I.S.I.S.S. "PACIFICI E DE MAGISTRIS" SEZZE (LT)
X° Convegno Nazionale
Latina 21-22-23 Marzo 2013
In occasione dell’ anno europeo della cittadinanza
Esperienze a confronto per una cittadinanza attiva e responsabile
… per essere cittadini responsabili serve molto di più:
la capacità di valutare i dati storici,
di applicare e valutare criticamente i principi economici,
di confrontare le varie opinioni sulla giustizia sociale,
di parlare lingue straniere,
di comprendere la complessità…Martha C. Nussbaum
Giovedì 21 Marzo
11.30 Registrazione dei partecipanti
13.00 Pranzo
14.30 Saluti delle autorità
E’ prevista la partecipazione del Direttore generale per gli ordinamenti scolastici e per l'autonomia scolastica del Dipartimento Istruzione del MIUR Carmela Palumbo
18.30 Composizione dei gruppi di lavoro Percorsi per la cittadinanza tra epistemologia e didattica. Proposte per il curricolo.
Venerdì 22 Marzo
9.00 Scienza e cittadinanza - E’ previsto l’intervento di Silvano Tagliagambe
10.00 Gruppi di lavoro
15.00-18.30 Gruppi di lavoro
Sabato 23 Marzo
9.00 – 12.00
12.00 Assemblea della Rete Passaggi e di SISUS
Gli studenti dell’ISISS Pacifici e De Magistris partecipano al convegno con uno stage formativo di osservazione
Cittadinanza, da Ajello, Le competenze di cittadinanza e il ruolo della scuola: riflessioni per l’anno europeo della cittadinanza, 2012
Cittadinanza in termini culturali, sentimento di appartenenza, di valori condivisi, di identità e di storia, di patrimonio e di memoria legata “ad una proiezione verso l’avvenire, ad una capacità di costruire un progetto collettivo” (Audigier 2002, p.171)
Cittadinanza attiva: capacità di tutti gli individui di meglio comprendere i contesti in cui vivono, le caratteristiche del loro ciclo di vita, di acquisire gli elementi necessari ad interpretare le situazioni, esprimere giudizi, assumere comportamenti responsabili ed individuare gli ambiti di partecipazione alla vita della comunità ed all’esercizio dei loro diritti e doveri
Le presentazioni dei relatori:
Psicologa dell’educazione
Anna Maria Ajello, professore ordinario di Psicologia dello Sviluppo e dell’Educazione, insegna all’Università di Roma La Sapienza.
Conduce ricerche in relazione all’acquisizione di conoscenza a scuola ed ha approfondito le questioni della valutazione in contesti di apprendimento e organizzativi.
E’ stato membro della Commissione nazionale per la riforma dei curricoli primaria e secondari di primo grado.
Collabora con l’Assessorato alla scuola della Provincia Autonoma di Trento e con il relativo Istituto per la ricerca educativa (IPRASE) di cui è membro del comitato scientifico, per la valutazione dei dirigenti scolastici e per attività di ricerca ad essa collegate.
Professoressa ordinaria di Antropologia Culturale presso la Facoltà di Sociologia dell'Università degli Studi di Roma "La Sapienza".
Docente per affidamento di Antropologia Interculturale (dall'a.a.2003-2004) e di Antropologia economica (a.a. 2000-2001; 2001-2002; 2002-2003; 2003-2004; 2004-2005) presso la Facoltà di Sociologia dell'Università degli Studi di Roma "La Sapienza".
Direttrice del Corso di Alta Formazione in Antropologia Culturale delle Società Complesse presso la Facoltà di Sociologia dell'Università degli Studi di Roma "La Sapienza".
Docente presso lo stesso corso di: “Processi di riformulazione di identità culturali: Diritti umani, cultura della pace".
Coordinatrice dell’Unità Operativa del Dottorato sede di Roma Facoltà di Sociologia, Università degli Studi di Roma “La Sapienza”in: “Antropologia, Storia Medievale e Filologia del Mediterraneo Occidentale in relazione alla Sardegna” Università degli Studi di Sassari.
Docente del Corso di: “Antropologia culturale dell’educazione” presso la Scuola di Specializzazione per l’insegnamento secondario (SISS) – Indirizzo Fisico-Informatico-Matematico Area 1 a.a.1999-2000; a.a. 2000-2001, a.a. 2001-2002, a.a. 2003-2004.
E' stata membro del Consiglio Direttivo dell’Associazione Italiana di Scienze Etno-Antropologiche (A.I.S.E.A.).
Membro della Commissione Nazionale sull’Educazione Interculturale presso il Ministero della Pubblica Istruzione. Presso tale Ministero è anche membro del gruppo di lavoro: “Formazione ed Educazione Interculturale” presso la Direzione Generale Scuola Elementare.
Ha fondato nel 1994 il Centro UNESCO Università e Ricerca di Roma del quale ha ricoperto la carica di Presidente. Membro del Comitato Direttivo della Federazione Nazionale dei Centri e Club UNESCO.
Membro del Comitato Scientifico dell’ “Osservatorio Permanente dei Giovani del Mediterraneo” dell’UNESCO.
Membro della Commissione Nazionale per la realizzazione della parità uomo-donna presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri dal 1984 al 1994.
All'interno di tale Commissione, ha presieduto la Commissione Mass Media e Cultura, ha coordinato l'Osservatorio Permanente "Immagine Donna" e promosso il Tavolo delle giornaliste.
Ha fondato e presiede il Tribunale 8 Marzo, organismo che dal 1979 costituisce una sede di denuncia e di testimonianza dei pregiudizi culturali e delle discriminazioni che le donne subiscono a livello individuale e collettivo.
Dirige l’ “Osservatorio Mediadonna” in collaborazione con il GR Parlamento –RAI Radio Televisione Italiana, l’Ordine Nazionale dei Giornalisti, la Commissione Nazionale Pari Opportunità presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri e il Ministero delle Pari Opportunità.
Membro, in qualità di esperta, di commissioni di lavoro presso l’Unione Europea (ad es. Comité consultatif de l'égalité des chances) e presso il Consiglio d'Europa (Comité Européen pour l'Egalité entre les femmes et les hommes).
Relatrice a numerosi Convegni e Congressi in Italia e all'estero (Francia, Spagna, Belgio, Unione Sovietica, Inghilterra, Danimarca, Stati Uniti), in particolare sui temi dell’identità culturale, delle tradizioni popolari nelle società complesse, cultura della mondialità, migrazioni e intercultura, diritti umani e cultura della pace, cultura del rischio.
Dirige presso la Casa Editrice Armando la Collana di Studi e Ricerche “Donne del terzo millennio”, all’interno della quale cura anche la sezione “Donne e Antropologia”. Per la medesima Casa Editrice, dirige insieme al Dott. Aldo Morrone la Collana di Antropologia Medica.
Membro del Comitato Scientifico del Brainstorming Internazionale “Minoranze, multiculturalismo, cultura della mondialità” (cadenza biennale), promosso dalla Fondazione Centro Internazionale su: “Diritto, società e economia”, Fondazione Courmayeur, Commissione Nazionale Italiana per l’UNESCO, Centro Nazionale di Prevenzione e Difesa Sociale, Giustizia e Costituzione sotto gli auspici dell’UNESCO.
Ha fatto parte della Commissione scientifica per l’elaborazione del progetto del “Museo dell’Identità di Roma”, già Museo del Folklore.
Ha condotto per la trasmissione “Prima pagina” -RAI RADIO TRE, la rassegna stampa dei quotidiani italiani dal 21 al 27 febbraio 1999.
Silvano Tagliagambe è nato a Legnano nel 1945 e, attualmente, è professore odinario di Filosofia della Scienza presso la Facoltà di Lettere e Filosofia dell'Università La Sapienza di Roma.
Dal settembre 1994 è Vicepresidente del CRS4 (Centro di Ricerca, Sviluppo, Studi Superiori in Sardegna, http://www.crs4.it), presieduto da Carlo Rubbia. Nell'ambito del CRS4 è stato incaricato dal Consiglio di Amministrazione di impostare e seguire l'attività di supporto educazionale, tesa a realizzare il concetto di "Centro Aperto", che offre l'uso delle proprie attrezzature e di parte del proprio software, nonché l'impegno dei propri ricercatori, al fine di promuovere e realizzare attività di aggiornamento nel settore dell' "information technology" e di coordinare corsi di specializzazione, ad esempio nel settore multimediale. L'importanza dell'attività svolta in quest'ultimo settore è stata riconosciuta dal Ministero della Pubblica Istruzione, che nel gennaio di quest'anno ha sottoscritto con il CRS4 un protocollo d'intesa nell'ambito del quale il Centro viene incaricto della progettazioone e realizzazione di applicazioni didattiche interattive per le Scuole Medie Inferiori e Superiori, del coordinamento e dell'implementazione di materiali didattici ipermediali, dell'attivazione sperimentale ed allargata di moduli per la formazione a distanza del personale insegnante e direttivo e dell'attivazione di servizi per il funzionamento delle reti INTERNET ed INTRANET, finalizzati al lavoro cooperativo e all'ottimizzazione dell'utilizzo delle informazioni, sia di tipo didattico sia di tipo bibliografico.
OPERE
Tra i suoi lavori più importanti figurano: Scienza, Filosofia, Politica in Unione Sovietica. 1924-1939 (Feltrinelli, 1978); La mediazione linguistica (Feltrinelli, 1980); L'epistemoloigia contemporanea (EDitori Riuniti, 1991); L'impresa tra ipotesi, miti e realtà (in collaborazione con G.Usai, ISEDI, 1994); Espistemologia del confine (Il Saggiatore, 1997); La città possibile (in collaborazione con G.Maciocco, Dedalo, 1997); Epistemologia del Cyberspazio (Demos, 1997); L'albero flessibile. La cultura della progettualità (Masson, 1998)
La presentazione di Marco Braghero (Peaceweaves) al Convegno di Latina 2013
Tessere e ritessere…
Nel comporre questa pubblicazione, che doveva necessariamente risultare snella, si rimane colpiti dalla mole di lavoro prodotto in dieci anni. E’ la prova provata di come sia possibile che dal vivo della scuola nasca una comunità di buone pratiche, un possibile modello di scuola, ma anche un modello di training professionale, in un contesto – quello della scuola italiana – che pare oggi segnato da profonde difficoltà nel garantire livelli accettabili di istruzione, ma anche nell’individuare scelte culturali convincenti sul piano della formazione.
Si rimane colpiti dal lavorìo incessante di tessere e ritessere, ricamare e rammendare una tela aggrovigliata, da parte di insegnanti, dirigenti e studenti per salvare un indirizzo che appare sempre un po’ clandestino, a volte accolto nelle sedi ufficiali, più spesso osteggiato o ignorato, ma senza perdere mai di vista l’orizzonte generale, le domande di fondo, in una tensione continua a cercare di innovare la scuola.
La storia di questi dieci anni nasce dall’idea di alcuni dirigenti con i loro docenti di utilizzare l’istituto dell’autonomia per uscire dall’isolamento e darsi valore reciproco per sostenere un indirizzo – di scienze sociali – che ancora non era presente negli ordinamenti della scuola italiana, ma che veniva sperimentato fin dai primi Anni Settanta.
Raccogliamo qui i materiali relativi ai convegni nazionali, ma molto altro è stato fatto: convegni locali, corsi di formazione, pubblicazioni1, esperienze documentate, ecc. che si possono consultare nel sito della rete.
Ma veniamo a quelli che ci paiono i tratti distintivi delle buone pratiche che possiamo ricavare dalla storia fin qui costruita.
Un’idea di Rete. Nell’ambito dell’Autonomia è un modello di relazione orizzontale per cui le scuole non competono ma condividono i concetti di comunità e responsabilità. Alcune fanno da servizio alle altre, un servizio di tipo amministrativo, di contatto con l’università, ma ogni anno cambia il luogo del convegno a seconda delle scuole o delle città che si propongono, in un fortissimo rapporto con le istituzioni locali e con il territorio che viene considerato una importante risorsa formativa. Nel 2008, al convegno di Messina, lo statuto viene approvato e registrato dal notaio e si formano anche due Reti Locali, Arethusa, della regione Sicilia e Demetra, della provincia di Bologna. La Rete tiene sempre aperto il contatto con l’Amministrazione centrale – spesso di collaborazione e sostegno - e con la politica nazionale e locale. Si può osservare come sempre i convegni si concludano con una tavola rotonda in cui si discutono le prospettive ampie della politica culturale a cui partecipano studiosi, politici del governo in carica e ispettori centrali.
Nel 2009 a Giovinazzo nasce l’Associazione SISUS, una comunità di professionisti che condivide esperienze e pratiche nel campo della ricerca e dell’insegnamento delle Scienze Umane e Sociali e come spazio di incontro a scopo culturale e di formazione, e da questo momento la collaborazione con la Rete sarà costante.
Un progetto di scuola, non una scuola di tanti progetti. Se si scorrono i titoli dei dieci convegni si può desumere il paziente lavoro di costruzione e ricostruzione, di aggiustamenti ricorsivi che gli insegnanti con i loro dirigenti hanno svolto per la manutenzione del curricolo, un progetto che cerca di tenere insieme saperi, esperienza, riflessione, cura della relazione educativa, organizzazione, rapporto con l’esterno (della classe, della scuola, del territorio e del Sé), un progetto che non smette mai di porsi domande sul COSA insegnare e COME, un progetto che punta a una forte integrazione fra saperi , un modello di apprendimento cooperativo, una didattica laboratoriale e una relazione fra docenti intesa come confronto e sostegno reciproco non giudicante.
Cura della relazione. Lavorare fra adulti professionisti è una fatica molto grande, occorre pazienza, disponibilità, ascolto e molto impegno. Lavorare insieme agli studenti richiede grande attenzione, ma soprattutto richiede l’idea che loro possano essere protagonisti di pezzi della propria formazione. In questa fase storica di preoccupante abbandono scolastico e di palese insignificanza di quel che si trasmette a scuola , la Rete ha proposto esperienze molto belle e pratiche diverse di coinvolgimento degli studenti nella costruzione del lavoro quotidiano e dell’interpretazione dei saperi. Sempre più i nostri convegni hanno visto la loro presenza, sia nella fase preparatoria sia nella gestione e sia nel contributo attivo ai temi che venivano affrontati.
Lo stage formativo. E’ in particolare nello stage che le scuole della Rete hanno realizzato i principi teorici e hanno rotto un modello tradizionale di fare scuola. Si può osservare dai programmi dei convegni, ma anche dalla ricca vetrina di titoli nel sito web, che lo stage diventa sempre più chiaramente un elemento centrale e strategico del nuovo modo di fare scuola. Per lo studente si tratta di un’esperienza che cambia radicalmente il suo modo di intendere lo studio, ma in particolare lo aiuta ad analizzare i problemi VERI della realtà da diverse prospettive, lo abitua alla prudenza, alla pratica del dubbio e questo è un esercizio che modifica anche la relazione con l’insegnante e con i saperi che vengono interrogati per quanto hanno da dire nell’interpretazione della realtà.
Accanto agli aspetti certamente positivi vanno tuttavia messe in luce le criticità. Le Reti, poiché sono organizzazioni ‘leggere’, possono risultare fragili e, come si diceva a Messina, vanno curate e sostenute, non bastano gli statuti e gli accordi iniziali. Nel nostro caso il modello di adesione costituito dal dirigente con il collegio non ha sempre funzionato e i referenti faticavano a rappresentare tutta la scuola, spesso portavano avanti le istanze di piccoli gruppi. A volte l’avvicendarsi del dirigente o di alcuni docenti faceva venir meno la volontà di aderire alla Rete. Per questi motivi i convegni hanno messo al centro più volte approfondimenti sul tema dell’autonomia e della Rete come sua espressione.
Una seconda criticità, forse la più rilevante, riguarda il destino dei saperi che questo liceo ha coltivato. I nuovi Regolamenti accolgono in minima parte la chiave culturale delle scienze umane e sociali e i documenti finali dei diversi convegni insistono sulla debolezza dei nuovi licei sul piano epistemologico.
Tuttavia la ricerca nel campo della formazione non si ferma, la tessitura continua e dalla elaborazione delle nostre scuole si ricavano almeno due piste di riflessione e di buone pratiche: il campo degli studi storico-sociali come uno degli assi fondamentali dell’istruzione, e un possibile modello di scuola come risposta alle diverse domande di formazione del mondo attuale.
Ma non si può concludere questa breve introduzione senza ringraziare tutti coloro che ci hanno accompagnato in questo viaggio, alcuni sono gli studiosi e gli esperti citati in fondo al testo, ma in particolare vogliamo dire un grazie affettuoso a Clotilde Pontecorvo e ad Anna Sgherri che hanno seguito con costanza e sollecitudine le nostre fatiche e hanno sostenuto in modo dialettico le nostre scelte.
Lucia Marchetti
Coordinatore dei lavori: Angelo Morales, Stefania Stefanini
Relazione di Gabriella Peracchi
Il lavoro si è sviluppato prendendo in considerazione due punti principali:
A) Competenze di cittadinanza
Le ragioni riguardanti il tema delle Competenze di Cittadinanza nascono a Bologna in un incontro del direttivo Passaggi, che inizialmente aveva scelto come argomento del Convegno “La scuola al tempo della crisi”.
Questo titolo però sembrava porre troppa attenzione al concetto di crisi”, già in tempo di “crisi”di valori e di economia, etc... Si pensò allora di cambiare decidendo di parlare della Scuola come luogo in cui si è in grado di controllare i processi del nostro conoscere e dove si esercitano capacità adattive, proprio in un momento di “crisi”. E così nacque l’idea di sostituire il precedente tema con “ La società in classe”, proprio a voler sottolineare la sequenza: “Scuola - Crisi - Competenze - Cittadinanza - Adattamento al cambiamento”.
Questo poteva essere un punto fermo per iniziare un discorso educativo sulla scuola e sulle Competenze di Cittadinanza, intese come “il rendere capaci di…”
La tematica inevitabilmente induce la rete Passaggi ad allargarsi ai diversi indirizzi di scuole, proprio perché i molti problemi dei Licei delle Scienze Umane sono comuni a tutte le scuole e perché parlare della società “dentro la classe” significa sottolineare il motivo conduttore e cioè portare i problemi della società all’interno della scuola .
Il tema è : la vita associata
L’obiettivo è: esercizio alla democrazia .”Far valere senza prescrivere” (promozione dei valori democratici).
La professoressa Stefanini coordina il gruppo e introduce il concetto di Cittadinanza e il suo valore educativo “al tempo della crisi”: non come civismo o civiltà o disciplina da insegnare, studiare e valutare, ma riflessione sulla società per cogliere i problemi e formare cittadini attivi con sguardo critico e costruttivo verso sé e gli altri.
La cittadinanza è uno sfondo integratore dei curricula , trasversale a tutte le discipline, asse educativo che coinvolge i diversi Consigli di classe per “rendere capaci di..”.
La dimensione pedagogica-educativa della Cittadinanza vede l’educare e il praticare la cittadinanza sulla stessa linea di azione, è empowerment che dà la possibilità di esercitare diritti e doveri, è capacità di scelta nel vivere quotidiano come metodo e fine.
E rispetto a questi punti il gruppo di lavoro si sofferma per interrogarsi quanto gli insegnanti stessi “agiscano” realmente questa cittadinanza e quanto la categoria insegnante, a differenza degli studenti, soprattutto negli ultimi mesi di questo inverno, non sia stata in grado di praticarla .
Un altro argomento di discussione riguarda la possibilità di valutazione delle competenze di Cittadinanza e se il voto di condotta può essere associato a questa valutazione.
Già le premesse precedentemente elencate ci inducono ad una risposta negativa: perché la griglia di valutazione mortifica , perché la cittadinanza presuppone la necessita’ di indicatori che conducono alla partecipazione e non alla semplice assunzione del “voto”.(1)
Il nodo principale della discussione riguarda comunque la definizione delle competenze di cittadinanza e i diritti.
In proposito l’antropologa G. Di Cristofaro Longo, docente presso l’ Università “La Sapienza” di Roma, riferisce come molto spesso ci si sofferma sulla cornice e si trascura il disegno del tema in oggetto e prova così a dare una definizione di Cittadinanza .
“Essa è consapevolezza che una persona fa del proprio agire quotidiano, è riflessione sullo stesso nell’ottica del miglioramento. Educare alla cittadinanza è praticare la cittadinanza (e molto spesso molti di noi non sanno quali sono i propri diritti ed i propri doveri).”
1) In proposito, interessante è stata la presentazione di una proposta di progetto del Liceo Cobianchi di Verbania che ha indicato per le classi prime e seconde i seguenti obiettivi, es: mettere in atto strategie per l’apprendimento, collaborare e partecipare , lavorare, agire in modo autonomo e responsabile ; e le seguenti attività, es: assemblee di classe, accoglienza, metodo di studio, mimicry, progettare un’uscita, lavoro di gruppo, agorà)
Cittadinanza come
Dimensione emancipatrice
il riferimento è ad Amartya Sen e ai suoi funzionamenti ,a ciò che rende gli uomini “agenti” e non “pazienti.”
Cittadinanza come
Dimensione cognitiva/affettiva e relazionale
il riferimento è a tutti quegli Autori che hanno dichiarato il “superamento dell’errore di Cartesio” e riflettono sul valore cognitivo delle emozioni e sull’inscindibilità tra l’agire razionale e l’agire relazionale.
Cittadinanza come
Dimensione critico-scientifica
il riferimento è all’intervento di Tagliagambe - Decimo Congresso di Passaggi a Latina- che pone l’accento sul possesso delle capacità logico-scientifiche necessarie per un approccio analitico, critico e costruttivo ai problemi relativi alla cittadinanza.
Cittadinanza come:
Dimensione dell’azione
Il riferimento è alle riflessioni conclusive del nostro Convegno di Latina: la cittadinanza non si studia, si pratica.
Cittadinanza come azione del
Cittadinanza e curricolo
Se questa prima bozza di connotazioni può servire a circoscrivere l’ambito della cittadinanza alla dimensione pedagogica/educativa, ora occorre ragionare sul cosa e sul come insegnare.
Eccoci, è un invito alla Rete a lavorare e collaborare.
I punti sono da riferirsi alla relazione della Prof.ssa S.Stefanini
B) Criticità relative ai curricula
del Liceo Scienze Umane e Liceo Scienze Umane, opzione economico-sociale
Sorgono i seguenti problemi puntualizzati da Angelo Morales:
LA SCUOLA AL TEMPO DELLA CRISI
Praticare la cittadinanza
RENDERE CAPACI
Gli ultimi avvenimenti confermano un’immagine ormai nota: la crisi.
Fatto indiscutibile non solo sul piano economico, ma anche sul piano del rapporto di noi cittadini con lo Stato e le sue istituzioni.
Numerose ricerche demoscopiche evidenziano la scollatura tra Stato e società e il basso livello di fiducia non solo verso gli organismi economico-finanziari ( banche, Bce e Fmi), ma anche verso i vari attori della democrazia partecipativa ( partiti, movimenti) e le rappresentanze delle categorie sociali ( sindacati, associazioni di categoria).
Il tema del rapporto tra educazione e democrazia possiede oggi una rinnovata valenza educativa e sollecita riflessioni sulla centralità dell’educazione alla cittadinanza per investire sul riaffermarsi del valore della partecipazione consapevole di tutti al bene comune; perchè al tempo della crisi, la tendenza è di rinchiudersi nel privato e di rinunciare all’impegno sociale.
Per dirla con Martha C. Nussbaum la democrazia non è una realtà compiuta ma un processo in continuo divenire che va curato e sostenuto:
“Dove va oggi l’istruzione? Non si tratta di una domanda da poco. Una democrazia si regge o cade grazie al suo popolo e al suo atteggiamento mentale e l’istruzione è ciò che crea quell’atteggiamento mentale…Come Socrate sapeva molti secoli fa, la democrazia è un cavallo nobile ma indolente. Per tenerla sveglia occorre un pensiero vigile. Ciò significa che i cittadini devono coltivare la capacità per la quale Socrate diede la vita: quella di criticare la tradizione e l’autorità, di continuare ad analizzare se stessi e gli altri, di non accettare discorsi o proposte senza averli sottoposti al vaglio del proprio ragionamento”
Dal decimo congresso PASSAGGI: LA SCUOLA NEL TEMPO DELLA CRISI. Esperienze a confronto per una cittadinanza attiva e responsabile
Se tra i nuclei significativi discussi in “10 anni di Passaggi”( contemporaneità, complessità, integrazione e costruzione dei saperi, scuola/territorio, discipline come aree tematiche, relazione educativa…) il valore all’esercizio della piena cittadinanza è sempre stato presente, talvolta in modo tacito ma trasversale, oggi il tema della vita associata e dell’esercizio alla democrazia, come orizzonte formativo che orienta scelte educative e curricolari, diventa il TEMA.
Le scuole presenti al convegno condividono l’idea che il tema della cittadinanza non sia semplicemente una “parte” del programma da svolgere sotto l’etichetta di educazione al civismo (conoscenza delle istituzioni politiche e dei diversi modi di gestire la dimensione collettiva della società) oppure sotto il tema-problema civiltà (leggi, regolamenti, norme, costumi…) ma diventi lo sfondo integratore del curricolo del Liceo Scienze Umane, perché come dice Paolo Cinque “non possiamo non dirci sociali”, sociale è ciò che rende l’uomo-uomo.
Ma la società deve entrare in tutte le classi, deve essere un dispositivo transdisciplinare che connota tutti i curricoli, fin dalle scuole primarie.
DECLINARE LA CITTADINANZA
Il concetto di cittadinanza è polisemico (possiede molteplici connotazioni filosofiche, giuridiche, sociali, educative…), dinamico e continuamente ridiscusso, ma per farne il nucleo fondante di un curricolo occorre condividerne alcune connotazioni, ovviamente ricorsive.
Propongo una prima lista, un punto di partenza.
Cittadinanza come
Dimensione emancipatrice
il riferimento è ad Amartya Sen e ai suoi funzionamenti ,a ciò che rende gli uomini “agenti” e non “pazienti.”
Cittadinanza come
Dimensione cognitiva/affettiva e relazionale
il riferimento è a tutti quegli Autori che hanno dichiarato il “superamento dell’errore di Cartesio” e riflettono sul valore cognitivo delle emozioni e sull’inscindibilità tra l’agire razionale e l’agire relazionale.
Cittadinanza come
Dimensione critico-scientifica
il riferimento è all’intervento di Tagliagambe - Decimo Congresso di Passaggi a Latina- che pone l’accento sul possesso delle capacità logico-scientifiche necessarie per un approccio analitico, critico e costruttivo ai problemi relativi alla cittadinanza.
Cittadinanza come:
Dimensione dell’azione
Il riferimento è alle riflessioni conclusive del nostro Convegno di Latina: la cittadinanza non si studia, si pratica.
Cittadinanza come azione del
Cittadinanza e curricolo
Se questa prima bozza di connotazioni può servire a circoscrivere l’ambito della cittadinanza alla dimensione pedagogica/educativa, ora occorre ragionare sul cosa e sul come insegnare.
Eccoci, è un invito alla Rete a lavorare e collaborare.
Gruppo di lavoro La scuola in società
riflessioni e confronto sulle esperienze di stage formativo e/o alternanza scuola-lavoro.
Coordinatrici: Josette Clemenza e Maria Teresa Santacroce.
Presentazione del gruppo di lavoro.
Introduce Josette Clemenza Liceo Emilio Ainis, Messina.
Lo stage, così come ideato nel curricolo del Liceo delle Scienze Sociali, si distingueva dai percorsi di tirocinio propri degli istituti tecnici o professionali e “prendeva le distanze” dai modelli tradizionali degli ex istituti magistrali.
Veniva teorizzato (e realizzato) partendo e sviluppando tre direttive di senso:
Quali i problemi incontrati nella realizzazione dello stage?
Oggi è molto più difficile trovare la disponibilità dei consigli di classe, vista la riduzione del monte ore (disciplinare e generale) che lascia tutti più impoveriti.
Il nuovo stage
Può essere sostituito dal modello di alternanza scuola-lavoro comunemente intesa, trattandosi di Licei?
I ragazzi dovrebbero essere formati a “leggere il territorio”e alla progettualità, non a specifiche aree professionali. L’incontro con aziende, imprese no-profit, associazioni dovrebbe permettere di mettersi alla prova in un ambiente di lavoro ma soprattutto di comprendere le necessità del territorio e gli interventi per favorirne lo sviluppo.
L’assemblea si confronta su diversi modelli praticabili: simulazione d’impresa, alternanza scuola/lavoro, cooperative di studenti.
L’Istituto Ainis presenta il cammino iniziato con le terze classi del Liceo delle Scienze umane opzione Economico sociale che prevede nel:
III anno
Gli studenti, utilizzando anche gli strumenti di monitoraggio della ricerca sociale (es. matrice SWOT) valutano l’interesse delle proposte e scelgono in che tipo di area vorrebbero intervenire.
IV Anno
Il progetto più articolato sarà a breve sul sito.
Intervento Maria Teresa Santacroce, Istituto “Fiore”, Terlizzi.
Il modello scelto, e realizzato da diversi anni, è quello dell’alternanza scuola-lavoro, attuata con i finanziamenti ottenuti partecipando al bando dell’Ufficio Scolastico regionale della Regione Puglia. Generalmente i bandi vengono pubblicati nel mese di Novembre.
Modalità e tempi di attuazione
Sono previste 300 ore da svolgersi in due anni.
La progettazione parte dalle esigenze del territorio e della scuola. Il progetto di alternanza richiede l’impegno delle agenzie territoriali e le loro esigenze e la disponibilità dei consigli di classe a curvare i programmi scolastici in base all’esperienza di alternanza.
Dove praticare l’alternanza? La scuola crea un tavolo di confronto con le aziende scelte come interlocutori del percorso formativo.
Viene riferita l’esperienza di due terze classi che si occupano di “ Marketing e comunicazione” ( 150 ore per anno svolte in questo modo: 20 ore di orientamento svolte dai docenti della scuola nel secondo anno, 40 ore in aula svolte dai tutor azienda, 80 ore in azienda).
A questa esperienza non partecipano tutti gli alunni delle classi coinvolte, ma 20 su 43, sono selezionati secondo i criteri stabiliti dall’azienda. Si presuppone, ovviamente, il coinvolgimento e l’assenso dei genitori. Per i ragazzi che non partecipano all’alternanza scuola-lavoro, si programmano interventi alternativi ( si tratta in genere di allievi con grosse difficoltà scolastiche).
Gli obiettivi formativi restano quelli tipici del liceo. Ovviamente, un’esperienza di questo tipo richiede un ripensamento del modello-scuola come organizzazione.
Valutazione. Si è costruito un sistema di valutazione condiviso scuola-azienda per rilasciare una certificazione delle competenze acquisite. Si sta cercando inoltre di stipulare una convenzione con l’Università di Bari per riconoscere l’esperienza scuola-lavoro come credito formativo.
Liceo “Capirola” Leno, Brescia, Referente Paola Bonaglia maoli61@libero.it
Modalità e tempi di attuazione
Anche questo Liceo partecipa ai bandi sull’alternanza scuola/lavoro della Regione Lombardia e realizza esperienze di stage formativo in orario curriculare, l’esperienza è inserita nel POF della scuola.
La modalità organizzativa prevede
Al triennio si scelgono percorsi differenziati secondo la programmazione del consiglio di classe. Si svolgono attività per 140 ore durante una settimana nel mese di marzo e due settimane nel mese di giugno.
Valutazione. Tutte le discipline concorrono a individuare i contenuti e riconoscono il credito all’interno delle loro valutazioni (non viene assegnato credito integrativo perché lo stage è del POF).
Liceo “Manzoni”, Suzzara (Mantova) Referente Maddalena Bigi maddy.bigi@teletu.it
Modalità e tempi di attuazione
Progetto “RAGA”
Partner nella formazione PROMO Impresa. L’esperienza si svolge in 30 ore durante la settimana di sospensione dell’attività didattica e un pomeriggio settimanale. Le classi sono impegnate presso una cooperativa che si occupa di adolescenti a rischio e svolgono diverse attività: sostegno scolastico, laboratorio di teatro-musica, animazione per diversamente abili.
Intervento di Claudia Petrucci , Sisus
Il liceo delle scienze umane, opzione economico-sociale deve prendersi cura del territorio inteso non solo come impresa ma anche come cultura del territorio: identità, culturale locale, consorzi di comuni per la non cementificazione, protezione dei territori a rischio, ambiente e qualità della vita.
Intervento di Lucia Marchetti
La rete può essere strumento per la costruzione di percorsi di cittadinanza attiva e consapevole. Le scuole sono andate avanti e hanno modificato e rivisitato il modello di stage formativo rendendolo più pertinente alle richieste dei nuovi licei.
Intervento “Rossi”, Massa, Referente Angela Grammatico grammatico.angela@tiscali.it
Modalità e tempi di attuazione
Si forma un comitato tecnico scientifico per individuare la/le figure professionali e l’architettura del progetto, come richiesto dal bando regionale della Toscana.
Valutazione Viene rilasciato certificato che riconosce la figura professionale secondo le categorie dell’ISFOL
Liceo “Giovanni da San Govanni Valdarno”, San Giovanni Valdarno (AR), Referente: GRAZIA AMMANNATI grazia.ammannati@gmail.com
La collega riferisce di esperienze di alternanza scuola/lavoro che godono di margini di maggiore flessibilità perché i responsabili dell’Ufficio Scolastico Regionale hanno chiesto di usufruire i fondi latenti nella scuola senza porre paletti troppo definiti.
Intervento di Luigi Mantuano, “De Pacifici e De Magistri”, Sezze (LA)
referente Elena Ottaviani elena.ottaviani@hotmail.it
L’evoluzione più radicale dei percorsi di stage, alternanza,è quella di realizzare cooperative di transizione scuola-lavoro.
Il De Magistri interviene in tre settori di servizi ( integrazione disabili, stranieri, transizione scuola lavoro).
Le scuole intercettano i Fondi regionali FSE, Pon, finanziamenti europei e attuano cooperative in cui i ruoli sono rivestiti da studenti o ex-studenti per gestire i servizi. La scuola lavora in raccordo con la Confcooperative che è disponibile a realizzare formazione del personale in tutto il territorio nazionale e seguire i docenti.