di Claudia Petrucci
La struttura discorsiva del libro, che permette più livelli di lettura e di approfondimento, passa attraverso la narrazione autobiografica, le vicende spesso tragiche di amici e compagni, la rievocazione delle grandi epopee di lotta per la libertà di donne e uomini e per la loro dignità di lavoratori.I nomi che ricorrono sono quelli di Nelson Mandela, Martin Luther King, Giuseppe Di Vittorio, Peppino Impastato. E si cita in tono commosso l'esperienza (poi, come si sa, demolita a forza) di Riace.
Attraverso molte storie esemplari, commentate da citazioni importanti ( Albert Camus, Pierre Bourdieu, Luciano Gallino, la Costituzione Italiana e la Dichiarazione di Indipendenza Americana, e anche Antonio Machado, Muhammad Alì, Angela Davis), Soumahoro ci mostra come vengano costruite le distorsioni percettive che ci portano a credere che "il migrante" sia una categoria a parte.Un alieno con caratteristiche, richieste e problemi incomparabili ai nostri, che non si può pensare e riconoscere come uno di noi, ma solo "contenere" in termini di ordine pubblico e, quando possibile, usare a nostro vantaggio. In questo, le responsabilità di tutte le istituzioni politiche sono immense e hanno una lunga storia. I migranti vengono fatti oggetto di norme e di regole stratificate e spesso contraddittorie, prodotte per sottolineare la differenza tra loro e gli altri anche quando accedono ai medesimi servizi e la distinzione non presenta vantaggi pratici per nessuno.Quando poi i migranti vengono dal Sud del mondo è più facile, per le piccole e grandi centrali dello sfruttamento economico e dello sciacallaggio ideologico, usare gli argomenti del razzismo per alzare muri e chiudere ghetti: la pretesa superiorità della cultura "bianca" , la paura di contaminarsi con possibili nemici e l'impossibilità di coabitare tra persone di cultura e provenienza diversa.
La categorizzazione diventa "razzializzazione" esplicita. Si teorizza che le differenze culturali originarie siano tali da rendere impossibile ogni contesto sociale comune. Si inventano percorsi discriminatori, si moltiplicano gli ostacoli, si nega la cittadinanza ai "migranti" di seconda generazione, cioè a ragazzi nati, cresciuti, educati nel nostro paese. E i risultati si vedono. Nel 1989 a Villa Literno l'assassinio del sindacalista sudafricano Jerry Essan Masslo suscitò, almeno all'apparenza, scandalo e indignazione generale. Nel 2018 a Gioia Tauro l'assassinio del sindacalista maliano Soumaila Sacko fu coperto da versioni di comodo e da uno strascico vergognoso di calunnie alla vittima.
Nel libro di Soumahoro leggiamo i dati impressionanti della filiera agricola e delle catene di sfruttamento su cui si regge. E si denunciano situazioni analoghe nei servizi logistici, le consegne commerciali, l'assistenza alle persone. Proprio tutti i settori che oggi un'emergenza planetaria ci fa riscoprire come indispensabili alla vita nostra e di tutti.