
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I.M.S. “G. COMI”
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TRICASE (LE)
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Di Falco Anna Maria (Dirigente)
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L.S. “TURRISI COLONNA”
|
CATANIA
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Di Fonzo Anna Teresa
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I.M. “BIANCHI DOTTULA”
|
BARI
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di Nardo Gilda
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I.M.S. GIORDANO BRUNO
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ROMA
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Facchini Alberto (webmaster)
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I.I.S.S. “MANZONI “
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SUZZARA (MN)
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Fatai Antonella
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IST. MAGISTRALE STAT.
“G. DA S.GIOVANNI”
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SAN GIOVANNI VAL D’ARNO
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Farinosa Pasqua
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LICEO STATALE “T.FIORE”
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TERLIZZI (BA)
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Ferrarello Emanuela
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I.S.I.S.S.
“PACIFICI E DE MAGISTRIS”
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SEZZE (LT)
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Ficco Arcangelo
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LICEO STATALE “T.FIORE”
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TERLIZZI (BA)
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Gatti Ettorina
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I.I.S.S. “MANZONI “
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SUZZARA (MN)
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Guglielmi Luigina
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I.I.S. “V. GAMBARA”
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BRESCIA
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Lentini Agata
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ISTITUTO MAGISTRALE
“LOMBARDO RADICE”
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CATANIA
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Mancini Angela
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L.S. “CORRADO ALVARO”
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PALMI (R.C.)
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Mantuano Luigi
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I.S.I.S.S.
“PACIFICI E DE MAGISTRIS”
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SEZZE (LT)
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Marchetti Lucia
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RESPONSABILE SITO PASSAGGI
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FERRARA
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Marinuzzi Guido
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I.M. “G. CARDUCCI”
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TRIESTE
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Mascoli Luisa
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L.C. “ORIANI”
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CORATO (BA)
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Morales Angelo
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L.S. “TURRISI COLONNA”
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CATANIA
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Negrini Maria Luisa
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L. S. S. ” A. BRUCE SABIN”
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BOLOGNA
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Pace Maria Teresa
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I.M. “ DON MILANI”
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ACQUAVIVA DELLE FONTI (BA)
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Palmieri Lucia
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I.S.I.S.S.
“PACIFICI E DE MAGISTRIS”
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SEZZE (LT)
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Peracchi Gabriella
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I.M. “DUCA D’AOSTA”
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PADOVA
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Petrucci Claudia
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L.S. “G.B. VICO”
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CORSICO (MI)
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Pichierri Cosimo
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L.S. “L. DA VINCI”
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NOCI (BA)
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Portioli Claudia
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LICEO “ L. ARIOSTO”
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FERRARA
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Porcu Rosa
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I.S.S. “ RONCALLI”
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MANFREDONIA (FG)
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Redavid Laura
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L.S. “E. MAJORANA”
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MOLA DI BARI (BA)
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Riga Valentina
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I.M.S. GIORDANO BRUNO
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ROMA
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Ronco Antonio
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ISI MACHIAVELLI
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LUCCA
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Sammito Tullio (Dirigente)
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I.S.S. “G.B. VICO”
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RAGUSA
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Sandonà Graziella
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I.I.S. “A. EINSTEIN”
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PIOVE DI SACCO (PD)
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Santacroce Maria Teresa
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LICEO STATALE “T. FIORE”
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TERLIZZI (BA)
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Schembari Giuseppa
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L.S. “ MAZZINI”
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VITTORIA (RG)
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Semec Sara
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I.I.S. “S. GREGORCIC
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GORIZIA
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Siciliano Maria Pina
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L.S. “ MAZZINI”
|
VITTORIA (RG)
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Sortino Maria
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L.S. “L. DA VINCI”
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CASALECCHIO DI RENO (BO)
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Spatola Pasqualina
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L.S. “CORRADO ALVARO”
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PALMI (R.C.)
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Stancanelli Amelia (dirigente)
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LICEO STATALE “AINIS”
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MESSINA
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Stefanini Stefania
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I.I.S.”A. PIERALLI”
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PERUGIA
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Strinasacchi Rosita
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I.I.S. “B. PASCAL”
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MANERBIO (BS)
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Zotti Davide
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I.M. “G. CARDUCCI”
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TRIESTE
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totale partecipanti: 66
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Alcune indicazioni per i chairmen e per i conduttori di gruppo
1 Per i chairmen
I chairmen effettueranno
2 Per i conduttori dei 6 gruppi
Una ricostruzione narrativa dei convegni di formazione da Ferrara a Terlizzi: Marchetti (FE), Stefanini (PG), Mantuano (Sezze R.), Ronco(LU), Clemenza (ME), Binetti (BA), Cinque, Sgherri
La scelta del tema generale e della articolazione degli approfondimenti nei gruppi risponde a più esigenze:
Abbiamo pensato di affidare i gruppi a due colleghi delle scuole della Rete, uno che guida e l’altro che fa da sostegno, tiene gli appunti, stende il report, e via dicendo.
Il conduttore prepara una scheda sintetica sul tema del gruppo ( ad esempio: le acquisizioni, le buone pratiche, i problemi, le teorie, cosa ha sedimentato il nostro indirizzo…), da inviare a Maria Teresa Santacroce tetaomega@tiscalinet.it e al sito Passaggi info@scienzesocialiweb.it prima dell’avvio del convegno.
Da quanto emergerà dalla riflessione e dalla discussione durante i quattro giorni di convegno, potrà essere riassunto nella pubblicazione degli Atti, da distribuire a tutte le scuole interessate quale occasione di sintesi dell’esperienza decennale del Liceo delle Scienze Sociali.
Un cordiale saluto e un arrivederci a presto.
Autonomia, Modello organizzativo e condivisione di scopi
La relazione tra professionisti e tra istituzioni
Anna Maria Di Falco e Gabriella Chisari
Scheda sintetica
Apprendimento e relazione educativa
Psicologia e didattica
Alcune note di Enza Colatutto
Sono partita dall’osservazione del gruppo realizzata in una dimensione più ampia di quella delle attività di classe cosiddette frontali, ma sempre realmente praticata. Cercherò di tenere sempre presenti alcuni punti di snodo: spazio, tempo, corpo, responsabilità, il principio di avventura insito nella scoperta, la valorizzazione dell’esperienza, la valorizzazione dell’intuito.
1. L’insegnante antropologo e i suoi luoghi
Dato l’alto tasso di dispersione scolastica e dato il nostro sistema di insegnamento che fa perno essenzialmente sulla lezione frontale, si propone il seguente percorso:
1.1 La comunità digitale
1.2 Una riflessione antropologica sul ruolo docente
1.3 La linea dello scambio culturale
2. Progettare percorsi didattici relativi alla propria disciplina
Noi docenti abbiamo bisogno di produrre strumenti e pratiche utili. Questo deve essere lo sforzo: mettere a punto procedimenti utili senza diventare utilitaristici. Sappiamo che:
2.1 Un’ipotesi di modello di laboratorio
2.2 Strategie didattiche
________________
[1] Neil Postman, La scomparsa dell’infanzia, Roma, Armando, 2005
[2] Mike Smith, Il vecchio e il nuovo, una rivoluzione sui modi apprendere, www.adiscuola.it, dal Seminario “da Socrate a Google” 11/03/2009
[3] Giuseppe Mantovani, L’elefante invisibile, Firenze, Giunti,
[4] Marco Aime, Il primo libro di antropologia, Einaudi, Torino, 2008
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La sussidiarietà tra scuola e territorio
Un esempio di interazione feconda nel Liceo delle scienze sociali
Note preliminari a cura di Giacomo Camuri
Se il concetto di categoria «in senso lato indica un punto di vista, secondo cui si pensano o si giudicano le cose, così come un concetto generale al quale una mente singola (o un gruppo sociale) ha l’abitudine di rapportare i propri pensieri e giudizi», (G. Bontadini, D. Sacchi, in Enciclopedia Filosofica, Milano 2006), risulterebbe assai difficile affrontare un discorso sensatamente rigoroso sulla scuola, nella realtà dell’oggi e negli scenari di un prossimo cambiamento, senza tener presente le categorie, che nella pratica educativa ispirata al principio epistemologico della ricerca-azione si sono affermate in un arco più che trentennale di sperimentazioni.
L’idea stessa di «scuola dell’autonomia» postula un modello d’apprendimento dinamico e un sistema formativo fluido e modulare, che trovano appropriati cardini nelle categorie ormai portanti di rete e di orientamento, essenziali non solo per la trasversalità dei loro campi a una pluralità di esperienze e di saperi ma per l’efficacia educativa che le loro intersezioni hanno dimostrato proprio sul terreno privilegiato delle relazioni intessute nelle esperienze di stages tra scuola e territorio.
Tra i contributi più originali offerti alla scuola italiana dal Liceo delle scienze sociali occorre annoverare la sperimentazione dello stage formativo, pratica di ricerca-azione in un contesto inter-istituzionale, sostenuta dall’apporto qualificato di competenze professionali plurime e finalizzata allo sviluppo/verifica di capacità e competenze progettuali personali.
Il concetto di rete domina la scena della cultura contemporanea in forza dei risultati acquisiti dalle tecnologie dei media, dallo studio degli ecosistemi e dallo straordinario sviluppo delle neuroscienze: la comprensione del mondo, la conoscenza della natura, l’esperienza del corpo e della mente si riscrivono e si reinterpretano nel linguaggio delle reti informatiche, nei sistemi delle reti ecologiche, nei codici costituiti dalle reti neuronali. E’ indubbia la portata innovativa e talvolta rivoluzionaria del concetto di rete, che definisce sistemi di connessioni che si autoregolano grazie a una capacità di apertura e di incremento, i cui effetti non sono sempre e del tutto prevedibili. Nel passaggio epocale, che ha visto la nozione di rete transitare da specifici ambiti tecnico-scientifici all’orizzonte categoriale di un «universale culturale», le sue connotazioni si sono fortemente tinte di un senso di progresso e di autonomia, tale da far presagire in tempi di globali incertezze le potenzialità quasi messianiche e soteriologiche delle sue pratiche, come dimostra il fiducioso approccio di Barack Obama allo sviluppo delle virtualità della rete in risposta alla crisi sociale, che la disfatta economico-finanziaria ha bruscamente innescato in America.
Fare rete è la strategia contemporanea della storia, che in altre forme ripercorre le strategie oggi meglio conosciute della vita e della mente: fare anima direbbe altrimenti James Hillman riprendendo la lezione eraclitea dell’infinità dei nessi, che l’anima costruisce modulando la sua esistenza sul modello del Logos, discorso incessante, che si dipana nel discorrere, nel creare legami che si dispongono a evolvere in ulteriori intrecci (Fuochi Blu, Milano 1996; Il codice dell’anima, Milano 1997).
Da Rousseau a oggi la riflessione pedagogica ha insistito sull’autonomia, un’autonomia che, anche laddove sembrava muoversi in percorsi privilegiati e aristocratici, si è sempre configurata aperta, situazionale, contestualizzata in insiemi forti di relazioni significative, che hanno imposto a più riprese l’abbattimento dell’autoreferenzialità delle istituzioni scolastiche vetuste e la reinvenzione di percorsi di studio e di pratiche didattiche, che potremmo definire in senso lato tendenzialmente laboratoriali e cooperativi (Franco Frabboni, Franca Pinto Minerva, Introduzione alla pedagogia generale, Bari-Roma 2004).
La nascita del Liceo delle scienze sociali, concepito attorno a un asse storico-antropologico intenzionalmente orientato alla comprensione della tessitura relazionale dei fenomeni culturali e interculturali, non poteva non far proprio − in chiave epistemologica e nella prospettiva dirompente della categoria di rete − la questione cruciale posta dalla storia della pedagogia post-rousseauiana: la costruzione di un progetto educativo finalizzato alla conquista e all’esercizio di un’autonomia critica e responsabile, condizione prima del sapersi fare in seguito professionalmente interpreti delle problematiche di un vivere sociale posto sotto l’egida della complessità. Da qui l’idea di trasformare lo spazio/tempo previsto dagli ordinamenti per le esercitazioni didattiche o gli stages professionali in esperienza d’osservazione partecipante, secondo lo stile e le modalità della ricerca antropologica, in prove d’immersione e carotaggio entro situazioni socialmente significative o problematiche.
Colto nell’interezza del paesaggio urbano e naturale, nella geografia delle sue diverse istituzioni politiche, giuridiche, economiche, educative, culturali, sanitarie e assistenziali, il territorio presenta una ricchezza di opportunità, che mappate con attenzione aprono l’accesso a una possente rete di mondi discorsivi, in cui ciascuno può incontrare parole, pensieri, sentimenti, emozioni, immagini, suoni che motivano, orientano e fanno crescere.
Orientare e ri-orientare appartengono da tempo al lessico familiare della scuola impegnata sul duplice fronte del contenimento dell’insuccesso e della dispersione e della prevenzione delle devianze e dei disturbi della personalità. Il tema dell’orientamento, che talvolta appare più pregnante del problema stesso dell’apprendimento, percorre il mondo della scuola, lo travalica per ripresentarsi nelle molte forme in cui si esprimono il bisogno di formazione permanente e le necessità di riconversioni professionali, dettate da società complesse divenute nel frattempo volubilmente fragili o organizzativamente vulnerabili.
Allargando lo sguardo agli scenari della «surmodernità» caratterizzata, nell’ottica degli studi di Marc Augé, dall’espansione dell’anonimia dei luoghi e dalla cancellazione delle memorie sociali (Nonluoghi. Introduzione a una antropologia della surmodernità, Milano 1993), ben si comprende la portata critica del concetto d’orientamento, del cui deficit e della cui urgenza sono testimoni i cinquant’anni e oltre di mutazioni geopolitiche − cancellazioni di imperi, rovesciamenti di equilibri economici, inarrestabili correnti migratorie, nuovi olocausti, colonialismi striscianti, impietosa crescita di mercati di morte − che hanno rimodellato i confini del mondo, modificato i paesaggi, creato anomale direttrici nei flussi di genti e di commerci. Come mai prima era accaduto, in brevi frammenti temporali la storia ha preso a cambiare l’uno dopo l’altro i propri punti di riferimento gettando senza mappe milioni di individui in una sorta di non-territorialità (Zygmunt Bauman, Vite di scarto, Bari-Roma 2008).
Percorsi alla ricerca di possibili radici tra luoghi reali e spazi virtuali e esperienze di sradicamento dovute a migrazione o alla distruzione di luoghi trasformati in terre desolate tra cementificazioni e cumuli di rifiuti, come la Leonia delle Città invisibili di Calvino, s’agitano sullo sfondo della richiesta quotidiana d’orientamento che interpella la scuola e nel loro insieme le società dell’ancora chiamato benessere.
In questa prospettiva le reti, che i Licei delle scienze sociali hanno saputo costruire con le istituzioni e le agenzie locali, ampliano e affinano la scala delle mappe delle pratiche d’orientamento offerte dalle scuole e dalle università (open days, incontri, fiere) e nel contempo promuovono e facilitano una conoscenza a maggior ingrandimento del «locale», che può sortire significative esperienze di radicamento, come spesso avviene nello spazio/tempo degli stages formativi vissuti, ora, in prossimità di situazioni di disagio (una comunità per minori, una comunità di recupero, un carcere, un centro anziani, una casa di riposo) o di contesti educativi e di istituzioni culturali (le scuole dell’infanzia, le scuole primarie, i teatri, i musei, le pinacoteche), ora monitorando periferie, centri storici, aree commerciali, zone di interesse paesaggistico come oasi e parchi naturali.
Non è poca cosa per i numerosi studenti stranieri vivere una pratica di stage, che li accompagna con metodo alla conoscenza «interna» dello spazio in cui si trovano a vivere, talvolta da qualche settimana; così è ricco di sorprese e di emozioni lo spazio da sempre abitato, quando, cambiando i punti di vista, mostra dimensioni, particolarità, ritmi, atmosfere, di cui non si sospetta l’esistenza.
D’altro canto è ancora la storia della tecnologia − con lo straordinario incremento degli strumenti di rilevamento cartografico, dalla fotografia aerea alle riprese satellitari, con l’invenzione della radiofonia e delle forme successive di telecomunicazioni, con l’avventura spaziale postbellica, dall’allunaggio alle più recenti messe in orbita di nuove tipologie di telescopi − a mostrare l’importanza strategica dell’acquisizione di sempre nuovi punti di riferimento e a porre al centro della riflessione scientifica e socio-antropologica il problema strutturale dell’orientamento, quale condizione inalienabile della vita sulla terra e della vita della terra nell’universo.
Docenti partecipanti
Maria
Valentina
Laura
Francesca
Ettorina
Maria Pina
Maria
Gabriella
Anna Teresa
Claudia
Luisa
Ernesto
Nicola
|
Cascone
Riga
Redavid
Nencha
Gatti
Siciliano
Cicero
Seracchi
Di Fonzo
Portioli
Mascoli
Androni
Della Casa
|
“G.B. Vico”
“G. Bruno”
“E. Majorana”
“E. Majorana”
“A. Manzoni”
“G. Mazzini”
“G.B. Vico”
“Duca D’Aosta”
“Bianchi Dottula”
“L. Ariosto”
“L.C. Oriani”
“Rossi”
"d'Este"
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Ragusa
Roma
Mola
Mola
Suzzara
Vittoria
Ragusa
Padova
Bari
Ferrara
Corato
Massa
Mantova
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IL PRINCIPIO EPISTEMOLOGICO DELLA RICERCA-AZIONE
LO STAGE FORMATIVO
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RISORSE
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CRITICITA’
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PROBLEMATICITA’
Necessità di non confondere le finalità dell’alternanza scuola/lavoro con le specificità dello stage formativo
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Integrazione dei saperi. Il testo e la multidisciplinarietà
Ovvero : I TESTI, il metodo.
La grande rivoluzione introdotta nella società contemporanea dalla teoria della relatività e della fisica quantistica sta nell’aver messo a fuoco che il mondo si trova sempre in relazione ad un osservatore.
Non c’è un punto di vista assoluto sull’universo: ci sono sempre e soltanto punti di vista di osservatori situati. E’ il dialogo, la contaminazione, lo scontro, il corteggiamento, la rivolta , insomma la relazione tra questi osservatori che ci serve per conoscere e per vivere.
Marco Polo descrive un ponte, pietra per pietra.
"Ma qual è la pietra che sostiene il ponte?" – chiede Kublai Kan.
"Il ponte non è sostenuto da questa o quella pietra"
– risponde Marco – "ma dalla linea dell'arco che esse formano".
Kublai Kan rimane silenzioso, riflettendo. Poi soggiunge:
– "Perchè mi parli delle pietre? E' solo dell'arco che mi importa".
– Polo risponde: – "Senza pietre non c'è arco".
(Italo Calvino, Le città invisibili)
Nei punti di vista delle discipline, delle pratiche, delle metodologie, delle relazioni e dei paesaggi costruiti e abitati dalle esperienze del liceo delle scienze sociali, propongo di selezionare alcuni elementi per ragionare insieme e restituirne vincoli e possibilità nelle nostra quotidianità e negoziarli (!) con le nuove proposte .
L’ aspetto di cui ci occupiamo riguarda l’integrazione dei saperi e l’uso del testo , che ho parafrasato con i testi (molteplici, ovviamente) e il metodo, nel senso della riconoscibilità dello sguardo ( dell’originalità dello sguardo ) e delle pratiche delle nostre sperimentazioni. La visione della realtà e la conoscenza sottesa “al metodo” è quella della complessità di E. Morin (che, come è noto, riconosce una rilettura del reale in chiave strutturale e sistemica)
Ma, non esiste una seria interdisciplinarietà che prescinda dall’acquisizione dei fondamenti basilari di ciascuna disciplina , nei limiti e ai livelli che che ciascuna fase della vita e dell’apprendimento scolastico comporta.
Questa specificità su cosa si fonda?
(Per esemplificare: introdurre e condividere un’esperienza di compresenza o interdisciplinarietà attuata, portata dai presenti). Luci ed ombre nelle realizzazioni.
Traccia per la discussione
Veloce costituzione del gruppo (come prodotto relazionale: conoscersi, capirsi , apprezzarsi , distinguersi e nominare)
Confrontiamoci (direi riposizioniamoci) per
La conoscenza sociale non è forse mai stata così necessaria come nella contemporaneità. La conoscenza sociale sta nel lavoro di conoscenze plurale, rivela i rapporti sociali dentro i fatti, il senso dentro ai comportamenti, il potere e le disuguaglianze dentro le strutture e le tecniche . Ciò si affronta con robusti apporti delle scienze matematiche\economico-giuridiche\ linguistico\letterarie \storico\antropologiche.
Autori (trasversali) di riferimento: E. Morin \ G. Bateson \ J. Bruner
+ Epistemologia \ ricerca \ analisi e TESTI specifici disciplinari
Testi stimolo per l’incontro
Scrittura finale di sintesi dell’incontro, sua trasmissibilità evidenziando teoria-prassi.
A cura di:
Antonella Fatai – Istituto Giovanni da San Giovanni – San Giovanni Valdarno (Ar)
Guido Boschini – Istituto L. Cobianchi – Verbania (VB)
MATERIALI
Ferrara 2004
La rete di scuole e di persone che progettano e fanno buone pratiche e che una volta all’anno si incontrano per confrontarsi e discutere, per mettere a confronto i risultati, secondo una modalità che tenga insieme il pensare e il fare per procedere, quindi, verso livelli più consolidati di costruzione dell’indirizzo.
Un altro aspetto è la necessità di far entrare in modo più pervasivo l’uso dei nuovi linguaggi nella pratica quotidiana di insegnamento; Tortello ce ne ha mostrate la imprescindibilità e le diverse possibilità, così come la prospettiva di un lavoro in rete.
Perugia 2005
Lo sforzo è stato quello di aprire l’Associazione al confronto con le scuole, con l’università e con la politica, uno sforzo quanto mai necessario per il momento difficile in cui ci troviamo come Licei delle Scienze sociali, incerti e preoccupati per il nostro destino, ma anche delusi e indignati per lo svilimento del livello culturale che presenta il nuovo profilo del Liceo delle Scienze umane.
Il Liceo delle Scienze umane viene a collocarsi in uno scenario di riferimento che pone al centro dell’attenzione la società complessa e le sue caratteristiche di globalizzazione e comunicazione.
Sezze 2006
Indipendentemente dalla denominazione ufficiale specifica del Liceo e dal carattere fluido dei confini tra scienze umane e scienze sociali, non si può ignorare che gli OSA relativi al Liceo delle Scienze umane mortificano, o addirittura annullano, l’ impianto curriculare che ruota attorno all’asse storico-antropologico.
Tale mortificazione è comprovata dall’oggettiva, pesante penuria di ore settimanali caratterizzanti il Liceo delle Scienze Umane rispetto agli altri Licei. All’interno di questo spazio, già così impoverito, scompaiono saperi sociali fondamentali come l ’Antropologia culturale, la Sociologia, l’Economia, il Diritto, con uno spostamento sulla Pedagogia, peraltro programmata a partire già dal primo anno del quinquennio;
Lucca 2007
Il Liceo delle Scienze sociali come modello di innovazione: è in questo scenario ancora così incerto che il Liceo delle Scienze sociali si presenta come modello forte di scuola, se la sua identità formativa si costruisce attraverso: una riflessione epistemologica sull’asse fondante dell’indirizzo; la costruzione di un curriculum coerente che non deriva dall’esecuzione di un programma prescrittivo; l’integrazione di ricerca e prassi nella progettazione educativa. Da questa integrazione fra riflessione e prassi deriva il profilo culturale dell’indirizzo, a cui ogni scuola aderente alla rete deve imprescindibilmente ricondursi: all’asse storico antropologico; alla dimensione scientifica nella sua ricca articolazione metodologica; alla rivisitazione dei saperi nell’ ottica di una didattica integrata. Le istanze emerse saranno presentate presso tutte le sedi decisionali: Ministro, Commissioni parlamentari, Uffici tecnici del Ministero, Enti locali.
Da A Scuola di notte di Nicoletta Lanciano
[…] In tutte le discipline c’è questa responsabilità dello scegliere cosa insegnare, come fare questa scelta? Tutti i programmi hanno comunque qualcosa in cui ci sono delle scelte. Ci sono alcuni parametri che possono guidare la scelta: una scelta è legata a ciò che si sa e si conosce, non si insegna quello di cui non si sa l’esistenza, anche se non occorre una conoscenza totale e esaustiva; poi c’è quello che noi pensiamo sia educativamente importante, cioè abbia senso in un certo contesto e questo va rivisto continuamente ed è legato al contesto, però la scelta del senso, esplicitare il senso di ciò che si farà, cioè che abbia senso almeno per chi insegna; poi penso fortemente, che sia opportuno insegnare ciò che appassiona chi insegna. Voglio rivendicare la passione di chi insegna come elemento fondamentale, se noi pensiamo a chi riconosciamo come maestro, quando dico Lucio Lombardo Radice è stato un mio maestro è perché era assolutamente appassionato di quello che faceva, che era intanto aiutare noi studenti a capire le nostre passioni, lui ne aveva una, era l’algebra astratta e ci provava a trascinarti lì, lo fece anche con me, ma capì subito che doveva aiutarmi ad andare verso il cielo. Quello è il maestro: lui era un algebrista, lui conosceva con passione, non vale la pena essere maestri non appassionati e penso che sia importante per i giovani incontrare delle persone con delle passioni forti, in un’epoca di “passioni tristi” , [...] proponiamo passioni forti. Le aule quindi non bastano, sono un accidente della nostra cultura, della nostra scuola, altre culture fanno scuola stando sotto un albero o nel cortile peripatetico di Atene. C’è la natura, la città, tanti altri spazi. Per allargare lo spazio al macrospazio, è importante pensare il mondo da tanti punti di vista diversi e anche dal punto di vista degli altri, degli stranieri, di chi arriva qui da lontano o vive in altri paesi. La corrispondenza scolastica è una delle tecniche di Freinet che ci porta a far venire nelle nostre aule il mondo da fuori.
Da Il mito dell’errore di Rosetta Zan
[...] Sono alla fine, ricordo l’importanza di un repertorio di interpretazioni possibili ed è cruciale la collaborazione dei nostri studenti, perché sono loro che ci possono dire su quello che sta succedendo, importante quindi sviluppare attività metacognitive e è cruciale stabilire una buona comunicazione e per noi insegnanti è importante imparare a far domande di cui non conosciamo la risposta. Ma domande del tipo come hai ragionato? cosa stai pensando? di queste non conosciamo la risposta.
Da Trent’anni dopo: le scienze sociali nella scuola secondaria di Clotilde Pontecorvo
[...] innovazioni radicali. Passiamo ai contributi sostanziosi del curricolo. Il saggio di Marchetti e Stefanini racconta la storia dalla parte dei docenti per la costruzione della loro professionalità e questo è stato il senso credo anche di questo vostro incontro e della vostra organizzazione. Questo è un aspetto molto rilevante è l’idea costruttivistica della conoscenza, cioè che si fa con i propri pari e l’elaborazione di un asse culturale consapevole che dia all’indirizzo un’impostazione culturale forte che risponda alle molteplici istanze del mondo attuale.
Fatai sulla percezione della matematica, molto attuale perché la nostra scuola allontana dalla matematica, mentre questa disciplina potrebbe essere molto divertente e trovo giusto che ne trattino i licei delle scienze sociali.
Messina 2008
Dieci anni di sperimentazione comportano necessariamente una riflessione critica, sui contenuti e sulla loro integrazione nel curriculum, orientato sulla comprensione della società complessa contemporanea; sulla consapevolezza che i paradigmi che guidano la ricerca scientifica dei processi storico-sociali sono in continuo mutamento e che questa consapevolezza va veicolata agli studenti come aspetto fondante della loro forma mentis; sulla cultura dei docenti cui spetta questo compito formativo.
Un’ulteriore riflessione su ciò che è stato elaborato da alcuni di noi dopo la relazione dell’Onorevole Berlinguer sui tempi della Politica ed i tempi della scuola.
A Messina è stato ribadito come, a dieci anni dal lancio della sperimentazione del Liceo delle ScienzesSociali, sia opportuno e necessario procedere ad una verifica della “tenuta” del curricolo, allo scopo di introdurre alcune modifiche migliorative sui rapporti tra le aree disciplinari nella convinzione che la forza di un curricolo e la sua efficacia formativa siano riconducibili sia alla sua fondazione epistemologica, sia all’equilibrio interno fra le aree di saperi.
Partendo da ciò, Berlinguer e Sgherri ci invitarono nella:
In particolare l’Ispettrice Anna sgherri Costantini ci consegna un’ipotesi di lavoro:
Analisi del piano di studi: come è organizzato e come si realizza attraverso le discipline presentate (va sottolineato) in modo fortemente integrato. Nello specifico:
Struttura organizzativa:
Risultati attesi a breve termine
Presentazione degli esiti al Ministro, al quale si potrà chiedere:
Stimolati da ciò abbiamo fatto una ricognizione delle esperienze maturate su alcuni nodi specifici e abbiamo consultato documenti ed esperti su cosa e come insegnare matematica anche comparando i percorsi delle scuole europee.
L'Unione matematica italiana (UMI) ha elaborato un curricolo di Matematica definendo le conoscenze fondamentali secondo una scansione organica articolata nei successivi livelli scolastici. Ne è emersa l’idea della “Matematica per il cittadino”, cioè di un corpus di conoscenze e di abilità indispensabili per tutti coloro che fanno il loro ingresso nella società attuale. Ma se l’educazione matematica deve contribuire, insieme con tutte le altre discipline, alla formazione culturale del cittadino, in modo da consentirgli di partecipare alla vita sociale con consapevolezza e capacità critica, essa tuttavia non deve costituire unicamente un bagaglio astratto di nozioni.
Sulla base di tali indicazioni abbiamo costruito un curricolo di matematica espressamente concepito per il Liceo delle Scienze sociali, e secondo noi praticabile anche nel futuro Liceo delle Scienze umane.
Siamo partiti dalla consapevolezza nel Liceo delle Scienze sociali non abbiamo un programma prescrittivo in termini di contenuti e che ciò ha portato molti insegnanti di Matematica a svolgere programmi molto tradizionali, in pratica a replicare la Matematica del Liceo scientifico, ma senza avere gli allievi di quel tipo di scuola (in cui peraltro negli ultimi anni si registrano difficoltà analoghe a quelle che rileviamo nel Liceo delle Scienze sociali), ci siamo proposti di sperimentare un nuovo curricolo e di tenere un diario di bordo per descrivere natura e modalità dei nostri interventi, delle pratiche che speriamo originali e dei risultati ottenuti.
I pilastri su cui abbiamo costruito la programmazione sono essenzialmente:
Abbiamo posto particolare attenzione alla valutazione: per la misurazione delle competenze acquisite abbiamo deciso di coinvolgere il dipartimento di matematica “Roberto Magari” dell’Università di Siena, e anche il Prof. Vinicio Villani dell’Università di Pisa che ha avuto modo di vedere ed apprezzare alcuni lavori prodotti dai e con i nostri alunni.
Noi vorremmo che gli universitari alla fine del biennio e del triennio producessero una prova in uscita per ciascuna classe sperimentatrice e quindi verificassero la preparazione dei nostri alunni. Facciamo tutto questo affinché si apra un dialogo costruttivo sulle metodologie didattiche per trovare strategie, in comune accordo, per condurre i nostri studenti al successo universitario e più in generale al successo lavorativo. A settembre abbiamo aperto un forum di discussione all’interno del sito http://www.scienzesocialiweb.it e presentato la nostra proposta a colleghi degli istituti della Rete. A fine settembre alcuni colleghi hanno manifestato interesse per la nostra proposta organizzando gruppi di studio e/o convegni all’interno dei loro istituti arrivando, in alcuni casi, a proposte di altri curricoli.
In questo primo anno scolastico noi due siamo partiti con la sperimentazione nelle classi prima e terza.
Cosa intendiamo con “sperimentare”:
Siamo convinti che questa progettazione sia unica nel suo genere in quanto è partita dall’esigenza di un indirizzo, il Liceo delle Scienze sociali, che a 10 anni dalla sua nascita – avendo individuato i punti critici del suo percorso – si interroga ed in virtù della legge sull’autonomia sperimenta un nuovo curricolo specifico per le Scienze sociali estendibile al futuro liceo delle Scienze umane nonché agli altri percorsi liceali, e ciò è riferito in particolare al biennio ed alla metodologia adottata. Inoltre risultano proposte importanti:
Ultima nota: in seguito alla seduta del 18 dicembre 2008 il Consiglio dei Ministri ha reso note le bozze di Regolamento che contengono le ipotesi per i nuovi curricoli dei Licei e degli Istituti Tecnici che verranno attuati a partire dall’anno scolastico 2010-2011. Un dato evidente che emerge dalla lettura del curricolo del nuovo Liceo delle Scienze umane è la totale sparizione del diritto e dell’economia e un forte ridimensionamento dell’area scientifica. Tutto questo disattende la Raccomandazione del Parlamento Europeo e del Consiglio Europeo del 18 dicembre 2006. In tale documento infatti, nell’indicare le competenze chiave per l’apprendimento permanente, delinea quali competenze chiave:
MATERIALI:
DOCUMENTO FINALE GRUPPO E
Gruppo di lavoro E – Il rafforzamento dell’ambito scientifico
La sperimentazione di un curricolo di matematica
A cura di:
Antonella Fatai – Istituto Giovanni da San Giovanni – San Giovanni Valdarno (Ar)
Guido Boschini – Istituto L. Cobianchi – Verbania (VB)
Partecipanti:
Michela Capanna, Istituto Ainis, Messina (Me).
Giuseppa Schembari, Istituto Mazzini di Vittoria (Rg)
Marika De Petro, Istituto Turrisi Colonna di Catania (Ct)
Luigina Guglielmi, Istituto Gambara di Brescia (Bs)
Argenterio Milena, Istituto Pascal di Manerbio (Bs)
Pasqua Farinola, Liceo Tommaso Fiore di Terlizzi (Ba)
Pasqua Del Rosso, Liceo Fiore di Terlizzi (Ba)
Palmieri Lucia, Isituto Pacifici De Magistris di Sezze (Lt)
Spatola Pasqualina, Istituto Alvaro di Palmi (Rc)
Dalla discussione è emersa una sempre maggior difficoltà da parte degli studenti nell’apprendimento delle materie scientifiche, e in particolar modo della matematica. Le esperienza riportate dai colleghi sottolineano come lo sviluppo dei contenuti sia fortemente legata al quadro orario sia all’interno dei singoli anni del corso, sia nello sviluppo verticale.
Senza la presunzione di indicare facili ricette, crediamo vi siano delle pratiche e degli accorgimenti che potrebbero migliorare il rapporto tra gli studenti e la disciplina:
Durante l’incontro sono stati presentati e condivisi diversi materiali, tra i quali:
la proposta di curricolo stesa da A. Fatai e G. Boschini;
Il gruppo sente la necessità che tutti i materiali prodotti dagli istituti della rete vengano condivisi e messi a disposizione utilizzando il sito della rete Passaggi.
Durante la discussione abbiamo posto l’attenzione anche sulle diverse indagini nazionali e internazionali che negli ultimi anni vengono somministrate ai nostri studenti. In particolare, per quanto riguarda l’indagine OCSE-PISA, ci sembra importante riportare l’opinione espressa da Norberto Bottani secondo cui l’indagine PISA misura le competenza matematiche derivanti da apprendimento incidentale e non finalizzato, e quindi non è adatto a misurare competenze acquisite in ambito scolastico. Chiediamo quindi che il ministero si attrezzi con prove finalizzate a misurare l’apprendimento scolastico.
Il rafforzamento dell’ambito scientifico
La sperimentazione di un curricolo di matematica
A cura di:
Antonella Fatai – Istituto Giovanni da San Giovanni – San Giovanni Valdarno (Ar)
Guido Boschini – Istituto L. Cobianchi – Verbania (VB)
Desideriamo che il gruppo di lavoro che siamo chiamati a moderare fosse da subito indirizzato alla discussione e alla cooperazione, partendo dall’analisi dei presupposti teorici e condividendo pratiche didattiche, per giungere a una proposta di curricolo da attuare nei prossimi anni scolastici, proposta che potrebbe essere estesa anche al futuro Liceo delle Scienze umane.
La nostra riflessione parte dal presupposto che l’insegnamento della matematica è materia di area comune nel biennio dell’obbligo e materia di indirizzo nel triennio. Nel Liceo delle Scienze sociali è da sempre stata forte l’esigenza di formare il futuro cittadino, un adulto in grado di interpretare la complessità e la realtà sociale in cui vive e di parteciparvi in modo consapevole; per questo e per altri motivi nel triennio viene proposto di approfondire in modo particolare la statistica, fino ad arrivare alla statistica inferenziale, seguendo la raccomandazione del Parlamento Europeo e del Consiglio Europeo del 18 dicembre 2006.
Partendo dall’analisi dei documenti sotto citati e dalla forte consapevolezza che spesso la disciplina acquista importanza superando certe barriere disciplinari, verranno mostrate e discusse alcune attività condotte in questo senso in questo anno scolastico. Si invitano i colleghi a portare o a inviare materiali che intendono condividere e su cui intendono discutere.
I punti di partenza proposti sono:
SGUARDI SU TERLIZZI a cura di Graziano La Tegola
Inseriamo qui una fotocronaca del convegno, per poter offrire ai nostri utenti "un pò di atmosfera" dei lavori svolti a Giovinazzo.
Un parere del Liceo “Leonardo da Vinci” di Casalecchio di Reno
Nella riflessione in merito al destino del Liceo delle scienze umane e sociali, il Liceo “Leonardo da Vinci” di Casalecchio di Reno, sulla base dell’esperienza maturata in questi anni, ritiene indispensabile che venga preservata la chiara connotazione di liceo della contemporaneità.
Una scuola per l’oggi
Una scuola superiore con questa missione deve fornire ai suoi studenti gli strumenti per:
Più autonomia
Al Liceo delle scienze umane e sociali dovrebbe essere garantita, mediante una più rilevante quota di autonomia, una flessibilità d’impianto maggiore rispetto a quella che caratterizza gli altri licei, perché
Considerazioni intorno al discorso sul metodo
(di cartesiana memoria)
di Lina Spatola
Da stralci di un intervista fatta ad Emma Castelnuovo ( pubblicata su Lettera matematica Pristem 69 - dicembre 2008:
“ ( Quando insegni )….non avere mai fretta! Tutti pensano al programma ma io dico: non è importante svolgere per forza tutto il programma. L’importante è che tutti capiscano , che tra loro gli studenti si possano aiutare
…… Tornare su uno stesso argomento, anche a distanza di un anno è molto importante…..”
Queste indicazioni fondamentali, vecchie e sempre nuove, vengono fornite da colei che ha fatto sperimentazione per la didattica in quasi settanta anni con attività di ricerca sul campo. Argomentazioni sommariamente banali ma tutt’altro che messe in atto nella scuola di questo ventunesimo secolo.
La preoccupazione principale, da anni ormai, delle istituzioni scolastiche centrali , nate anche allo scopo di fornire indicazioni ai docenti sul fare scuola, è legata ai contenuti , alla capacità ( considerata innata nel docente ) di coordinare ed elaborare i vari saperi in un quadro unitario di trasmissione degli stessi (insegnante TUTTOLOGO ed OMNISCIENTE). Non vuol questa essere una critica a tale orientamento che è pur sempre degno di rispetto ed importante. E’ ovvio che tutto ciò agevola l’acquisizione delle conoscenze in coloro che dovranno essere i futuri cittadini di un mondo sempre in evoluzione. Ma le competenze? Davvero le abilità fissate negli assi culturali di riferimento (vedi pubblicazione del Ministero della Pubblica Istruzione - Il nuovo obbligo di istruzione: cosa cambia? - normativa 2007) sono in grado di preparare i giovani alla vita adulta , all’acquisizione di quelle capacità che consentiranno loro di sfruttare al massimo le occasioni di apprendimento per tutto il resto della vita?
Il lavoro di puro insegnamento del docente è diventato marginale all’interno di una attività catalogata globalmente come istruzione. Si compilano fogli su fogli scritti (fortunatamente con l’uso delle nuove tecnologie in modo digitale - quindi facilmente richiamabili ed all‘uopo modificabili) di programmi sempre più specifici e sempre meno applicabili nel concreto delle realtà scolastiche odierne.
Di ogni attività (recupero in itinere ed extracurriculare, approfondimenti in ore pomeridiane ecc…) bisogna lasciar traccia nei registri con continue relazioni che descrivono situazioni in generale patetiche utilizzando termini preconfezionati, triti, ritriti e ormai largamente inflazionati.
Ma perché tutto ciò?
L’insegnante deve dimostrare che lavora e lo può fare solo facendo vedere che scrive … scrive …. scrive …
Ma chi o cosa garantisce che in classe l’insegnante riesce a trasmettere ciò per cui è stato assunto? Forse il superamento di concorsi dove nel migliore dei casi vengono chiesti contenuti che non si insegneranno mai? Concorsi dove commissioni costituite da colleghi ( pronti a ristudiare argomenti universitari abbandonati da anni ) sono costretti a giudicare migliaia di compiti scritti in pochissimo tempo per decretare una eventuale possibilità di sostenere un orale che, comunque, non garantisce niente …. O forse corsi post-laurea, che hanno portato entrate notevoli nelle casse universitarie e che si limitano a prescrivere quello che veniva considerato il tirocinio nei vecchi istituti magistrali e abilitano solo con una bella ed infiorita tesina finale? (elaborata più per accontentare il docente di turno che per esperienza e convinzione).
Altra tendenza odierna è quella di valutare gli insegnanti in base al successo formativo degli allievi.
Mi chiedo : coloro che sovrintendono centralmente le attività di istruzione si rendono veramente conto dei meccanismi che determinano le promozioni e le non ammissioni alle classi successive?
Se così fosse non si sognerebbero mai di mettere in discussione l’operato di un docente solo perché la percentuale dei suoi “ debitori” ( termine orrendo- chi lo ha coniato per la prima volta? - i ragazzi non debbono niente a nessuno e men che meno ai docenti, al più devono a loro stessi la possibilità di diventare migliori) supera un livello stabilito (ma poi da chi?).
La scuola è diventata un concentrato di burocrazia, circolari, numeri. Fare l’insegnante è quindi solo questo?
Insegnare è, invece, ciò di cui parla la Castelnuovo, è preoccuparsi che tutti imparino, è riuscire a creare un ambiente educativo collaborativo , è poter avere il tempo di lavorare sulle competenze di ciascuno e ciò non si può certamente fare con classi di trentatré allievi (vedi ultime disposizioni per la formazione delle classi ). E’ una sfida che nessun insegnante realista e con i piedi per terra si sognerebbe di accettare.
Quando il Ministero si interesserà di pubblicare indicazioni sulla metodologia specifica di insegnamento delle varie discipline? Non solo cosa l’allievo deve saper fare ma come operare perché ciò avvenga. Dicono che alcune cose i docenti le imparano con l‘esperienza, ma quanti danni prima di appropriarsi delle tecniche adeguate ed a spese di chi?
E’ come se gli venisse indicato : l’allievo deve saper andare in bicicletta. Ma qualcuno vuole dire a chi è preposto all’educazione come insegnargli ad andarci? Il docente dovrebbe saperlo fare, ma il saper fare non è purtroppo condizione necessaria per diventare ottimi insegnanti. E inoltre: il saper fare una volta acquisito costituisce la chiave universale di trasmissione o è solo l’inizio di un processo di professionalizzazione? E’ accettabile che un insegnante che rimane in servizio per più di trent’anni utilizzi sempre le stesse strategie in classe?
Le generazioni sono tutte uguali?
Ed allora ? ……. Ed allora cominciamo a parlare finalmente di metodo.
Una frase che ricorre spesso nei consigli di classe quando si parla degli allievi con i risultati più scadenti è : non hanno metodo di studio. Ma i docenti hanno sempre un giusto metodo di insegnamento?
Con una forte dose di autocritica ci si rende conto che così come l’insegnante pretende che il ragazzo lo acquisisca per magia, così l’Istituzione scolastica centrale pretende che chi è depositario di conoscenze impari a trasmetterle spontaneamente.
Emma Castelnuovo nella stessa intervista parla anche di un indispensabile ritorno alla manualità tale da consentire
un ‘ interiorizzazione adeguata dei contenuti. Riflettendo : come si può rendere il lavoro scolastico manuale? Ovviamente la manualità di cui parla la Castelnuovo nell’intervista è inserita in un contesto diverso, lei fa, in effetti, riferimento all‘uso delle mani, ma non sarebbe utile provare a estrapolare il concetto generale e calarlo nella nostra scuola (qualunque sia l’ordine ed il grado)?
Manualità = toccare con mano. Banale. La scuola come può fare in modo che gli allievi imparino toccando con mano?
Il contatto diretto (con le mani) di per sé richiede che ciò che è oggetto di interesse sia reale e non immaginario.
Come fare, quindi, che i ragazzi tocchino con mano?
Alcune sperimentazioni da anni hanno focalizzato la loro ricerca sul metodo di insegnamento e sul toccare con mano.
Le direttive scolastiche ministeriali odierne, non condividendo la priorità di queste caratteristiche come valori imprescindibili per un insegnamento efficace, hanno trascurato e dimenticato il lavoro di questi esimi docenti che hanno creduto fino in fondo al significato della parola istruzione.
Spesso purtroppo le direttive ministeriali non hanno niente di manuale! Quanta realtà scolastica nelle varie circolari viene realmente toccata con mano? Forse è il caso che venga fatta formazione educativa cominciando dall’alto?
Piccola divagazione.
Tra le varie sperimentazioni è lodevole ricordare quella del Liceo delle Scienze sociali. Di sicuro non è l’unica.
I ricercatori ( docenti convinti con una fede illimitata nell’istituzione scolastica ) hanno focalizzato la loro attenzione su due attività che hanno caratterizzato l’indirizzo: le compresenze e lo stage.
Se fosse possibile soffermarsi a riflettere ci si renderebbe conto che con la prima di queste hanno lavorato sul metodo di insegnamento e con la seconda sulla manualità, sul toccare con mano la realtà.
Hanno così concretizzato nel primo caso l’unitarietà del sapere non con le parole ma con i fatti facendo comprendere agli allievi che ogni professore non è una monade ma un ingranaggio di un sistema più complesso chiamato scuola.
Lo stage poi ha rappresentato non solo una finestra sul reale ma dove non si è limitato alla pura osservazione è diventato strumento di manipolazione , i ragazzi hanno lavorato seriamente e realmente al fianco di operatori specializzati acquisendo consapevolezza del complesso mondo in cui vivono.
La sperimentazione ha indubbiamente richiesto, nei pionieri che l’hanno ideata , un ottimo spirito di iniziativa e una discreta tenacia per riuscire ad andare contro corrente.
Questi docenti hanno forse visto più lontano degli altri? Hanno forse capito che insegnare non può essere solo una trasmissione di conoscenze? Hanno lavorato veramente sulle competenze!
Essere competente di …. non vuol forse dire ….sapere ciò di cui si sta parlando? Nel migliore dei casi i ragazzi delle scuole di questo nostro disorientato secolo sanno il significato delle parole che vengono loro insegnate e i contenuti prescritti ma questo li rende forse competenti?
Sicuramente molte sperimentazioni presentano lacune e zone d‘ombra.
Ancora la Castelnuovo nella stessa intervista: “…. in generale chi insegna non vuole mostrare le sue difficoltà, e invece spesso trova le stesse difficoltà dei suoi allievi. L’importante è non pensare di fare tutto alla perfezione…“.
La sperimentazione del Liceo delle Scienze Sociali non può certo dirsi perfetta ma non sarebbe stato il caso di alimentare ed incoraggiare queste ricerche tentando di limare, correggere, raddrizzare piuttosto che ignorare del tutto un’attività che avrebbe dato senso pieno al termine istruzione?
Lina Spatola del Liceo "Corrado Alvaro" di Palmi R.C.
A proposito dell’intervento di Lina Spatola “Considerazioni sul metodo”
Ringrazio delle riflessioni fatte, mi sono state molto utili e provo a mettere un pensiero dietro l’altro quello che mi hanno suscitato e cercherò anche di essere breve.
Premetto che condivido pienamente la linearità del ragionamento.
Dobbiamo iniziare a considerare adulto il consiglio di classe e non permettergli più di lavorare con la logica del passatempo, del compromesso e della scelta sempre di forme semplificate, nel senso burocratizzate e comprensibili solo da addetti ai lavori che hanno un solo scopo: fare presto e arrampicarsi su concetti che devono spiegare un numero già dato e non il contrario. Se è il c.d.c. che date le indicazioni generali, svolge funzioni di programmazione, ha funzione di memoria, propone e fa eseguire procedure valutative, noi dobbiamo esigere che sia efficiente ed efficace.
Sembra banale, ma siamo già al primo problema, noi ci aspettiamo risultati che nella grande maggioranza sono in realtà maturati individualmente, non veramente condivisi, rielaborati insieme e che comunque non siamo in grado di misurare nell’unica dimensione utile davvero, quella centrata sullo studente e sulle competenze raggiunte.
Non so se i licei delle scienze sociali siano perfetti, sicuramente no, ma quello che so che in cinque anni che ci insegno ho potuto mettere a segno le esperienze didattiche più belle e interessanti di tutto il mio percorso di insegnante, forse dipende anche da altri motivi, sarà anche vero che negli anni si accumula esperienza, ma lavorare in compresenza, dover organizzare lo stage, avere rapporti con le realtà territoriali, mi ha costretta a rivedere e riorganizzare il mio rapporto con gli studenti e con l’insegnamento. Vorrei dire che mi ha costretta a metterci la faccia, perché se tu inizi a proporre attività e poi a farle davvero, gli studenti ti chiederanno di più, non è vero che sono pigri, stanchi, superficiali, siamo noi che sia di fronte alla partecipazione che sfugge dal modello conosciuto, quello frontale, sia inseriti in richieste di democrazia attiva diventiamo pavidi, sì abbiamo paura, ci spaventiamo, ci sentiamo insicuri, forse è il momento di chiederci perché.
Enza Colatutto (Liceo Scienze Sociali “Machiavelli – Paladini” Lucca)
Scelta post-diploma?
Una breve riflessione a margine del convegno nazionale
Anche quest’anno il convegno sul Liceo delle Scienze Sociali è stato motivo di confronto, di arricchimento e di riflessione. Ognuno di noi ha potuto constatare come nel tempo si possa creare un team di docenti sempre più motivato, sempre più consapevole, sempre più coeso.
Forse rispetto agli altri anni l’umore era un po’ diverso: ognuno di noi sicuramente risentiva del clima che si respira ormai nelle nostre scuole. Un clima che non è certo dei migliori poiché si assiste impotenti ad una spregiudicata delegittimazione di esperienze, di professionalità e di passione che sono stati motore di tutto ciò che noi da sempre abbiamo portato avanti. Ma un progetto come quello delle scienze sociali non può minimamente vederci perplessi, non può portarci “a tentarle tutte” pronti però a gettare la spugna. Il bagaglio di esperienze fin qui realizzate è troppo importante per dimenticarlo alla prima stazione di cambio.
Dentro vi sono anni proficui di lavoro, di sperimentazione, di qualcosa che va oltre l’impegno del singolo docente. Ognuno di noi, con la propria storia, è testimone di un fare scuola dinamico e coinvolgente che stimola le intelligenze dei nostri alunni i quali spesso trovano in noi un po’ di ordine in quella molteplicità di sollecitazioni e di confusione che la società generosamente propone.
Il convegno ci ha dato la consapevolezza che, comunque vada, noi non potremo cambiare perché la nostra esperienza in un liceo delle scienze sociali ci ha già cambiati nel metodo, nella didattica e sicuramente anche nel modo di relazionarci con i nostri alunni e con i nostri colleghi.
E’ proprio sulla base di quanto detto che ritengo opportuno continuare a condividere alcune esperienze e in questo contesto mi sembra necessario proporre alcune riflessioni sui dati, raccolti di recente, relativi alle scelte in uscita fatte dai nostri alunni al termine del corso di studi.
Un ottimo metodo per monitorare i risultati e la ricaduta sui ragazzi del nostro lavoro.
Io stessa al convegno di Messina avevo presentato un monitoraggio sugli esiti di un’intera classe in cinque anni di studio, analizzando le diversificate situazioni di provenienza socio-culturale e le varie scelte post-diploma.
Alla luce di alcune situazioni contingenti però ho qualche perplessità sulle modalità di lettura di questi dati. Ne parlavo a Terlizzi con “la nostra” Lucia Marchetti che sollecitava i referenti delle scuole della Rete ad inviare i dati.
Io lavoro in un contesto un po’ particolare, e non certo il peggiore, nel quale le difficoltà di chi vuole continuare gli studi sono tante.
Difficoltà dovute ad un’economia povera che vede molte famiglie dei nostri alunni impossibilitate a investire sulla cultura, pressate da una quotidianità che oggi più che mai è ai limiti della sopravvivenza.
Nel territorio calabrese solo da qualche anno i centri universitari sono tre (Reggio Calabria, Cosenza e Catanzaro), collegati a fatica con il resto del territorio. E la situazione è diventata ancora più complessa da quando sono iniziati i “famosi” lavori di ammodernamento dell’Autostrada Salerno- Reggio Calabria. Molti alunni sono costretti ad abbandonare il sogno di proseguire gli studi e di conseguire una laurea perchè frequentare l’università comporta vivere fuori casa e pagare un affitto che ormai è diventato sempre più caro. E sappiamo bene che l’affitto è solo una piccola parte di un insieme di spese che vanno dai trasporti al vitto, dalle tasse di iscrizione all’acquisto dei libri.
Con tutta la buona volontà un ragazzo che vive fuori casa è ormai un lusso che poche famiglie possono permettersi e il tutto si complica se i figli sono due o tre e bisogna dare a tutti le stesse opportunità. La vecchia storia di chi come molti di noi “lavoravicchiava” mentre studiava oggi non è neanche possibile in un clima di cassa integrazione e di licenziamenti dove i piccoli lavoretti, che prima erano retaggio dei giovani, sono un miraggio per padri di famiglia rimasti senza lavoro.
Non vogliamo piangerci addosso ma sicuramente una riflessione di questo tipo va fatta. Moltissimi sono i miei alunni che quest’anno dichiarano che non proseguiranno, almeno per ora, gli studi, e li vedremo commessi nei centri commerciali, nei negozi o nei call center, schiavizzati per poche lire che dignitosamente conservano per poter andare ogni tanto a mangiare una pizza con gli amici senza mettere in difficoltà i propri genitori.
E allora mi chiedo: gli abbandoni, gli insuccessi, le percentuali di chi riesce a portare a termine un percorso completo di studi possono essere elementi per valutare un percorso di studi liceale come il nostro o come qualunque altro?
Angela Mancini, Palmi (RC)
A conclusione dei lavori del convegno “La scuola di fronte alle emergenze del sistema. Storia, Esperienze e Riflessioni del Liceo delle Scienze Sociali”, svolto a Terlizzi (BA) dal 31 marzo al 3 aprile 2009, l’assemblea dei convenuti è concorde nel fare proprio il documento di lavoro sui temi portanti nel Liceo delle Scienze Sociali come proposta complessiva di articolazione del Liceo delle Scienze Umane, da utilizzare operativamente ai fini di un esame del futuro assetto del Liceo, nelle sedi dove si esercita la responsabilità decisionale. Il documento è assunto nella forma seguente:
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1° Biennio
|
2° Biennio
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V anno
|
||
1°
|
2°
|
3°
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4°
|
5°
|
|
Attività e insegnamenti obbligatori per tutti gli studenti
Orario medio settimanale
|
|||||
Lingua e letteratura italiana
|
4
|
4
|
4
|
4
|
4
|
Cultura e civiltà latina
|
2
|
2
|
2
|
2
|
2
|
Lingua inglese
|
3
|
3
|
2
|
2
|
2
|
Lingua straniera 2
|
3
|
3
|
2
|
2
|
2
|
Storia ed Educazione alla cittadinanza
|
3
|
3
|
2
|
2
|
2
|
Geografia
|
2
|
2
|
|
|
|
Filosofia
|
|
|
3
|
3
|
3
|
Scienze umane
|
4
|
4
|
4
|
4
|
4
|
Matematica - Fisica
|
3
|
3
|
4
|
4
|
4
|
Scienze naturali
|
2
|
2
|
2
|
2
|
2
|
Storia dell’arte
|
1*
|
1*
|
1*
|
1*
|
1*
|
Musica
|
|
|
1*
|
1*
|
1*
|
Scienze motorie e sportive
|
2
|
2
|
2
|
2
|
2
|
Religione cattolica o Attività alternative
|
1
|
1
|
1
|
1
|
1
|
Totale ore
|
30
|
30
|
30
|
30
|
30
|
|
1° Biennio
|
2° Biennio
|
V anno
|
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1°
|
2°
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3°
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4°
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5°
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|
Attività e insegnamenti obbligatori per tutti gli studenti
Orario medio settimanale
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|||||
Lingua e letteratura italiana
|
4
|
4
|
4
|
4
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4
|
Cultura e civiltà latina
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2
|
2
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|
|
Lingua inglese
|
3
|
3
|
2
|
2
|
2
|
Lingua straniera 2
|
3
|
3
|
2
|
2
|
2
|
Storia ed Educazione alla cittadinanza
|
2
|
2
|
2
|
2
|
2
|
Geografia antropica ed economica
|
2
|
2
|
|
|
|
Filosofia
|
|
|
3
|
3
|
3
|
Diritto ed Economia
|
2
|
2
|
2
|
2
|
2
|
Scienze umane
|
3
|
3
|
4
|
4
|
4
|
Matematica - Fisica
|
3
|
3
|
4
|
4
|
4
|
Scienze naturali
|
2
|
2
|
2
|
2
|
2
|
Storia delle arti espressive e musicali
|
1*
|
1*
|
2*
|
2*
|
2*
|
Scienze motorie e sportive
|
2
|
2
|
2
|
2
|
2
|
Religione cattolica o Attività alternative
|
1
|
1
|
1
|
1
|
1
|
Totale ore
|
30
|
30
|
30
|
30
|
30
|