Resta non risolto un aspetto importante che giustamente occupa buona parte del nostro lavoro di insegnati: come valutare un’esperienza, come riconoscere le competenze, abilità, conoscenze acquisite?
Ogni alunno porta dentro la scuola le sue conoscenze antropologiche, il suo vissuto, il suo sapere pregresso, che non di rado - durante lo stage - diventano risorse in più per accorciare le distanze determinate da successo e insuccesso scolastico.
A. Rivalutazione del sapere antropologico
Ognuno per poter offrire i suoi saperi deve imparare a “sapere sui suoi saperi”, essere in grado di fornire un “curriculum mentis”
Questo riconoscimento dei saperi pre-gressi è molto importante: mette sullo stesso piano la teoria e la pratica, l’esperienza di vita e le nozioni apprese sui libri e nelle aule.
B. Ri-motivazione: Lo stage interrompe la lungodegenza degli alunni negli studi teorici, avvicinandoli a momenti di visibile spendibilità dei saperi in ambienti operativi.
C. Maggiore efficacia nella gestione del tempo e delle risorse
D. Nuove modalità di relazione con i docenti, compagni, realtà esterna
E. Più coinvolgimento delle famiglie
F. Capacità di autovalutazione
Permette di riconoscere l’adeguatezza degli strumenti cognitivi, metodologici, relazionali rispetto ai problemi da trattare, è un’occasione per mettersi alla prova.
E’ possibile misurare il sapere?
Alla nostra riflessione comune propongo questo brano tratto da un metalogo di Bateson in Ecologia della mente:
P. Voglio dire che il sapere è come tutto intrecciato insieme, o intessuto, come una stoffa, e ciascun pezzo di sapere è significativo o utile solo in virtù di altri pezzi, e…
F. Pensi che si dovrebbe misurare in metri?
P. No, direi di no.
F. Ma le stoffe si comprano a metro.
P. Si, ma non volevo dire che è una stoffa. E’ solo come stoffa…e certamente non sarebbe piatto come stoffa…ma avrebbe tre dimensioni….forse quattro dimensioni.
F. Che cosa vuol dire, papà?
P. Non so, veramente, tesoro. Stavo solo cercando di riflettere.
F. Una volta ho fatto un esperimento
P. Quale?
F. Volevo vedere se riuscivo a pensare due pensieri contemporaneamente. Allora pensai E’ estate e pensai E’ inverno. E cercai di pensare alle due cose insieme.
P. Allora?
F. Ma mi accorsi che non stavo pensando due pensieri.
Pensavo un solo pensiero a proposito di pensarne due.
P. Certo, è proprio così non si possono mescolare i pensieri, si possono solo combinare. E alla fin fine ciò significa che non li si può contare. Perché contare è proprio aggiungere semplicemente una cosa all’altra. E per i pensieri questo non lo si può fare assolutamente.
F. Allora veramente abbiamo un solo grande pensiero che ha tanti rami…tanti e tanti e tanti rami?
P. Si, penso di si. Non so. Comunque penso che sia un modo più chiaro di dirlo. Cioè più chiaro che parlare di pezzi di sapere e cercare di contarli. [16]
Valutare l’intreccio tra saperi e sapere dell’esperienza messi in campo durante lo stage è impresa ardua, ancora più difficile se consideriamo anche le emozioni che si provano in contesti così reali e, a volte, drammatici.
Ma la conoscenza si costruisce anche attraverso esperienze emotive “le emozioni stesse nel loro verificarsi improvviso e imprevisto, possono imporre confusamente secondo i parametri del nostro pensiero abituale, eppure con la chiarezza di un’illuminazione, verità nuove, piacevoli o sgradevoli da cui, non si potrà più prescindere nella costruzione del proprio progetto esistenziale” [17]
Ciascuno di noi potrà completare, con i suoi ricordi, la sorpresa e la gratificazione espressa dai nostri alunni/e quando un’emozione ha spalancato una visione nuova, permettendo di incrociare nuovi sguardi, trovare nuove parole, formulare nuovi pensieri.