Nodi problematici sottoposti

 

sisuspassaggi       VALORIZZAZIONE DELLE SCUOLE  Il processo di valutazione e autovalutazione

 

Alcuni nodi critici…

La conversazione con la Presidente INVALSI si è svolta sotto la forma dell’intervista, guidata da Maria Teresa Santacroce e Amelia Stancanelli. Le domande sono state formulate anche sulla base delle indicazioni che gli iscritti ai lavori avevano suggerito tramite la scheda di iscrizione.

Ecco i punti nodali che sono stati evidenziati.

Non seguono un ordine di priorità né di criticità,  ma fanno piuttosto riferimento all’ordine adottato dalla Direttiva nella presentazione delle diverse attività.

 

1. Con la “messa a punto” dei documenti di cui discutiamo oggi e la loro effettiva applicazione si avvia a pieno compimento l’Autonomia scolastica voluta dalla legge n. 59 del 1997 e regolamentata con il D.P.R. 8 Marzo 1999, N. 275. Sappiamo infatti che non c’è vera autonomia senza responsabilità. E non c’è responsabilità senza valutazione. Parliamo di un’autonomia che deve essere più coraggiosa, non nel senso di striscianti modelli aziendalisti, ma per riscoprire il valore della responsabilità, del lavoro ben fatto, dell’iniziativa, della libertà, della condivisione. Su questi punti il documento “La Buona scuola dice cose ottime e condivisibili, dietro le quali si nascondono tuttavia dei grossi rischi. Non vorremmo ad esempio che l’Autonomia venisse brandita ancora una volta per mascherare il taglio dei finanziamenti e la spinta verso il ricorso al privato. E sappiamo anche quale alone di diffidenza abbiano sempre suscitato tanti precedenti tentativi di valutazione del sistema scolastico. Come si può evitare che questi documenti siano l’ennesima opportunità sprecata, e fare invece sì che costituiscano un volano, una leva per ridare fiducia al mondo della scuola e ricucire il tessuto edu­cativo del Paese?

 

2. Quale rapporto tra autovalutazione e valutazione esterna?

Il primo aspetto che va chiarito è quello relativo al rapporto tra autovalutazione e valutazione esterna. Non si capisce fino a che punto i due processi siano interdipendenti o indipendenti l’uno dall’altro. Né è chiaro, nei documenti, se e in quale misura i nuclei di valutazione terranno conto dei processi di autovalutazione delle scuole.

L’impressione che si trae dalla lettura della Direttiva è quella di due attività che marciano in parallelo, senza che sia chiaro quale possa essere il momento di sintesi tra i due processi. In mancanza di una chiarificazione relativa a questo punto, il rischio è che la valutazione esterna si sovrapponga (anche nella valutazione dei dirigenti scolastici) all’autovalutazione e che alcuni parametri di carattere generale si sovrappongano e prevalgano rispetto alla analisi delle singole situazioni di partenza sulla base delle quali ogni singola scuola cercherà di individuare i propri piani di miglioramento.

Soprattutto, non è chiarito in che modo verranno utilizzati i risultati della valutazione esterna (se solo in funzione del rafforzamento dell’autovalutazione o altro).

 

3. Come si intrecceranno le attività di formazione con quelle di autovalutazione?
Nella Direttiva si parla in più punti di attività di formazione e di sostegno che il MIUR, l’Invalsi e l’Indire forniranno alle scuole. I tempi individuati per tutta l’operazione rischiano di essere molto stretti, soprattutto in considerazione delle differenze che plausibilmente esistono nelle scuole rispetto alla capacità di procedere alla costruzione di processi di autovalutazione e alla presenza o meno, al loro interno, delle competenze necessarie per avviarli e sostenerli.

Come si interverrà per costruire le competenze necessarie qualora non siano presenti? In che modo verranno valutati (dai valutatori esterni) i rapporti di autovalutazione delle scuole?
Oltre che sulle modalità di costruzione delle condizioni che rendano possibile il successo di quanto previsto dalla Direttiva, occorrerebbe una riflessione seria sui tempi richiesti dalla messa in atto di un piano così complesso.

E bisognerebbe anche chiarire chi dovrà sostenere le scuole in questa attività di formazione e autoformazione. Nella Direttiva si fa riferimento a soggetti diversi (dall’Invalsi all’Indire, dalle università a enti di ricerca e associazioni professionali). Forse non c’è altra strada, ma non è chiaro chi monitorerà queste attività e la loro qualità.

 

4. Quali indicazioni è possibile trarre dalle esperienze fatte finora?