In occasione dell’ anno europeo della cittadinanza
Esperienze a confronto per una cittadinanza attiva e responsabile
… per essere cittadini responsabili serve molto di più:
la capacità di valutare i dati storici,
di applicare e valutare criticamente i principi economici,
di confrontare le varie opinioni sulla giustizia sociale,
di parlare lingue straniere,
di comprendere la complessità…Martha C. Nussbaum
A norma dell’ articolo 10 dello Statuto e del Regolamento che ne costituisce parte integrante, è convocata l’Assemblea Nazionale ordinaria della Rete “Passaggi” per l’anno sociale 2012-2013 Sabato 23 Marzo 2013, presso il Polo Agrario dell’ITS “San Benedetto” di Borgo Piave in Latina, alle ore 12.15 in prima convocazione e, mancando il numero legale, nello stesso luogo alle ore 12.45, per discutere e deliberare sul seguente
ordine del giorno
Il Direttivo della Rete Passaggi
SCUOLA E INDIRIZZO |
REFERENTE |
GRUPPO DI LAVORO |
Isiss Dante-Carducci Trieste |
Guido Marinuzzi |
Asse storico-economico-sociale |
Rappresentante SISUS |
Claudia Petrucci |
La scuola in società |
Isiss Dante-Carducci Trieste |
Davide Zotti |
Asse storico-economico-sociale |
Responsabile sito web Passaggi |
Lucia Marchetti |
La scuola in società |
Istituto Statale Magistrale Giovanni da San Giovanni Arezzo |
Grazia Ammannati |
La scuola in società |
Liceo Carlo Sigonio Modena |
Silvia Benuzzi |
Asse storico-economico-sociale |
Liceo Carlo Sigonio Modena |
Antonella Serafini |
Asse storico- economico sociale |
Istituto Manzoni Suzzara Mantova |
Paola Bruschi |
|
Webmaster sito rete Passaggi |
Alberto Facchini |
|
IISS Liceo Statale T. Fiore Terlizzi Bari |
Laura Binetti |
Asse storico-economico-sociale |
Liceo Classico Petrarca Arezzo |
Antonella Fatai |
Asse scientifico-matematico |
IISS Liceo Statale T. Fiore Terlizzi Bari |
Maria Teresa Santacroce |
La scuola in società |
IIS B. Pascal Sez. Ass. Primo Mazzolari Verolanuova Brescia |
Giancarlo Bornati |
La scuola in società |
Liceo Rossi-Pascoli Massa |
Angela Grammatico |
La scuola in società |
Liceo Statale A. Pieralli Perugia |
Stefania Stefanini |
Asse storico-economico-sociale |
Liceo Virgilio Milano |
Mario Secone |
Asse storico-economico-sociale |
IIIS V. Capirosa Leno Sezione associata Ghesi-Brescia |
Paola Bonaglia |
La scuola in società |
Liceo Classico L. Ariosto Ferrara |
Mara Salvi |
La scuola in società |
Liceo Classico L. Ariosto Ferrara |
Silvia Romagnoli |
Asse storico-economico-sociale |
Liceo Classico L. Ariosto Ferrara |
Paola Bertolini |
Asse scientifico-matematico |
IIS L. Cobianchi Verbania |
Vittoria Scalmato |
Asse scientifico-matematico |
IIS L. Cobianchi Verbania |
Concetta Patrizia Magliocca |
Asse storico- economico- sociale |
Ispettore MIUR |
Anna Sgherri |
|
Liceo Scienze Umane Emilio Ainis Messina |
Josette Clemenza |
La scuola in società |
IIS Turrisi Colonna Catania |
Concetta De Petro |
|
IIS Turrisi Colonna Catania |
Angelo Morales |
|
Presidente SISUS |
Amelia Stancanelli |
La scuola in società |
IIS Turrisi Colonna Catania |
Anna Maria Di Falco |
|
Liceo Giordano Bruno Roma |
Paolo Cinque |
|
Liceo statale Lombardo Radice Catania |
Carmela Finocchiaro |
Asse storico- economico- sociale |
Liceo Virgilio Milano |
Stefania Aleni |
Asse scientifico-matematico |
Liceo Scienze Umane Duca D'aosta Padova |
Gabriella Peracchi |
Asse storico- economico- sociale |
IC Alto Verbano Premeno Verbania |
Guido Boschini
NO RETE |
Asse scientifico-matematico |
Liceo G. Marconi Pescara |
Rita Leuzzi NO RETE |
La scuola in società |
Liceo statale Ainis Messina |
Concetta De Luca
|
La scuola in società |
Liceo Scienze Umane Sanvitale Parma |
Silvana Giannetti |
Asse storico-economico-sociale |
IIS Margherita Savoia Roma |
Luisella Dal Pra NO RETE |
Asse storico- economico-sociale |
IIS Margherita Savoia Roma |
Patrizia Raimondi NO RETE |
Asse storico-economico-sociale |
Liceo statale Lombardo Radice Catania |
Rosanna Rita Salvatrice Lui |
Asse storico-economico-sociale |
ISISS Pacifici Sezze |
Elena Ottaviani |
La scuolà in società |
ISISS Pacifici Sezze |
Lucia Palmieri |
Asse scientifico-matematico |
IISS Liceo Statale T. Fiore Terlizzi Bari |
Nunzia Tarantini |
Asse storico-economico-sociale |
ISISS Pacifici Sezze |
Graziella Fioretti |
La scuola in società |
ISISS Pacifici Sezze |
Maria Gabriella Manzi |
Asse storico-economico-sociale |
Liceo Ronciglione Bassano Romano Viterbo |
Pasquale Picone NO RETE |
|
Istituto Manzoni Suzzara Mantova |
Marco Braghero |
La scuola in società |
Liceo M.T. Cicerone Formia |
Maria Formicola |
La scuola in società |
Lodi |
Giacomo Camuri |
|
Istituto S. Francesco Fondi |
Stefania Mancone |
La scuola in società
Asse storico-economico-sociale |
IIS Guglielmo Marconi Latina |
Anna Maria Russo |
Asse storico-economico-sociale |
I.S.I.S.S. "PACIFICI E DE MAGISTRIS" SEZZE (LT)
X° Convegno Nazionale
Latina 21-22-23 Marzo 2013
In occasione dell’ anno europeo della cittadinanza
Esperienze a confronto per una cittadinanza attiva e responsabile
… per essere cittadini responsabili serve molto di più:
la capacità di valutare i dati storici,
di applicare e valutare criticamente i principi economici,
di confrontare le varie opinioni sulla giustizia sociale,
di parlare lingue straniere,
di comprendere la complessità…Martha C. Nussbaum
Giovedì 21 Marzo
11.30 Registrazione dei partecipanti
13.00 Pranzo
14.30 Saluti delle autorità
E’ prevista la partecipazione del Direttore generale per gli ordinamenti scolastici e per l'autonomia scolastica del Dipartimento Istruzione del MIUR Carmela Palumbo
18.30 Composizione dei gruppi di lavoro Percorsi per la cittadinanza tra epistemologia e didattica. Proposte per il curricolo.
Venerdì 22 Marzo
9.00 Scienza e cittadinanza - E’ previsto l’intervento di Silvano Tagliagambe
10.00 Gruppi di lavoro
15.00-18.30 Gruppi di lavoro
Sabato 23 Marzo
9.00 – 12.00
12.00 Assemblea della Rete Passaggi e di SISUS
Gli studenti dell’ISISS Pacifici e De Magistris partecipano al convegno con uno stage formativo di osservazione
Cittadinanza, da Ajello, Le competenze di cittadinanza e il ruolo della scuola: riflessioni per l’anno europeo della cittadinanza, 2012
Cittadinanza in termini culturali, sentimento di appartenenza, di valori condivisi, di identità e di storia, di patrimonio e di memoria legata “ad una proiezione verso l’avvenire, ad una capacità di costruire un progetto collettivo” (Audigier 2002, p.171)
Cittadinanza attiva: capacità di tutti gli individui di meglio comprendere i contesti in cui vivono, le caratteristiche del loro ciclo di vita, di acquisire gli elementi necessari ad interpretare le situazioni, esprimere giudizi, assumere comportamenti responsabili ed individuare gli ambiti di partecipazione alla vita della comunità ed all’esercizio dei loro diritti e doveri
Le presentazioni dei relatori:
Psicologa dell’educazione
Anna Maria Ajello, professore ordinario di Psicologia dello Sviluppo e dell’Educazione, insegna all’Università di Roma La Sapienza.
Conduce ricerche in relazione all’acquisizione di conoscenza a scuola ed ha approfondito le questioni della valutazione in contesti di apprendimento e organizzativi.
E’ stato membro della Commissione nazionale per la riforma dei curricoli primaria e secondari di primo grado.
Collabora con l’Assessorato alla scuola della Provincia Autonoma di Trento e con il relativo Istituto per la ricerca educativa (IPRASE) di cui è membro del comitato scientifico, per la valutazione dei dirigenti scolastici e per attività di ricerca ad essa collegate.
Professoressa ordinaria di Antropologia Culturale presso la Facoltà di Sociologia dell'Università degli Studi di Roma "La Sapienza".
Docente per affidamento di Antropologia Interculturale (dall'a.a.2003-2004) e di Antropologia economica (a.a. 2000-2001; 2001-2002; 2002-2003; 2003-2004; 2004-2005) presso la Facoltà di Sociologia dell'Università degli Studi di Roma "La Sapienza".
Direttrice del Corso di Alta Formazione in Antropologia Culturale delle Società Complesse presso la Facoltà di Sociologia dell'Università degli Studi di Roma "La Sapienza".
Docente presso lo stesso corso di: “Processi di riformulazione di identità culturali: Diritti umani, cultura della pace".
Coordinatrice dell’Unità Operativa del Dottorato sede di Roma Facoltà di Sociologia, Università degli Studi di Roma “La Sapienza”in: “Antropologia, Storia Medievale e Filologia del Mediterraneo Occidentale in relazione alla Sardegna” Università degli Studi di Sassari.
Docente del Corso di: “Antropologia culturale dell’educazione” presso la Scuola di Specializzazione per l’insegnamento secondario (SISS) – Indirizzo Fisico-Informatico-Matematico Area 1 a.a.1999-2000; a.a. 2000-2001, a.a. 2001-2002, a.a. 2003-2004.
E' stata membro del Consiglio Direttivo dell’Associazione Italiana di Scienze Etno-Antropologiche (A.I.S.E.A.).
Membro della Commissione Nazionale sull’Educazione Interculturale presso il Ministero della Pubblica Istruzione. Presso tale Ministero è anche membro del gruppo di lavoro: “Formazione ed Educazione Interculturale” presso la Direzione Generale Scuola Elementare.
Ha fondato nel 1994 il Centro UNESCO Università e Ricerca di Roma del quale ha ricoperto la carica di Presidente. Membro del Comitato Direttivo della Federazione Nazionale dei Centri e Club UNESCO.
Membro del Comitato Scientifico dell’ “Osservatorio Permanente dei Giovani del Mediterraneo” dell’UNESCO.
Membro della Commissione Nazionale per la realizzazione della parità uomo-donna presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri dal 1984 al 1994.
All'interno di tale Commissione, ha presieduto la Commissione Mass Media e Cultura, ha coordinato l'Osservatorio Permanente "Immagine Donna" e promosso il Tavolo delle giornaliste.
Ha fondato e presiede il Tribunale 8 Marzo, organismo che dal 1979 costituisce una sede di denuncia e di testimonianza dei pregiudizi culturali e delle discriminazioni che le donne subiscono a livello individuale e collettivo.
Dirige l’ “Osservatorio Mediadonna” in collaborazione con il GR Parlamento –RAI Radio Televisione Italiana, l’Ordine Nazionale dei Giornalisti, la Commissione Nazionale Pari Opportunità presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri e il Ministero delle Pari Opportunità.
Membro, in qualità di esperta, di commissioni di lavoro presso l’Unione Europea (ad es. Comité consultatif de l'égalité des chances) e presso il Consiglio d'Europa (Comité Européen pour l'Egalité entre les femmes et les hommes).
Relatrice a numerosi Convegni e Congressi in Italia e all'estero (Francia, Spagna, Belgio, Unione Sovietica, Inghilterra, Danimarca, Stati Uniti), in particolare sui temi dell’identità culturale, delle tradizioni popolari nelle società complesse, cultura della mondialità, migrazioni e intercultura, diritti umani e cultura della pace, cultura del rischio.
Dirige presso la Casa Editrice Armando la Collana di Studi e Ricerche “Donne del terzo millennio”, all’interno della quale cura anche la sezione “Donne e Antropologia”. Per la medesima Casa Editrice, dirige insieme al Dott. Aldo Morrone la Collana di Antropologia Medica.
Membro del Comitato Scientifico del Brainstorming Internazionale “Minoranze, multiculturalismo, cultura della mondialità” (cadenza biennale), promosso dalla Fondazione Centro Internazionale su: “Diritto, società e economia”, Fondazione Courmayeur, Commissione Nazionale Italiana per l’UNESCO, Centro Nazionale di Prevenzione e Difesa Sociale, Giustizia e Costituzione sotto gli auspici dell’UNESCO.
Ha fatto parte della Commissione scientifica per l’elaborazione del progetto del “Museo dell’Identità di Roma”, già Museo del Folklore.
Ha condotto per la trasmissione “Prima pagina” -RAI RADIO TRE, la rassegna stampa dei quotidiani italiani dal 21 al 27 febbraio 1999.
Silvano Tagliagambe è nato a Legnano nel 1945 e, attualmente, è professore odinario di Filosofia della Scienza presso la Facoltà di Lettere e Filosofia dell'Università La Sapienza di Roma.
Dal settembre 1994 è Vicepresidente del CRS4 (Centro di Ricerca, Sviluppo, Studi Superiori in Sardegna, http://www.crs4.it), presieduto da Carlo Rubbia. Nell'ambito del CRS4 è stato incaricato dal Consiglio di Amministrazione di impostare e seguire l'attività di supporto educazionale, tesa a realizzare il concetto di "Centro Aperto", che offre l'uso delle proprie attrezzature e di parte del proprio software, nonché l'impegno dei propri ricercatori, al fine di promuovere e realizzare attività di aggiornamento nel settore dell' "information technology" e di coordinare corsi di specializzazione, ad esempio nel settore multimediale. L'importanza dell'attività svolta in quest'ultimo settore è stata riconosciuta dal Ministero della Pubblica Istruzione, che nel gennaio di quest'anno ha sottoscritto con il CRS4 un protocollo d'intesa nell'ambito del quale il Centro viene incaricto della progettazioone e realizzazione di applicazioni didattiche interattive per le Scuole Medie Inferiori e Superiori, del coordinamento e dell'implementazione di materiali didattici ipermediali, dell'attivazione sperimentale ed allargata di moduli per la formazione a distanza del personale insegnante e direttivo e dell'attivazione di servizi per il funzionamento delle reti INTERNET ed INTRANET, finalizzati al lavoro cooperativo e all'ottimizzazione dell'utilizzo delle informazioni, sia di tipo didattico sia di tipo bibliografico.
OPERE
Tra i suoi lavori più importanti figurano: Scienza, Filosofia, Politica in Unione Sovietica. 1924-1939 (Feltrinelli, 1978); La mediazione linguistica (Feltrinelli, 1980); L'epistemoloigia contemporanea (EDitori Riuniti, 1991); L'impresa tra ipotesi, miti e realtà (in collaborazione con G.Usai, ISEDI, 1994); Espistemologia del confine (Il Saggiatore, 1997); La città possibile (in collaborazione con G.Maciocco, Dedalo, 1997); Epistemologia del Cyberspazio (Demos, 1997); L'albero flessibile. La cultura della progettualità (Masson, 1998)
La presentazione di Marco Braghero (Peaceweaves) al Convegno di Latina 2013
Tessere e ritessere…
Nel comporre questa pubblicazione, che doveva necessariamente risultare snella, si rimane colpiti dalla mole di lavoro prodotto in dieci anni. E’ la prova provata di come sia possibile che dal vivo della scuola nasca una comunità di buone pratiche, un possibile modello di scuola, ma anche un modello di training professionale, in un contesto – quello della scuola italiana – che pare oggi segnato da profonde difficoltà nel garantire livelli accettabili di istruzione, ma anche nell’individuare scelte culturali convincenti sul piano della formazione.
Si rimane colpiti dal lavorìo incessante di tessere e ritessere, ricamare e rammendare una tela aggrovigliata, da parte di insegnanti, dirigenti e studenti per salvare un indirizzo che appare sempre un po’ clandestino, a volte accolto nelle sedi ufficiali, più spesso osteggiato o ignorato, ma senza perdere mai di vista l’orizzonte generale, le domande di fondo, in una tensione continua a cercare di innovare la scuola.
La storia di questi dieci anni nasce dall’idea di alcuni dirigenti con i loro docenti di utilizzare l’istituto dell’autonomia per uscire dall’isolamento e darsi valore reciproco per sostenere un indirizzo – di scienze sociali – che ancora non era presente negli ordinamenti della scuola italiana, ma che veniva sperimentato fin dai primi Anni Settanta.
Raccogliamo qui i materiali relativi ai convegni nazionali, ma molto altro è stato fatto: convegni locali, corsi di formazione, pubblicazioni1, esperienze documentate, ecc. che si possono consultare nel sito della rete.
Ma veniamo a quelli che ci paiono i tratti distintivi delle buone pratiche che possiamo ricavare dalla storia fin qui costruita.
Un’idea di Rete. Nell’ambito dell’Autonomia è un modello di relazione orizzontale per cui le scuole non competono ma condividono i concetti di comunità e responsabilità. Alcune fanno da servizio alle altre, un servizio di tipo amministrativo, di contatto con l’università, ma ogni anno cambia il luogo del convegno a seconda delle scuole o delle città che si propongono, in un fortissimo rapporto con le istituzioni locali e con il territorio che viene considerato una importante risorsa formativa. Nel 2008, al convegno di Messina, lo statuto viene approvato e registrato dal notaio e si formano anche due Reti Locali, Arethusa, della regione Sicilia e Demetra, della provincia di Bologna. La Rete tiene sempre aperto il contatto con l’Amministrazione centrale – spesso di collaborazione e sostegno - e con la politica nazionale e locale. Si può osservare come sempre i convegni si concludano con una tavola rotonda in cui si discutono le prospettive ampie della politica culturale a cui partecipano studiosi, politici del governo in carica e ispettori centrali.
Nel 2009 a Giovinazzo nasce l’Associazione SISUS, una comunità di professionisti che condivide esperienze e pratiche nel campo della ricerca e dell’insegnamento delle Scienze Umane e Sociali e come spazio di incontro a scopo culturale e di formazione, e da questo momento la collaborazione con la Rete sarà costante.
Un progetto di scuola, non una scuola di tanti progetti. Se si scorrono i titoli dei dieci convegni si può desumere il paziente lavoro di costruzione e ricostruzione, di aggiustamenti ricorsivi che gli insegnanti con i loro dirigenti hanno svolto per la manutenzione del curricolo, un progetto che cerca di tenere insieme saperi, esperienza, riflessione, cura della relazione educativa, organizzazione, rapporto con l’esterno (della classe, della scuola, del territorio e del Sé), un progetto che non smette mai di porsi domande sul COSA insegnare e COME, un progetto che punta a una forte integrazione fra saperi , un modello di apprendimento cooperativo, una didattica laboratoriale e una relazione fra docenti intesa come confronto e sostegno reciproco non giudicante.
Cura della relazione. Lavorare fra adulti professionisti è una fatica molto grande, occorre pazienza, disponibilità, ascolto e molto impegno. Lavorare insieme agli studenti richiede grande attenzione, ma soprattutto richiede l’idea che loro possano essere protagonisti di pezzi della propria formazione. In questa fase storica di preoccupante abbandono scolastico e di palese insignificanza di quel che si trasmette a scuola , la Rete ha proposto esperienze molto belle e pratiche diverse di coinvolgimento degli studenti nella costruzione del lavoro quotidiano e dell’interpretazione dei saperi. Sempre più i nostri convegni hanno visto la loro presenza, sia nella fase preparatoria sia nella gestione e sia nel contributo attivo ai temi che venivano affrontati.
Lo stage formativo. E’ in particolare nello stage che le scuole della Rete hanno realizzato i principi teorici e hanno rotto un modello tradizionale di fare scuola. Si può osservare dai programmi dei convegni, ma anche dalla ricca vetrina di titoli nel sito web, che lo stage diventa sempre più chiaramente un elemento centrale e strategico del nuovo modo di fare scuola. Per lo studente si tratta di un’esperienza che cambia radicalmente il suo modo di intendere lo studio, ma in particolare lo aiuta ad analizzare i problemi VERI della realtà da diverse prospettive, lo abitua alla prudenza, alla pratica del dubbio e questo è un esercizio che modifica anche la relazione con l’insegnante e con i saperi che vengono interrogati per quanto hanno da dire nell’interpretazione della realtà.
Accanto agli aspetti certamente positivi vanno tuttavia messe in luce le criticità. Le Reti, poiché sono organizzazioni ‘leggere’, possono risultare fragili e, come si diceva a Messina, vanno curate e sostenute, non bastano gli statuti e gli accordi iniziali. Nel nostro caso il modello di adesione costituito dal dirigente con il collegio non ha sempre funzionato e i referenti faticavano a rappresentare tutta la scuola, spesso portavano avanti le istanze di piccoli gruppi. A volte l’avvicendarsi del dirigente o di alcuni docenti faceva venir meno la volontà di aderire alla Rete. Per questi motivi i convegni hanno messo al centro più volte approfondimenti sul tema dell’autonomia e della Rete come sua espressione.
Una seconda criticità, forse la più rilevante, riguarda il destino dei saperi che questo liceo ha coltivato. I nuovi Regolamenti accolgono in minima parte la chiave culturale delle scienze umane e sociali e i documenti finali dei diversi convegni insistono sulla debolezza dei nuovi licei sul piano epistemologico.
Tuttavia la ricerca nel campo della formazione non si ferma, la tessitura continua e dalla elaborazione delle nostre scuole si ricavano almeno due piste di riflessione e di buone pratiche: il campo degli studi storico-sociali come uno degli assi fondamentali dell’istruzione, e un possibile modello di scuola come risposta alle diverse domande di formazione del mondo attuale.
Ma non si può concludere questa breve introduzione senza ringraziare tutti coloro che ci hanno accompagnato in questo viaggio, alcuni sono gli studiosi e gli esperti citati in fondo al testo, ma in particolare vogliamo dire un grazie affettuoso a Clotilde Pontecorvo e ad Anna Sgherri che hanno seguito con costanza e sollecitudine le nostre fatiche e hanno sostenuto in modo dialettico le nostre scelte.
Lucia Marchetti
Coordinatore dei lavori: Angelo Morales, Stefania Stefanini
Relazione di Gabriella Peracchi
Il lavoro si è sviluppato prendendo in considerazione due punti principali:
A) Competenze di cittadinanza
Le ragioni riguardanti il tema delle Competenze di Cittadinanza nascono a Bologna in un incontro del direttivo Passaggi, che inizialmente aveva scelto come argomento del Convegno “La scuola al tempo della crisi”.
Questo titolo però sembrava porre troppa attenzione al concetto di crisi”, già in tempo di “crisi”di valori e di economia, etc... Si pensò allora di cambiare decidendo di parlare della Scuola come luogo in cui si è in grado di controllare i processi del nostro conoscere e dove si esercitano capacità adattive, proprio in un momento di “crisi”. E così nacque l’idea di sostituire il precedente tema con “ La società in classe”, proprio a voler sottolineare la sequenza: “Scuola - Crisi - Competenze - Cittadinanza - Adattamento al cambiamento”.
Questo poteva essere un punto fermo per iniziare un discorso educativo sulla scuola e sulle Competenze di Cittadinanza, intese come “il rendere capaci di…”
La tematica inevitabilmente induce la rete Passaggi ad allargarsi ai diversi indirizzi di scuole, proprio perché i molti problemi dei Licei delle Scienze Umane sono comuni a tutte le scuole e perché parlare della società “dentro la classe” significa sottolineare il motivo conduttore e cioè portare i problemi della società all’interno della scuola .
Il tema è : la vita associata
L’obiettivo è: esercizio alla democrazia .”Far valere senza prescrivere” (promozione dei valori democratici).
La professoressa Stefanini coordina il gruppo e introduce il concetto di Cittadinanza e il suo valore educativo “al tempo della crisi”: non come civismo o civiltà o disciplina da insegnare, studiare e valutare, ma riflessione sulla società per cogliere i problemi e formare cittadini attivi con sguardo critico e costruttivo verso sé e gli altri.
La cittadinanza è uno sfondo integratore dei curricula , trasversale a tutte le discipline, asse educativo che coinvolge i diversi Consigli di classe per “rendere capaci di..”.
La dimensione pedagogica-educativa della Cittadinanza vede l’educare e il praticare la cittadinanza sulla stessa linea di azione, è empowerment che dà la possibilità di esercitare diritti e doveri, è capacità di scelta nel vivere quotidiano come metodo e fine.
E rispetto a questi punti il gruppo di lavoro si sofferma per interrogarsi quanto gli insegnanti stessi “agiscano” realmente questa cittadinanza e quanto la categoria insegnante, a differenza degli studenti, soprattutto negli ultimi mesi di questo inverno, non sia stata in grado di praticarla .
Un altro argomento di discussione riguarda la possibilità di valutazione delle competenze di Cittadinanza e se il voto di condotta può essere associato a questa valutazione.
Già le premesse precedentemente elencate ci inducono ad una risposta negativa: perché la griglia di valutazione mortifica , perché la cittadinanza presuppone la necessita’ di indicatori che conducono alla partecipazione e non alla semplice assunzione del “voto”.(1)
Il nodo principale della discussione riguarda comunque la definizione delle competenze di cittadinanza e i diritti.
In proposito l’antropologa G. Di Cristofaro Longo, docente presso l’ Università “La Sapienza” di Roma, riferisce come molto spesso ci si sofferma sulla cornice e si trascura il disegno del tema in oggetto e prova così a dare una definizione di Cittadinanza .
“Essa è consapevolezza che una persona fa del proprio agire quotidiano, è riflessione sullo stesso nell’ottica del miglioramento. Educare alla cittadinanza è praticare la cittadinanza (e molto spesso molti di noi non sanno quali sono i propri diritti ed i propri doveri).”
1) In proposito, interessante è stata la presentazione di una proposta di progetto del Liceo Cobianchi di Verbania che ha indicato per le classi prime e seconde i seguenti obiettivi, es: mettere in atto strategie per l’apprendimento, collaborare e partecipare , lavorare, agire in modo autonomo e responsabile ; e le seguenti attività, es: assemblee di classe, accoglienza, metodo di studio, mimicry, progettare un’uscita, lavoro di gruppo, agorà)
Cittadinanza come
Dimensione emancipatrice
il riferimento è ad Amartya Sen e ai suoi funzionamenti ,a ciò che rende gli uomini “agenti” e non “pazienti.”
Cittadinanza come
Dimensione cognitiva/affettiva e relazionale
il riferimento è a tutti quegli Autori che hanno dichiarato il “superamento dell’errore di Cartesio” e riflettono sul valore cognitivo delle emozioni e sull’inscindibilità tra l’agire razionale e l’agire relazionale.
Cittadinanza come
Dimensione critico-scientifica
il riferimento è all’intervento di Tagliagambe - Decimo Congresso di Passaggi a Latina- che pone l’accento sul possesso delle capacità logico-scientifiche necessarie per un approccio analitico, critico e costruttivo ai problemi relativi alla cittadinanza.
Cittadinanza come:
Dimensione dell’azione
Il riferimento è alle riflessioni conclusive del nostro Convegno di Latina: la cittadinanza non si studia, si pratica.
Cittadinanza come azione del
Cittadinanza e curricolo
Se questa prima bozza di connotazioni può servire a circoscrivere l’ambito della cittadinanza alla dimensione pedagogica/educativa, ora occorre ragionare sul cosa e sul come insegnare.
Eccoci, è un invito alla Rete a lavorare e collaborare.
I punti sono da riferirsi alla relazione della Prof.ssa S.Stefanini
B) Criticità relative ai curricula
del Liceo Scienze Umane e Liceo Scienze Umane, opzione economico-sociale
Sorgono i seguenti problemi puntualizzati da Angelo Morales:
LA SCUOLA AL TEMPO DELLA CRISI
Praticare la cittadinanza
RENDERE CAPACI
Gli ultimi avvenimenti confermano un’immagine ormai nota: la crisi.
Fatto indiscutibile non solo sul piano economico, ma anche sul piano del rapporto di noi cittadini con lo Stato e le sue istituzioni.
Numerose ricerche demoscopiche evidenziano la scollatura tra Stato e società e il basso livello di fiducia non solo verso gli organismi economico-finanziari ( banche, Bce e Fmi), ma anche verso i vari attori della democrazia partecipativa ( partiti, movimenti) e le rappresentanze delle categorie sociali ( sindacati, associazioni di categoria).
Il tema del rapporto tra educazione e democrazia possiede oggi una rinnovata valenza educativa e sollecita riflessioni sulla centralità dell’educazione alla cittadinanza per investire sul riaffermarsi del valore della partecipazione consapevole di tutti al bene comune; perchè al tempo della crisi, la tendenza è di rinchiudersi nel privato e di rinunciare all’impegno sociale.
Per dirla con Martha C. Nussbaum la democrazia non è una realtà compiuta ma un processo in continuo divenire che va curato e sostenuto:
“Dove va oggi l’istruzione? Non si tratta di una domanda da poco. Una democrazia si regge o cade grazie al suo popolo e al suo atteggiamento mentale e l’istruzione è ciò che crea quell’atteggiamento mentale…Come Socrate sapeva molti secoli fa, la democrazia è un cavallo nobile ma indolente. Per tenerla sveglia occorre un pensiero vigile. Ciò significa che i cittadini devono coltivare la capacità per la quale Socrate diede la vita: quella di criticare la tradizione e l’autorità, di continuare ad analizzare se stessi e gli altri, di non accettare discorsi o proposte senza averli sottoposti al vaglio del proprio ragionamento”
Dal decimo congresso PASSAGGI: LA SCUOLA NEL TEMPO DELLA CRISI. Esperienze a confronto per una cittadinanza attiva e responsabile
Se tra i nuclei significativi discussi in “10 anni di Passaggi”( contemporaneità, complessità, integrazione e costruzione dei saperi, scuola/territorio, discipline come aree tematiche, relazione educativa…) il valore all’esercizio della piena cittadinanza è sempre stato presente, talvolta in modo tacito ma trasversale, oggi il tema della vita associata e dell’esercizio alla democrazia, come orizzonte formativo che orienta scelte educative e curricolari, diventa il TEMA.
Le scuole presenti al convegno condividono l’idea che il tema della cittadinanza non sia semplicemente una “parte” del programma da svolgere sotto l’etichetta di educazione al civismo (conoscenza delle istituzioni politiche e dei diversi modi di gestire la dimensione collettiva della società) oppure sotto il tema-problema civiltà (leggi, regolamenti, norme, costumi…) ma diventi lo sfondo integratore del curricolo del Liceo Scienze Umane, perché come dice Paolo Cinque “non possiamo non dirci sociali”, sociale è ciò che rende l’uomo-uomo.
Ma la società deve entrare in tutte le classi, deve essere un dispositivo transdisciplinare che connota tutti i curricoli, fin dalle scuole primarie.
DECLINARE LA CITTADINANZA
Il concetto di cittadinanza è polisemico (possiede molteplici connotazioni filosofiche, giuridiche, sociali, educative…), dinamico e continuamente ridiscusso, ma per farne il nucleo fondante di un curricolo occorre condividerne alcune connotazioni, ovviamente ricorsive.
Propongo una prima lista, un punto di partenza.
Cittadinanza come
Dimensione emancipatrice
il riferimento è ad Amartya Sen e ai suoi funzionamenti ,a ciò che rende gli uomini “agenti” e non “pazienti.”
Cittadinanza come
Dimensione cognitiva/affettiva e relazionale
il riferimento è a tutti quegli Autori che hanno dichiarato il “superamento dell’errore di Cartesio” e riflettono sul valore cognitivo delle emozioni e sull’inscindibilità tra l’agire razionale e l’agire relazionale.
Cittadinanza come
Dimensione critico-scientifica
il riferimento è all’intervento di Tagliagambe - Decimo Congresso di Passaggi a Latina- che pone l’accento sul possesso delle capacità logico-scientifiche necessarie per un approccio analitico, critico e costruttivo ai problemi relativi alla cittadinanza.
Cittadinanza come:
Dimensione dell’azione
Il riferimento è alle riflessioni conclusive del nostro Convegno di Latina: la cittadinanza non si studia, si pratica.
Cittadinanza come azione del
Cittadinanza e curricolo
Se questa prima bozza di connotazioni può servire a circoscrivere l’ambito della cittadinanza alla dimensione pedagogica/educativa, ora occorre ragionare sul cosa e sul come insegnare.
Eccoci, è un invito alla Rete a lavorare e collaborare.
Gruppo di lavoro La scuola in società
riflessioni e confronto sulle esperienze di stage formativo e/o alternanza scuola-lavoro.
Coordinatrici: Josette Clemenza e Maria Teresa Santacroce.
Presentazione del gruppo di lavoro.
Introduce Josette Clemenza Liceo Emilio Ainis, Messina.
Lo stage, così come ideato nel curricolo del Liceo delle Scienze Sociali, si distingueva dai percorsi di tirocinio propri degli istituti tecnici o professionali e “prendeva le distanze” dai modelli tradizionali degli ex istituti magistrali.
Veniva teorizzato (e realizzato) partendo e sviluppando tre direttive di senso:
Quali i problemi incontrati nella realizzazione dello stage?
Oggi è molto più difficile trovare la disponibilità dei consigli di classe, vista la riduzione del monte ore (disciplinare e generale) che lascia tutti più impoveriti.
Il nuovo stage
Può essere sostituito dal modello di alternanza scuola-lavoro comunemente intesa, trattandosi di Licei?
I ragazzi dovrebbero essere formati a “leggere il territorio”e alla progettualità, non a specifiche aree professionali. L’incontro con aziende, imprese no-profit, associazioni dovrebbe permettere di mettersi alla prova in un ambiente di lavoro ma soprattutto di comprendere le necessità del territorio e gli interventi per favorirne lo sviluppo.
L’assemblea si confronta su diversi modelli praticabili: simulazione d’impresa, alternanza scuola/lavoro, cooperative di studenti.
L’Istituto Ainis presenta il cammino iniziato con le terze classi del Liceo delle Scienze umane opzione Economico sociale che prevede nel:
III anno
Gli studenti, utilizzando anche gli strumenti di monitoraggio della ricerca sociale (es. matrice SWOT) valutano l’interesse delle proposte e scelgono in che tipo di area vorrebbero intervenire.
IV Anno
Il progetto più articolato sarà a breve sul sito.
Intervento Maria Teresa Santacroce, Istituto “Fiore”, Terlizzi.
Il modello scelto, e realizzato da diversi anni, è quello dell’alternanza scuola-lavoro, attuata con i finanziamenti ottenuti partecipando al bando dell’Ufficio Scolastico regionale della Regione Puglia. Generalmente i bandi vengono pubblicati nel mese di Novembre.
Modalità e tempi di attuazione
Sono previste 300 ore da svolgersi in due anni.
La progettazione parte dalle esigenze del territorio e della scuola. Il progetto di alternanza richiede l’impegno delle agenzie territoriali e le loro esigenze e la disponibilità dei consigli di classe a curvare i programmi scolastici in base all’esperienza di alternanza.
Dove praticare l’alternanza? La scuola crea un tavolo di confronto con le aziende scelte come interlocutori del percorso formativo.
Viene riferita l’esperienza di due terze classi che si occupano di “ Marketing e comunicazione” ( 150 ore per anno svolte in questo modo: 20 ore di orientamento svolte dai docenti della scuola nel secondo anno, 40 ore in aula svolte dai tutor azienda, 80 ore in azienda).
A questa esperienza non partecipano tutti gli alunni delle classi coinvolte, ma 20 su 43, sono selezionati secondo i criteri stabiliti dall’azienda. Si presuppone, ovviamente, il coinvolgimento e l’assenso dei genitori. Per i ragazzi che non partecipano all’alternanza scuola-lavoro, si programmano interventi alternativi ( si tratta in genere di allievi con grosse difficoltà scolastiche).
Gli obiettivi formativi restano quelli tipici del liceo. Ovviamente, un’esperienza di questo tipo richiede un ripensamento del modello-scuola come organizzazione.
Valutazione. Si è costruito un sistema di valutazione condiviso scuola-azienda per rilasciare una certificazione delle competenze acquisite. Si sta cercando inoltre di stipulare una convenzione con l’Università di Bari per riconoscere l’esperienza scuola-lavoro come credito formativo.
Liceo “Capirola” Leno, Brescia, Referente Paola Bonaglia maoli61@libero.it
Modalità e tempi di attuazione
Anche questo Liceo partecipa ai bandi sull’alternanza scuola/lavoro della Regione Lombardia e realizza esperienze di stage formativo in orario curriculare, l’esperienza è inserita nel POF della scuola.
La modalità organizzativa prevede
Al triennio si scelgono percorsi differenziati secondo la programmazione del consiglio di classe. Si svolgono attività per 140 ore durante una settimana nel mese di marzo e due settimane nel mese di giugno.
Valutazione. Tutte le discipline concorrono a individuare i contenuti e riconoscono il credito all’interno delle loro valutazioni (non viene assegnato credito integrativo perché lo stage è del POF).
Liceo “Manzoni”, Suzzara (Mantova) Referente Maddalena Bigi maddy.bigi@teletu.it
Modalità e tempi di attuazione
Progetto “RAGA”
Partner nella formazione PROMO Impresa. L’esperienza si svolge in 30 ore durante la settimana di sospensione dell’attività didattica e un pomeriggio settimanale. Le classi sono impegnate presso una cooperativa che si occupa di adolescenti a rischio e svolgono diverse attività: sostegno scolastico, laboratorio di teatro-musica, animazione per diversamente abili.
Intervento di Claudia Petrucci , Sisus
Il liceo delle scienze umane, opzione economico-sociale deve prendersi cura del territorio inteso non solo come impresa ma anche come cultura del territorio: identità, culturale locale, consorzi di comuni per la non cementificazione, protezione dei territori a rischio, ambiente e qualità della vita.
Intervento di Lucia Marchetti
La rete può essere strumento per la costruzione di percorsi di cittadinanza attiva e consapevole. Le scuole sono andate avanti e hanno modificato e rivisitato il modello di stage formativo rendendolo più pertinente alle richieste dei nuovi licei.
Intervento “Rossi”, Massa, Referente Angela Grammatico grammatico.angela@tiscali.it
Modalità e tempi di attuazione
Si forma un comitato tecnico scientifico per individuare la/le figure professionali e l’architettura del progetto, come richiesto dal bando regionale della Toscana.
Valutazione Viene rilasciato certificato che riconosce la figura professionale secondo le categorie dell’ISFOL
Liceo “Giovanni da San Govanni Valdarno”, San Giovanni Valdarno (AR), Referente: GRAZIA AMMANNATI grazia.ammannati@gmail.com
La collega riferisce di esperienze di alternanza scuola/lavoro che godono di margini di maggiore flessibilità perché i responsabili dell’Ufficio Scolastico Regionale hanno chiesto di usufruire i fondi latenti nella scuola senza porre paletti troppo definiti.
Intervento di Luigi Mantuano, “De Pacifici e De Magistri”, Sezze (LA)
referente Elena Ottaviani elena.ottaviani@hotmail.it
L’evoluzione più radicale dei percorsi di stage, alternanza,è quella di realizzare cooperative di transizione scuola-lavoro.
Il De Magistri interviene in tre settori di servizi ( integrazione disabili, stranieri, transizione scuola lavoro).
Le scuole intercettano i Fondi regionali FSE, Pon, finanziamenti europei e attuano cooperative in cui i ruoli sono rivestiti da studenti o ex-studenti per gestire i servizi. La scuola lavora in raccordo con la Confcooperative che è disponibile a realizzare formazione del personale in tutto il territorio nazionale e seguire i docenti.
intervento di Clotilde Pontecorvo alla Tavola Rotonda del Convegno “La società in classe” Latina 2013
Una funzione critica e culturale
Io ritengo che le minoranze debbano avere un ruolo propulsivo nella società più in generale. E' un discorso che riguarda pure la minoranza ebraica di cui io faccio parte, di cui mi domando sempre "a che cosa serva", la risposta riguarda la necessità di una funzione critica e culturale. Ritengo che un discorso simile valga per il vostro gruppo di docenti di scienze sociali.
Come si vede dalla vostra pubblicazione di quest'anno "La società in classe" voi avete trattato in questi dieci anni i temi più significativi per la riflessione educativa italiana sull'innovazione e il funzionamento della scuola secondaria superiore in un senso molto generale che puo' essere utile per tutti. Io lo ritenevo così già nel 2007 quando con Lucia Marchetti abbiamo presentato e commentato le esperienze didattiche delle scienze sociali nel libro edito da Marsilio.
In questo momento ripensando alla situazione della scuola italiana e al fatto che la fase più critica riguarda la scuola secondaria, come è emerso anche dal recente convegno di Context di Viterbo (Febbraio 2013), mi pare che sia molto importante che la vostra associazione e la vostra rete si dedichi primariamente alla diffusione delle vostre idee e pratiche educative e didattiche in termini generali in quanto rivolte a tutta la scuola italiana, anche al di là dell'insegnamento specifico di scienze sociali. Infatti coltivando questo tema e articolando il relativo curricolo, anche in scuole di diverso livello e diverso orientamento complessivo, voi siete riuscite ad affrontare alcuni problemi di interesse generale.
Ad esempio
Si potrebbe continuare molto a lungo, ma il senso del mio discorso è che voi come gruppo di ricerca e di autoformazione potete svolgere un ruolo formativo rivolto a tutta la scuola italiana. Per questo ritengo essenziale l'apertura della vostra rete a tutti coloro che vogliono effettivamente cambiare i contenuti e i metodi dell'insegnamento e le relative pratiche didattiche.
La questione successiva è come realizzare questa apertura e questa comunicazione. Io ho detto al convegno, in modo provocatorio, che non è più essenziale occuparsi in modo esclusivo del curricolo del vostro liceo. Volevo dire che non è più così importante il vostro "particulare" alla Guicciardini, perché è più importante che voi possiate diffondere in tutta la scuola italiana il vostro modo di fare scuola, anche verso la direzione così bene esposta a Latina da Silvano Tagliagambe, che ci ha fatto capire l'importanza di una dimensione epistemologica, che riguarda tutte le discipline e la relazione tra loro.
Io continuo a pensare che nell'elaborazione curricolare che è un obbligo pedagogico essenziale per ogni insegnante e per qualsiasi scuola, la scelta del metodo e quindi della pratica didattica resti il momento fondamentale. Quello che non mi è chiaro è con quale modalità operativa questo si possa realizzare a livello nazionale. Credo che sia buona l'idea di Giacomo Camuri di Lodi, di proporre un lavoro di analisi e riflessione sul regolamento dell'autonomia, visto che questo è comunque un obbligo di legge per tutti.
Con molti auguri di buon lavoro e di proseguimento,
vi saluto tutti con molto affetto.
Clotilde Pontecorvo
di Pietro Biancardi
Relazione di sintesi della conversazione tenuta il 06/04/01 presso il DAMS, nel seminario: "La musica di consumo in Italia".
Novecento, contemporaneità, attualità, sono parole che spesso sentiamo e che noi stessi usiamo come sinonimi, per cui ci stupiamo quando troviamo qualcuno che tende a distinguerle o che chiede precisazioni. Ecco, io credo che a tal proposito, il primo problema sia quello di chiarire in quale contesto collochiamo questi termini. In ambito storiografico, ad esempio, o meglio, in relazione alla trasmissione del sapere storico - che è il settore di mia competenza - questi vocaboli sono stati interpretati ed utilizzati per molto tempo, sia dagli storici che dagli insegnanti di storia, in modo soprattutto problematico : è insegnabile il Novecento? E' possibile orientarsi in una mole così vasta di avvenimenti e di questioni aperte e di fronte a tale varietà e quantità di fonti? Si può fare storia dell'attualità? E' insegnabile un passato troppo contemporaneo? (1) Di fronte a tali dubbi, che ancor oggi sovrastano gran parte del dibattito, risponderei attraverso una voce autorevole, quella di Marc Bloch, il quale, riflettendo sul mestiere dello storico, metteva a fuoco una questione importante per tutti noi : "L'incomprensione del presente nasce fatalmente dall'ignoranza del passato. Forse però non è meno vano affaticarsi a comprendere il passato, ove nulla si sappia del presente". (2)
Nessuno nasconde la complessità di uno studio del Novecento, per la mole di ricerche e di contributi storiografici, per la pluralità di posizioni teoriche e metodologiche che la storiografia presenta, per le indicazioni molto diverse su rilevanze, cesure, periodizzazioni che ci vengono, appunto, dagli storici. Ma se siamo concordi nella convinzione che non c'è identità consapevole là dove non c'è conoscenza e memoria, sono convinto che tutte queste obiezioni e dubbi non possono essere sufficienti a negarci lo studio della storia recente.
Occorre, certo, procedere con attenzione e metodo ed insieme è necessaria anche una riflessione sull'idea di contemporaneità, sul Novecento, sul rapporto tra modernità e postmodernità, nodi teorici che sinora sono rimasti spesso sullo sfondo, ad esempio, del confronto aperto intorno alle scansioni cronologiche e alle cesure del secolo. Trovare le coordinate per ripercorrerlo, infatti, significa anche ripensare al proprio tempo e alla propria identità di contemporanei, capire lo sviluppo non lineare dalla modernità all'attualità; significa individuare ciò che del Novecento non passa, ossia le permanenze, analizzare le diverse periodizzazioni che gli storici hanno proposto, e problematizzarle, ma soprattutto è necessario un lavoro di concettualizzazione, ossia di costruzione di categorie che rendano intelligibile il passato, prossimo o remoto, ma soprattutto il presente.
I processi di modernizzazione della società attuale e il rischio di sradicamento dal passato richiedono una riflessione profonda, mentre il dibattito è ancora molto fluido. Ad esempio, Mariuccia Salvati sottolinea la necessità di non identificare i termini "contemporaneità" e "Novecento", i quali, lungi dall'essere sinonimi, per lei definiscono invece campi di indagine diversi: "Novecento" è termine carico di significati e parola tipica della cultura europea, caratterizzata dalla cesura rispetto all'Ottocento e che vive la crisi del progresso e l'incertezza rispetto al futuro; mentre per storia contemporanea ci si riferisce allo scenario mondiale che si apre a partire dal "presente". Dunque, tenere distinta la parola Novecento dalla storia del XX secolo nel mondo, anche perché per Salvati "contemporanea" è parola disposta alla "speranza", mentre "Novecento" al ricordo. (3)
Sempre per Salvati la percezione e lo studio della contemporaneità implicano la consapevolezza delle trasformazioni radicali che interrompono la continuità con il secolo precedente, e ciò significa, in ultima analisi, essere presenti alle contraddizioni del proprio tempo. Non c'è dubbio che lo sviluppo della civiltà virtuale e multimediale ha prodotto un'accelerazione della storia, un consumo rapido del presente, che ha segnato una rivoluzione dal punto di vista mentale e cognitivo. "Consumo veloce delle informazioni e pericolo dell'oblio"; ecco perché in questo passaggio di millennio il rapporto tra storia e memoria va riproposto con rinnovata consapevolezza, soprattutto se la memoria è finalizzata ad "attualizzare" il passato, come sostiene Leonardo Paggi, riflettendo su Walter Benjamin: "Il sapere storico, facendosi rammemorazione, rompe il tempo lineare per ritrasformare i fatti in significati e includere in questa via, dentro se stesso, un sapere storico". (4)
Dopo queste riflessioni sullo studio del nostro tempo, ritorniamo a riflettere, sempre problematicamente, sui termini in discussione.
Siamo, dunque, soliti parlare di "storia contemporanea": eppure, se ci soffermiamo un attimo a riflettere su questi due vocaboli, sembra emergere una contraddizione in termini; "contemporaneo" significa, infatti, tra l'altro, "che accade nello stesso tempo", mentre "storia" è concetto che rinvia a qualcosa di "passato", anzi, per il senso comune, a qualcosa che è passato in modo così definitivo da imporsi agli uomini del presente come qualcosa di concluso, e quindi su cui si può riflettere e trarre insegnamenti. Come, quindi, può aversi una storia che sia contemporanea?(5) Banalmente si può rispondere dicendo che la definizione è occasionale e per di più legata al contesto culturale italiano; certo, la grande partizione tradizionale della storia pone la distinzione tra "antica" (le civiltà sviluppatesi prima dell'evento centrale per la cultura occidentale, ossia la nascita di Gesù) e "moderna" ( quella incominciata "da poco"). E' stata la cultura Umanistico Rinascimentale che ha introdotto tale visione, quando la cultura occidentale ha cominciato a percepirsi come un rifiorire, in forma nuova, di quei valori che avevano fatto grandi gli antichi, chiudendo così un'epoca descritta come buia e vista come transizione, appunto come "età di mezzo". Dunque, quando fu inventata la storia moderna, non si prestò molta attenzione sul fatto che questo termine funzionava bene per segnare un inizio, ma poi respingeva l'idea di una conclusione; ed in effetti, noi oggi usiamo l'aggettivo moderno per contraddistinguere un risultato finale, uno stadio che si presenti come più avanzato possibile. Se questo vale per gli oggetti, vale anche per le idee?, e per l'opera d'arte? Per la storia è accaduto questo: la rottura rispetto a Medioevo ed Antichità è stata facile da avvertire: chi ha inventato il concetto di modernità ha anche fissato l'immagine della rottura con il passato che ne stava alla base. Ma quando si poteva far finire quell'epoca ed individuare una nuova "rottura"? La questione è complessa ed ancora irrisolta sul piano degli studi storici. Le varie storiografie "occidentali", infatti, non presentano un consenso generalizzato sulla data che segna la fine del mondo "moderno" e l'inizio di un nuovo evo qualificabile in altro modo, di solito "contemporaneo", per sottolineare il fatto che esso non è ancora concluso ed è quello in cui viviamo. Il problema di fissare la data di "svolta" non è semplice, perché rimanda a chiarire:
A metà degli anni Sessanta, Geoffrey Barraclough, in un'opera che ha avuto grande fortuna, tra l'altro cercava lo spartiacque tra due epoche, quella moderna (che per il mondo anglosassone arrivava sino alla prima guerra mondiale) e quella "postmoderna", che i più ritenevano riduttivo risolvere negli "affari in corso". (6) Barraclough evitò la ricerca di una sola data simbolo e propose di considerare invece un "periodo di transizione", individuabile negli ultimi decenni dell'Ottocento ed addirittura per lui allungabile sino agli inizi degli anni Sessanta del Novecento, con la presidenza Kennedy: lunghissimo periodo in cui si ha il declino progressivo e non lineare dei caratteri dell'età precedente ed insieme l'affermarsi dei caratteri della nuova era e del nuovo universo storico. Non c'è dubbio che lo studio di Barraclough è stato importante, in primo luogo per la volontà di riflettere andando oltre la ricerca di un solo "evento-simbolo" e poi perché ha aperto un grande dibattito tra gli storici.(7) Sempre su datazioni e periodizzazioni della contemporaneità, uno tra gli ultimi e più conosciuti contributi è quello di Eric Hobsbawm il quale, dopo aver a lungo studiato l'Ottocento, in una delle sue ultime opere esplicita questa sua visione: in quest'ultima fase della storia mondiale ci sono stati due secoli diseguali: un lungo Ottocento (da Napoleone alla prima guerra mondiale) ed un breve Novecento (dalla prima guerra mondiale al 1989); ora, anche la lettura di Hobsbawm, per molti versi affascinante ed interessante, è stata oggetto di numerosi appunti critici. (8)
Appare pertanto chiaro che per la storia contemporanea, ancor più che per le altre epoche, i problemi di periodizzazione non si possono presentare in maniera assoluta; le periodizzazioni, infatti, sono forme di organizzazione del pensiero storico, ossia semplici strumenti per l'organizzazione logica del discorso storico, che dunque servono per aiutarci ad inquadrare ed a "comprendere" dei fatti, inserendoli nel tessuto del contesto, così da renderli significativi. Non c'è dubbio, inoltre, che se si può tentare di individuare quando è iniziata, risulta impossibile indicarne la conclusione, anche perché occorre quella sedimentazione necessaria per verificare se veramente viviamo in un contesto nuovo. Ma ciò non significa rinunciare a questa sfida di problematizzazione e comprensione: significa soltanto muoversi con estrema prudenza, rigore, disponibilità a rivedere, ma resta necessario ed irrinunciabile questo "sporgersi"; l'età contemporanea può essere studiata attraverso l'individuazione di certe linee di sviluppo di fenomeni che in precedenza non si erano presentati o si erano presentati in maniera molto diversa. E', infatti, con tale impostazione che al liceo "studiamo" il Novecento, attraverso appunto l'analisi delle "rilevanze" indicate dagli storici,, rilevanze da intendersi sia come coordinate di fondo, angolazioni, prospettive, chiavi di lettura, sia come temi prioritari, questioni storiografiche fondamentali.
Arrivati a questo punto, concentriamoci sull'idea di contemporaneo, e a tal riguardo farò ora ampio riferimento a varie considerazioni scritte su tale tema da Silvio Lanaro e che condivido pienamente. (9)
Quando comincia il mondo cui apparteniamo, intendendo per mondo istituzioni, comportamenti, culture che nutrono il nostro modo di vedere ed agire? Varie sono le possibili risposte, tutte argomentate e connesse ad eventi che così diversi tra loro ma che presentano tutti una fortissima carica periodizzante. Resta il dato che nella nostra scuola - e il questionario somministratovi lo conferma - si continua ad assegnare alla rivoluzione francese il ruolo di "evento inaugurale" dell'età contemporanea. Ma forse il vero problema sta nell'impossibilità di individuare una "periodizzazione generale" veramente soddisfacente, per cui risulta forse più perseguibile e corretta la strada che arriva a periodizzare in base a precisa variabile ed anzi specificando problematizzazione e tematizzazione. Nonostante queste difficoltà, possiamo dire che è opinione ormai largamente accettata che i tratti distintivi dell'età contemporanea sono modernizzazione e secolarizzazione. Per Gino germani, infatti, il principale tratto distintivo dell'età contemporanea è "l'ampiezza dei processi di modernizzazione". (10) Ma cosa dobbiamo intendere per modernizzazione ? Quei processi di cambiamento che consentono ad una determinata società di raggiungere l'insieme delle condizioni materiali, sociali, culturali che comunemente vengono definite con i termini moderno e modernità, e dunque, per la società industriale moderna, essi sono costituiti da una conoscenza scientifica, da una tecnologia, da una struttura economica che sembrano assicurare sempre maggior dominio dell'uomo e massimizzare la produttività del lavoro. A monte di tali innovazioni, sta quella variante del "disincanto del mondo" che ha assunto il nome di secolarizzazione; dice Germani: "la secolarizzazione è […] un processo complesso che comprende tre fondamentali modificazioni della struttura sociale e che coinvolge:
Ora, se è la modernizzazione ad innervare l'età contemporanea, perché si continua a collocare quest'ultima dopo un'età "moderna", che si aprirebbe con le grandi scoperte geografiche e si chiuderebbe con il crollo dell'ancien regime in Francia? Inoltre, dal 1977 circa, ossia da quando è stato contestato il funzionalismo architettonico, è entrato nell'uso corrente il termine "postmoderno", che è presto passato a connotare anche dottrine filosofiche e letterarie, ritenute espressioni di questa società postindustriale, che si profila all'orizzonte con lo shock petrolifero del 1973, quando si intravedono i limiti dello sviluppo e si infrange il mito del progresso perpetuo. Ma allora: postmoderno fa le veci di postcontemporaneo? E allora, il contemporaneo cos'è, o meglio, cosa è stato?
Più si scava e più sembrano emergere difficoltà; ma forse questi ostacoli possono essere aggirati - come suggerisce Lanaro - da una nozione della storia contemporanea come "storia di una presente a geometria variabile". Si è, infatti, già detto che l'ossessiva ricerca dell'evento inaugurale spesso distorce, per cui se invece ci domandiamo che cosa sia a noi veramente contemporaneo, possiamo scoprire con relativa facilità che ad esempio ordinamenti amministrativi risalenti a oltre un secolo fa ci sono più "vicini" di strumenti di governo dell'economia comparsi assai più tardi, ma divenuti ben presto desueti. In verità ogni epoca ha avuto i suoi storici "contemporanei", ossia studiosi che si occupavano del passato prossimo e dei fatti che maggiormente si ripercuotevano nel presente. Perché, dunque, oggi vi è una diffidenza così grande nei confronti di questa storia, al punto da giudicarla semplice cronaca retrospettiva e da ritenerla incapace di raggiungere sufficiente attendibilità "scientifica", in quanto facile preda di arbitrio ideologico. Non v'è dubbio che a ciò contribuisce il fatto che la storia contemporanea, con le sue specificità e la sua pluralità ed anche novità di fonti, non può assoggettarsi ai canoni di tradizione; soprattutto la cultura "positivistica" dell'oggettività e del metodo rigoroso ha creato un fuoco di sbarramento contro la "histoire immediate", che perdura, nonostante la crisi del Positivismo, come pregiudizio e nel senso comune. E' altresì vero che, in questo Novecento, la riflessione sull'età contemporanea ha dato vita anche ad una rivoluzione epistemologica, con una forte riabilitazione del cosiddetto "paradigma erodoteo", fondato sulla centralità del rapporto tra l'uomo e l'ambiente naturale e sociale, e al relativo ridimensionamento del "paradigma tucidideo", fondato sulla centralità del rapporto tra uomo e istituzioni politiche e militari. Resta, comunque, e diffusa, l'ombra, e non solo nel senso comune, sulla storia contemporanea di essere storia inevitabilmente tendenziosa, come se ciò non potesse essere per la storia di ogni età. In realtà, analizzando vari casi, si può osservare che la storiografia dell'età contemporanea è quasi sempre una storiografia "di tendenza", specie quando deve intrattenersi su rivolgimenti che sono stati preceduti o attraversati da aspri conflitti di armi e, o di idee, ma anche che la scelta di un osservatorio preferenziale non è necessariamente incompatibile con l'esattezza delle coordinate, con la serietà argomentativa, con l'efficacia probatoria.
Dunque: "contemporaneità come presente a geometria variabile",(9); una tale visione è inoltre incentivata dall'avvento della cosiddetta "mediosfera", ossia di un universo in cui i mezzi di comunicazione di massa trasmettono in tempo reale parole, annunci, suoni, immagini. Tale potere di rifrazione dei media finisce per incrementare lo spessore del presente, un presente "forte", non più semplice istantaneità, fase di passaggio e di transizione, bensì "categoria imperativa della comprensione di noi stessi". Ora, questo presente dai confini frastagliati può essere compreso se alle proposte di periodizzazione si è in grado di affiancare nuove concettualizzazioni e categorie interpretative; inoltre, la smisurata abbondanza delle fonti e la varietà tipologica dei reperti documentari offre alla storiografia sull'età contemporanea la possibilità di vagliare anche le ipotesi alternative che si sono via via presentate ai soggetti che hanno agito su una scena qualsiasi, e quindi storia contemporanea anche come "area del possibile", proprio perché "…la storia non è una morta sequenza di fatti e processi inevitabili, ma il terreno vivissimo e brulicante delle scelte di uomini e donne: la storia fatta dagli innumerevoli presenti di chi, grande o piccolo, ha voluto -come noi oggi - scegliere".(9)
A conclusione di queste riflessioni, mi pare che si possa dire che più si approfondisce la questione del Novecento e dell'età contemporanea, più "i contorni cronologici si frastagliano, e il nodo del Novecento assume il valore di una cifra simbolica che si estende nella categoria storiografica della contemporaneità, non periodizzata né periodizzabile entro termini assoluti, ma definibile attraverso la sua qualità di "tempo condiviso", presente che riconosce in sè la profondità dei suoi passati"(11); intreccio tra vissuto, progetto, memoria e riflessioni sul senso del passato, così da costruire identità e legami consapevoli, nella dimensione appunto della contemporaneità, tra presente/futuro/passati.
Pietro Biancardi
da
"Popular Music, Aspetti e problemi"
Contributi dal seminario
"La musica di consumo in Italia: economia, sociologia, stile"
a cura di Paolo Somigli
QUADERNI DI M/R 55 LIM Diretti da Luigi Pestalozza
2005 Libreria Musicale Italiana
Lim Editrice srl, via di Arsina 296/f , Lucca
(1) Annabella Gioia, "Contemporaneità e trasmissione del sapere storico", in "Italia Contemporanea", giugno 2000, n. 219.
(2) Marc Bloch, "Apologia della storia", Torino, Einaudi, 1969.
(3) Mariuccia Salvati, "L'idea di età contemporanea. Appunti per una ricerca", L'Annale Irsifar 1997, Roma, Carocci, 1998.
(4) Leonardo Paggi (a cura di), "Le memorie della Repubblica", Firenze, La Nuova Italia, 1999.
(5) Paolo Pombeni (a cura di), "Introduzione alla storia contemporanea", Bologna, Il Mulino, 1997.
(6) Geoffrey Barraclough, "Guida alla storia contemporanea", Bari, Laterza, 1996.
(7) Claudio Pavone (a cura di), "'900 I tempi della storia", Roma, Donzelli, 1997.
(8) Eric J. Hobsbawm, "Il secolo breve", Milano, Rizzoli, 1995.
(9) Silvio Lanaro, "L'idea di contemporaneo", in AA.VV. "Storia contemporanea", Roma, Donzelli, 1997.
(10) Gino Germani, "Sociologia della modernizzazione", Bari, Laterza, 1971.
(11) Aurora Delmonaco, "Paradigmi storici" in "Iter.Scuola cultura società", anno I, gennaio-aprile 1998.