Da una collaborazione tra “Italia Nostra” e “SISUS”, due associazioni che in diversi ambiti e con finalità diverse e tuttavia convergenti si occupano di educazione e formazione, è nata la proposta di promuovere una serie di iniziative per coinvolgere il mondo della scuola in un progetto di “cittadinanza attiva e responsabile”. L’idea di fondo è di “occupare” lo spazio che (solo nominativamente!) si è assegnato nella scuola alla “Educazione alla cittadinanza” con attività vere e concrete, capaci di coinvolgere in prima istanza i docenti e poi gli studenti, senza distinzione alcuna tra ordini e gradi di scuola.
Possiamo constatare, infatti, come le Istituzioni – in primo luogo il MIUR, che se ne dovrebbe assumere il maggiore onere – pur con proclami e dichiarazioni d’intenti di tutto rispetto nulla hanno fatto di concreto per dare alla scuola reali occasioni di lavoro in questi ambiti, al di là del solito appello allo spontaneismo e alla buona volontà dei docenti, e ad un richiamo all’autonomia delle scuole, che fa molto comodo quando si concretizza nel delegare loro ogni iniziativa senza alcun supporto che sia finanziario o di altro genere! Sappiamo che l’insegnamento di “Cittadinanza e Costituzione”, dopo essere stato indicato come “materia” con un proprio spazio nel curricolo in una prima bozza Gelmini, successivamente è stato riassorbito in un limbo indefinito, ancorché dotato di Linee Guida che ne delineano obiettivi e competenze connesse. Né sorte migliore è toccata all’ Educazione ambientale: anche in questo caso esaurienti Linee Guida, prodighe di suggerimenti e addirittura di schede di approfondimento … ma mai un impegno finanziario che si rispetti!
Peraltro il terreno delle “educazioni” – molto pubblicizzato nella scuola, ma non sappiamo quanto correttamente praticato – richiede un approccio trasversale, che risulta purtroppo ancora ostico a tanti docenti, proprio per le difficoltà che si frappongono alla sua applicazione. Non si tratta infatti di negare le discipline, né di annacquare tutto in un indistinto e malinteso “multidisciplinarismo”, bensì di andare proprio alla sostanza dei saperi per capire quanto e come ognuno di essi concorre alla comprensione di un problema. Nel nostro caso, il rapporto con il territorio diventa un punto di partenza per interrogarsi sugli sguardi e le prospettive che vi convergono e permettono di “leggerlo”.
Il mondo del volontariato, da sempre impegnato a supplire laddove le carenze del pubblico si manifestano più evidenti, si propone anche in questo caso di fare qualcosa di utile, per quanto poche e limitate possano essere le nostre forze in campo.
Il progetto vuole prendere le mosse da un corso di formazione snello e operativo, di pochi incontri che si vorrebbero partecipati e interattivi: quattro sessioni di lavoro, possibilmente concentrate in tre date, se si riuscirà a sfruttare una giornata intera con lavori seminariali alla mattina e laboratori pomeridiani. I docenti coinvolti – di ogni ordine e grado di scuola – concluderanno il corso con attività laboratoriali nelle quali si auspica sia possibile stilare progetti per gli studenti da avviare nel prossimo anno scolastico.
In altri termini, si vuol dare un esempio concreto di quel circolo virtuoso che si dovrebbe sempre creare tra formazione dei docenti, operatività e attività didattica, partendo da territori ben individuati (in questo caso si tratterà di Messina e del suo mare, ma ci auguriamo che il progetto sia esportabile in altre realtà locali) e ponendo docenti e studenti di fronte a laboratori in cui mettere in gioco le competenze acquisite e maturarle per conquistarne poi di nuove.
Coniugare fruizione estetica e osservazione sociale è parso agli estensori del progetto un obiettivo che consentirebbe di operare realmente alla luce di quella “trasversalità” che è la sostanza stessa di tutte le “educazioni” di cui la scuola è più o meno esplicitamente invitata a farsi carico. L’occasione l’abbiamo mutuata da una campagna di Italia Nostra, dedicata nel 2009 ai paesaggi urbani:
«… i paesaggi urbani non sono fatti solo di pietre e di fisicità, ma anche di uomini vivi: anzi, di società. Gli uomini hanno bisogno di storia e di bellezza (perciò si vive meglio nei quartieri antichi), ma anche di spazi in cui essere società: nei quali incontrare, scambiare, frequentare il vicino e il simile ma anche il lontano e il diverso, il forestiero» .
Di conseguenza ci vorremmo interrogare sui sistemi di competenze che si possono mettere in atto, ad esempio, in una tra le esperienze più comuni e purtroppo meno correttamente inquadrate nella vita scolastica, quella del viaggio: competenze dello spazio, di valutazione e uso del tempo, della fruizione estetica, dell’osservazione sociale (a partire dalla osservazione della nostra realtà urbana).
Siamo convinti che le attività e le metodologie dell'educazione ambientale, inserita come parte integrante del curricolo, possono contaminare positivamente tutti gli ambiti di apprendimento e contribuire alla costruzione delle competenze di cittadinanza.
Perché essa.....
Sulla base di queste considerazioni, quindi, auspichiamo di tessere un dialogo fecondo dapprima con i docenti che vorranno non solo seguirci ma costruire insieme a noi un percorso fattivo e produttivo, e poi anche con i loro studenti, nella consapevolezza che solo operando sulle giovani generazioni possiamo sperare in un domani migliore.